L\' Etranger - A. Camus PDF

Title L\' Etranger - A. Camus
Author Francesco El Buitre Rescigno
Course Letteratura Francese 1
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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Summary

Riassunto Etranged...


Description

L’ÉTRANGER – ALBER ALBERT T CAMUS INTRODUZIONE E STRUT STRUTTURA TURA Albert Camus vive con passione gli anni del dopoguerra. Nato e cresciuto in Algeria, trascorre l’infanzia in povertà a casa della nonna. Algeri -la blanche- e le sue spiagge assolate, la malattia e i lunghi periodi in sanatorio sono alcuni dei temi che tornano nella sua opera, dai primi saggi giovanili – L’envers et l’Endroit e Noces- al romanzo che resta incompiuto a causa della sua morte -Le premier homme-. Camus ha cercato di esprimere le sue idee e il suo mondo interiore ricorrendo a varie forme di scrittura. Egli stesso invita a una lettura trasversale della sua opera, in cui individuiamo vari cicli: il ciclo dell’assurdo – che comprende Le Mythe de Sisyphe, L’Étranger, Caligula e Le Malentendu-, poi il ciclo della rivolta – che comprende La peste, L’État de siège, Les justes e l’Homme révolté-. L’autore ne prevedeva un terzo e anche un quarto che avrebbe dovuto includere Le premier homme. Nel 1942 L’Étranger si impone sulla scena letteraria per l’esemplarità della vicenda e le innovazioni formali. Il libro è diviso in due parti. Nella prima il protagonista, Meursault, annota quotidianamente i fatti avvenuti durante i diciotto giorni compresi tra l’annuncio della morte della madre e la gita alla spiaggia durante la quale uccide un arabo: gesto drammatico. L’uso sistematico del passato prossimo sconvolge i tempi abituali della narrazione. Nella seconda parte, quasi un anno dopo, Meursault, in prigione, fa il racconto retrospettivo dell’interrogatorio e del processo. Nella Peste, in cantiere già prima della guerra e pubblicato nel 47, Camus tratta il tema storico e letterario della pestilenza per farne un’allegoria, l’allegoria della Francia occupata ma anche di una comunità di uomini di fronte al male. Nel 1957, Camus a solo 44 anni riceve il premio Nobel per la letteratura, il che suscita una marea di polemiche. Abbiamo detto che ricevette nel 1957 il premio Nobel per la letteratura. Le motivazioni? La sua produzione letteraria illumina i problemi della coscienza umana nel nostro tempo. E in effetti, attraverso la sua scrittura, è possibile attuare numerose riflessioni su alcuni concetti che fanno e faranno sempre parte dell’esistenza umana, come la morte, la vita, la morte, la religione. Non a caso, quando parliamo di Camus, bisogna far riferimento alla corrente dell’esistenzialismo, un pensiero filosofico influente durante il ‘900. È difficile decodificare questo pensiero filosofico, perché è estremamente variegato, complesso, interpretato in maniera differente da diversi pensatori. Ma se volessimo trovare la radice che li accomuna tutti, questa corrente consisteva nel porre il valore dell’esistenza dell’individuo umano al di sopra o comunque in opposizione con i grandi concetti della storia della filosofia. L’esistenza umana diventa, dunque, il concetto privilegiato della narrazione filosofica rispetto allo spirito, l’etica, dio, l’essere. Il grande pensiero di Camus riguardo l’esistenza si spiega attraverso la storia del suo personaggio, Meursault, protagonista dell’opera del 1942, L’étranger. Alcuni elementi bibliografici dello scrittore ci portano a comprendere le scelte narrative dell’opera, la quale essendo intrisa del suo pensiero, dei suoi interrogativi, delle sue concezioni, è intrisa proprio dell’essere dell’autore. Camus nacque e visse in Algeria, colonia francese, fino al 1962, quando, grazie a De Gaulle, il paese arabo attuerà la completa indipendenza. Tutti coloro che non facevano parte della fazione araba venivano riaccolti il Francia con il nome di Pieds Noir, Piedi neri. Camus, però, morì nel 1960 in circostanze misteriose; ciò che scandì la sua vita fu forse quel senso di estraneità, di non appartenenza a quella realtà francese tra gli arabi che lo consideravano francese, ed estraneo alla sua condizione di uomo che ricerca un senso alla vita stessa. Il titolo dell’opera è molto significativo, l’etranger proprio per questo, ma per comprendere al meglio il senso di questa parola bisogna entrare nel dettaglio della narrazione. La produzione letteraria di Camus è catalogata in tre cicli: -

Ciclo dell’assurdo; Ciclo della rivolta;

-

Ciclo dell’amore, mai terminato.

L’ètranger fa parte del ciclo dell’assurdo, il cui manifesto filosofico è il saggio Il Mito di Sysiph, indispensabile per spiegare alcune concezioni dell’opera. STRUTTURA: Camus divide l’opera in due parti: la prima composta da 6 capitoli, che parte dalla notizia della morte di sua madre fino all’omicidio di un arabo; le seconda parte, composta da 5 capitoli, in cui Mersault è in prigione per l’atto commesso, vi sono le riflessioni e si arriva al giorno dell’esecuzione. La narrazione è in prima persona ed è in forma di diario.

RIAS RIASSUNT SUNT SUNTO O E ANALISI L’opera racconta la storia di Meursault, un giovane impiegato ad Algeri. Una mattina scopre da un telegramma che l’anziana madre, residente all’ospizio di Marengo, presso Algeri, è morta. Il primo capitolo si apre proprio con questa notizia infatti, con questa frase “Oggi mamma è morta, o forse ieri, non so.”; è una frase ad alto impatto, che si presenta sul lettore come una doccia fredda e Sartre, filosofo, la descrive come uno shock voluto e la considera “il risultato del nostro primo incontro con l’assurdo”. Sappiamo bene che la morte è uno dei temi principali dell’esistenzialismo, quindi fin da subito, fin dalla prima frase possiamo notare che l’opera è intrinseca del pensiero esistenzialista dell’autore. Per i funerali della donna, il protagonista deve recarsi all’ospizio dove la madre risiedeva da qualche tempo, dato che l’uomo non aveva molto denaro per procurarle assistenze in casa sua. Sin da subito si ha l’impressione che il protagonista non soffra per la spiacevole notizia ricevuta, perché dai suoi pensieri si evince piuttosto la preoccupazione del viaggio che deve fare, che sarà stancante anche a causa anche della presenza di un sole molto forte e caldo, disinteresse che poi viene confermato anche una volta arrivato in ospizio. Cosa succede, infatti? Quando Mersault arriva, infatti, dapprima viene bloccato dal portinaio e poi dal direttore, ma ciò sembra non scocciarlo affatto, quindi si ha la sensazione che Mersault non abbia questa gran fretta di vedere la madre, cosa che invece dovrebbe essere naturale quando muore una persona molto cara. Il protagonista, essendo l’unico parente della donna, viene incaricato di vegliarla durante la notte. Senza palesare emozione alcuna, si rifiuta di guardare il cadavere della madre e ne resta anzi a debita distanza durante la veglia notturna; altro elemento che denota l’insensibilità del protagonista è il contrasto tra il suo comportamento e quello degli anziani che sono seduti intorno alla donna defunta, i quali piangono e chiudono gli occhi mentre gli altri amici e ospiti del ricovero vanno a porgere l’ultimo saluto alla donna. Il suo atteggiamento suscita lo stupore dei presenti e Meursault avverte con disagio gli sguardi che gli vengono rivolti. Il giorno dopo, ai funerali, non versa una lacrima e, nella sua narrazione in prima persona, si concentra sul caldo che lo soffoca e sui movimenti di uomo chiamato Perez che, a quanto sostengono scherzosamente gli altri ospiti dell’ospizio, era il “fidanzato” della madre. Per quanto riguarda il caldo, questo è un elemento di cui si parla spesso nell’opera; ad esempio, già quando Mersault arriva all’ospizio, si concentra sull’ambiente esterno e ne fa una descrizione. In questa descrizione il sole viene descritto come un elemento negativo, un peso schiacciante che causa stanchezza; ma anche durante la corte funebre, un’infermiera definirà la presenza di esso una trappola senza via di uscita. Ella dice infatti, che se si procede lenti, si rischia di prendere un’insolazione; se si procede veloci, si suda e si rischia di arrivare in chiesa con il raffreddore. Quindi da subito capiamo che il sole è un elemento negativo che verrà più volte ripreso all’interno della narrazione. Il sole è un elemento che compare

anche nel nome del protagonista; il quale non viene menzionato subito, ma solo una volta arrivati all’ospizio È solo nell’ospizio che si conosce il nome del protagonista, Mersault, appunto, che ancora non era stato menzionato fino a quel momento. Il suo nome viene menzionato nel momento in cui il direttore d’ospizio lo saluta. (“Vi lascio, signor Meursault. Sono a vostra disposizione nel mio ufficio. I funerali sono fissati per domattina alle dieci: abbiamo pensato che così potrete vegliare la scomparsa.”) Anche nel nome del protagonista ritroviamo l’elemento del sole, ma non solo. Il nome del protagonista è fortemente simbolico, e racchiude in sé quattro concetti definiti che saranno analizzati nel corso dell’opera: Meur, morte; Saul, salvezza; Mer, mare; soleil, sole. Il sole lo abbiamo già incontrato varie volte fin da subito; il mare, invece, lo incontriamo il giorno dopo il funerale, che è sabato. Vediamo quindi che Mersault si è preso un giorno libero al lavoro e si reca al mare. Sulla spiaggia incontra Marie Cardona, ex dattilografa del suo ufficio. I due si erano piaciuti, ma non avevano avuto tempo di approfondire quel loro interesse. L’incontro è caratterizzato da sensazioni positive, infatti la dolcezza e la freschezza dell’acqua si oppongono alla durezza e al caldo del sole. Insieme vanno al cinema a vedere un film comico, trascorrono poi la notte insieme; il giorno dopo, di domenica, i due trascorrono quella giornata in maniera molto vaga. Questa giornata caratterizza per il protagonista in realtà un momento di riflessione; innanzitutto, si percepisce una sensazione di malinconia, comincia ad accusare fortemente l’assenza della madre quando dice che quella casa era comoda solo quando c’era lei, e che ora era diventata troppo grande e quindi si percepisce una sensazione di vuoto, di assenza. In questa giornata vediamo che Mersault si affaccia al balcone ed ebbe l’impressione che stesse per arrivare una tempesta estiva; ma in realtà non piove, il cielo lascia una promessa di pioggia che imbrunisce la strada. Questa frase, “il cielo lascia una promessa di pioggia”, è fortemente simbolica del pensiero esistenzialista; l’acqua, infatti, al contrario del sole, è un elemento positivo, un elemento di sollievo e benessere, possiamo dire un elemento di salvezza da quel caldo infernale. Ma in realtà, non piove, c’è solamente una promessa di pioggia, quindi possiamo dire che questa frase ci vuol far capire che in realtà c’è solo una promessa di salvezza, non la salvezza vera e propria. Sebbene molte persone tendano a ricercare la salvezza affidandosi a Dio, per Camus, essendo ateo, la speranza di raggiungere la salvezza non esiste. Altro elemento che Mersault ha la possibilità di notare restando affacciato al balcone è il modo di vivere delle persone; in particolare, la loro attitudine di dedicarsi al divertimento. Questa attitudine possiamo descriverla sotto due prospettive differenti: secondo la spiegazione di Pascal, scrittore e filoso francese del ‘1600, le persone, essendo esseri limitati destinati prima o poi a morire, trovano nel divertimento una via di fuga da questa vita triste, ma è del tutto inutile, perché solo nella solitudine loro possono affidarsi a Dio e quindi trovare sollievo per affrontare questa vita assurda. (perché assurda? Perché ogni uomo nasce per morire, quindi è assurda). Per Camus, invece, che ripetiamo era ateo, non vi è una soluzione per questo assurdo, non c’è una vita dopo la morte: bisogna semplicemente accettare questa condizione. Quindi mentre Pascal, la presa di consapevolezza che l’uomo è limitato è placata dalla presenza di Dio, che gli fa sperare che ci sia una vita dopo la morte, per Camus l’unico modo per prendere coscienza dell’assurdità della vita, è l’accettazione. Mersault, infatti, nell’opera, accetta tutto ciò che gli succede, in maniera passiva, come se fosse estraneo a ciò che succede, come se fosse già consapevole che non ha la possibilità di ribellarsi perché quegli eventi fanno parte di un destino che lui non può cambiare. Per esempio accetta la morte della madre, accetterà in seguito di sposare Maria Cardona sebbene non l’amasse

fino in fondo, accetta di scrivere una lettera per Raymond, il suo vicino di casa, sebbene sapesse che quella lettera contenesse un messaggio sbagliato, un messaggio provocatorio, accetta in seguito di essere condannato a morte senza ribellarsi. Il giorno dopo ancora, Meursault si ferma a pranzare con uno dei suoi vicini di casa Raymond Sintès. Con questo personaggio viene introdotto nell’opera il concetto di destino e di fatalità. Già il nome è simbolico; se, infatti, leggiamo il nome senza m, diventa Rayon, come un raggio di negatività che incombe sulla vita del protagonista. Raymond si definiva un magazziniere, ma in realtà era noto per loschi giri di prostituzione. Raymond nell’ambito del pranzo, gli racconta la sua storia. Dice a Meursault che frequentava una donna araba (di cui non è detto il nome, ma é sicuro che lei lo stia tradendo quindi decide di picchiarla. Ciò ha provocato l’ira del fratello della donna, e quindi tra i due c’è un primo scontro. Raymond dice inoltre a Meursault, sempre la giornata del pranzo, che sente di non aver punito abbastanza la giovane araba quindi chiede a Meursault, che sa scrivere, di scrivere per lui una lettera indirizzata alla donna, in modo da farle venire il rimorso del suo atteggiamento scorretto (il presunto tradimento). Meursault vorrebbe esitare, ma poi accetta di scrivere per lui questa lettera. Il giorno successivo la donna araba si reca da Raymond, e scoppia una nuova lite, Raymond la picchierà al punto di far arrivare la polizia. Raymond sarà convocato poi in commissariato, dove chiederà a Meursault di accompagnarlo per testimoniare in suo favore. Dopo quest’ennesima lite, il fratello dell’araba deciderá di escogitare la sua vendetta. Il momento cruciale si presenta quando Raymond invita Meursault e a Marie Cardona nella casa al mare dell’amico Masson. La giornata anticipa al lettore la presenza di elementi negativi: la presenza di un sole forte, e la presenza degli arabi che li guardano prendere il bus.. Quando arrivano alla spiaggia i 3 giovani iniziano a chiacchierare con Masson e la moglie. Dopo il pranzo, tutti insieme si mettono un po’ in spiaggia dove improvvisamente vedono arrivare due arabi armati di coltello (erano proprio il fratello dell’ex compagna di Raymond è un amico, che si trovano li per prendersi vendetta). I due si avvicinano con violenza al gruppo, ferendo a sangue Raymond alla mano. Vanno via. Raymond si reca subito da un medico per curarsi. Poi nel corso della stessa giornata ritornano di questa spiaggia e iniziano a camminare solo tutti e due: Raymond e Meursault. Rivedono i due arabi che non erano ancora andati via: Raymond é tentato di sparare l’arabo ma Meursault gli dice che non agire se non sia prima lui a provocarlo, così prende proprio lui la sua pistola. (Non e detto come Raymond si trovasse questa pistola, era sua e ce l’aveva con se quel giorno.) Tornano verso la casa di Masson entrambi. Meursault non sale gli scalini dell’abitazione, torna indietro ed inizia a passeggiare da solo. Vuole arrivare a quella fonte d’acqua vicino alle rocce dove prima, insieme a Raymond aveva visto gli arabi. Proprio qui Meursault da solo ha un terzo incontro con l’arabo. I due, inizialmente si tengono a debita distanza; ma successivamente, siccome il sole è molto forte e Mersault tenta di spostarsi per sfuggire a quel sole, l’arabo percepisce quel movimento come un attacco. Quindi, quest’ultimo, prende un coltello, ma alla vista di ciò Meursault, preso da un momento di pura irrazionalità, lo uccide sparando un primo colpo, e poi altri 4 colpi su corpo inerte. Quei 4 colpi sono definiti dal protagonista come 4 colpi alla porta della sventura. Perché solo quei 4 colpi, e non il primo colpo, che è stato quello fatale? In effetti potrebbe esserci una spiegazione; la distanza tra il primo colpo e i seguenti colpi sarà oggetto d’indagine durante l’interrogatorio in tribunale. L’inquisitore si chiede il perché di quei 4 colpi, domanda a cui non sarà data nessuna risposta da Meursault. In effetti, forse sono proprio quei 4 colpi che lo rendono effettivamente un assassino. Il primo colpo, infatti, poteva essere forse giustificato come atto di legittima difesa, data la presenza di un uomo armato pronto ad esercitare la sua potenza. Dunque, era dato per cercare di bloccarlo e non permettere che l’arabo infliggesse una coltellata con la sua arma. Ma i 4 colpi successivi non aprono nessuna giustificazione, perché mostrano che l’intenzione di Meursault era effettivamente quella di ucciderlo. L’atto dei 4 colpi sono quindi 4 colpi volontari, ma era davvero

quella la volontà di Mersault? Uccidere l’arabo? No! Allora come si spiegano i 4 colpi volontari? Ecco che rientra in scena la teoria dell’assurdo; l’irrazionalità di certe azioni che l’uomo compie, che possono essere solo spiegate attraverso l’accettazione di un destino che probabilmente prevedeva che la sua vita andasse in quel modo, così come aveva previsto la morte improvvisa della madre, la nascita del protagonista stesso, ora prevedeva la sua condanna. Durante il suo processo, dunque, Meursault non tenterà mai di giustificare la sua azione, dirà solo una volta che fu causata dalla presenza del sole, elemento negativo durante tutta la narrazione. Si apre la seconda parte dell’opera. Meursaul é in prigione. All’interno della prigione l’uomo ha la possibilità di riflettere su molti concetti. In primis, capisce che cos’è la punizione vera e propria, ovvero capisce che consiste nella privazione della libertà al non poter più fare alcune cose. Si rende conto dell’importanza di Marie Cardona, quando può parlarle solo attraverso le sbarre, cresce il desiderio fisico di averla accanto. La noia di una vita rinchiusa e trascorsa in poco spazio lo porterà alla ricerca di un modo per ammazzare il tempo; e qui Meursault si rende conto della straordinaria capacità della memoria. Infatti, si dice, Un uomo che ha vissuto anche solo un giorno, potrà scorrere 100 giorni in prigione ricordando l’intensità di quell’unica giornata. La teoria dell’assurdo si ripresenta il giorno della sentenza definitiva. Era passato un anno, era tornata l’estate e c’era di nuovo un caldo insopportabile. Tutta l’inquisizione, durante l’anno, si era svolta in maniera via via sempre più negativa per Meursault; infatti, costui, non provando segni di pentimento per l’atto compiuto, e anche quando l’inquisitore gli mostra l’immagine di Cristo in croce, simbolo di sofferenza, (tutti in quel momento hanno sempre una reazione di dolore) lui dice di essere indifferente. Non riuscendo quindi a comprendere quelli che sono i motivi del suo assassinio, i giudici indagheranno la sua persona, in relazione soprattutto a un evento che dovrebbe far comprendere il suo temperamento, ovvero la morte della madre. Sono chiamati quindi a testimoniare tutti i protagonisti della narrazione, e attraverso queste testimonianze emerge, per assurdo, un quadro negativo di Meursault: la madre è morta, lui non piange, beve il caffellatte, fuma una sigaretta, incontra una donna, va a vedere un film comico; elementi obiettivi, cose che succedono realmente, ma che invece di disegnare l’attitudine di un uomo semplice, che tenta di condurre naturalmente la sua vita, lo designeranno come un mostro senz’anima, il quale può essere un grave problema per la società. L’unico che tenta di difenderlo realmente è proprio il suo avvocato, ma senza riuscirsi perché ormai la decisione era stata presa: Mersault era condannato a morte. Questo quadro negativo, quindi, emerge per assurdo; per assurdo, perché? Perché tutti questi elementi che emergono, sono reali, ma in realtà non sogno segni di cattiveria presente in Meursault, lui non è un mostro, ma è semplicemente, secondo la teoria dell’assurdo, una persona che accetta tutto passivamente nella sua vita, perché crede che la vita sia segnata dal destino, quindi non agisce perché crede fermamente che le azioni dell’uomo non possano modificare la strada del destino. Sarà proprio in seguito alla sentenza, quindi della condanna a morte, che Mersault si ricorderà dell’unico aneddoto di suo padre che gli aveva raccontato la madre; questo ...


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