La festa Riassunto libro PDF

Title La festa Riassunto libro
Author Leah Leah
Course Storia delle religioni
Institution Università degli Studi di Torino
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Summary

riassunto completo e dettagliato di tutti i capitoli de LA FESTA di Spineto ...


Description

LA FESTA OGGI 1. LA "SECOLARIZZAZIONE" Per comprendere le variazioni delle feste negli ultimi anni e quindi la differenza del funzionamento tra le festività del mondo antico e quelle attuali, occorre comprendere il tema della secolarizzazione. Il termine secolarizzazione deriva dal latino saeculum, secolo, concepito come il mondo in cui viviamo, opposto al regno di Dio che è fuori dal mondo, nell'eternità. Anche all'interno del sistema cristiano vi è il clero “secolare”, costituito da preti che vivono nel mondo, coloro che vivono fuori dal mondo in monasteri o conventi sono detti “regolari”, poiché seguono una regola prescritta dal proprio ordine religioso. Secondo il processo della secolarizzazione le componenti religiose di una società si attenuano, ed è una conseguenza della modernità.

La modernità è declinabile in 3 assi: 1. La progressiva razionalizzazione, ossia l'imporsi maggiore dell'interpretazione razionale della realtà che consegue a processi tecnici e scientifici 2. L'autonomia dell'individuo e del cittadino nella propria libertà di scelta 3. La separazione dello spazio religioso dalla componente politica La modernità implicherebbe la secolarizzazione. Infatti le spiegazioni razionali e scientifiche riducono il mistero della religione. La civiltà occidentale, caratterizzata da modernità e secolarizzazione, è costituita da reti di relazioni tra elementi culturali di retaggio del mondo classico greco e romano, ebraico e cristiano con apporti islamici. La modernizzazione non è lineare e non si può circoscrivere in un’unica fase. Una riduzione delle componenti religiose si ha tra gli anni '60-'70 del secolo scorso. La seconda guerra mondiale funge da spartiacque, facendo da premessa allo svuotamento delle campagne e all'aumento del processo di urbanizzazione e industrializzazione che hanno comportato la fine della civiltà agricola, caratterizzata da una scansione temporale legata alle fasi di lavoro nei campi e segnata dal succedersi delle feste religiose. La crisi della pratica religiosa ha colpito le grandi religioni istituzionali come il cattolicesimo; all'interno di queste vi è la tendenza opposta di associazioni e sostanziali vocazioni dei Paesi del Terzo Mondo. Le numerose pressioni hanno consentito l'arrivo nelle società secolarizzate di persone e gruppi appartenenti a culture estranee al processo di laicizzazione. I rappresentanti religiosi hanno un posto sempre più rilevante nel dibattito su questioni pubbliche, bioetiche, ove risulta difficile l'autonomia politica. La secolarizzazione non ha comportato tuttavia la scomparsa del "sacro". Se si considera che il fenomeno del "ritorno al sacro" è di lungo periodo, si tratta di una crisi di modelli di vita precedente, che non si è ancora stabilizzata, piuttosto che l'incertezza causata dai movimenti anti-istituzionali. Inoltre proprio gli elementi della modernità, scienza e tecnica-progressi dell'Illuminismo e del Positivismo come oggi possono conferire l'illusione di una soluzione ai grandi problemi della vita- ma l'incontrollabile e l'inspiegabile sono comunque sfere fondamentali per l'uomo. Lo spazio religioso rimane pressoché intatto, ma le grandi istituzioni non sembrano sufficienti a riempirlo e rispondere alle esigenze da cui esso nasce poiché la ricerca religiosa è più frammentaria. Comunque la religione mantiene il suo carattere sociale, poiché segue logiche sociali.

2. DINAMICA DELLE FESTE CONTEMPORANEE Progressivamente si diffondono le "feste della civiltà industriale". Il sociologo francese Dumazedier ne evidenzia la diminuzione della dimensione collettiva. Rispetto alle grandi cerimonie pubbliche del mondo antico, la società attuale è frammentata, suddivisa, in gruppi di dimensioni limitate, ognuno dei quali presenta la propria identità e le proprie esigenze. A questi corrispondono molteplici festività, nelle quali si riconoscono solamente alcuni e non l’intera collettività. Progressivamente decade l'aspetto cerimoniale a favore della componente ludica: gli elementi giocosi divengono primari, mentre l'evento come ritrovo sentito e il rituale sbiadiscono. La festa diventa un semplice giorno di astensione dal lavoro, esplosione periodica ritualizzata del tempo libero. Queste caratteristiche distinguono la festa di ieri da quella di oggi. Tuttavia una frammentazione delle feste in rapporto ai

diversi gruppi sociali è sempre esistita nella celebrazione di eventi privati o pubblici dai risvolti privati. Inoltre l'idea che alle feste del passato partecipasse l'intera comunità con spirito unanime è opinione confutabile. È fuor di dubbio, invece, che esista una pressione sociale relativa alla festa che si è notevolmente attenuata. La referenza dell'aspetto cerimoniale a favore di quello ludico sembra essere espressa nella celebrazione del 2 giugno, considerato con un giorno di ferie per la pianificazione delle vacanze più che un momento cerimoniale di manifestazione pubblica. L'elemento parossistico dell'esuberanza e dell'eccitazione non esiste più nemmeno in ricorrenze come il carnevale, inteso come occasione per mettere tutto sottosopra: chi non ha figli piccoli e ha superato l'età delle feste mascherate rischierebbe di non accorgersi del carnevale se la pubblicità non glielo ricordasse. Nemmeno i bambini si lasciano andare a comportamenti eccessivi. I comportamenti parossistici sono presenti in qualunque altra ricorrenza, come una serata in discoteca. La ricerca di emozioni intense e la volontà di distensione si sono scisse dall'idea tradizionale della festa. Le feste odierne tendono ad essere meno generalmente condivise, meno cerimoniali e parossistiche, maggiormente parcellizzate e ludiche. Gil Calvo parla della dissoluzione della festa, riferendosi al fatto che oggi essa tende ad adottare modelli meno rigidamente stabiliti, più plastici e variabili. La contemporaneità registra nuove feste: quella della mamma o di San Valentino, le feste religiose acquistano valenza più profana o si interiorizzano perché hanno perduto il loro carattere più cerimoniale. Attualmente si registra un bisogno vero e proprio di festeggiare non più sufficientemente appagato dalle feste tradizionali ormai in crisi. Prevale una forma di edonismo consumista e di spettacolarizzazione. L'aspetto consumista è influente, ma mai determinante in maniera esclusiva. Il rapporto tra feste e spettacolo ricorda le sontuose feste del Rinascimento e dell'epoca barocca con la loro teatralità della Riforma e Controriforma. La festa di oggi si deve confrontare con le ricorrenze singolarmente considerate nel loro mutamento. Si indicano quattro classificazioni di indicatori: 1. 2. 3. 4.

Religiosità o meno delle celebrazioni Il Loro essere o non essere in senso lato tradizionali Il loro avere o non avere un valore civile La loro dimensione pubblica o privata

II - FESTE RELIGIOSE, FESTE TRADIZIONALI, FESTE "POPOLARI" 1. UN CAMPO FRASTAGLIATO Risulta difficile operare una classificazione delle feste religiose. Alle celebrazioni del calendario cattolico di rito romano si affiancano quelle legate a tradizioni locali. Vi sono feste religiose "tradizionali" e feste "popolari" come alcune sagre. La componente religiosa del popolare implica una maggiore semplicità e immediatezza nel rapporto con il divino, risponde più concretamente ai bisogni spirituali e materiali dei fedeli. Il suo opposto, il non popolare, è identificato nel centrale, elitario, nel dotto e nell’ ufficiale. Le feste popolari hanno un rilievo locale, radicate in un territorio ben preciso: una città, una parrocchia, un paese, un santuario. Rappresentano singolarità locali determinanti per una valenza identitaria forte. I membri di una comunità che si incontrano una volta l'anno per la processione in onore del santo patrono possono farlo per abitudine, per viva partecipazione o per curiosità, non sono indifferenti al senso di appartenenza suggerita dalla celebrazione. Le feste popolari e locali sono considerati eventi tradizionali perché legati a una tradizione. Il valore di una festa viene accresciuto del suo essere tradizionale, del suo radicarsi nel passato come un riferimento a un evento fondatore o immemoriale e di perpetuare nel tempo. Tale radicamento può avere valenza storica oppure essere inventato con valenza ben precisa. Si potrebbe immaginare un cerchio caratterizzato dalle feste del calendario liturgico "universale" che sono anche i tradizionali, una sezione del quale si sovrappone a un altro cerchio delle feste tradizionali locali, di cui un settore si sovrappone al cerchio delle feste locali tradizionali e non religiose che si intersecano con il cerchio delle feste locali non religiose né tradizionali. 2. FESTE DEL CALENDARIO LITURGICO TRADIZIONALE La festa religiosa mantiene un rapporto di continuità evidente con il mondo antico e medievale/moderno. Se in generale il calendario costituisce un tentativo di mettere in ordine il tempo scandendolo quantitativamente, ma presuppone un coagularsi di momenti qualitativamente diversi dalla successione cronologica ordinaria, le feste appunto, nel calendario liturgico la dinamica è opposta: scandiscono il tempo qualitativo fondato su momenti religiosamente considerati in senso quantitativo. Il calendario cristiano ha avuto un'influenza maggiore: esiste un

giorno di riposo settimanale, la domenica. Nel mondo islamico il riposo è il venerdì, nel mondo ebraico il sabato, non è previsto nella popolazione cinese. L'uso di contare gli anni della nascita di Gesù non è universale: Israele parte dalla tradizione rabbinica della creazione del mondo, i musulmani considerano l'anno in cui ebbe luogo l'Egira maomettana. Il calendario liturgico cristiano presenta differenze a seconda che si tratti del cattolicesimo, dell'ortodossia o del protestantesimo. Il mondo cattolico ambrosiano segue ritmi differenti da quello romano ed entrambe divergono da quello orientale. Per il cattolicesimo romano ci si può limitare a ricordare la centralità pasquale con la Pasqua, culmine della settimana Santa in cui si celebrano passione e morte di Cristo; il periodo è preceduto dalla Quaresima che inizia il mercoledì delle Ceneri e prosegue fino all’Ascensione e alla Pentecoste 50 giorni dopo. Il Natale comincia con l'Avvento, quattro settimane prima del 25 dicembre, e termina con l’Epifania. Importanti sono le feste mariane che sono presenti tutto l'anno come l'Assunzione il 15 agosto e l'Immacolata Concezione l'8 dicembre, ogni giorno vengono celebrati anche più santi. Il fenomeno della secolarizzazione ha investito le religioni istituzionali presenti da più tempo in Europa comportando una contrazione dei fedeli e una minore partecipazione ai riti, l'adesione religiosa o marginale nella vita ordinaria. Le festività religiose sono concepite come momento di svago, di riposo principalmente. La festa più sentita è il Natale. La celebrazione religiosa si limita alla partecipazione alla messa, ma a Natale è associato il cosiddetto spirito natalizio cui sono sensibili anche cristiani non praticanti e i non cristiani. A Natale si associano usanze caratterizzate da simboli, rituali, miti condivisi e sganciati dall'occasione religiosa di partenza. Si ha una sorta di globalizzazione della festa e il suo svuotamento religioso trae un significato accettabile anche al di fuori dell'ambito cristiano. 3. TRADIZIONI IMMEMORIALI Sono diversificate le varianti locali e le feste religiose sganciate dal calendario liturgico universale. La festa religiosa tradizionale presuppone un rapporto di continuità tra passato e presente nella conservazione di costumi e prassi rituali. Uno spartiacque evidente è conferito per le feste cristiane della nascita del cristianesimo, ma vi sono richiami spesso a una componente precristiana che sarebbe stata riqualificata se il culto veniva svolto in luoghi che conoscevano insediamenti precedenti con i relativi luoghi di culto. Si ha un’illusione ottica di tradizioni di carattere precristiano come l'esplicito richiamo a componenti passate in mancanza di documenti che attestino la sua origine si ricerca un'implicita identificazione tra autenticità, antichità e il fascino dell'altro, il non cristiano. Si crea un effetto-sfondamento in cui rituali la cui documentazione non risale a oltre centocinquant'anni, sono proiettati in un passato più che bimillenario. Spesso vi sono componenti naturali che hanno fornito alle diverse culture che si sono succedute lo spunto per una nuova elaborazione religiosa. Per quanto riguarda la documentazione letteraria ricordiamo i resoconti delle visite pastorali, preziosi perché fotografano una determinata prospettiva. La ricostruzione delle feste tradizionali comporta un complesso rapporto tra registrazione di dati attuali ed esame di documenti precedenti in un equilibrio tra certezza e supposizione. 4. DECLINO E RIPRESA Si presuppone che le feste tradizionali, religiose e non, abbiano mantenuto una continuità di fondo plurimillenaria pur avendo subito cambiamenti in base ai tempi. Negli ultimi anni si sono verificati fenomeni di reinvenzione. Negli anni ’50- ‘60 in Italia, con la ricostruzione dell'economia successiva alla guerra, si è alzato il tasso di industrializzazione e urbanizzazione a discapito dell'economia agricola. Si spopolano i piccoli centri, vi sono fenomeni migratori massicci verso la città e verso le zone dell'Italia più industrializzata, verso Paesi stranieri più prosperi. Le feste locali tradizionali sono giunte in declino dal momento che il loro ambiente di riferimento principale era lontano dei grandi centri urbani, proprio in quei territori che si stavano spopolando: erano intrecciati ai ritmi di lavoro nei campi che regolavano la vita quotidiana. Viene ridimensionato anche il legame di identità sociale. Negli anni ‘50 si verifica un mutamento di mentalità per cui si rifiutano gli schemi di vita legati alla civiltà contadina in una ricerca di benessere principalmente economico per una ricerca di vita "al passo coi tempi". Non fa da contraltare una difesa da parte della Chiesa interessata al mantenimento delle forme attraverso le quali si esprime la religiosità dei fedeli. Le tradizioni locali arricchiscono il quadro dei culti, ma introducono varianti locali eterogenee. L'atteggiamento dell'autorità religiosa nei confronti di esse è un tentativo di soppressione in una volontà di moderazione e arginamento. Non rientrare nella liturgia codificata le rendeva di difficile controllo. Le feste popolari erano spesso organizzate dalle confraternite e non da religiosi. Negli anni ‘40 nel mondo cattolico si diffonde un dibattito circa la necessità della riforma cattolica: si ricerca una maniera più autentica, più essenziale e più semplice di vivere la fede. Ne deriva la tendenza a porre in secondo piano gli aspetti più vuoti agli occhi dei fedeli, considerati con aria superstiziosa. Tale atteggiamento provoca effetti

dirompenti sulla liturgia ufficiale ma anche sulle manifestazioni religiose popolari, caratterizzate da una forte emotività, genuinità e intensità di sentimento, ma lontane dalla purezza sulla quale la fede insisteva. Un ideale che corrisponde a un’adesione intima cui si accompagnino manifestazioni esteriori essenziali. Nel 1970 Papa Paolo VI inaugura il Nuovo calendario romano in cui scompaiono santi dei quali non è possibile stabilire con certezza il fondamento storico del culto: tra questi San Cristoforo, Santa Barbara e Santa Caterina di Alessandria. Il Nuovo calendario mostra come lo spirito dei tempi non fosse favorevole alle forme di religiosità popolare che nel culto delle feste dei santi patroni vedeva la sua maggiore espressione. Il già conosciuto fenomeno della secolarizzazione nell'ambito delle festività religiose locali consiste in una scissione dei ritmi della vita del singolo e della comunità da una scansione del tempo dettata da tradizioni religiose intrecciate con le esigenze agricole. Si ha una contrazione delle festività tradizionali in una diminuzione della partecipazione dei fedeli e nell'eliminazione di alcuni rituali. La società dei consumi prosegue il suo sviluppo, si diffondono i problemi dell'inquinamento e le carenze dei servizi, la disoccupazione e si giunge a una rivalutazione dei valori delle campagne con una contrazione dell'esodo verso la città e il ritorno di interesse nei confronti del mondo contadino. Ciò avviene negli anni ‘80 in una crisi di secolarizzazione che si accompagna a una ripresa della religiosità espressa in varie forme, in particolare con feste locali tradizionali, si percepisce negativamente il tempo urbano lineare e si vuole riprendere contatto con ritmi antichi. Si rinvigoriscono le feste tradizionali, ma i tempi sono variati: i sistemi cronologici tradizionali e la collocazione calendariale diviene più facilmente modificabile in rapporto alle esigenze lavorative e ai periodi di vacanza. Le feste inoltre seguono modelli molto simili. Inoltre si verificano due caratteri apparentemente opposti: la civilizzazione della festa, ovvero l'attenuarsi dei suoi caratteri meno compatibili con la sua sensibilità attuale, quindi una festa politicamente corretta, e il suo ludismo promiscuo, la crescita del gusto per i combattimenti che presuppongono contatto fisico o lo sporcarsi. La componente ludica mantiene la sua centralità. La partecipazione alla festa è sentita come una scelta individuale piuttosto che come un impegno collettivo. Gli enti pubblici finanziano e promuovono le feste con lo scopo di incrementare il turismo e il commercio. Al successo delle feste tradizionali attualmente contribuiscono gli emigrati che ritornano ai paesi nativi per una riscoperta delle proprie tradizioni in un rinnovamento del legame con il proprio passato. 5. FESTE TRADIZIONALI NON RELIGIOSE Esse possono presentare un riferimento sacrale: la presenza del clero, la celebrazione della messa, una collocazione calendariale che ha a che fare con un santo, che tuttavia non sono aspetti fondamentali. Si rievocano attività agricole, militari o relative al bestiame. È possibile farvi rientrare le feste tradizionali che si sono sempre svolte da tempo immemorabile (senza che sia identificabile un fondatore o un momento di inizio). Altre festività invece si richiamano a un personaggio eroico oppure a una battaglia (una tradizione dalle origini identificabile e sottoposta alla rielaborazione e ricostruzione). Vi sono ricorrenze atte a promuovere un territorio o un determinato prodotto per incrementare il commercio: gli artefici sono le associazioni, gli enti del turismo e gli amministratori pubblici. È il caso delle sagre: il termine deriva dal latino sacer, sacro, Per indicare in origine la festa del santo titolare di una chiesa o del patrono di una città ma che nel secolo XIX ha perduto il suo significato religioso a favore di uno scopo commerciale legato alla civiltà industriale. Non manca tuttavia un rapporto con la tradizione nella scelta dei prodotti del territorio. 6. SIGNIFICATI DELLE FESTE TRADIZIONALI LOCALI La festa attribuisce nuovi significati ai comportamenti, alle relazioni, ed è un motivo di nuova condivisione nella nozione di identità. L'identità è tipica di un gruppo che si riunisce in un valore comune. Un emigrato che partecipa con donazioni alle festività patronale del suo paese ritrova una situazione di comunità in cui si riconosce lì e non altrove. Sono volontà di inclusione legate alle dinamiche identitarie. Nelle festività siciliane sono presenti pratiche corporee in cui il rapporto tra sottofondo agropastorale e ritmi di vita ordinaria non si è del tutto spezzato, altrove è una frattura definitiva.

III -FESTE CIVILI 1. LA RELIGIONE CIVILE AMERICANA

In un episodio della serie televisiva i Simpson, la città di Springfield celebra la "festa delle mazzate" in cui gli abitanti si procurano manganelli con i quali colpiranno i serpenti in giro per la città. In realtà questi si sono ormai estinti, ma si ha la tradizione di ucciderne ogni anno in grande quantità poiché l'amministrazione li fa giungere in città per l'occasione: tutti si riuniscono contro il nemico ritrovando comunanza di emozioni e volontà. La cerimonia ricorda Jedediah Springfield come colui che uccise il primo serpente, veneratissimo fondatore della città cui è dedicata una statua che lo ritrae nella sua uccisione di un orso. In realtà si scopre che la belva l'aveva sbranato. Anche “la festa delle m...


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