La festa Spineto PDF

Title La festa Spineto
Author Adelaide Guassone
Course Storia delle religioni
Institution Università degli Studi di Torino
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Summary

Riassunto dettagliato del libro La festa di Natale Spineto...


Description

La festa, Natale Spineto Premessa Il 3 novembre 2013 il “Corriere della Sera” riportò la notizia di un incidente verificatosi durante una festa nel bergamasco: si trattava di un rave party. Questo fatto di cronaca permette al giornalista di descrivere la festa, che durava da due giorni, organizzata da una grande macchina organizzatrice clandestina e perfetta, non improvvisata. Si trattava del Witchtek, il rave di Halloween: Halloween, una festa la cui diffusione italiana è avvenuta negli ultimi 20 anni, viene intrecciata con il rave, secondo la generale tendenza sincretistica della nostra società. I tratti caratteristici del rave sono l’ elevata partecipazione giovanile e la musica, ma vengono combinati con elementi trasgressivi, inospitali e aggressivi, in un generale contesto di anomia e allo stesso tempo di precisa organizzazione. Il rave party, nel momento in cui si è presentato in Italia, è entrato subito a far parte del gruppo delle varie occasioni festive del mondo, trovandosi in una compagnia eterogenea che comprende anche eventi molto diversi, come le celebrazioni per l’incoronazione di un re. Infatti c’è un’estrema varietà in quel che viene definito come “festa”, a tal punto che vi è il problema di individuare un denominatore comune a tutti questi fenomeni diversi. Il termine festa deriva dal latino festus (dies), e l’Antica Roma lo ha lasciato in eredità alla cultura occidentale. L’analisi di ciò che viene definito “festa” verrà affrontata dal punto di vista della storia delle religioni, in quanto nel mondo antico ogni festa è religiosa, dato che coinvolge le divinità; inoltre molte feste sono religiose, nascono da occasioni religiose o hanno componenti religiose.

1. La festa oggi La secolarizzazione Per capire le variazioni avvenute nelle feste negli ultimi anni e le differenze tre le feste del mondo antico e quelle attuali, occorre introdurre il tema della secolarizzazione. La parola secolarizzazione deriva dal latino saeculum, secolo, inteso come il mondo in cui viviamo, contrapposto al regno di Dio che riguarda l’eternità. Anche all'interno del sistema cristiano vi è il clero “secolare”, costituito da preti che vivono nel mondo, coloro che vivono fuori dal mondo in monasteri o conventi sono detti “regolari”, poiché seguono una regola prescritta dal proprio ordine religioso. Per secolarizzazione si intende il processo in cui le componenti religiose di una società si attenuano, in conseguenza alla modernità. Secondo Hervieu-Leger la modernità si può declinare in tre assi: 1. il primo riguarda la progressiva razionalizzazione, con l’imporsi dei progressi tecnici e scientifici; 2. il secondo riguarda l’autonomia dell’individuo e del cittadino, che inizia a cercare il fondamento della propria vita nella ragione e non al di fuori di se stesso o in qualcosa di superiore; 3. il terzo riguarda la separazione del religioso dal politico, in quanto la modernità pare confinare la religione in una sfera a parte, rispetto a quanto accadeva nelle civiltà antiche dove invece la dimensione religiosa pervadeva tutta l’esistenza umana. La modernità, legata a questi tre processi, implicherebbe la secolarizzazione. Le spiegazioni razionali riducono il mistero delle religioni, l’autonomia dell’individuo dà meno peso alle componenti che erano ritenute sovra-individuali (es. richiamo alle leggi divine), la separazione del religioso dal politico comporta per forza una riduzione dello spazio del religioso. La civiltà occidentale, caratterizzata da modernità e secolarizzazione, è costituita da reti di relazioni tra elementi culturali di retaggio del mondo classico greco e romano, ebraico e cristiano con apporti islamici. Il processo di modernizzazione tuttavia non è lineare e di conseguenza non si può collocare in una fase precisa. Una riduzione delle componenti religiose della società è avvenuta raggiungendo il culmine nel 1960 e nei primi

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anni ’70, inducendo dei teorici a formulare teorie della secolarizzazione che registravano un processo di “eclissi del sacro”. E’ stata la seconda guerra mondiale a costituire uno spartiacque: con lo svuotamento delle campagne indusse a un’accelerazione dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione, decretando la fine della civiltà agricola, da sempre legata alle fasi del lavoro dei campi e segnata dal succedersi delle feste religiose. La crisi della pratica religiosa si è limitata a colpire le grandi religioni istituzionali, nelle quali si è rilevata anche una tendenza opposta, con lo sviluppo delle associazioni e dei movimenti ecclesiali. E’ inoltre esploso il fenomeno dei Nuovi Movimenti Religiosi. Le forme locali e tradizionali di religiosità, che parevano essere entrate in declino, hanno conosciuto una ripresa anche con i flussi migratori. Si è anche arrestata la tendenza che voleva le religioni confinate in spazi distinti dalla sfera pubblica: i rappresentanti delle religioni hanno un posto rilevante nel dibattito su questioni pubbliche. La secolarizzazione quindi ha eroso le grandi religioni istituzionali, determinando significativi cambiamenti fra società e religione, ma non ha comportato la scomparsa del sacro. Una ragione del rinnovato interesse per il religioso risiede nell’imporsi di movimenti come quello del Sessantotto, che in quanto anti-istituzionali crearono incertezza e disorientamento, di conseguenza determinarono una crescente domanda di senso a cui solo le religioni potevano dare risposta: fu sostanzialmente una crisi dei modelli di vita precedenti. Gli stessi elementi di base della modernità impediscono una completa desacralizzazione: scienza e tecnica possono portare progressi, ma non troveranno mai soluzioni e spiegazioni per l’incontrollabile, a cui invece si rimanda la religione. Lo spazio religioso risulta intatto, ma con nuove esigenze, in quanto la ricerca religiosa diviene più frammentaria, con il sorgere di gruppi di movimenti ecclesiali e di nuovi movimenti religiosi, e più individualizzata, con fenomeni come quello del “bricolage religioso” (costruire religioni fai da te, selezionando elementi ripresi da varie tradizioni).

Dinamiche delle feste contemporanee I mutamenti hanno portato ad una ridefinizione dei tratti della festa, creando anche la classe delle feste della civiltà industriale. Il sociologo francese Dumazedier ne evidenzia le principali caratteristiche. 1. Riduzione della dimensione collettiva. Nella società tradizionale la festa è un evento che coinvolge tutti, mentre la società attuale si suddivide in gruppi di dimensioni limitate, ognuno con le proprie esigenze, e a questi corrispondono una molteplicità di feste. Tutto ciò è collegato con il fenomeno della de-sincronizzazione dei tempi di lavoro, che impedisce periodi di astensione comuni. 2. Decadenza dell’aspetto cerimoniale a favore di quello ludico. Gli elementi giocosi e distensivi diventano primari, mentre l’evento commemorato e le componenti rituali della festa sbiadiscono. 3. Eccitazione, esaltazione, scarica emozionale, che contrassegnano il tempo festivo, tenderebbero ad essere sostituiti dalla distensione e dal riposo consentito dalla sospensione delle attività lavorative. La festa diverrebbe un semplice giorno di astensione dal lavoro: l’opposizione tempo comune / tempo di festa viene sostituita da quella tempo di lavoro / tempo libero. La festa è l’esplosione periodica ritualizzata del tempo libero. Non per forza queste caratteristiche consentono di distinguere fedelmente le feste del mondo antico da quelle attuali. Per quanto riguarda il primo aspetto, una frammentazione delle feste in rapporto a diversi gruppi sociali è sempre esistita (celebrazioni di eventi privati): l’idea che alle feste partecipasse l’intera comunità fa parte di un cliché che non riflette la realtà storica. E’ comunque vero che vi era una relativa pressione sociale nei confronti della festa, e che oggi essa si sia notevolmente attenuata.

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Per quanto riguarda il secondo aspetto, la decadenza dell'aspetto cerimoniale a favore di quello ludico sembra essere espressa nella celebrazione del 2 giugno, considerato con un giorno di ferie per la pianificazione delle vacanze più che un momento cerimoniale di manifestazione pubblica. Ciò può essere interpretato come una dimensione cerimoniale, in quanto prevede l’organizzazione rituale del tempo festivo. Per quanto riguarda il terzo aspetto, i comportamenti esasperati e intensi sono presenti in qualunque serata in discoteca, a prescindere dalla ricorrenza. La ricerca di emozioni intense non ha lasciato il posto al festeggiare visto come momento di riposo, ma piuttosto l’una e l’altra si sono scisse dall’idea tradizionale di festa. I tre aspetti della “festa della società industriale” costituiscono quindi orientamenti generali, registrando una tendenza delle feste odierne ad essere meno condivise, meno cerimoniali e meno parossistiche, e più parcellizzate, ludiche e distensive. Gil Calvo parla di dissoluzione festiva, una tendenza della festa a svolgersi secondo moduli meno stabiliti, più variabili, di un maggiore tasso di trasgressione e di una decontestualizzazione, per cui la festa diventa più globalizzata e più cosmopolita. La contemporaneità registra la nascita di nuove feste (festa della mamma e di San Valentino), e le feste religiose acquistano valenze profane o si interiorizzano. Negli ultimi anni sta avendo luogo un proliferare di ricorrenze che non sono né religiose, né civili, né private: il loro sviluppo è messo in rapporto con il “bisogno di festeggiare”, non più appagato dalle feste tradizionali. In esse caratteristiche importanti sono l’attenuazione della dimensione e della partecipazione collettiva, con un prevalere dell’edonismo consumista e della spettacolarizzazione. Difficilmente si riconoscerà una categoria specifica di feste contemporanee: la festa di oggi si deve confrontare con le ricorrenze singolarmente considerate nel loro mutamento. I principi di classificazione che verranno utilizzati come indicatori sono: - la religiosità delle celebrazioni - l’aspetto tradizionale - il valore civile - la dimensione pubblica o privata

2. Feste religiose, feste tradizionali, feste popolari Un campo frastagliato La difficoltà di classificare le feste emerge in primo luogo considerando le feste religiose: nel mondo cattolico di rito romano, accanto alle celebrazioni del calendario liturgico condivise da tutti, si affiancano quelle legate a tradizioni locali. Vi sono feste religiose “tradizionali” e feste “popolari”, come alcune sagre. La componente religiosa del popolare implica una maggiore semplicità e immediatezza del rapporto con il divino, un desiderio di relazioni con Dio “più immediatamente redditizie”, che rispondano più concretamente ai bisogni spirituali e materiali dei fedeli. Il suo opposto, il non-popolare, è identificato nell’elitario (contrapposto alle masse), nel sacerdotale (contrapposto al laico), nel dotto (contrapposto all’ignoranza e alla mancanza di consapevolezza, componenti della religiosità popolare). Le feste popolari inoltre hanno un rilievo locale, sono radicate e hanno un legame con un territorio preciso: una città, un paese, una parrocchia. Rivestono una forte valenza identitaria, segnando e definendo i confini di un gruppo. I membri di una comunità che si incontrano una volta l'anno per la processione in onore del santo patrono possono farlo per abitudine, per viva partecipazione o per curiosità, e non sono indifferenti al senso di appartenenza suggerita dalla celebrazione. Le feste popolari e locali sono considerati eventi tradizionali perché legati a una tradizione (“tradizione” deriva 3

dal latino traditus, ovvero “consegnare oltre”). Il valore di una festa viene accresciuto del suo essere tradizionale, del suo radicarsi nel passato come un riferimento a un evento fondatore o immemoriale, e dal suo perpetuarsi nel tempo di generazione in generazione. Tale radicamento può avere valenza storica oppure essere inventato con valenza ben precisa. Lo studioso Hobsbawm studia il tema della tradizione collegandolo al concetto di “invenzione”: per lo studioso la tradizione è un punto di vista che gli uomini del presente sviluppano su ciò che li ha preceduti, un’interpretazione del passato condotta in funzione del presente. Le tradizioni inventate secondo Hobsbawm sono quelle emerse in modo difficilmente ricostruibile nell’arco di un periodo breve, e che si sono imposte con grande rapidità. Esse si sono inserite nel vuoto lasciato dal declino di tradizioni autentiche e davvero antiche. Il valore di una festa è, nella sensibilità comune, accresciuto dal suo essere tradizionale, dal suo radicarsi nel passato in riferimento ad un evento memorabile, e dalla sua continuità nel tempo. Radicamento e continuità possono essere storicamente attestabili, oppure costruiti o inventati. Anche quando il riferimento storico esiste, si instaura un processo di plasmazione del passato. Si potrebbe immaginare un cerchio costituito dalle feste del calendario liturgico "universale" che sono anche tradizionali, una sezione del quale si sovrappone a un altro cerchio delle feste religiose tradizionali e locali, di cui un settore si sovrappone al cerchio delle feste locali tradizionali e non religiose, che si interseca a sua volta con il cerchio delle feste locali non religiose né tradizionali.

Feste del calendario liturgico tradizionale La festa religiosa è quella che mantiene un rapporto di continuità evidente con le celebrazioni del mondo antico e medievale e del mondo moderno. E’ la componente fondamentale dei calendari liturgici. Il calendario costituisce un tentativo di mettere in ordine il tempo scandendolo quantitativamente e presuppone un coagularsi di momenti qualitativamente diversi dalla successione cronologica ordinaria, le feste. Nel calendario liturgico la dinamica è opposta: esso scandisce il tempo qualitativo, fondato su momenti religiosamente pregnanti, le feste, punti di riferimento per la definizione del tempo. Ogni mondo religioso ha le sue liturgie. Il calendario cristiano ha avuto un'influenza maggiore, contribuendo a modellare il nostro approccio naturale alla scansione del tempo, in quanto esiste un giorno di riposo settimanale condiviso collettivamente, la domenica. Nel mondo islamico il riposo è il venerdì, nel mondo ebraico il sabato, nella popolazione cinese non è previsto. L'uso di contare gli anni a partire dalla data, fissata dalla tradizione, della nascita di Gesù non è universale: Israele parte dalla tradizione rabbinica nella creazione del mondo (3761 a.e.v.), i musulmani considerano l'anno in cui ebbe luogo l'Egira, il trasferimento del profeta dalla Mecca a Medina (622 e.v.). Il calendario liturgico cristiano presenta differenze a seconda che si tratti del cattolicesimo, dell'ortodossia o del protestantesimo. Il mondo cattolico ambrosiano segue ritmi differenti da quello romano ed entrambe divergono da quello orientale. Per il cattolicesimo romano centrale è il ruolo del periodo pasquale con la Pasqua, culmine della settimana Santa in cui si celebrano passione e morte di Cristo; il periodo è preceduto dalla Quaresima che inizia il mercoledì delle Ceneri e prosegue fino all’Ascensione e alla Pentecoste 50 giorni dopo. Il Natale comincia con l'Avvento, quattro settimane prima del 25 dicembre, e termina con l’Epifania. Il tempo ordinario occupa la parte rimanente dell’anno. Importanti sono le feste mariane che sono presenti tutto l'anno come l'Assunzione (il 15 agosto) e l'Immacolata Concezione (l'8 dicembre), ogni giorno vengono celebrati anche più santi. Il fenomeno della secolarizzazione ha investito le religioni istituzionali presenti da più tempo in Europa comportando una contrazione dei fedeli e una minore partecipazione ai riti, l'adesione religiosa o marginale nella vita ordinaria. Le festività religiose, che hanno conosciuto una riduzione della dimensione collettiva, sono concepite come momento di svago, di riposo principalmente. Difficilmente nelle vacanze pasquali si potrà riconoscere la permanenza di una festa religiosa sentita come tale: queste vacanze sono piuttosto considerate come periodi di tempo senza impegni lavorativi.

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La festa più sentita è il Natale. La celebrazione religiosa si limita alla partecipazione alla messa, più affollata di quella di Pasqua nonostante il minor rilievo nel calendario liturgico. Al Natale è associato il cosiddetto spirito natalizio, un più elevato tasso di spiritualità rispetto al resto dell’anno, cui sono sensibili anche cristiani non praticanti e i non cristiani. A Natale si associano usanze caratterizzate da simboli, rituali, miti condivisi e sganciati dall'occasione religiosa di partenza. Si ha una sorta di globalizzazione della festa e il suo svuotamento religioso trae un significato accettabile anche al di fuori dell'ambito cristiano.

Tradizioni immemoriali? Le varianti locali e le feste religiose sganciate dal calendario liturgico universale sono innumerevoli e diversificate fra loro. La festa religiosa tradizionale e locale presuppone un rapporto di continuità tra passato e presente all’insegna della conservazione di costumi e prassi rituali. Quanto il passato cui si fa riferimento sia esteso è difficile da stabilire: queste feste affondano infatti le loro radici in qualcosa di immemoriale (es. istituite dal miracolo di un santo, ecc.). Uno spartiacque evidente è conferito per le feste cristiane della nascita del cristianesimo, ma vi sono richiami spesso a una componente precristiana che sarebbe stata riqualificata, soprattutto se il culto veniva svolto in luoghi che conoscevano insediamenti precedenti con i relativi luoghi di culto. L’arcaicità per definizione di queste feste porta con sé l’idea che esse siano celebrazioni di origine precristiana, con l'esplicito richiamo a qualche cosa del passato, la mancanza di documenti che attestino la sua origine, e un'implicita identificazione tra autenticità, antichità e il fascino dell'altro, il non cristiano. Si crea un effetto-sfondamento in cui rituali la cui documentazione non risale a oltre centocinquant'anni, sono proiettati in un passato più che bimillenario. Tale continuità raramente è documentabile: spesso vi sono componenti naturali che hanno fornito alle diverse culture che si sono succedute lo spunto per una nuova elaborazione religiosa. Alcune modalità economiche (agricoltura e pastorizia), possono aver dato luogo a produzioni religiose analoghe o a comportamenti rituali, ai quali i riti cristiani si sono affiancati. Per quanto riguarda la documentazione letteraria ricordiamo i resoconti delle visite pastorali, preziosi perché fotografano una determinata prospettiva. La ricostruzione delle feste tradizionali comporta un complesso rapporto tra registrazione di dati attuali ed esame di documenti precedenti, in un equilibrio tra certezza e supposizione.

Declino e ripresa Si presuppone che le feste tradizionali, religiose e non, abbiano mantenuto una continuità di fondo plurimillenaria pur avendo subito cambiamenti in base ai tempi. Negli ultimi anni si sono verificati fenomeni di risemantizzazione, rifunzionalizzazione e reinvenzione. Il momento di svolta più consistente si ha negli anni ‘50 e ‘60 in Italia, che con la ricostruzione dell'economia successiva alla guerra, si è alzato il tasso di industrializzazione e urbanizzazione a discapito dell'economia agricola: a ciò consegue il declino dell’economia agricola. Si spopolano i piccoli centri, vi sono fenomeni migratori massicci verso la città e verso le zone dell'Italia più industrializzata, verso Paesi stranieri più prosperi. Le feste locali tradizionali sono giunte in declino dal momento che il loro ambiente di riferimento principale era lontano dei grandi centri urbani, proprio in quei territori che si stavano spopolando: erano intrecciate ai ritmi di lavoro nei campi che regolavano la vita quotidiana. Viene ridimensionato anche il legame di identità sociale, che con le frequenti emigrazioni si stava disgregando. Negli anni ‘50 si verifica un mutamento di mentalità, per cui si rifiutano gli schemi di vita legati alla civiltà contadina a vantaggio di una ricerca di benessere principalmente economico, per una ricerca di vita "al passo coi tempi": vi è una volontà d’innovazione. Allo stesso tempo si registra una contestazione dei valori che si opponevano al mondo i...


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