Poesie “A SILVIA” - “LA SERA DEL DÌ DI FESTA” - “LE RICORDANZE” DI GIACOMO LEOPARDI PDF

Title Poesie “A SILVIA” - “LA SERA DEL DÌ DI FESTA” - “LE RICORDANZE” DI GIACOMO LEOPARDI
Author camilla riva
Course Letteratura Italiana quinto anno
Institution Liceo (Italia)
Pages 4
File Size 69.3 KB
File Type PDF
Total Downloads 57
Total Views 124

Summary

ANALISI Poesie “A SILVIA” - “LA SERA DEL DÌ DI FESTA” - “LE RICORDANZE” DI GIACOMO LEOPARDI...


Description

“A SILVIA” dai Canti – Grandi Idilli La poesia non propone una vicenda d’amore, la situazione è lasciata nel vago nell’indeterminato: ciò che unisce Silvia e il poeta è solo il parallelismo tra due condizioni; la condizione giovanile, dalle sue speranze e dei suoi sogni, poi dalla loro delusione. La figura femminile di Silvia è poverissima di indicazioni concrete: la sua immagine vive solo di due particolari, uno fisico, gli occhi ridenti e fuggitivi e uno psicologico, l’atteggiamento lieto e pensoso. Ancora più vaga la raffigurazione del mondo esterno, l’ambiente che circonda alle due figure: il paesaggio primaverile è povero di indicazioni concrete. Non ci sono descrizioni, il mondo esterno è come rarefatto. Questa è estrema vaghezza non è casuale, riprende infatti la tendenza leopardiana del vago e indefinito che dà l’illusione di quell’infinito a cui l’uomo aspira. Lo sport da cui nasce la poesia è sicuramente un dato vissuto, ma questa realtà vissuta, per essere scritta in poesia, È sottoposta ad una serie di filtri che le tolgono quell’urgenza materiale. Il primo filtro è un filtro fisico: il mondo esterno è percepito attraverso la finestra, che allontana Leopardi lo separa dal mondo. La finestra è come il confine simbolico che mette in contatto i due mondi, l’interiore ed esteriore, l’immaginario e reale. La sua funzione è simile a quella della siepe dell’Infinito: limitando il contatto con reale, stimola l’immaginazione. Il secondo filtro è quello delle operazioni dell’immaginazione: il canto della fanciulla, per esempio, suscita l’immaginazione perché è una di quelle sensazioni vaghe ed indefinite perché danno l’illusione dell’infinito. Il terzo filtro è la memoria: il ricordo per Leopardi ha una funzione simile a quella dell’immaginazione. Nel caso di A Silvia la memoria richiama un particolare del passato, il canto della fanciulla. Non sia quindi solo la memoria, ma anche la memoria di un’illusione, dal momento che quel particolare canto è già stato. Il quarto filtro è un filtro filosofico: l’illusione recuperata dalla memoria non può più essere vissuta come negli anni giovanili. Nel tempo che è passato c’è stata la presa di coscienza del vero, ovvero, l’approdo a una visione fermamente pessimistica del mondo. L’illusione risorge comunque ma è sempre accompagnata dalla consapevolezza del vero. A Silvia si chiude con l’immagine della fredda morte, ma per l’intero componimento il poeta evoca, nonostante tutto, le immagini della vita della gioia, come protesta contro la forza maligna della natura che le ha negate all’uomo.

“LA SERA DEL DÌ DI FESTA” dai Canti – Idilli La poesia si apre con un notturno lunare. È una di quelle immagini vaghe e indefinite che danno all’uomo l’illusione di attingere all’infinito: per questo ha molto rilievo la luce della luna, molto più importante di quella del giorno, perché più soffusa e dolce. All’interno della poesia si colgono due temi fondamentali, Trattati in due parti distinte. Nella prima sia la contrapposizione tra due figure giovanili: quella della fanciulla, che si abbandona fiduciosa alle sue gioie alle sue speranze, quella del poeta, che la natura creato per essere infelice. Questa contrapposizione si manifesta attraverso atteggiamenti di violenta ribellione (per terra mi getto, e grido e fremo). La seconda parte presenta il tema del passare di tutte le cose, il tempo per correre vanificare ogni umano accidente. La meditazione è suggerita anche dal canto solitario che risuona nella notte. Di qui nasce una più vasta riflessione sulla gloria dei popoli antichi. Questa è la ripresa di un tema dell’Infinito: anche là lo stormire del vento e evocava l’infinità del tempo. Il legame tra le due parti potrebbe essere questo: il giorno del poeta sono orrendi, ma anche questa infelicità è nulla è destinata a svanire nel tempo. Nell’infinito c’è una conclusione analoga: il pensiero del poeta si annullava nell’immaginazione dell’infinito spaziale e temporale. Lo stesso si verifica anche qui? Ci sono due interpretazioni opposte, per alcuni il motivo del vanificarsi di ogni umano accidente riprende il motivo dell’indifferenza, per altri, la considerazione della vanità del tutto non accresce ma verifica la disperazione iniziale in una contemplazione struggente ma rasserenante di un destino di annullamento universale.

“LE RICORDANZE” dai Canti – Grandi Idilli Il tema di fondo di questa poesia è il ricordo, punto fondamentale da cui nascono i canti del ‘28-‘30: essi nascono infatti come recupero di una facoltà giovanile di immaginare e di sentire che Leopardi credeva perduta. Nel componimento i motivi si organizzano in un modo alternato; si alternano cioè di strofa in strofa i due temi fondamentali, gli inganni giovanili e la consapevolezza del vero. Al termine di ogni strofa viene, inoltre, annunciato il tema che sarà sviluppato in quella successiva. Ad esempio, la prima strofa rievoca le immaginazioni fanciullesche, ma al termine propone già il motivo negativo della vita dolorosa che sarà dominante nella seconda strofa. Le strofe dedicate al recupero degli ameni inganni attraverso la memoria sono tutte quelle immagini vaghe indefinite. Ad esempio, nella prima strofa si ha subito la prospettiva del cielo stellato, che nel pensiero fanciullesco crea tante immagini: il cielo stellato evoca infatti l’infinito. Nell’ultima strofa, infine, si ripropone il motivo della voce della fanciulla che riprende il canto di Silvia. Molti temi di quella lirica tornano in questa strofa: il vagheggiamento simbolo della speranza giovanile, poi stroncato dalla morte e la contemplazione del paesaggio, in questa poesia richiamato con gli onorati colli, in “A Silvia” richiamato con il maggio odoroso. Le strofe dominate dalla tematica del vero hanno invece un linguaggio privo di suggestioni immaginose. In questa poesia è anche possibile notare come in realtà Leopardi non riesca a rinunciare al piacere dell’immaginazione. Si rileva infatti un tono nostalgico che percorre tutto il componimento.

“IL SABATO DEL VILLAGGIO” dai Canti – Grandi Idilli

Il quadro paesano si apre con due figure femminili contrapposte, la donzelletta che immagina la gioia del giorno festivo e la vecchierella che ricorda la gioia delle feste della sua giovinezza. Le due figure rappresentano la speranza giovanile e la memoria. La speranza e la giovinezza si collegano col tema della festa della primavera, come accade anche ne “La sera del dì di festa”, in “A Silvia” e nella strofa di Nerina delle “Ricordanze”. Speranza giovanile e primavera sono simboleggiate dal “mazzolin di rose e viole”, ad esso si oppone il “fascio d’erbe” che rappresenta la realtà quotidiana. A togliere oggettività realistica contribuisce anche il fatto che il quadro di vita paesana è tutto costellato da quelle immagini vaghe indefinite. Alcuni esempi sono il complemento di luogo “dalla campagna” che suscita subito l’impressione di una vastità spaziale indeterminata; lo sfondo su cui è collocata la vecchierella, “incontro là dove si perde il giorno” e ancora il gioco di luce e ombra creato dalla luna nascente. La conclusione è affidata a un colloquio affettuoso con il “garzoncello”; invece di insistere sul vero che dissipa l’illusione, è un invito a non spingere lo sguardo oltre i confini dell’illusione giovanile....


Similar Free PDFs