La ginestra di Giacomo Leopardi PDF

Title La ginestra di Giacomo Leopardi
Author Fiammetta Farnetani
Course Italiano anno 5
Institution Liceo (Italia)
Pages 2
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Summary

Analisi della ginestra di Giacomo Leopardi....


Description

All’inizio del componimento si apre un paesaggio desolato alle 15 e Vesuvio, dove sboccia la ginestra, che il poeta ricorda di aver visto già nelle campagne romane, tra le antiche rovine e che diventa simbolo di una pacata resistenza alla violenza ostile della natura. La visione della ginestra crea nello scrittore una riflessione sul senso della vita dell’uomo e della sua storia. Dalla descrizione paesaggistica scaturisce nella seconda strofa la polemica del poeta verso la propria epoca e verso tutti coloro che si illudono con false credenze ottimistiche e rinnegano le conquiste filosofiche di secoli illuminati. Nella terza strofa, in antitesi rispetto ai miti ingannevoli, il poeta invita gli uomini ad accettare la propria condizione, senza mistificazioni ed a stringersi in una sociale catena contro la natura, nemica di tutti. Solo così il vivere collettivo potrà avere una solida base etica per tentare di arginare il dolore della vita. La quarta strofa si allarga alla contemplazione di una notte stellata e degli sconfinati spazi cosmici, di fronte ai quali risalta per contrasto la piccolezza dell’uomo, il quale pure non cessa di illudersi della propria centralità nell’universo. La quinta strofa, attraverso una similitudine quotidiana e dimessa, paragona la distruzione provocata dall’eruzione del vulcano al cadere dall’albero di una mela troppo matura, chi annienta in un istante un intero popolo di formiche. La riflessione sulla potenza della natura e sulla sua violenza contro l’umanità culmina nella sesta strofa, dove il poeta sottolinea come il timore del vulcano dopo 1800 anni tormenti ancora, come in passato, gli abitanti delle campagne circostanti: sovrasta il paesaggio è la moglie del Monte, simbolo delle per metà della natura e dei suoi tempi eterni, di fronte ai quali l’uomo e la sua storia appaiono irrilevanti. Ma strofa finale della lirica si concentra nuovamente sulla ginestra, che all’arrivo della lava distruttrice si piega docilmente ma che fino ad allora non si prostra con viltà per implorare e neanche si erge con superbia per bloccare proclamare una ingannevole immortalità. In questo modo l’arbusto fiorito, con la sua resistenza, con la sua dignità e con la sua dolcezza riesce a ad ergersi sulla rovina, diventa un esplicito modello esistenziale ed etico l’uomo. L’emblema della ginestra: la prima strofa prevalentemente descrittiva, si incentra sulla contrapposizione tra due immagini-simbolo: la ginestra e di vulcano. Il Vesuvio si erge al centro di un paesaggio arido e sterile, che testimonia crudamente il potere di una natura ostile, indifferente alla sofferenza umana. L’immagine delle campagne intorno a Roma, dove la ginestra pure fiorisce, introduce il motivo della potenza dominatrice ormai decaduta, immagine ribadita dalle rovine della città romane, devastate dalla luce e molti secoli prima, sui fianchi del vulcano: emerge la valutazione della storia dell’uomo come un fatto irrisorio. Si tratta di un giudizio in contrasto con la visione provvidenzialistica cristiana quanto le mitologie progressiste dell’epoca leopardiana, il quale assegnava all’umanità un destino di progresso certo e di dominio sulla realtà. La ginestra, unico fiore che riesce a germogliare nel deserto di lava divenne così un emblema dell’atteggiamento umile ma dignitoso che ogni uomo dovrebbe invece assumere, sfuggendo la simulazione le mistificazioni, accettando la propria realtà di dolore e adoperandosi con compassione per alleviare le condizioni di sofferenza di tutti gli uomini. Al tempo stesso, questo fiore con coraggio resisti ogni disastri con un dolce profumo consola il disguido deserto può essere inteso anche come un simbolo della poesia dell’ultimo Leopardi che, senza rinunciare ai valori dell’arte, propone modelli etici positivi ispirati alla realtà. Tra polemica e nuovi valori: a partire dal verso 37, il poeta articolo una risentita polemica nei confronti delle diffuse ideologie spiritualiste della sua epoca le quali, abbandonando il materialismo in nome del ritorno ai valori religiosi, esaltano la centralità dell’uomo nel creato e la fiducia in un rapido progresso dell’umanità. Il verso di Mamiani, riportato ironicamente in chiusura di strofa, è un compendio delle illusioni progressiste, smentite duramente dalle testimonianze evidenti perfino in senso materiale.

Nella seconda strofa Leopardi continua ad attaccare duramente queste concezioni, sostenendo che esse, invece di segnare uno sviluppo del pensiero umano, hanno comportato un regresso culturale, annullando le conquiste del pensiero laico il razionalista del Rinascimento e dell’Illuminismo. Il poeta oppone il proprio fermo disprezzo alla viltà e alla paura che spingono i suoi contemporanei ad ignorare la miseria della condizione umana e ad inneggiare a presunte conquiste di libertà che nascondono al contrario di nuovo controllo delle coscienze sottomesse al dogma religioso e alla politica. La paura del vero, rivelatore di tutto il dolore il rimediabile della condizione umana, il poeta contrappone in finale di strofa la figura solitaria e coraggiosa che invece persegue il vero corso di sofferenza e solitudine....


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