ALLA LUNA DI Giacomo Leopardi PDF

Title ALLA LUNA DI Giacomo Leopardi
Author Cristina Cafà
Course Lettere
Institution Università degli Studi di Catania
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ALLA LUNA DI GIACOMO LEOPARDI: PARAFRASI Parafrasi: O luna graziosa, mi ricordo che, un anno fa, sopra questo colle venivo pieno di angoscia per guardarti: e anche in quel momento, così come ora, rimanevi sospesa sulla quella selva che illumini per intero. A causa, però, del pianto che mi sgorgava dagli occhi il tuo volto mi appariva tremulo e annebbiato, poiché la mia vita è dolorosa, e ancora lo è, non dando alcun segno di voler cambiare, luna, mia cara. Eppure ricordare mi dà sollievo, così come contare gli anni che ho passato a soffrire. Oh, com’è gradito quando giunge in età giovanile la speranza di chi ha ancora davanti a sé un lungo cammino e la memoria lascia dietro sé un tratto breve, il ricordo del passato, nonostante questo sia stato triste e il ricordo ne perduri ancora!

“Alla luna” di Giacomo Leopardi è una delle liriche contenute nei Canti. Composta con molta probabilità a Recanati, la poesia è datata 1820. Questo componimento è assai significativo nella produzione di Giacomo Leopardi, in quanto va a toccare un tema a lui caro e particolarmente presente in tutta la sua composizione poetica: il ricordo. A questo proposito, in origine il titolo della poesia sotto analisi era proprio La ricordanza. Vediamo insieme testo, analisi e parafrasi de “Alla luna” di Giacomo Leopardi. Il componimento è facilmente divisibile in due parti, una prima in cui viene descritto un notturno lunare e una seconda in cui viene evidenziato il grandissimo valore del ricordo come consolazione.

-In questa poesia sono presenti molte situazioni e temi cari a Leopardi come il rimirare la luna che permette al poeta di ricordare i momenti passati e quindi anche quello del ricordo è un motivo ricorrente nella poetica di questo autore, poiché l’azione di contemplazione, di immaginazione e di ricordo è presente anche in “A Silvia” dove il poeta ricorda la figura della fanciulla, i cui sogni sono stati infranti dall’improvvisa morte. Viene presentato il ricordo della gioventù (in contrasto con l’età adulta) e dei momenti del passato (contrapposti al tempo presente, come possiamo vedere al verso nove “era mia vita; ed è, né cangia stile”) rievocati dalla vista dell’astro con termini che si riferiscono al tempo oggettivo trascorso e al tempo soggettivo della memoria come “rammento”, “or volge l’anno”, “tempo giovanil”, “lungo…e breve…”, “memoria”, “passate cose”. Notiamo quindi che lo spazio è intriso di tempo vissuto dall’individuo, infatti la poesia non sta nelle cose, ma nell’individuo: le cose offrono l’occasione, ma è l’interiorità che dà a esse significato.

-Il poeta è in uno stato di dolce malinconia che rende la natura sua confidente. Egli contempla la luna che splende sopra una selva, rischiarandola, e ricorda l’anno passato: lo stesso giorno, con gli occhi colmi di lacrime, alla stessa ora aveva visto la medesima luna. La sua vita continua ad essere infelice, ma il ricordo appare dolce, nonostante la sua tristezza e quindi la contemplazione del paesaggio permette al poeta di riflettere sul suo destino, sulla sua giovinezza, sulla speranza e sul dolore, sul susseguirsi del tempo. In questo idillio, come in tutte le altre poesie, sono presenti varie parole “poeticissime” come la “selva” e il “colle” (che richiamano la “siepe” e il “colle” de “L’infinito”), “graziosa”, “dolore” e “angoscia”. Molti termini della poetica leopardiana si riferiscono a immagini vaghe ed è piacevole vedere degli oggetti non chiaramente distinguibili a causa di impedimenti naturali o artificiali perché così facendo si può immaginare l’infinito e questo risulta estremamente piacevole, anche perché l’immaginazione non ti pone in contatto con la “brutta” realtà del presente, che fa si che ogni illusione svanisca per lasciare maggiore spazio al vero.

-Uno dei temi fondamentali è l’infelicità costante nell’esistenza di Leopardi, ma per quanto si abbia un oggetto doloroso, il ricordo è pur sempre dolce: esso presuppone infatti un’attribuzione sentimentale, in cui ci si allontana dall’amarezza della realtà immediata. L’anima umana aspira a un piacere assoluto, l’infinito, che si può trovare solo nell’immaginazione perché produce speranze e illusioni, ma il vero, la realtà, limita questo processo immaginativo e ci fa comprendere che noi possiamo percepire solo un piacere limitato e non del tutto appagante e quindi il dispiacere finale può culminare anche con la morte. Nei primi cinque versi viene evocato lo scenario lunare preciso, sottolineato dagli aggettivi dimostrativi in “questo colle” e in “quella selva”;nei successivi versi fino al dieci è rappresentata un’immagine della luna sfocata e offuscata lievemente dal piano del poeta, ma questo provoca una sensazione piacevole nell’animo dell’individuo

analisi del testo “Alla luna” è un componimento scritto da Leopardi attorno al 1820 e inserito nell’edizione dei Canti del 1831. L’aggiunta degli ultimi versi è stata fatta nell’edizione postuma del 1845. Il tema della poesia è squisitamente romantico. Essa sviluppa il rapporto che c’è tra uomo e paesaggio notturno senza trascurare il tema assai caro di quanto un ricordo possa essere dolce e amaro per l’uomo. La poesia è composta in endecasillabi sciolti e parte con l’invocazione alla luna, astro molto caro a Leopardi e suo confidente rispetto alle continue angosce che vive. Appare evidente sin da subito come, in questa poesia, ci sia una combinazione tra gli scorci di paesaggio notturno e le sensazioni dell’autore nel momento in cui lo guarda e il ricordo di quando il poeta, già in passato, andava a confidarsi con la luna. Leopardi si rivolge direttamente alla luna la quale, tuttavia, comunque non può capire fino in fondo il suo tormento interiore. Il blocco compatto di sedici endecasillabi di cui la poesia è composta non viene suddiviso nemmeno dalle rime. Nella prima invocazione domina il paesaggio notturno verso il quale Leopardi proietta la propria angoscia tornando su quel colle, un anno dopo, e vedendo la stessa luna che vide allora. Nonostante il tempo sia passato, lo stato d’animo dell’autore non è cambiato. Il poeta osserva la luna solo attraverso i suoi occhi, vedendola sfocata e deformata a causa del suo pianto. Il dolore si rinnova, quindi, nell’incontro con la luna; non sappiamo la causa di questo male che il poeta sta vivendo, un dolore immutabile di cui la luna è testimone. Il ricordo di un passato triste che si tramuta in un presente triste sembra consolare il poeta, anche se nel testo non viene spiegato il motivo per cui è così.

COMMENT COMMENTO: O:

La poesia, come tutti i primi idilli è costruita sull’opposizione tra il presente e il passato: in questo caso, tra i sentimenti dell’anno precedente, quando il poeta ammirava la luna pieno di angoscia e quelli del momento presente: il dolore è sempre lo stesso, nulla è cambiato nella vita di Leopardi, ma il ricordo addolcisce la tristezza, perché appartiene al tempo della giovinezza, quando ha ancora tanto spazio la speranza, data dalle illusioni, contrapposta alla memoria, che ha ancora un percorso breve dietro di sé. Gli ultimi due versi sono stati aggiunti, con ogni probabilità, in un momento successivo, per prendere le distanze dalle illusioni giovanili: infatti, compaiono solo nell’edizione dei Canti del 1845. Con la luna, sua interlocutrice prediletta, il poeta instaura un dialogo affettuoso, chiamandola “graziosa

Il componimento Alla luna appare dolce e pacato, caratterizzato da quell’atmosfera di “vago e indefinito”, che per Leopardi è sommamente poetica: angoscia e dolcezza coesistono tranquillamente, poiché il ricordo mitiga il dolore e provoca sentimenti di pacatezza: a creare tale atmosfera contribuisce anche la frequente allitterazione della consonante “l”. Lo stile è letterario e nel componimento sono presenti diversi riferimenti alla tradizione di cui possiamo citare sicuramente il Petrarca del Canzoniere (v. 2 “or volge l’anno”; v. 7 (“alle mie luci”, metafora tipica nella poesia di Petrarca) o al v. 9 (“né cangia stile”).

Figure Retoriche 

Enjambements travagliosa / era la mia vita (vv. 8-9); “mi giova / la ricordanza” (vv. 10-11); “l’etate / del mio dolore” (vv. 11-12); “lungo / la speme” (vv. 13-14);



Allitterazione della “l”: “Luna-voLge-coLLe-aLLor-seLva-nebuLoso-tremuLo-doLorediLetta”;



Anafora “o graziosa luna […] o mia diletta luna” (vv. 1; 10);



Apostrofe “o graziosa luna” (v. 1); “o mia diletta luna” (v. 10);



Metonimia “pianto” (v. 6);



Metafora “luci” (v. 7);



Iperbato “Ma nebuloso e tremulo dal pianto / che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci / il tuo volto apparia” (vv. 6-8);



Anastrofe “lungo /la speme e breve ha la memoria il corso” (vv. 13-14);



Chiasmo “lungo /la speme e breve ha la memoria il corso” (vv. 13-14).

Metrica:

endecasillabi sciolti (16). Numerosi gli enjamblements (v.1-2-4-6-7-8-10-1112-13) e iperbato ai versi 6-7, 13-14 e 12-15....


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