La frase complessa PDF

Title La frase complessa
Course Italiano
Institution Liceo (Italia)
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La frase complessa...


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Pillole di sintassi 2 La frase complessa 1. La frase complessa. La frase complessa, detta anche periodo, è una frase composta da più frasi o proposizioni. Un sistema pratico ed efficace per capire subito se una frase è semplice o complessa, e nel secondo caso da quante proposizioni è composta, è di contare quanti verbi questa frase contiene. Se contiene un solo verbo è una frase semplice; se contiene due, tre, quattro verbi è una frase complessa che contiene due, tre, quattro proposizioni. La frase complessa è formata da proposizioni legate fra loro in base a un ordine logico. Elemento base di ogni periodo è la proposizione principale, o reggente, cui sono collegate altre proposizioni attraverso due meccanismi che già conosciamo perché agiscono anche all’interno della frase semplice: la coordinazione, o paratassi, e la subordinazione, o ipotassi (vedi Pillole di morfologia 3, § 3.1).

1.1. La frase principale. Viene definita generalmente come la frase che può stare da sola, quella che sarebbe una frase ben formata anche se tutte le altre frasi del periodo non ci fossero. Questa definizione si attaglia bene a certi tipi di frasi reggenti, ma non ad altri, come chiariremo meglio nei paragrafi che seguono. Intanto due esempi: 

Arrivi sempre tardi perché sei un maleducato.



Ti ho detto di non portare più a casa degli animali.

Nel primo esempio la frase principale “arrivi sempre tardi” è effettivamente una principale con una sua completezza, funziona benissimo anche senza la proposizione subordinata che segue “perché sei un maleducato”, di cui si potrebbe anche fare a meno. Nel secondo esempio invece la proposizione principale “Ti ho detto” non è in grado di trasmettere un messaggio di senso compiuto e c’è bisogno quindi, per completare il significato, della subordinata che segue, cioè “di non portare più a casa degli animali”. In questo esempio, dunque, la proposizione principale non è una frase che possa stare da sola. Come vedremo meglio più avanti, l’autonomia o la non autonomia delle proposizioni principali dipende dalla natura del verbo che ciascuna di esse contiene, dal numero di argomenti di cui quel verbo ha bisogno per poter completare il proprio significato (vedi Pillole di sintassi 1, § 4.2). Questo si vede bene negli esempi appena fatti: nel primo esempio, la frase principale “Arrivi sempre tardi” gode di una propria autonomia perché il verbo arrivare è monovalente e, in quanto tale, si completa legandosi a un solo argomento, il soggetto; nel secondo esempio invece la principale “Ti ho detto” resta sospesa, non ben formata senza ciò che segue, perché il verbo dire, per poter esprimere qualcosa di completo, richiede, oltre al soggetto che dice, anche ciò che viene detto. 1.1. Coordinazione e subordinazione: le frasi coordinate Per esempio:  Il presidente ha messo in guardia da facili ottimismi e ha invitato tutti alla prudenza.  Andiamo a cena fuori o guardiamo un film alla televisione. sono due frasi complesse, costituite ciascuna da due proposizioni coordinate l’una con l’altra per mezzo delle congiunzioni e e o (che, come abbiamo visto in Pillole di morfologia 3, § 2, sono appunto due congiunzioni coordinative). Le due proposizioni coordinate stanno sullo stesso piano. In entrambi gli esempi consideriamo la prima delle due proposizioni come la proposizione principale e la seconda come un’altra

2 proposizione principale coordinata alla prima o, che è lo stesso, come la coordinata alla principale, a cui è legata da una congiunzione: le due proposizioni sono entrambe principali, quindi stanno sullo stesso piano sintattico. Tanto è vero che potremmo invertirle di posizione, e ciascun periodo resterebbe ben formato e manterrebbe lo stesso significato. Anche in questo caso possiamo aiutarci visualizzando la struttura delle frasi. Possiamo rappresentare queste due frasi complesse con due alberi sintattici, così visualizzeremo bene che le due proposizioni che le compongono stanno sullo stesso piano:

Il meccanismo della coordinazione, che fin qui abbiamo considerato tra frasi principali, si attiva anche tra proposizioni subordinate (di cui stiamo per parlare):  Non sono venuto perché non ne avevo voglia e perché c’era un tempo orribile. Qui la proposizione principale è “Non sono venuto”. Da questa frase principale dipendono due frasi subordinate: “perché non ne avevo voglia” e “perché c’era un tempo orribile”, legate entrambe direttamente alla principale da un rapporto logico di causa e coordinate fra loro (entrambe esprimono il motivo per cui “non sono venuto”). 1.2. Coordinazione e subordinazione: le frasi subordinate. In queste altre frasi complesse:  Ti ho detto di non portare più a casa degli animali.  Sei arrivato tardi perché sei un maleducato.  Marisa ha studiato tanto per farsi un nome  L’amministratore si è dimesso benché nessuno lo avesse chiesto  Oggi ho incontrato la ragazza che mi hai presentato ieri. ci sono sempre due proposizioni in ogni frase, e la seconda di queste proposizioni è subordinata alla prima. Le due proposizioni non stanno sullo stesso piano, come nel caso delle coordinate, bensì la seconda dipende dalla prima. Vediamole una per una.  Ti ho detto di non portare più a casa degli animali. Qui la frase subordinata “di non portare più a casa degli animali” equivale al complemento oggetto della frase principale “Ti ho detto”. Avrei potuto dire, con una frase semplice, “Ti ho detto la verità”, o “Ti ho detto tutto”, o “Ti ho detto le ultime notizie”, esprimendo, con un sintagma nominale, il complemento oggetto del verbo dire. Qui invece non ho messo, al posto del complemento oggetto di dire, un sintagma nominale, ma una proposizione (che infatti si chiama proposizione oggettiva), dando così luogo a una frase complessa1. 1 NB. La differenza tra complementi e proposizioni subordinate è che i complementi sono insiemi di parole

che non contengono verbi: sono quindi porzioni di frasi; le subordinate sono invece insiemi di parole che ruotano intorno a un verbo: quindi sono vere e proprie frasi.

3 Notiamo che questa proposizione subordinata è introdotta da una preposizione (di) e ha il verbo all’infinito (portare). Cioè è una subordinata implicita. Si chiamano infatti subordinate implicite le proposizioni che hanno come verbo un verbo di modo non finito (infinito, gerundio o participio)2. Le proposizioni implicite sono introdotte da preposizioni (qui dalla preposizione di). Rappresentiamo la struttura di questa frase in forma di albero sintattico e vediamo così che la proposizione subordinata oggettiva non sta sullo stesso piano della principale, ma sta appunto su un piano più basso. Non sta accanto alla frase principale, come nel caso delle frasi coordinate, ma sta dentro la frase principale, così come vi starebbe il sintagma nominale con la funzione di complemento oggetto. È una subordinata di I grado3 perché è al livello immediatamente inferiore a quello della principale4.

 Sei arrivato tardi perché sei un maleducato. Qui la proposizione subordinata “perché sei un maleducato” rappresenta la causa del fatto che “Sei arrivato tardi”. Avrei potuto dire, con una frase semplice, “Sei arrivato tardi per la tua maleducazione”, o “… per il traffico”, o “… per lo sciopero dei treni”, esprimendo, con un sintagma preposizionale, il complemento di causa. Qui invece ho espresso la causa con una proposizione subordinata causale, dando così luogo a una frase complessa. Notiamo che la proposizione subordinata è introdotta da una congiunzione subordinante (perché) e ha il verbo all’indicativo (sei). Cioè è una subordinata esplicita. Si chiamano infatti subordinate esplicite le proposizioni che hanno come verbo un verbo di modo finito (indicativo, congiuntivo, condizionale5). Le proposizioni esplicite sono introdotte da congiunzioni subordinanti (qui la congiunzione subordinante perché. Vedi Pillole di morfologia 3, § 2). Rappresentiamo la struttura di questa frase in forma di albero sintattico e vediamo così che la proposizione subordinata causale non sta sullo stesso piano della principale, ma sta appunto su un livello inferiore. Non sta accanto alla frase principale, come nel caso delle frasi coordinate, ma sta dentro la frase principale, così come vi starebbe il sintagma preposizionale con la funzione di complemento di causa. Anche questa è una subordinata di I grado, perché è al livello 2 Sono modi in cui i verbi non sono in grado di esplicitare il soggetto attraverso le proprie desinenze ( amare,

amando, amato, per esempio, sono forme verbali da cui non si evince se il soggetto è di prima, seconda o terza persona sing. o plur., come si capirebbe invece da amo, ami, ama ecc.). 3 Una subordinata è di primo grado se dipende dalla principale; di secondo grado se dipende da una subordinata di primo grado, di terzo grado se dipende da una subordinata di secondo e così via. Attenzione però: il riconoscimento del grado di una subordinata può non essere coì scontato, come si può vedere anche dal semplice esempio fatto poco sopra: “non sono venuto perché non ne avevo voglia e perché c’era un tempo orribile”. Stando a quanto appena detto, si potrebbe concludere che la seconda subordinata “perché c’era un tempo orribile” sia di II grado, visto che tra questa e la principale si colloca la subordinata di primo grado “perché non ne avevo voglia”. Invece la subordinata in questione è di primo grado anch’essa perché è coordinata alla subordinata che la precede. 4 Nell’albero vedrete che il pronome “Ti” compare come SP= sintagma preposizionale perché equivale a “a te”. 5 Modi attraverso i quali un verbo è in grado di esplicitare il proprio soggetto per mezzo delle desinenze (vedi anche nota 2).

4 immediatamente inferiore a quello della principale (se la frase proseguisse con “… perché sei un maleducato, come ti ho detto tante volte”, “come ti ho detto tante volte” sarebbe una subordinata di II grado, dipendente dalla subordinata di I grado e così via).

 Marisa ha studiato tanto per farsi un nome Qui la proposizione subordinata “per farsi un nome” rappresenta il fine per il quale “Marisa ha studiato tanto”. Avrei potuto dire, con una frase semplice, “Marisa ha studiato tanto per il successo”, o “… per il proprio futuro”, esprimendo, con un sintagma preposizionale, il complemento di fine. Qui invece ho espresso il fine con una proposizione subordinata finale, dando così luogo a una frase complessa. Notiamo che la proposizione subordinata è introdotta da una preposizione (per) e ha il verbo all’infinito (farsi). Cioè è una subordinata implicita. Come abbiamo già visto, infatti, chiamano proposizioni implicite le proposizioni che hanno come verbo un verbo di modo non finito (infinito, gerundio o participio). Le proposizioni implicite sono introdotte da preposizioni (qui la preposizione per). Rappresentiamo la struttura di questa frase in forma di albero sintattico e così vediamo che la proposizione subordinata finale non sta sullo stesso piano della principale, ma sta appunto su un livello inferiore (anche questa è una subordinata di I grado).

 L’amministratore si è dimesso benché nessuno lo avesse chiesto Qui la proposizione subordinata “benché nessuno lo avesse chiesto” rappresenta la circostanza nonostante la quale “L’amministratore si è dimesso”. Avrei potuto dire, con una frase semplice, “L’amministratore si è dimesso nonostante la fiducia dei consiglieri”, esprimendo, con un sintagma preposizionale (introdotto dalla preposizione impropria nonostante), il complemento concessivo. Qui invece ho espresso lo stesso concetto con una proposizione subordinata concessiva, dando così luogo a una frase complessa. Notiamo che la proposizione subordinata è introdotta da una congiunzione subordinante (benché) e ha il verbo al congiuntivo (avesse chiesto). Cioè è una subordinata esplicita. Si chiamano infatti subordinate esplicite le proposizioni che hanno come verbo un verbo di modo finito (indicativo,

5 congiuntivo, condizionale). Le subordinate esplicite sono introdotte da congiunzioni subordinanti (qui la congiunzione subordinante benché). Rappresentiamo la struttura di questa frase in forma di albero sintattico e anche in questo caso vediamo che la proposizione subordinata concessiva non sta sullo stesso piano della principale, ma sta appunto su un livello inferiore (anche questa è una subordinata di I grado), interna alla proposizione principale come sarebbe interno il complemento concessivo “nonostante la fiducia dei consiglieri”.



Oggi ho incontrato la ragazza che mi hai presentato ieri.

Questa frase è diversa da tutte le precedenti. Infatti, qui la proposizione subordinata (“che mi hai presentato ieri”) non dipende – come in tutte le frasi precedenti - dal verbo della proposizione principale, ma si collega a un nome presente nella principale, cioè la ragazza. E il che, che introduce la proposizione subordinata, non è la congiunzione subordinante che, ma è il pronome relativo che. Come abbiamo visto in Pillole di morfologia 2, § 2.2, “i pronomi relativi mettono in relazione due proposizioni che hanno un elemento – un nome o un altro pronome – in comune ( Ho un cane + Il cane fa sempre le feste > Ho un cane che fa sempre le feste). Il nome al quale il pronome relativo si riferisce (cane) si chiama antecedente”. Ci troviamo quindi di fronte a una proposizione subordinata relativa, introdotta da un pronome relativo. La differenza strutturale che abbiamo appena notato rispetto a tutte le altre frasi subordinate – quelle si collegano al verbo della frase sovraordinata, questa si collega a un nome della frase sovraordinata – si visualizza bene negli alberi sintattici: le varie frasi subordinate che abbiamo visto fin qui (andate a rivederle) sono tutte interne al sintagma verbale della principale, questa invece è interna al sintagma nominale della principale, che contiene l’antecedente del pronome relativo.

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2. Proposizioni subordinate: argomentali, non argomentali, relative Sulla base dell’analisi sintattica che abbiamo svolto di queste 5 frasi campione, siamo ora in grado di illustrare la classificazione di tutte le frasi subordinate in tre grandi categorie: subordinate argomentali, non argomentali e relative. La distinzione tra subordinate argomentali e non argomentali ricalca esattamente la distinzione che, trattando della frase semplice (vedi Pillole di sintassi 1, § 4.3), abbiamo fatto fra argomenti del verbo e complementi non argomentali del verbo:  

gli argomenti saturano le valenze del verbo e sono necessari perché il verbo significhi l’“evento” che costituisce il suo significato, dunque non possono mancare, e se mancano la frase è agrammaticale; i complementi non argomentali aggiungono informazioni non essenziali, nel senso che, se anche mancano, l’“evento” significato dal verbo rimane integro, e quindi la frase rimane grammaticale.

Bene, la stessa distinzione sussiste fra le subordinate argomentali e quelle non argomentali. Ne abbiamo visto alcuni esempi nel paragrafo precedente. Rivediamoli qui. Nella frase “Ti ho detto di non portare più a casa degli animali” la subordinata “di non portare più a casa degli animali” equivale a un complemento oggetto del verbo della principale (indica che cosa ti ho detto). Infatti, si chiama subordinata oggettiva. Quindi rientra fra le proposizioni subordinate argomentali, dato che il complemento oggetto è un argomento del verbo (dei verbi transitivi). Infatti *“Ti ho detto” e basta sarebbe una frase incompleta, agrammaticale. Nelle tre frasi successive che abbiamo analizzato, invece – “Sei arrivato tardi perché sei un maleducato”, “Marisa ha studiato tanto per farsi un nome”, “L’amministratore si è dimesso benché nessuno lo avesse chiesto” – le subordinate equivalgono a complementi non argomentali: rispettivamente complemento di causa, di fine e concessivo. Dunque, sono frasi subordinate non argomentali. Infatti, se le togliamo, “Sei arrivato tardi”, “Marisa ha studiato tanto” e “L’amministratore si è dimesso” restano frasi grammaticali, con una propria completezza sintattica e di significato. Infine, le frasi relative – per esempio “Oggi ho incontrato la ragazza che mi hai presentato ieri” – differiscono sia dalle argomentali che dalle non-argomentali perché non sono interne al sintagma verbale della sovraordinata, ma al sintagma nominale che contiene l’antecedente del pronome relativo che le introduce (vedi anche § 2.3).

2.1. Le subordinate argomentali Sono di cinque tipi: soggettive, oggettive, completive oblique e interrogative indirette, dichiarative. 2.1.1. Soggettive Costituiscono il soggetto del verbo della sovraordinata6: possono essere implicite (all’infinito) o esplicite (introdotte da che). Per esempio: 

Guardare un thriller non concilia il sonno.

  

Che tu ti comporti in questo modo con i tuoi sottoposti è una vergogna. Mi piace scalare le montagne. Mi piace che tu ti trovi altri amici.

6 Con “sovraordinata” si intende la frase che regge una subordinata, che può essere una principale ma anche

un’altra subordinata.

7 2.1.2. Oggettive 

Ti ho detto di non portare più a casa degli animali

 Preferisco fare di testa mia.  Penso che tu ti sia proprio sbagliato Come abbiamo già notato, le implicite o non sono introdotte da nessuna parola o sono introdotte da preposizioni (come di); le esplicite sono introdotte da congiunzioni subordinanti (come che). L’ultimo esempio ci fa notare che le subordinate esplicite possono avere un soggetto diverso dalle loro sovraordinata, le subordinate implicite generalmente no perché, avendo il verbo in uno dei modi non finiti, non sono in grado di esprimere un soggetto proprio. Questo vale per tutti i tipi di proposizione, quindi potrete notarlo da soli anche negli esempi seguenti. 2.1.3. Completive oblique Se il verbo della sovraordinata è un verbo transitivo, che regge il complemento oggetto, la subordinata argomentale è una oggettiva (vedi sopra). Se invece il verbo della sovraordinata è un verbo bivalente ma non transitivo, che richiede come argomento un sintagma preposizionale, allora la subordinata argomentale è una completiva obliqua, introdotta da una preposizione. Le completive oblique hanno nella frase complessa una funzione analoga a quella che nella frase semplice svolgono i complementi indiretti richiesti dalla valenza del verbo, come il complemento di specificazione e il complemento di termine7:  Ho badato a fare una bella figura.  Mi sono stupito di essere stato trattato con tanta gentilezza.  Dubito di aver fatto una buona impressione. 2.1.4. Interrogative indirette Le interrogative indirette, cioè introdotte da un verbo di “chiedere”, sono argomentali, perché questo tipo di verbi ha bisogno che sia espresso che cosa si chiede. Possono essere introdotte dalla congiunzione subordinante se, oppure da un pronome o aggettivo interrogativo:    

Gli chiesero se quella sera fosse uscito di casa. Mi chiedo che cosa ci facessi a quell’ora nel parco. Domandagli per quale motivo ti hanno interrogato. Vorrei sapere come hai fatto.

2.1.5. Dichiarative Le dichiarative sono un po’ diverse dalle argomentali viste finora. Esse, infatti si legano non al verbo, ma a un elemento nominale, un nome o un pronome, della frase da cui dipendono. Nella forma esplicita, sono introdotte dalla congiunzione che con il verbo all’indicativo o al congiuntivo; nella forma implicita, possibile solo se il soggetto è uguale a quello della reggente, le dichiarative si esprimono con di+ infinito: 

L’annuncio che la guerra era finita riempì tutti di gioia

7 Le completive oblique devono il loro nome al fatto che in latino i complementi indiretti, come appunto il

complemento di specificazione e il complemento di termine, venivano espressi nei cosiddetti “casi obliqui” (il caso genitivo per il complemento di specificazione e il dativo per il complemento di termine).

8  

L’idea che tu possa partire mi rattrista Ognuno ha diritto di esprimere la propria opinione.

2.2. Le subordinate non argomentali Sono tutte le a...


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