La luna e i falò - Riassunto del libro La luna e i falò di Cesare Pavese - La Luna E i Falò PDF

Title La luna e i falò - Riassunto del libro La luna e i falò di Cesare Pavese - La Luna E i Falò
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Genova
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Riassunto del libro La luna e i falò di Cesare Pavese...


Description

La luna e i falò è l'ultimo romanzo dello scrittore Cesare Pavese, scritto tra il 18 settembre e il 9 novembre 1949 e pubblicato nell'aprile del 1950. Il romanzo, dedicato all'ultima donna della vita di Pavese, Constance Dowling, [1] presenta elementi autobiograficidello scrittore piemontese ed è quello che conclude la sua carriera di narratore[2] .

Struttura La storia, raccontata in prima persona, non concerne solo il protagonista, di cui viene detto solo il soprannome Anguilla, ma tanti altri personaggi che entrano in relazione con lui, in un paese della valle del Belbo che non viene mai nominato ma che è Santo Stefano Belbo[3] (Piemonte). Il romanzo è un misto tra passato e presente e proprio per questo non è narrato nei minimi dettagli, ma vengono raccontati eventi che non sono (apparentemente) collegati tra loro, se non dai pensieri e dalle riflessioni del protagonista.

Trama La storia inizia quando Anguilla, tornato emigrante dall'America dopo la Liberazione, ritorna con il pensiero al momento in cui neonato era stato abbandonato sugli scalini del Duomo di Alba e quindi portato all'ospedale di Alessandria, dove era stato adottato da Padrino e da Virgilia, che per questa adozione ricevevano una mesata di cinque lire. Quando, successivamente alla morte di Virgilia e a una grandinata che distrusse la piccola vigna, Padrino decise di vendere il casotto dove vivevano, Anguilla si trasferì alla fattoria della Mora, dove iniziò a lavorare per la prima volta; c'era benessere in quel casale insieme a sor Matteo e alle tre figlie, Irene, Silvia, Santa (la più piccola). Pur essendosi affezionato a loro, tornato dall'America, preferisce non rivedere quel luogo. In trentadue capitoli il lettore si perde nei ricordi, spesso tristi, che Anguilla rivive con l'amico Nuto e capisce quanto sia importante per ognuno avere un paese, una famiglia, un punto di riferimento che leghi alla vita; di questo Anguilla si rende conto quando, lontano dalla sua valle, viene richiamato alla sua patria non da un amico o dalla patria stessa, bensì da quel senso di appartenenza al suo paese che lui si porta dentro insieme a tanta nostalgia. Per prima cosa, invece, Anguilla va a vedere la casa del Padrino, rimasta uguale, e conosce il nuovo proprietario, il Valino, e suo figlio Cinto, un ragazzo gracile e solitario. Quest'ultimo gli fa ricordare i tempi in cui era ragazzo, quando Nuto, più grande di lui, trattandolo sin da allora da amico, cercava di insegnargli tutto ciò che sapeva; Anguilla vuole essere per Cinto ciò che Nuto era stato per lui. Trascorrono molto tempo insieme, nasce anche un'amicizia tra loro e Cinto sa di potersi fidare di Anguilla: proprio per questo, quando il Valino, in preda ad un raptus di follia, uccide la nonna e la zia, dà fuoco alla casa e si suicida impiccandosi, il ragazzo va subito da Anguilla, che insieme a Nuto cerca di tranquillizzarlo. Anguilla sa che Irene e Silvia, come tanti altri, sono morte ed entrambe male, ma gli rimane oscura la sorte di Santa, che Nuto gli rivela solo alla fine: di notevole bellezza sin da quando era piccola, la donna, inquieta, era diventata spia prima dei tedeschi e dopo dei partigiani, poi ancora dei tedeschi e dei repubblichini; proprio allora era stata giustiziata, ancora in giovane età. È con la scoperta di questa triste vicenda che si conclude il romanzo, ma sicuramente non il viaggio di Anguilla. Da ragazzo pensava che il paese in cui viveva fosse tutto il mondo, ma ora che, viaggiando, ha capito come veramente è fatto il mondo, si rende conto che il proprio paese è in fondo la propria famiglia, «un paese vuol dire non essere mai soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti». Come lui stesso dice: «un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via». Anguilla però aveva sentito il bisogno di tornare, perché quegli stessi vigneti, alberi di fichi e valli non li ha trovati da nessun'altra parte; appena giunge alla valle del Salto si accorge che nulla è cambiato: ci sono gli stessi suoni, gli stessi odori e gli stessi sapori che il protagonista si è sempre portato dentro. È vero che lui ritrova la stessa vita di un tempo, ma sicuramente non le stesse persone: ritrova solo Nuto, il suo più caro amico e mentore, a cui rivela tutti i suoi pensieri e con il quale si perde nei ricordi passati, a volte anche allegri e spensierati, spesso tristi. Alla ricerca, sempre, anche inconsapevolmente, della consapevolezza: se non si può aggiustare il mondo - come vorrebbe la coscienza sociale di Nuto, che infine si scopre propria anche del protagonista -, almeno conoscere: gli archetipi, i ritmi, la terra, gli uomini e le loro storie, più spesso disperate, sempre inquiete.

Personaggi Anguilla Il protagonista del racconto, di cui non è specificato il nome e di cui si conosce solo il soprannome Anguilla, è un trovatello che al momento della narrazione ha circa quarant'anni. Consapevole di esserlo, sa che la campagna e i luoghi dove ha passato tutta la giovinezza non gli appartengono, benché l'unica cosa che abbia imparato è la vita nei campi. Così comincia a sentire, da quando rimane a fissare il cielo aperto, che deve viaggiare e conoscere il resto del mondo («volevo andare lontano […] ma che sia lontano, che nessuno del mio paese ci sia stato»). Dovunque vada però – Genova, diverse città in America e di nuovo la campagna – non si trova a suo agio,

sentendosi solo e perduto e vedendo la sua vita un fallimento .(«capii che quelle stelle non erano le mie […] Valeva la pena essere venuto? Dove potevo ancora andare? Buttarmi dal molo?»).

Nuto Amico intimo del protagonista, deciso, scaltro e sapiente. È per il protagonista un ideale di vita, una persona che Anguilla non smette mai di stimare per i suoi comportamenti, per le cose che conosce, per il suo modo di parlare e di suonare. A sua volta parte Nuto sta volentieri con l'amico, anche se non sempre lo capisce, in particolare quando comincia il travagliato periodo dei viaggi incessanti.

Cinto È un ragazzino con una grave malformazione alle gambe, la quale gli impedisce di muoversi agilmente e di condurre una vita al pari dei suoi coetanei. Egli impietosisce il protagonista, il quale cerca di interessarlo con i suoi racconti e di essergli amico, riconoscendo in Cinto la sua fanciullezza. Il protagonista però non prende il posto del padre quando il ragazzo rimane orfano, affidandolo a Nuto e promettendogli che l'avrebbe portato con sé quando sarebbe stato più grande.

Irene, Silvia e Santa Sono tre sorellastre, figlie del proprietario della fattoria della Mora. Sono bellissime e contese da molti giovani; partecipano frequentemente alla vita mondana del paese, appartenendo anche a un ceto di grado elevato. Irene però viene condannata ad un infelice matrimonio, dopo essere stata smagrita dal tifo; Silvia muore per un aborto segreto e Santina, ritenuta spia delle camicie nere, viene giustiziata da alcuni partigiani: il suo corpo viene bruciato.

Analisi Nel significato del titolo La luna e i falò vi è il chiaro riferimento mitico al ciclo delle stagioni che affianca tutte le vicende del destino dell'uomo. La luna, che ha qui funzione di simbolo, serve a scandire il ritmo dell'opera e ad instaurare il rapporto tra la terra e il cielo Il racconto è strutturato su due piani narrativi, quello dell'infanzia, con le sue scoperte e il desiderio di avventura e quello della maturità e della delusione. Ai bagliori dei falò, che venivano accesi di notte durante le feste contadine e riflettendosi nel cielo rappresentavano per il bambino un momento magico e di scoperta, si contrappongono altri falò che comportano per il protagonista la perdita delle illusioni e la decisione di lasciare il paese. Uno di questi falò è reso dall'autore in senso metaforico con l'episodio dell'incendio che il padre di Cinto appicca al "casotto di Gaminella" distruggendolo insieme al passato, mentre un altro fa riferimento a quanto accaduto a Santa. Ed è con le parole di Nuto che fanno riferimento alla fine della giovane che il romanzo si chiude: «[...] gli chiesi se Santa era sepolta lì. - Non c'è caso che un giorno la trovino? Hanno trovato quei due... Nuto s'era seduto sul muretto e mi guardò col suo occhio testardo. Scosse il capo. - No, Santa no, - disse, - non la trovano. Una donna come lei non si poteva coprirla di terra e lasciarla così. Faceva ancora gola a troppi. Ci pensò Baracca. Fece tagliare tanto sarmento nella vigna e la coprimmo fin che bastò. Poi ci versammo la benzina e demmo fuoco. A mezzogiorno era tutta cenere. L'altr'anno c'era ancora il segno, come il letto di un falò.[5]»

Introduzione a La luna e i falò La luna e i falò è uno dei romanzi più famosi e belli di Cesare Pavese. È considerato il capolavoro dello scrittore torinese. Racconta la storia di un uomo che, dopo aver vissuto molti per anni in America, torna nel paese natale sulle colline piemontesi alla ricerca della sua infanzia. 2Genesi editoriale de La luna e i falò Pavese scrive La luna e i falò tra il 18 settembre e il 9 novembre del 1949, come racconta egli stesso nel manoscritto del romanzo, che verrà pubblicato nell’aprile del 1950 dalla casa editrice Einaudi. Si tratta dunque di una delle ultime opere dello scrittore, che morirà suicida nell'agosto del 1950.

La luna e i falò è un romanzo importante perchè racchiude tutti i temi principali della produzione di PavesePer questa ragione La luna e i falòassume un’importanza speciale, cometestimonianza di quei temi che tormentarono sempre lo scrittore e che lo porteranno all’ultimo gesto disperato. Un aneddoto interessante è legato alla dedica del romanzo La luna e i falò, che fu indirizzata a Constance Dowling, l’ultimo amore di Pavese. Constance era un’attrice statunitense con la quale Pavese ebbe in quegli anni una relazione finita bruscamente per volontà di lei. E anche questo contribuì ad aumentare la disperazione e la disillusione di Pavese negli ultimi mesi della sua vita. A Constance Dowling Pavese dedicò anche la bellissima poesia Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. 3La luna e i falò: la trama Il protagonista del romanzo La luna e i falò è “Anguilla”, un uomo che decide di tornare nel suo paese natale sulle colline piemontesi dopo aver vissuto per molti anni in America e aver fatto fortuna lì. L’autore non riferisce il nome del paese, ma lo possiamo identificare con Santo Stefano Belbo, luogo dov’era nato lo stesso Pavese. Il protagonista è spinto a tornare dalla nostalgia per la sua terra di origine. Anguilla aveva lasciato l’Italia prima dell’inizio della guerra, dopo essere entrato in contatto con gli ambienti antifascisti durante il servizio militare. La narrazione prosegue per salti temporali tra presente e passatoLa narrazione ne La luna e i falò è in prima persona e procede attraverso eventi sparsi, non ordinati cronologicamente. Il presente e il passato si accavallano di continuo, tenuti insieme dai pensieri del protagonista che ricorda gli eventi del passato e li confronta con il presente. L’evocazione dei ricordi è vissuta insieme e attraverso il vecchio amico falegname Nuto, che era stato per Anguilla una figura paterna e che è sempre rimasto nel paese, vivendo i cambiamenti determinati dalla guerra partigiana.

Il racconto parte dai primi momenti della vita di Anguilla, che viene abbandonato di fronte all’ingresso del Duomo di Alba. Il bambino viene adottato da una famiglia povera composta da Padrino, Virgilia e le loro due figlie, che prendendosi a carico il trovatello possono ricevere le cinque lire offerte dallo Stato per il suo mantenimento. L'equilibrio iniziale nella vita del protagonista viene rotto dalla morte della madre e da una grandinataAnguilla trova così un primo equilibrio, che però viene rotto nel momento in cui muore Virgilia, la madre adottiva. In seguito una grandinata distrugge la vigna, unico mezzo di sostentamento della famiglia, e Padrino è costretto a vendere la cascina della Gaminella, cioè il luogo dove vivono. Dopo il matrimonio delle due figlie Padrino viene abbandonato al suo destino e costretto a chiedere l’elemosina per strada fino alla morte. Inizia allora un altro capitolo della vita di Anguilla, che va a lavorare presso la fattoria dei Mora, gestita da Sor Matteo, con le cui figlie (Irene, Silvia e Santa) stringe amicizia. A questo punto la narrazione de La luna e i falò torna al presente. Sull’ondata di questi ricordi Anguilla va a visitare la cascina della Gaminella e scopre che ora è abitata da Valino, un contadino violento, e dalla sua famiglia, tra cui membri c’è un ragazzo zoppo di nome Cinto. Anguilla prende a cuore Cinto, che gli ricorda lui stesso da giovane, e instaura con il ragazzo un rapporto paterno. A questo punto, però, accade un’altra tragedia: in un eccesso d’ira Valino uccide la famiglia, dà fuoco alla cascina della Gaminella e si suicida. Cinto riesce a salvarsi scappando da Anguilla e Nuto. In seguito Anguilla viene anche a sapere che Silvia e Irene, due delle figlie di Sor Matteo, sono morte, e che la terza è stata giustiziata dopo aver lavorato come spia sia per i tedeschi che per i partigiani durante la guerra. Nel finale Anguilla affida Cinto a Nuto e decide di ripartire e non tornare mai più nel paese. 4La guerra partigiana Pavese non descrive la guerra in modo documentaristico, ma la usa come simbolo. Con La luna e i falò Pavese torna al tema della guerra partigiana che aveva già trattato nel romanzo La casa in collina. La presenza di questo argomento portò i primi critici a considerare Pavese uno scrittore neorealista. Questo non è vero, perché la descrizione della guerra ha in Pavese non uno scopo documentario, di raccontare quello che è stato, ma si ricollega sempre alla volontà di esprimere la sua visione tragica della vita, si carica di simboli e di riflessioni personali, che lo avvicinano a una dimensione lirica.

In La casa in collina la guerra partigiana irrompeva all’improvviso nella vita di un intellettuale che cercava di isolarsi e Pavese metteva così in scena la contraddizione dell’intellettuale dominato dalle opposte tendenze della fuga dal mondo e dell’intervento nella realtà. Allo stesso modo in La luna e i falò la guerra è prima di tutto un’assenza, non viene descritta in prima persona dal protagonista, ma ne veniamo a conoscenza solo attraverso i racconti di Nuto. Vediamo gli effetti distruttivi del conflitto attraverso lo sguardo di un personaggio che non ha vissuto direttamente la guerra perché, mentre essa veniva combattuta, si trovava a migliaia di chilometri di distanza. La guerra ne La luna e i falò è per Pavese più che una realtà concreta, più che la storia, una realtà simbolica. Attraverso la guerra Pavese descrive la sua visione del mondo, dominato dalla distruzione e condannato alla tragedia. 5Il tradimento della memoria e la perdita dell'infanzia Nel romanzo c'è il contrasto tra la visione felice dell'infanzia e del passato e il dolore del presenteIl protagonista, attraverso il quale Pavese costruisce un proprio alter ego, torna nel paese natale alla ricerca della sua infanzia, per ritrovare le sue origini. L’infanzia, rievocata insieme al vecchio amico Nuto, rappresenta un mitico momento di felicità passata, ma a questo fa da contraltare la realtà presente, fatta di cambiamenti dolorosi. I falò sono usati come simbolo del tradimento del passato e del mito dell'infanziaIl simbolo di questo cambiamento e del tradimento del passato e della memoria è rappresentato dai falò estivi che si accendevano in collina, che sono stati sostituiti dai falò e dalle violenze della guerra. Altro falò centrale nel romanzo è quello appiccato da Valino alla cascina della Gaminella, il luogo in cui Anguilla ha trascorso i suoi primi anni di vita. In questa immagine simbolica si condensa il significato del romanzo, in bilico tra il tempo mitico dell’infanzia e l’irrompere distruttivo della storia. Nel momento della ricerca di una memoria felice, irrompono quindi tradimenti e orrori che determinano una trasfigurazione sia del passato che del presente, che si rivelano dominati da una maledizione legata alla condizione naturale. Tutto ciò è causato dalla visione fortemente pessimistica di Pavese, per il quale la vita di tutti è dominata da un destino tragico e inevitabile. 6Lingua e stile ne La luna e i falò La scrittura non è pienamente neorealista perchè gli eventi sono raccontati dal punto di vista soggettivo di AnguillaCome abbiamo detto, la scrittura di Pavese non può essere

ricondotta del tutto al Neorealismo. Il racconto non tende all’oggettività, perché è presentato attraverso una voce unica, quella del protagonista Anguilla. Lo stile segue il linguaggio parlato nel mondo contadino della collina piemontese, dove La luna e i falò è ambientato, con lo scopo di restituire la freschezza e la vitalità di quel mondo originario, che il protagonista cerca di ricostruire attraverso il suo viaggio. Il linguaggio è in generale paratattico e predilige l’uso delle elencazioni e dei dialoghi tra i personaggi, anche nelle parti che si svolgono attraverso la memoria del protagonista. Questo crea uno stile narrativo coinvolgente, fatto di fatti e parole, in cui i ragionamenti e i significati si palesano attraverso l’episodio, senza scendere in discorsi lunghi e articolati. In questo sta probabilmente la grandezza di Pavese: nell’aver saputo trasmettere attraverso semplici vicende i propri tormenti, le contraddizioni e la propria visione del mondo.



Concetti chiave Qual è l'argomento del romanzo Storia di un uomo che, dopo aver vissuto molti anni in America, torna nel paese natale per rivedere



i luoghi e le persone della sua infanzia e per cercare le proprie origini. Eventi più importanti della storia:

o

Ritorno di Anguilla al paese natale.

o

Incontro con Nuto, insieme al quale rievoca la sua infanzia e adolescenza prima della partenza per l’America, in particolare la vita alla Gaminella e poi alla fattoria dei Mora.

o

Visita alla Gaminella, dove conosce Cinto.

o

Valino uccide la famiglia e dà fuoco alla Gaminella.

o

Anguilla viene a sapere della morte di Irene, Silvia e Santa.

o

Anguilla affida Cinto a Nuto e decide di non tornare più nel paese. Qual è il significato simbolico di La luna e i falò



Pavese mostra la ricerca di un passato mitico legato all’infanzia, che si scontra, però, con le 

distruzioni della storia (guerra). Come viene affrontato il tema della guerra La guerra partigiana è rappresentata in modo indiretto, attraverso i racconti di Nuto e i cambiamenti che essa ha determinato sul paese e sulle persone....


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