La lupa Giovanni Verga, analisi linguistica PDF

Title La lupa Giovanni Verga, analisi linguistica
Course Letteratura Italiana
Institution Università degli Studi di Siena
Pages 10
File Size 285.8 KB
File Type PDF
Total Downloads 24
Total Views 124

Summary

Saggio d'esame...


Description

Analisi di La Lupa, Giovanni Verga

Elaborato di Mazzierli Sara

1

“La Lupa lo vide venire, pallido e stralunato, colla scure che luccicava al sole, e non si arretrò di un sol passo, non chinò gli occhi, seguitò ad andargli incontro, con le mani piene di manipoli di papaveri rossi, e mangiandoselo con gli occhi neri. - Ah! malanno all'anima vostra! - balbettò Nanni.”

2

Sommario 1. La dimensione referenziale del testo 2. La lupa, Giovanni Verga 4 2.1 Il testo narrativo 4 3. Analisi testuale 5

3

1. La dimensione referenziale del testo

Sebbene il testo scelto costruisca un’architettura semantica coerente e coesa nei termini in cui soddisfa pienamente la dimensione logica, referenziale ed enunciativa, si cercherà di dar maggior rilievo alle relazioni referenziali che attraversano il brano. Il piano referenziale del testo si occupa dei collegamenti interni del discorso che concernono i referenti testuali, ovvero tutti quei concetti specifici evocati nel testo e che possono essere rievocati negli Enunciati successivi o precedenti. Si ha un legame referenziale quando un’espressione linguistica si riferisce ad un referente che viene rievocato in altre parti del testo. Si possono avere due tipi di collegamenti referenziali: diretti e indiretti. In quello diretto il referente è già stato esplicitato nel testo; in quello indiretto il collegamento è mediato invece da un sapere implicito. Tali legami contribuiscono assieme ad altre dimensioni testuali alla coesione e alla coerenza di un testo.

3

2. La lupa, Giovanni Verga 2.1 Il testo narrativo (1)Era alta, magra, aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna - (2)e pure non era più giovane - (3)era pallida come se avesse sempre addosso la malaria, e su quel pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse, che vi mangiavano. (4)Al villaggio la chiamavano la Lupa perché non era sazia giammai - (5)di nulla. (6)Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia, con quell'andare randagio e sospettoso della lupa affamata; (7)ella si spolpava i loro figliuoli e i loro mariti in un batter d'occhio, con le sue labbra rosse, e se li tirava dietro alla gonnella solamente a guardarli con quegli occhi da satanasso, fossero stati davanti all'altare di Santa Agrippina. (8)Per fortuna la Lupa non veniva mai in chiesa, né a Pasqua, né a Natale, né per ascoltar messa, né per confessarsi.(9) - Padre Angiolino di Santa Maria di Gesù, un vero servo di Dio, aveva persa l'anima per lei. (10)Maricchia, poveretta, buona e brava ragazza, piangeva di nascosto, perché era figlia della Lupa, e nessuno l'avrebbe tolta in moglie, sebbene ci avesse la sua bella roba nel cassettone, e la sua buona terra al sole, come ogni altra ragazza del villaggio. (11)Una volta la Lupa si innamorò di un bel giovane che era tornato da soldato, e mieteva il fieno con lei nelle chiuse del notaro;(12) ma proprio quello che si dice innamorarsi, sentirsene ardere le carni sotto al fustagno del corpetto, e provare, fissandolo negli occhi, la sete che si ha nelle ore calde di giugno, in fondo alla pianura. (13)Ma lui seguitava a mietere tranquillamente, col naso sui manipoli, e le diceva: -(14) O che avete, gnà Pina? -(15) Nei campi immensi, dove scoppiettava soltanto il volo dei grilli, quando il sole batteva a piombo, la Lupa, affastellava manipoli su manipoli, e covoni su covoni, senza stancarsi mai, senza rizzarsi un momento sulla vita, senza accostare le labbra al fiasco, pur di stare sempre alle calcagna di Nanni, che mieteva e mieteva, e le domandava di quando in quando:(16) - Che volete, gnà Pina? (17) Una sera ella glielo disse, mentre gli uomini sonnecchiavano nell'aia, stanchi dalla lunga giornata, ed i cani uggiolavano per la vasta campagna nera: -(18) Te voglio! (19)Te che sei bello come il sole, e dolce come il miele. (20)Voglio te!

La Lupa è una novella di Giovanni Verga, contenuta nella raccolta Vita dei campi e pubblicata nel 1880. Il testo è narrativo e ha per questo un’architettura logica, referenziale ed enunciativa molto complessa; esso si definisce sulla base di questi tre piani. Nei primi due capoversi del testo che inizia in medias res si narra della protagonista della novella, la Lupa, che viene descritta dapprima attraverso i suoi attributi fisici, poi attraverso il narratore verghiano corale e popolare, ma soprattutto malevolo. Fondamentale nel testo narrativo è la presenza di tempi verbali che sottolineano la distanza che il narratore interpone fra lui e ciò che narra; altro elemento importante, definito dallo studioso Genette, è la velocità che nasce dal rapporto fra tempo della storia, ossia il tempo reale dei fatti narrati e che può essere ben definito tempo della fabula e il tempo del racconto, ossia l’effettivo spazio dedicato alla narrazione e che può essere definito tempo dell’intreccio. Un altro parametro per definire un testo narrativo è l’ordine con cui gli eventi vengono disposti all’interno del racconto. Utile in questo senso è la morfologia verbale che assieme alle espressioni linguistiche circostanziali, contenute nel 4

testo, fornisce la posizione temporale degli eventi rispetto al momento dell’enunciazione. 3. Analisi testuale

Il testo è formato da venti enunciati che hanno come obiettivo l’introduzione del personaggio della Lupa e la sua consequenziale ossessione per il giovane contadino Nanni. Riguardo al mondo evocato, il testo possiede le proprietà di essere unitario, continuo e progressivo, quindi coerente. Infatti: è unitario perché il suo contenuto si presenta globalmente come l’espansione di un singolo nucleo, riassumibile come «caratteristiche fisiche e sociali della Lupa»; è continuo poiché ogni sua unità ripropone una componente semantica già presente nel cotesto, vale a dire nell’intorno linguistico in cui è calata, dimodoché esso risulta attraversato da uno o più fili semantici; così, nel secondo capoverso, la protagonista è presentata attraverso l’opinione che gli altri, soprattutto le donne, hanno di lei; il terzo capoverso descrive la Lupa (ella) mettendola in relazione con gli altri abitanti del villaggio (si spolpava i loro figliouli e i loro mariti in un batter d’occhio); il quarto capoverso descrive il carattere e le vicissitudini matrimoniali della figlia Maricchia; viene così reintrodotta la Lupa, su cui verte l’ultimo capoverso (una volta la Lupa); oltre ad essere unitario e continuo, il testo è caratterizzato da progressione in quanto ogni sua unità contribuisce a modificare o accrescere l’informazione veicolata dal cotesto: via via che la lettura continua, la conoscenza della Lupa e del suo milieu si fa più precisa e circostanziata. Il contenuto semantico del testo e la sua organizzazione si riflettono tipicamente sulla sua superficie linguistica. Il fatto che il testo sia coeso si manifesta in diversi modi. Si trova, per esempio, una sequenza di forme linguistiche che rinviano allo stesso referente La Lupa: nell’ordine, soggetto sottinteso, la, ella, sue. Vi sono, ancora, forme lessicali che appartengono alla stessa classe semantica relativa all’aspetto quasi “animalesco” della protagonista e che rimandano alla fame e alla sete: mangiavano, sazia, cagnaccia, randagio, lupa affamata, spolpava. Tali termini sembrano quasi essere presi da una sorta di bestiario animalesco per sottolineare l’avidità e la voracità della Lupa. Inoltre l’innamoramento della Lupa sembra essere continuamente rimandato ad un processo ciclico che fa parte della natura, del passare delle stagioni e ciò è visibile soprattutto nel campo lessicale: ore calde di Giugno, pianura, volo dei grilli, sole. La sua passione che si trasformerà poi in ossessione è così immersa nell’afa delle ore caldo, nelle immense distese di campi su cui il sole batte, crudele. 5

I dispositivi di connessione logica più evidenti sono i connettivi che rendono il testo coerente e coeso. L’Enunciato (1), senza che vi sia alcun dispositivo linguistico a segnalarlo, è motivato dalla somma del contenuto degli otto enunciati successivi. Il testo assume un movimento consequenziale: per il suo aspetto avvenente, la Lupa viene emarginata, temuta dalla donne del villaggio, ma anche desiderata da chi meno ci aspetteremmo. L’ Enunciato (2) esprime una relazione di concessione diretta attraverso il connettivo eppure nella sua forma non univerbata. Invece il connettivo perché nell’Enunciato (4) esprime una relazione di causa; esprime infatti il motivo per cui la donna della novella viene chiamata la Lupa così come il perché dell’Enunciato (10) esprime il motivo per cui la figlia della Lupa non si sposerà; nello stesso enunciato il connettivo sebbene esprime una relazione di concessione. L’enunciato (12) esprime una relazione di specificazione attraverso il connettivo ma: offre infatti una caratterizzazione più precisa di ciò che la Lupa prova per il giovane Nanni e ciò viene preceduto dal punto e virgola che in tal modo articola in due parti i due enunciati, costruiti secondo il principio del parallelismo; invece nell’Enunciato (13) ma vede trasformarsi la sua natura oppositiva in una relazione di concessiva che sottende una conclusione negativa. Gli Enunciati (2), (5) e (9) presentano tre incisi, tutti costituiti da un solo enunciato, cosicchè completano l’asserzione a loro precedente. L’unità in primo piano, a cui si dà il nome di nucleo, è costituita dall’Enunciato (1), arricchito dalle altre unità informative di sfondo. Per esempio, rappresentano elementi circostanziali taluni elementi di sfondo che hanno una funzione appositiva, segnalata dalla virgola che suggerisce un climax argomentativo: (6) Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia, con quell'andare randagio e sospettoso della lupa affamata; (10)Maricchia, poveretta, buona e brava ragazza, piangeva di nascosto, perché era figlia della Lupa, e nessuno l'avrebbe tolta in moglie, sebbene ci avesse la sua bella roba nel cassettone, e la sua buona terra al sole, come ogni altra ragazza del villaggio.

Anche la locuzione avverbiale assiologica per fortuna nell’Enunciato (8) assume una posizione di sfondo. Nella prima sequenza narrativa in cui si descrive la Lupa il testo è attraversato nei primi enunciati da un collegamento referenziale cataforico: infatti i soggetti sottintesi e il pronome cataforico la si collegano al sintagma successivo la Lupa: 6

(1) [soggetto sottinteso] Era alta, magra, aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna - (2)e pure non [soggetto sottinteso] era più giovane – (3) [soggetto sottinteso] era pallida come se avesse sempre addosso la malaria, e su quel pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse, che vi mangiavano. (4)Al villaggio la chiamavano la Lupa perché non era sazia giammai - (5)di nulla.

Si forma così una catena cataforica. Invece il sintagma la Lupa instaura poi un primo referente, che viene ripreso nel cotesto successivo attraverso un insieme di anafore: dapprima il pronome la, poi il pronome personale ella ed infine l’aggettivo possessivo sue: (4)Al villaggio la chiamavano la Lupa perché non era sazia giammai - (5)di nulla. (6)Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia, con quell'andare randagio e sospettoso della lupa affamata; (7)ella si spolpava i loro figliuoli e i loro mariti in un batter d'occhio, con le sue labbra rosse, e se li tirava dietro alla gonnella solamente a guardarli con quegli occhi da satanasso, fossero stati davanti all'altare di Santa Agrippina.

Si forma così una catena anaforica e si ha in tal modo anche una progressione con topic costante. Si ha poi una serie di anafore esaustive; il sintagma la Lupa viene più volte ripreso per ripetizione negli Enunciati (4), (8), (11), (15). Nell’Enunciato (7) si ha il riferimento ad un’entità già evocata nel testo, ripreso attraverso il pronome li, riconducibile a i loro figliuoli e i loro mariti che allo stesso tempo con l’aggettivo possessivo loro si riferisce a le donne: 6)Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia, con quell'andare randagio e sospettoso della lupa affamata; (7)ella si spolpava i loro figliuoli e i loro mariti in un batter d'occhio, con le sue labbra rosse, e se li tirava dietro alla gonnella solamente a guardarli con quegli occhi da satanasso, fossero stati davanti all'altare di Santa Agrippina.

Nella seconda sequenza narrativa che introduce la figlia della Lupa, Maricchia, si ha una catena anaforica in cui il sintagma Maricchia viene ripreso dai referenti sottintesi: (10)Maricchia, poveretta, buona e brava ragazza, piangeva di nascosto, perché [soggetto sottinteso] era figlia della Lupa, e nessuno l'avrebbe tolta in moglie, sebbene ci [soggetto sottinteso] avesse la sua bella roba nel cassettone, e la sua buona terra al sole, come ogni altra ragazza del villaggio.

Inoltre nella terza sequenza narrativa che introduce l’innamoramento della Lupa per Nanni, il giovane contadino, si hanno due catene anaforiche che riprendono l’una il sintagma la Lupa, l’altra un bel giovane attraverso una serie di anafore per sostituzione e costituiscono così un incrocio di più catene anaforiche che si intersecano: (11)Una volta la Lupa si innamorò di un bel giovane che era tornato da soldato, e [soggetto sottinteso] mieteva il fieno con lei nelle chiuse del notaro;(12) ma proprio quello che si dice innamorarsi, sentirsene ardere le carni sotto al fustagno del corpetto, e provare, fissandolo negli occhi, la sete che si ha nelle ore calde di giugno, in fondo alla pianura. (13)Ma lui seguitava a mietere tranquillamente, col naso sui manipoli,

7

e le diceva: -(14) O che avete, gnà Pina? -(15) Nei campi immensi, dove scoppiettava soltanto il volo dei grilli, quando il sole batteva a piombo, la Lupa, affastellava manipoli su manipoli, e covoni su covoni, senza stancarsi mai, senza rizzarsi un momento sulla vita, senza accostare le labbra al fiasco, pur di stare sempre alle calcagna di Nanni, che mieteva e mieteva, e le domandava di quando in quando:(16) - Che volete, gnà Pina? (17) Una sera ella glielo disse, mentre gli uomini sonnecchiavano nell'aia, stanchi dalla lunga giornata, ed i cani uggiolavano per la vasta campagna nera: -(18) Te voglio! (19)Te che sei bello come il sole, e dolce come il miele. (20)Voglio te!

Nell’Enunciato (15), formato da un periodo molto lungo, si ha un climax ascendente sottolineato dalla triplice anafora senza, in cui il linguaggio della negazione insieme alle ripetizioni di manipoli e covoni rende sempre più evidente l’ostinata ricerca da parte della Lupa di un contatto corporeo. Negli ultimi enunciati in cui la Lupa esprime la propria passione attraverso una triplice iterazione, si ha la ripetizione costante del pronome deittico te che conferisce anche un valore empatico alla catena anaforica, la cui enfasi è rafforzata dai punti esclamativi: (18) Te voglio! (19)Te che sei bello come il sole, e dolce come il miele. (20)Voglio te!

Nel testo sono presenti molti elementi che fanno parte della cosiddetta dimensione enunciativa. Notiamo ciò soprattutto nell’ultima sequenza narrativa: Ma lui seguitava a mietere tranquillamente, col naso sui manipoli, e le diceva: -(14) O che avete, gnà Pina? (15) Nei campi immensi, dove scoppiettava soltanto il volo dei grilli, quando il sole batteva a piombo, la Lupa, affastellava manipoli su manipoli, e covoni su covoni, senza stancarsi mai, senza rizzarsi un momento sulla vita, senza accostare le labbra al fiasco, pur di stare sempre alle calcagna di Nanni, che mieteva e mieteva, e le domandava di quando in quando:(16) - Che volete, gnà Pina? -

Negli Enunciati (14) e (16) sono riportati due discorsi diretti, introdotti dai due punti, che illustrano una forte vicinanza col discorso originario, mantenendo intatto il “centro deittico” dell’enunciazione originaria. Da sottolineare anche l’uso dapprima del verbo generico avere, sostituito poi dal verbo più esplicito volere. Vi è poi anche il mantenimento delle forme lessicali della produzione originale. A livello fonetico con l’uso del sostantivo gnà si ha la semplificazione di una parola straniera spagnola difficile da pronunciare. Infine: Una sera ella glielo disse, mentre gli uomini sonnecchiavano nell'aia, stanchi dalla lunga giornata, ed i cani uggiolavano per la vasta campagna nera: -(18) Te voglio! (19)Te che sei bello come il sole, e dolce come il miele. (20)Voglio te!

Negli ultimi tre Enunciati il pronome personale te, nella sua triplice iterazione e nella sua finale dislocazione, ha un’interpretazione deittica. Costituisce infatti un caso di deissi personale, prodotta dall’uso della seconda persona singolare

8

nella sua varietà colloquiale. Vi è inoltre l’uso del tempo presente, un tempo deittico, caratterizzato da un ancoraggio temporale semplice. L’Enunciato (8) presenta inoltre l’uso del discorso indiretto libero. In questo testo, quasi tutto all’imperfetto, l’evento più rilevante dal punto di vista narrativo è al passato remoto che indica un evento puntuale, che cambia il corso degli eventi e si inserisce in un momento preciso della storia, una mise en relief, sottolineato da una volta: (11)Una volta la Lupa si innamorò di un bel giovane che era tornato da soldato, e mieteva il fieno con lei nelle chiuse del notaro;(12) ma proprio quello che si dice innamorarsi, sentirsene ardere le carni sotto al fustagno del corpetto, e provare, fissandolo negli occhi, la sete che si ha nelle ore calde di giugno, in fondo alla pianura.

L’imperfetto invece considera l’evento nel suo svolgersi, nella sua configurazione temporale interna, nella sua mise à l’arrière-plan. Si nota ciò soprattutto negli ultimi enunciati dove, alla dichiarazione di “amore” della Lupa, fa da sfondo il sonnecchiare degli uomini e l’uggiolare dei cani: (17) Una sera ella glielo disse, mentre gli uomini sonnecchiavano nell'aia, stanchi dalla lunga giornata, ed i cani uggiolavano per la vasta campagna nera: -(18) Te voglio! (19)Te che sei bello come il sole, e dolce come il miele. (20)Voglio te!

L’aspetto imperfettivo del verbo mette così in luce l’aspetto durevole della passione vorace della Lupa per Nanni. La narrazione si costruisce attraverso la paratassi e la coordinazione asindetica. Il lessico appare semplice, quasi popolare; pochi i termini letterari, tra i quali spicca uggiolavano. Inoltre nel testo sono presenti molte virgole doppie che hanno la funzione di veicolare un’informazione aggiuntiva che rende il testo, in un certo senso, più enfatico; un esempio di ciò è l’Enunciato (10) in cui la triplice aggettivazione caratterizza il personaggio di Maricchia. Nell’Enunciato (4) la triplice negazione, data anche dall’inciso di nulla, rafforza ancora di più in un climax ascendente l’insaziabilità della Lupa. Infine il trattino singolo nell’Enunciato (9) ha come effetto quello di un’aggiunta commentativa che rimanda all’enunciato precedente.

9

10...


Similar Free PDFs