La Malora e Case a Verona. Confronto tra letteratura e dipinto PDF

Title La Malora e Case a Verona. Confronto tra letteratura e dipinto
Course Letteratura italiana
Institution Università Telematica "Italian University Line"
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“LA MALORA” E “CASE A VERONA” A CONFRONTO La Malora è un romanzo pubblicato nel 1954, due anni dopo “I ventitre giorni della città di Alba”, da Beppe Fenoglio, unico romanzo che lo scrittore sceglie di non dedicare alla sua esperienza da partigiano. I suoi scritti furono molti criticati perché racconta anche le debolezze dei partigiani e la paura della morte. La vicenda, ambientata nelle Langhe, rievoca il mondo contadino dei primi anni del Novecento; ma la dimensione storica è poco significativa, perché Fenoglio conferisce ai personaggi, pur drammaticamente vivi, un carattere simbolico. La “malora” è la malasorte che colpisce una terra avara, abitata da persone abbattute non solo dalla miseria, ma anche dalle ingiustizie della condizione umana. Il protagonista e narratore del romanzo è Agostino Braida, che ricorda i momenti più tragici della sua vita. La narrazione si apre con l’immagine del cimitero di San Benedetto Belbo, dove è sepolto il padre del ragazzo, e si dilata, nella memoria, agli avvenimenti che precedono e seguono il lutto. La famiglia Braida vive nell’alta Langa, una zona collinare povera di vegetazione e di acqua: la terra non è fertile ed il cibo è scarso. Agostino lascia la casa per andare a lavorare, come servitore, al Pavaglione, presso Tobia Rabino, mezzadro di un ricco farmacista di Alba; mentre il fratello Emilio è costretto ad entrare in seminario, dove Agostino lo rivedrà depresso, affamato ed ammalato di tisi. Fenoglio descrive un mondo di sfruttati e braccianti, abbrutiti dal lavoro ed accomunati dalla lotta per la sopravvivenza; difatti, anche i figli di Tobia non sfuggono alla dura realtà quotidiana della fatica. Al Pavaglione, i rapporti umani sono rari, condizionati dalla necessità, spesso dominati dalla violenza. La rigida gerarchia sociale, fondata sul denaro, è accettata fatalisticamente: tutti i personaggi subiscono il loro destino come una condanna alla quale nessuna volontà può sottrarsi. Il microcosmo raccontato da Fenoglio nella malora ha molto di “animalesco” difatti Agostino viene venduto o affittato come un animale dal padre durante una fiera e possiamo parlare anche di come vengono trattate le donne in casa: picchiate e maltrattate. Il romanzo non ha una trama ma è rappresentato come una fotografia degli avvenimenti, ed è proprio per questo che ho voluto collegare il romanzo con l’opera d’arte che mi ha fatto rivivere le stesse emozioni: “Case a Verona” di Renato Birolli, pittore italiano. Il senso analogo che ho percepito leggendo e osservando le due opere è di claustrofobia e pessimismo. Le case nel dipinto sono

ammucchiate e somigliano all’ambiente di Alba nel romanzo. Riguardante questo dipinto abbiamo ben poche notizie storiche come nello scritto La Malora e lascia anche molto all’immaginazione. Se nel secolo precedente i personaggi concorrevano alla rappresentazione di un dato ambiente, nel neorealismo l'attenzione è più concentrata sulle contraddizioni interne del personaggio, inquieto per i grandi dubbi esistenziali, sconvolto per il devastante impatto di grandi tragedie storiche ed è quello che sia il dipinto che il romanzo esprimono secondo il mio punto di vista. Il racconto in prima persona consente al lettore di immedesimarsi nell’ambiente e di percepire, nell’espressiva spontaneità di una lingua regionale semplice e scabra, i sentimenti del protagonista.

Dipinto “CASE A VERONA” di Renato Birolli.

FINAMORE NATASHA...


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