La mente relazionale Siegel PDF

Title La mente relazionale Siegel
Course Psicologia del Ciclo DI Vita
Institution Università degli Studi di Sassari
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Riassunto completo ...


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LA MENTE RELAZIONALE Neurobiologia dell’esperienza interpersonale Daniel J.Siegel

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MENTE, CERVELLO ED ESPERIENZE RELAZIONI INTERPERSONALI E SVILUPPO DELLA MENTE Le idee discusse in questo libro sono organizzate attorno a tre principi fondamentali: 1. La mente umana emerge da processi che modulano flussi di energia e di informazioni all’interno del cervello e fra cervelli diversi. 2. La mente si forma all’interno delle interazioni fra processi neurofisiologici interni ed esperienze interpersonali. 3. Lo sviluppo delle strutture e delle funzioni cerebrali dipende dalle modalità con cui le esperienze, e in particolare quelle legate a relazioni interpersonali, influenzano e modellano i programmi di maturazione geneticamente determinati del sistema nervoso. In altre parole, le «connessioni» umane plasmano lo sviluppo delle connessioni nervose che danno origine alla mente. La mente però è anche un flusso di informazioni che «rappresenta» sotto forma di pattern di eccitazione neuronale, che corrispondono a simboli mentali. Si pensa che ognuna di queste forme di rappresentazioni comporti il coinvolgimento di circuiti cerebrali diversi; i vari sistemi possono lavorare indipendentemente, oppure interagire in maniera importante: quando pensiamo a un avvenimento del nostro passato, per esempio, possiamo evocare rappresentazioni complesse che comprendono sensazioni, percezioni, idee e simboli linguistici. I rapporti interpersonali possono facilitare o inibire questa tendenza a integrare le rappresentazioni delle nostre diverse esperienze, e le relazioni che caratterizzano i nostri primi anni di vita possono avere un ruolo fondamentale nel plasmare le strutture di base che ci permettono di avere una visione coerente del mondo: le esperienze interpersonali influenzano direttamente le modalità con cui ricostruiamo mentalmente la realtà.

ORGANIZZAZIONE DEL LIBRO Ogni capitolo tratta in maniera specifica un aspetto fondamentale delle esperienze umane: memoria, attaccamento, emozioni, rappresentazioni, stati della mente, autoregolazione, connessioni interpersonale e integrazione; questa impostazione permette di esaminare come le esperienze influenzano lo sviluppo della mente; attraverso i processi della memoria e dell’ attaccamento prima di affrontare le emozioni e rappresentazioni.

AVVICINARSI ALLA NEUROBIOLOGIA L’organizzazione del cervello Le «strutture inferiori» comprendono i circuiti del tronco cerebrale, alla base del cranio, che controllano i processi fisiologici fondamentali, come la respirazione, la regolazione della temperatura corporea e della frequenza cardiaca, o gli stati di arousal e di vigilanza. Sopra il tronco encefalico si trova il talamo; questa regione funziona da porta di entrata per le informazioni sensoriali che giungono al cervello, e possiede estesi collegamenti con altre aree, incluse quelle neocorticali sovrastanti. Le «strutture superiori», come la corteccia cerebrale, sono considerate le aree più «avanzate» in termini evolutivi, e sono sede di funzioni relativamente più complesse, che portano alla creazione delle rappresentazioni percettive e astratte su cui si basano i processi percettivi del pensiero. Al centro si trova il cosiddetto «sistema limbico» – che include la corteccia orbito-frontale, la corteccia cingolare anteriore e l’amigdala – che svolge un ruolo essenziale nel coordinare le attività cerebrali. Si pensa che le regioni limbiche siano sede dei meccanismi che mediano emozioni, motivazioni e comportamenti diretti a scopi specifici; sono inoltre coinvolte nell’integrazione di tutta una serie di processi mentali fondamentali, come l’attribuzione di significati, l’elaborazione delle esperienze sociali (cognitività sociale) e la regolazione delle emozioni. Nelle aree centrali (verso l’interno, dietro le tempie) si trovano anche il lobo temporale mediale e l’ippocampo, che è ritenuto il principale responsabile delle forme consce della memoria. Infine, nelle zone centrali inferiori si trovano l’ipotalamo e l’ipofisi, che partecipano in maniera importante al mantenimento dell’omeostasi fisiologica – degli equilibri dell’organismo – attraverso processi neuroendocrini. La risposta allo stress spesso coinvolge l’attivazione di quello che è definito come «asse ipotalamoipofisiario-adrenocorticale»; questo sistema neuroendocrino – su cui le esperienze traumatiche possono avere effetti negativi significativi – costituisce, insieme al sistema nervoso autonomo (che controlla, per esempio, i ritmi respiratori e la frequenza cardiaca) e al sistema immunitario, un esempio di come le funzioni cerebrali e quelle somatiche siano strettamente intrecciate. I due emisferi cerebrali sono collegati da bande centrali di tessuto – il corpo calloso e la commessura anteriore – che si pensa siano direttamente implicate nei processi che consentono il trasferimento di informazioni da un lato all’altro del cervello. La corteccia frontale ha ruolo importante nei processi della memoria di lavoro e dell’attenzione conscia. Si stima che il nostro cervello sia formato da circa cento miliardi di cellule nervose, che allineate formerebbero un complesso lungo più di tre milioni di chilometri. Ogni singola cellula ha collegamenti diretti, in media, con altri diecimila neuroni (Kandel, Schwartz, 1992): nel cervello si troverebbero quindi circa un milione di miliardi di queste connessioni, che ne fanno «la più complessa fra le strutture naturali o artificiali esistenti al mondo» (Green et al.,1998). Lo sviluppo del cervello I circuiti cerebrali si sviluppano con modalità che sono direttamente legate alla loro attivazione. Traumi subiti in età precoce, per esempio, possono avere profondi effetti sullo sviluppo delle strutture cerebrali che sono responsabili dei meccanismi di regolazione di base e sulle successive capacità di risposta allo stress, e per questa ragione nei bambini

sottoposti a maltrattamenti i livelli ematici degli ormoni che mediano tali risposte sono spesso più elevati del normale. Al contrario, l’assenza di esperienze può portare a morte cellulare, in base a quello che è stato definito come un processo di «potatura» (pruning), che favorisce l’eliminazione degli elementi che non vengono utilizzati: lo sviluppo del cervello è quindi un processo «esperienza-dipendente». I bambini nascono con un eccesso di neuroni geneticamente programmato; successivamente, i meccanismi che portano alla formazione delle connessioni nervose sono regolati sia da informazioni genetiche, che garantiscono l’organizzazione generale delle strutture cerebrali, sia dalle esperienze dell’individuo, che possono determinare quali geni vengono espressi, come e quando. L’espressione genica porta alla sintesi delle proteine che consentono la crescita neuronale e la formazione di nuove sinapsi; le esperienze, attraverso l’attivazione di circuiti nervosi specifici, influenzano direttamente le modalità con cui i geni vengono espressi e quindi la creazione, il mantenimento e il rafforzamento dei collegamenti neuronali che formano il substrato della nostra mente. Alla nascita, il cervello è in assoluto l’organo meno differenziato; le esperienze precoci hanno dunque un enorme importanza nel determinare come i neuroni vengono collegati tra loro. Lo sviluppo delle strutture cerebrali coinvolge tutta una serie di processi: 1. la crescita dei neuriti; 2. la creazione di nuove e più estese connessioni sinaptiche; 3. la formazione, lungo gli assoni, di una guaina mielinica che aumenta la velocità di conduzione dei segnali elettrici; 4. cambiamenti a livello delle membrane post-sinaptiche delle cellule «riceventi», con aggiustamenti nella densità dei recettori e nella loro sensibilità che portano a una migliore efficienza delle connessioni; infine, 5. fenomeni di morte cellulare, e quindi la «potatura» di neuroni e sinapsi – che può essere legata a una mancata utilizzazione o a meccanismi degenerativi causati da condizioni particolari (per esempio, nel caso di stress cronici). Elaborazione delle informazioni e neurobiologia Le regioni più profonde inviano segnali che si riferiscono a dati fisiologici provenienti dall’intero organismo alle strutture limbiche centrali, dove queste informazioni vengono registrate e integrate con elementi più complessi che derivano dalle attività di processing dello stesso sistema limbico. Queste aree cerebrali trasmettono input di natura somatosensoriale ed emozionale alle regioni neocorticali, che ricevono anche altre forme di rappresentazioni: percettive, dalla corteccia sensoriale, concettuali, dalla corteccia associativa, e linguistiche, dai centri del linguaggio. Le strutture responsabili delle funzioni di integrazione hanno il compito di «decodificare» i diversi tipi di segnali, di coordinare le informazioni che questi messaggi contengono, e di «tradurle» in diverse forme di impulsi che vengono poi trasmessi alle varie regioni cerebrali. Le informazioni vengono trasmesse sotto forma di impulsi nervosi: la regione che invia il messaggio deve essere in grado di tradurlo in segnali specifici, e i circuiti o i sistemi riceventi devono essere capaci di decodificare questi segnali. La differenziazione delle strutture cerebrali è geneticamente programmata, e le varie regioni mediano forme di informazioni diverse per complessità e contenuto, che vanno dai messaggi più «semplici» dei circuiti del tronco encefalico (che riguardano, ad esempio, il nostro ritmo cardiaco) alle sofisticate rappresentazioni delle aree neocorticali (come idee e riflessioni sul concetto di libertà o sugli stessi processi della mente). Le esperienze possono svolgere un ruolo importante nel determinare non solo quali informazioni arrivano alla mente, ma anche le modalità con cui la mente sviluppa la capacità di elaborare tali informazioni.

Il cervello come sistema Alcuni autori distinguono in questo senso livelli di organizzazione «di ordine inferiore» e «di ordine superiore», e nella maggior parte dei casi ogni «sottosistema» comprende componenti di entrambi i tipi. Le strutture del tronco cerebrale registrano informazioni sensoriali che derivano dall’organismo e dall’ambiente, mentre al sistema limbico arrivano segnali da queste regioni e dalle zone neocorticali; queste ultime ricevono a loro volta dai circuiti limbici, e secondo diversi studi neuroanatomici possiedono anche intricati collegamenti con le strutture inferiori: i processi «superiori» del pensiero dipendono quindi in realtà dall’attività dell’intero cervello. Tuttavia, le aree che coordinano gli stati di attivazione delle varie strutture cerebrali non fanno parte delle regioni neocorticali «più evolute». Le emozioni, generate e controllate dai circuiti limbici, diventano così parte integrante sia del «pensiero razionale» di origine neocorticale, sia del funzionamento generale della nostra mente (Schuman, 1997). Geni ed esperienze Diversi tipi di studi indicano che lo sviluppo del cervello deve essere visto, in realtà, come il prodotto degli effetti che le esperienze esercitano sull’espressione del potenziale genetico. Le nostre esperienze possono influenzare in maniera diretta la trascrizione, e quindi le modalità con cui i geni vengono espressi attraverso la sintesi proteica. Per quanto riguarda il cervello, ciò significa che le esperienze possono avere effetti diretti sui processi che portano allo sviluppo dei circuiti neuronali – inducendo la formazione di nuove connessioni sinaptiche, modificando quelle preesistenti o favorendone l’eliminazione (Kandel, 1989,1998; Post, Weiss, 1997). Le funzioni dei circuiti neuronali sono determinate dalla loro struttura; in questo modo, cambiamenti indotti a livello della trascrizione delle informazioni genetiche provocano modifiche strutturali delle cellule nervose e plasmano la mente relazionale. A loro volta, le attività della mente portano a variazioni delle condizioni fisiologiche cerebrali che possono dare luogo all’espressione di geni diversi. Un esempio molto chiaro di questo tipo di meccanismo è fornito dalla risposta a situazioni di stress, associata alla secrezione di ormoni corticosteroidi che hanno effetti diretti sull’espressione genica (Post, Weiss, 1997; Schore, 1997; Kandel, 1998). Stati di accentuata reattività «costituzionali» o «acquisiti» possono quindi portare a risposte fisiologiche che tendono a rinforzare e a mantenere nel tempo queste modalità di reazione all’ambiente. Tuttavia, il comportamento dei genitori può avere un ruolo fondamentale nell’indirizzare il successivo sviluppo del bambino (Kagan, 1994a), e che i genitori che sostengono e incoraggiano i propri figli a esplorare nuove situazioni li aiutano in effetti ad assumere progressivamente atteggiamenti meno timorosi nei confronti del mondo. 2

MEMORIA LA MEMORIA: UNA DEFINIZIONE GENERALE La memoria non è solo ciò che siamo in grado di ricordare consciamente del passato; secondo una definizione molto più ampia, è l’insieme dei processi in base ai quali gli

eventi del passato influenzano le risposte future: il cervello interagisce con il mondo e registra le diverse esperienze, attraverso meccanismi che modificano le sue successive modalità di reazione. I circuiti cerebrali «ricordano», e apprendono dalle passate esperienze, attraverso un’accresciuta probabilità di attivazione di determinati pattern di eccitazione. Il cervello del bambino presenta alla nascita una sovrabbondanza di neuroni, mentre le connessioni sinaptiche sono relativamente molto poche se paragonate all’insieme altamente differenziato e sofisticato di circuiti che si formano successivamente, nel corso dei primi anni di vita. Le modalità con cui si creano questi collegamenti sono in grande misura determinate da esperienze e informazioni genetiche. Il modo in cui noi ricordiamo il passato è determinato da quali componenti, nell’imponente rete dei circuiti cerebrali, verranno successivamente attivate. Il passo successivo sarà l’«immagazzinamento» di questo ricordo; tuttavia, nel cervello non esiste un deposito in cui le informazioni vengono riposte e ritrovate in caso di necessità: l’immagazzinamento delle memorie consiste in una variazione nelle probabilità di successiva attivazione di un particolare pattern di eccitazione neurale. In risposta agli stimoli che provengono dall’ambiente il cervello può attivare una serie di circuiti, dando luogo a un insieme di pattern di eccitazione anatomicamente e cronologicamente correlati, che vengono registrati, immagazzinati e successivamente «richiamati» sulla base di un semplice assioma, originariamente enunciato da Donald Hebb: neuroni che vengono eccitati contemporaneamente una prima volta tenderanno a essere attivati anche in seguito (Hebb, 1949). Quando parliamo di assioma di Hebb ci riferiamo oggi all’insieme dei meccanismi cellulari responsabili di questi fenomeni di associazione funzionale, e di integrazione spazio-temporale, che costituiscono le basi essenziali della capacità di «ricordare» delle reti neurali. Quando cerchiamo di richiamare l’immagine di un determinato oggetto, le aree del nostro cervello che sono responsabili dell’elaborazione delle informazioni visive vengono eccitate (Kosslyn, 1994). Queste «rappresentazioni» possono essere di diverso tipo: percettive, semantiche, oppure sensoriali (Perner, 1991). Questi «legami associativi» rendono più probabile, nel corso dei processi di richiamo, una simultanea eccitazione di vari circuiti correlati. L’impatto iniziale che un’esperienza ha sul cervello è stato chiamato «engramma» (Schacter, 1996). I ricercatori che lavorano in questo campo hanno definito i processi implicati nelle prime due forme di ricordi (semantici e autobiografici), accessibili a livello conscio, come memoria «esplicita», mentre con memoria «implicita» ci si riferisce all’insieme dei meccanismi funzionalmente distinti, che sono coinvolti nella generazione degli altri tipi di rappresentazione. Per distinguere questi due diversi sistemi mnemonici sono state coniate altre due definizioni – memoria «dichiarativa» e «non dichiarativa», «tardiva» e «precoce», «semantica/episodica» e «procedurale» (Squire, 1992; Schacter, 1992). Ricordare non vuol dire richiamare semplicemente alla mente la registrazione originaria di un’informazione; il ricordo è il risultato della costruzione di un nuovo profilo di eccitazione neuronale, che presenta caratteristiche proprie dell’engramma iniziale ma anche elementi della memoria derivati da altre esperienze, e che risente delle influenze esercitate dal contesto e dallo stato della mente in cui ci troviamo nel presente.

LA MEMORIA IMPLICITA: MODELLI MENTALI, COMPORTAMENTI, IMMAGINI ED EMOZIONI.

I neonati percepiscono l’ambiente che li circonda fin dai primi giorni di vita, e diversi studi hanno dimostrato che bambini anche molto piccoli sono capaci di avere ricordi di esperienze precedenti, che si manifestano in termini di apprendimento comportamentale, percettivo ed emozionale. Se vengono spaventati da un forte rumore associato con un particolare giocattolo, per esempio, è possibile che in seguito reagiscano alla vista di tale giocattolo in maniera molto vivace. Noi agiamo, sentiamo e pensiamo senza necessariamente riconoscere l’influenza delle passate esperienze sulla nostra realtà presente. Le strutture cerebrali coinvolte nei meccanismi della memoria implicita comprendono l’amigdala e altre regioni limbiche (memoria emozionale), i nuclei della base e la corteccia motoria (memoria comportamentale) e la corteccia percettiva (memoria percettiva). Ciò costituisce un aspetto essenziale dell’apprendimento: queste generalizzazioni formano la base di «modelli mentali» o «schemi» che aiutano il bambino a interpretare il presente e a prevedere le future esperienze. I modelli mentali sono componenti fondamentali della memoria implicita. Il cervello crea modelli «multimediali», che comoprendono diverse modalità percettive; attraverso il tatto, la sua mente ha creato un’immagine mentale che può essere individuata per individuare l’oggetto familiare anche a livello visivo. Questi modelli mentali sono il risultato delle nostre interazioni con la realtà esterna, e nello stesso tempo ci aiutano a ritrovare oggetti ed esperienze familiari, e a capire che cosa dobbiamo aspettarci dall’ambiente che ci circonda; possiamo riconoscere le deviazioni dalla norma, e il mondo diventa per noi un luogo noto e relativamente confortevole, nel quale è possibile vivere. Il cervello può essere considerato come una «macchina per prevedere il futuro», che costantemente analizza l’ambiente in cui ci muoviamo cercando di determinare che cosa succederà nell’istante successivo (Freyd, 1987). È stata quindi utilizzata la definizione di «memoria prospettica» (Ingvar, 19885). In ogni momento il nostro cervello cerca automaticamente di determinare che cosa sta succedendo intorno a noi, classificando le nostre esperienze attraverso l’attivazione di schemi mentali che ci aiutano a interpretarle più rapidamente; la possibilità di prevedere quelli che saranno gli avvenimenti immediatamente successivi ci consente di reagire con maggiore prontezza, identificando precocemente i comportamenti più adeguati per affrontare la situazione MEMORIA IMPLICITA E SVILUPPO Un bambino che viene costantemente accudito con attenzione e sensibilità, e che riceve dalla madre risposte positive e prevedibili, presenterà un attaccamento sano e sicuro; le sue ripetute esperienze in questo senso gli hanno permesso di creare una rappresentazione generale del suo rapporto con la madre – un modello mentale di attaccamento – che l’aiuta a riconoscere ciò che può aspettarsi da lei. Un bambino che manifesta un attaccamento insicuro può invece avere percepito i comportamenti dei genitori come meno prevedibili, emotivamente distanti o terrorizzanti, e ne derivano rappresentazioni generali che possono essere caratterizzate da incertezza, isolamento o paura. Le modalità con cui nel bambino vengono attivati particolari stati mentali possono essere considerate come forme di memoria implicita. Questi processi di «trasnfert» – mediati dall’attivazione di antichi schemi e stati della mente che derivano dalle relazioni con importanti figure della nostra infanzia – si verificano continuamente, non solo negli studi degli psicoterapeuti, e una maggiore conoscenza dei meccanismi della memoria implicita può aiutarci a liberarci dalla prigi...


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