Embodied Cognition Comprendere la mente incarnata Riassunto PDF

Title Embodied Cognition Comprendere la mente incarnata Riassunto
Course Filosofia della mente
Institution Università degli Studi di Messina
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EMBODIED COGNITION Comprendere la mente incarnata Palmiero-Borsellino CAPITOLO 1 Renè Descartes, vuole riedificare l’intera conoscenza umana fondandola su basi certe ed evidenti, rifiutando tutto ciò che non è solidamente fondato. Cartesio riprende il sistema cartesiano ovvero la separazione tra mente-corpo, pensiero-realtà. Il primo requisito di accettabilità individuato da Cartesio è l’evidenza. In primis Cartesio mette in dubbio la conoscenza mediante i sensi poiché illusorie e successivamente le verità matematiche poiché oltre a trasmettere delle immagini in esistenti alla realtà Dio anche fatto sì che l’uomo ingannasse persino nelle conoscenze che gli si presentano con le caratteristiche dell’evidenza. Così si sostituisce l’idea di un dio ingannatore e quella di un genio maligno il quale ha la capacità di far sembrare realtà ciò che non esiste, svolgendo due funzioni: 1. Dimostrare l’autonomia dell’uomo 2. Fornisce il principio certo che aveva motivato la ricerca di Cartesio: “se tutto quello che esiste fuori di me, dunque anche la mia corporeità, non esiste, e se sono un soggetto posto sotto continuo inganno di questo genio maligno, a questo punto dubito anche che esista un genio che mi inganni su tutto”. Cogito ergo sum: penso dunque sono Descartes quindi in possesso del primo principio indubitabile, il pensiero, vuole recuperare la realtà esterna e lo fa attraverso l’analisi delle idee. Le idee da dover scartare sono le idee inventate dall’uomo perché chimeriche e successivamente anche quelle naturali perché derivano dalla sensibilità e si riferiscono alla realtà esterna. Le uniche idee che possono essere accettate sono quelle della mente (innate) ovvero le idee matematiche soprattutto quelle di Dio, un essere eterno immutabile. Dopo questa distinzione è opportuno insistere sulla caratteristica delle idee avventizie, ovvero le idee che provengono dall’esterno, perché da questo che si genera un rapporto tra interno ed esterno. Le avventizie sono vere e non possono essere associate alle cose esterne. Quindi se le idee venissero considerate come soltanto se stessi senza essere associate oggetti esterni non sarebbero del tutto false. Per Cartesio dunque l’oggetto della sensazione non ha niente a che fare con l’oggetto reale. Riassumendo, il pensiero cartesiano parte da un principio conoscitivo (evidenza) e da due realtà (pensante materiale) di cui una è assoluta e una derivata. Entrambe sono vincolate dalla natura del principio (regole dell’evidenza) che consente di accedervi.

FRANZ BRENTANO Caratterizzano la riflessione di Brentano: • il criterio discriminante dell’evidenza • differenza tra interno/esterno Brentano fa una distinzione tra essere in senso autentico (quando si specificano caratteristica, una qualità che competerebbero all’essere anche se nessuno la

specificasse) ed essere in senso non autentico (quando ciò che si predica non è indipendente dal soggetto che lo predica). La problematica ha origine nella concezione Aristotelica secondo cui la verità consiste nella concordanza tra la conoscenza della cosa e la cosa stessa. Con l’analisi dei modi dell’essere, Brentano si pone nella configurazione dualistica in cui si hanno sia l’essere in senso autentico reale, sia l’essere in senso autentico non reale. Brentano si avvale del principio dell’evidenza e quindi ad essere vero o falso non è il giudizio che corrisponde o no alla realtà esterna, ma il giudizio evidente o non evidente. Non si tratta di un giudizio sul contenuto, ma su un atto: nel caso della percezione ad essere vera/evidente non è la cosa, il colore che viene visto ma l’atto del vedere la cosa. Con ciò avviene un’ulteriore distinzione tra atto e oggetto. L’evidenza degli atti è vera e indubitabile come l’intuizione del cogito. Torna così ovvia la distinzione tra interno ed esterno. Con la distinzione fra fenomeni fisici (dominio della percezione esterna) e fenomeni psichici (dominio della percezione interna), Brentano delimita così il campo della psicologia empirica. Lo psichico quindi riguarda l’interno e la psicologia consiste nell’analisi strutturale o descrittiva dei fenomeni psichici. Secondo Brentano l’attività psichica deve implicare la conoscenza, al punto che il termine coscienza è usato in modo interscambiabile con l’espressione atto psichico e fenomeno psichico. Ogni fenomeno psichico è caratterizzato dall’esistenza-inesistenza intenzionale di un oggetto che poi noi definiremo oggettività immanente. Con il termine intenzionale, Brentano indica che ogni fenomeno psichico tende verso qualcosa di esterno da sé; in quest’ottica la base dell’esperienza non può essere la sensazione intesa come semplice impressione, né l’intelletto inteso come una tabula rasa, ma appunto l’atto di presentazione. Un ulteriore distinzione tra fenomeni psichici e fenomeni fisici sta nel fatto che i primi vengono percepiti solo nella coscienza interna, mentre sui secondi si può avere solo una percezione esterna. In Brentano la percezione interna può essere intesa come luogo in cui ogni esperienza rimanda ad un oggetto. Quindi ogni atto psichico anche più semplice ha due oggetti: 1. Qualcosa di altro da sé (come oggetto primario) 2. Sé stesso (come oggetto secondario) Brentano afferma così la certezza assoluta della manifestazione psichica dove si colgono l’oggetto e soggetto, reciprocamente, inseparabili. La reciprocità sta nel fatto che ogni fenomeno psichico contiene un’attestazione della propria presenza. Questa attestazione è un giudizio. La questione dell’evidenza come unità tra chi percepisce e il percepito può essere anche posta deducendo che non è possibile un giudizio senza la connessa presentazione, né è possibile una presentazione senza il relativo giudizio. Proseguendo con la differenza tra interno ed esterno, se la prima caratteristica della percezione interna è l’evidenza quella della percezione esterna è la possibilità dell’osservazione. Questo porta la possibilità di rivolgere l’attenzione verso l’oggetto da osservare, possibile però solo se l’oggetto in questione dura senza modificarsi per almeno un certo lasso di tempo. Così diventa chiara la critica di Brentano nei confronti del metodo introspettivo di Wundt, poiché non è possibile basarsi sull’osservazione in quanto in quanto l’osservarsi internamente modifica l’osservato. Brentano segue il principio dell’evidenza, pone al centro della psicologia la percezione interna perché è questa che da conoscenza evidente; pertanto il fenomeno o c’è o non c’è. La conoscenza evidente, dunque, si avrà unicamente in riferimento al presente.

EDMUND HUSSERL Husserl fonda la conoscenza su basi certe ed indubitabili ed individua tale base sull’esperienza: luogo in cui le cose si presentano con evidenza. Il progetto della fenomenologia è quello di risalire a ciò che dà senso alle cose. Il mezzo che il filosofo usa per indagare in che modo il mondo già dato si costruisca a partire all’esperienza è l’epochè ovvero tutte le credenze, le convinzioni e le verità che emergono quando si assume che il mondo sia esterno alla coscienza. Una volta messa da parte la visione del mondo come mondo esterno, Husserl volge l’attenzione all’interno. Grazie a questa operazione è possibile avviare un lavoro di indagine che consiste nell’andare oltre il parere personale di un fenomeno per cogliere invece le strutture ricorrenti, costanti e persistenti che appartengono a ogni esperienza. Tale struttura sono quelle della coscienza. Esse costituiscono l’universalità eidetica della coscienza (eidos), ovvero ciò che si riflette su ogni esperienza e segna ogni vissuto. Per Husserl con la riduzione eidetica non si ha più la distinzione tra interno ed esterno poiché si è riportato il mondo nel modo in cui lo vede la coscienza. Quindi per riduzione eidetica si intende la depurazione di un fenomeno o un concetto dalle caratteristiche superflue. Husserl con oggettività-per-la soggettività indica che la coscienza tende verso l’oggetto intenzionato. La relazione intenzionale non è qualcosa che deve essere realizzato, perché il soggetto non sceglie di intendere l’oggetto. È nella coscienza che esiste il mondo e l’intenzionalità della coscienza è del tutto strutturale. L’indagine eidetica svolta nell’ambito dell’oggettività- per- la-soggettività indica che nelle correlazioni intenzionali partecipano 2 elementi profondamente intrecciati ma distinguibili l’atto (noesi) ad esempio l’atto del percepire, e l’intenzionato correlato intenzionale (noema) ad esempio un percepito. L’intento di Husserl non è solo quello di specificare il modo in cui si costituiscono le correlazioni intenzionali ma anche di esplicitare l’attività intenzionale della coscienza nella sua genesi. I modi di percepire non sono determinati dalla volontà del percipiente ma appartengono alla struttura della sua recettività e precedono qualsiasi pensiero. Per Husserl, i modi di percepire non sono determinati dall’arbitrio del percipiente, ma appartengono alla struttura della sua ricettività e precedono qualsiasi pensiero (esempio cattedra, vista da più angolature che formano una cosa sola, appunto la cattedra). Il singolo evento percettivo non può essere isolato, ma deve sempre darsi richiamando quello che l’ha preceduto e proiettando verso quello che lo seguirà. Ed ancora, per autore, le presentazioni hanno correlazioni con i processi cinestetici del corpo, esiste una sincronia tra i movimenti eseguiti e le manifestazioni percepite. Inoltre, la cattedra non è solo una cosa che si vede ma anche una cosa percepita come piano di appoggio. L’esperienza di cui parla Husserl non è quella matematizzata, ma quella del mondo concreto, condiviso dagli uomini, il mondo della vita che ha fini pratici.

MERLEAU-PONTY- CORPO AGENTE Secondo Ponty, il soggetto incontra il mondo in quanto soggetto corporeo ed è attraverso il corpo che si viene introdotti alle cose e agli eventi del mondo. Per Ponty soggetto e mondo non sono separati ma interagiscono reciprocamente, si verifica così la percezione che ha il ruolo di esperienza primaria pre-discorsiva. La mente riflessiva si sveglia in un mondo già costruito e che non viene avvertito come da essa progettato. Al momento del incipit imprescindibile sono presenti sia il soggetto e sia il mondo. L’atto di riflessione non costituisce il mondo, ma lo trova. Ponty afferma che l’esperienza primordiale dell’uomo è la percezione che è inserita nella discussione esistenziale del vivere concreto. Il mondo che pre-esiste per non essere stato ancora

riflesso è confuso, ambiguo, oscuro ma non destrutturato. La percezione non coglierà solo la forma ma anche lo sfondo da cui emerge. La forma sarà il riflesso e lo sfondo l’irriflesso. La forma verrà percepita attivamente lo sfondo inconsapevolmente. Lo sfondo è comunque funzionale e operante, poiché l’oggetto della percezione è individuabile solo grazie alla contemporanea percezione di ciò che gli sta attorno. Se caratteristica della coscienza razionale è l’intenzionalità, caratteristica della coscienza di tipo diverso sarà un’intenzionalità volontaria. Ponty chiama la prima intenzionalità d’atto ovvero intenzionalità volontaria e la seconda intenzionalità fuggente vale a dire intenzionalità preriflessiva. Il soggetto incontra il mondo in quanto soggetto corporeo. Il corpo non è solo struttura fisica estesa ma è anche struttura esperienziale: ciò che percepisce è ciò che si percepisce. Il rapporto originario con il mondo si realizza attraverso la corporeità. La corporeità è il veicolo di quella intenzionalità fuggente che opera nell’ambito dello sfondo, irriflesso e del presupposto; il prodotto della sua attività è la coscienza latente non evidente e passiva. Per concludere Ponty afferma che lo schema corporeo corrisponde alla coscienza di sé in relazione all’ambiente che delimita lo spazio dell’interazione. Dunque, riassumendo secondo Merleau-Ponty, esponente dell’esistenzialismo francese, il rapporto originario con il mondo si realizza attraverso la corporeità. La concezione del filosofo francese ripercorre le tracce dell’analisi husserliana confermando che se non vi fosse il corpo non vi sarebbe alcuna origine per la relazione che congiunge il soggetto a quel determinato aspetto dell’oggetto. E poiché lo schema corporeo è una struttura che consiste in una conoscenza sempre disponibile della propria postura rispetto all’ambiente, esso permette al corpo di agire, di dirigersi all’esterno e segna lo spazio situazionale in cui è data l’interazione con gli oggetti. In particolare, lo schema corporeo è un sistema di funzioni motorie che aprono e dischiudono un orizzonte di possibilità poiché la spazialità del corpo si esprime attraverso delle azioni. Pertanto, il corpo non è un semplice apparato che permette di spostarsi nello spazio, ma è il punto originatore di tutte le intenzioni e azioni umane. La potenzialità di azione vincolate alla natura corporea dell’agente definiscono l’ambiente in cui il soggetto agisce. Muovendosi e agendo nella situazione, l’individuo, oltre a modificare la relazione tra sensazioni cinestesiche e percettive, opera una vera e propria trasformazione dell’ambiente percepito perché vi fa comparire nuovi aspetti che rivelano nuove azioni. Merleau-Ponty insiste sul carattere circolare della relazione ambiente-organismo, specificando che un ambiente è ciò che è in funzione delle caratteristiche dell’organismo e che ciò che l’ambiente fornisce come stimolo è una funzione dell’organismo. È in questa circolarità che l’individuo determina il proprio rapporto con l’ambiente in funzione delle possibilità di interazione con esso.

JAMES GIBSON: approccio ecologico Procedendo dal piano fenomenologico al piano psicologico, le condizioni per lo sviluppo dell’Embodied Cognition passano attraverso la Psicologia ecologica di James Gibson (1904-1979). Nella configurazione gibsoniana gli oggetti assumono significato alla luce del comportamento dell’individuo. Ora, se la percezione (delineata in termini pragmatici) si caratterizza per essere un processo orientato all’azione (ad uno scopo) e al servizio del comportamento, è pur vero che il comportamento è controllato dalla presenza di un ambiente circostante e dalle possibilità di interazione con esso che il corpo offre all’agente, organismo che vive e si evolve nell’ambiente e insieme all’ambiente. La funzione del cervello in questo contesto è quella di cercare di estrapolare informazioni dall’ambiente. Avere degli stimoli significa, non aspettare che

qualcosa arrivi ai nostri sensi, ma creare le condizioni affinché ciò accada (Info suriguardanti- circa). Così, il legame tra percezione e azione teorizzato da Merleau-Ponty viene confermato dall’osservazione avanzata da Gibson sull’impossibilità di separare i processi percettivi dall’agire motorio e trova approfondimento nella nozione di affordance proposta dallo psicologo. In generale, con affordance si intende qualunque opportunità o pericolo presente nell’ambiente in cui vive, si muove e opera un individuo (Gibson, 1979). Più specificamente, sono ciò che viene percepito da un organismo in termini di possibilità. La necessità di comprendere la relazione tra mondo fisico, fisiologico e mentale conduce a riconoscere che il rapporto del soggetto con il mondo è originariamente percettivo. Piuttosto, nei sistemi percettivi è insita la capacità di cogliere gli oggetti direttamente, in base alle possibilità motorie che essi suscitano. Dunque, l’ipotesi delle affordance sostiene che la percezione di alcune proprietà oggettive è correlata alle possibilità motorie del soggetto. L’affordance, consistendo in ciò che l’ambiente offre al soggetto, dipende dalla relazione tra un organismo dotato di un corpo con specifiche caratteristiche senso-motorie e l’ambiente/oggetto con cui interagisce. Dunque il processo percettivo è bidirezionale.

Cap. 2: LA SCIENZA COGNITIVA La scienza cognitiva è un movimento interdisciplinare (neurofisiologia, linguistica, etologia, genetica ecce). L’oggetto di studio è la cognizione di un oggetto pensante, naturale o artificiale. Varela distingue 4 STADI di SVILUPPO DELLA SCIENZA COGNITIVA: 1: prologo che affonda la radice nella cibernetica 2: scienza cognitiva classica 3: connessionismo 4: approccio incorporato che si riflette nell’Embodied cognition e le diverse eccezioni che tale espressione esplica. 1 CIBERNETICA: i processi meccanici, la matematica e la logica sono utilizzati per comprendere il pensiero e la conoscenza. Si afferma l’idea che la mente può essere equiparata al computer. Non si tiene conto in maniera considerevole dell’ambiente, rappresentazioni e stati intenzionali vengono rappresentati sotto forma di codice simbolico implementato dal cervello o da una macchina. L’impianto sottostante la potente metafora mente-computer si basa pertanto sulla riducibilità della semantica, ovvero del significato, alla sintassi, ovvero ai modi in cui i simboli possono essere ricombinati per formare una proposizione. Le informazioni elementari acquisite dai sistemi sensoriali e motori subiscono un’immediata trasformazione in simboli astratti; dopo questa codifica, la mente, umana o digitale, procede autonomamente operando calcoli, combinazioni, giustapposizioni, scomposizioni e manipolazioni. In linea con l’approccio computazionale, il MODULARISMO di Jerry Fodor propone una struttura della mente modulare composta da molteplici sottoinsiemi. In quest’ottica il linguaggio è innato, ad ogni concetto corrisponde un simbolo ovvero una rappresentazione mentale. Queste rappresentazioni mentali nell’ottica di Fodor costituiscono un vero e proprio linguaggio (mentalese). I punti forti di questa concezione --‣ PRINCIPIO DELL’ECONOMIA COGNITIVA: secondo cui il lavoro

mentale si riduce. È possibile immagazzinare e recuperare informazioni con più facilità tramite questa codifica; è possibile designare oggetti in modo mutevole o ricco; è possibile passare immediatamente da contenuti immaginativi a contenuti verbali e viceversa. 2 CONNESSIONISMO, 1982: l’avvento è sancito dall’opera di Hopfield. L’attenzione si sposta sull’implementazione dell’elaborazione da parte del sistema nervoso. Le informazioni fornite dall’ambiente sono inizialmente neutre e acquisiscono senso solo a seguito di calcoli, rifiuta l’equivalenza tra computazione e manipolazione ordinata, organizzata e deterministica di simboli logici. In una rete neurale l’attività computazionale si verifica in modo distribuito e parallelo. La manipolazione di informazioni è scarsamente influenzata da fattori contestuali e da condizioni di contorno. I simboli prodotti dal calcolatore saranno sempre gli stessi. L’esigenza logica di avere dati a disposizione prima dell’attività elaborativa rivela che il computer funziona solo con l’intervento esterno e che l’intelligenza artificiale non è specchio di quella umana, ma un suo prodotto. Il rispecchiamento semantica-sintassi, nel caso della macchina, è possibile solo perché i vincoli del primo a cui essa deve attenersi sono già codificati nel suo linguaggio simbolico. Tale codifica tuttavia è operata dall’agente programmatore. La manipolazione di simboli in cui consiste il comportamento intelligente da parte dell’elaboratore pertanto richiede una previa simbolizzazione significante. Inoltre la macchina ha un processo cognitivo sempre uguale, non soggetto al tempo. L’uomo invece si sviluppa grazie al tempo e i suoi processi sono imperfetti e mai necessariamente esatti, producono cambiamenti nell’ambiente e si assoggettano agli eventi contestuali, sono dunque aperti ad esiti alternativi e permangono nel regno del possibile. In contrasto con l’ipotesi digitale, efficace per la capacità di esprimerne ogni pattern descrittivo ma fragile per la non falsificabilità, è possibile supporre che la rappresentazione delle conoscenze rifletta le modalità esperienziali e che i prodotti concettuali abbiano origine nei processi percettivi. Dunque, in sintesi: l’attenzione è rivolta all’implementazione dell’elaborazione da parte del sistema nervoso. In questo approccio, ogni attività mentale è vista come l’attivazione di diversi sistemi posti in rete. Ciò implica il fatto che le operazioni mentali non vengono organizzate in modo sequenziale, ma in parallelo; così, alla base di tali operazioni mentali vi sono le interazioni tra le varie parti della rete neurale. Il Connessionismo, pur la...


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