Comprendere il bullismo femminile PDF

Title Comprendere il bullismo femminile
Author Benedetta Piras
Course Pedagogia e differenza sessuale
Institution Università degli Studi di Verona
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COMPRENDERE IL BULLISMO FEMMINILE Genere, dinamiche relazionali, rappresentazioni a cura di Giuseppe Burgio BULLISMI 1. Il bullismo a scuola: modelli e interventi educativi Il nostro tempo è ricco di stimoli ma anche di vuoti, caratterizzato da livelli crescenti di individualismo e narcisismo patologico. Le nuove forme di genitorialità polverizzano ruoli e funzioni educative primarie e possono alimentare espressioni di disagio patologico. Crisi delle relazioni / dilagante isolamento / difficoltà a porre attenzione alla persona. I significati esistenziali degli adolescenti moderni sembrano essere basati sul culto dell'estetica standardizzata e sulla importanza attribuita al possesso di beni materiali. Dis-valori: l'habitat sociale in cui si svilupperebbe la cultura dell'intolleranza, della prevaricazione, della prepotenza, terreno su cui si giocano le dinamiche proprie del bullismo. Il bullismo, espressione patologica delle relazioni sociali Le forme di aggressione, di prevaricazione e violenza di natura diversa, ripetute e perpetuate nel tempo, da parte di un pari su un altro incapace di difendersi, rientrano tra le caratteristiche attribuibili al fenomeno del bullismo. Il bullo sceglie la sua vittima, di solito più debole sia fisicamente sia patologicamente, e la persegue per sempre. Con conseguenze devastanti nel tempo. Il bullo manifesta consapevolezza e intenzionalità nei suoi comportamenti, cosa che manca del tutto a chi manifesta un disturbo specifico di tipo patologico. È un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare. Il bullismo è un fenomeno multidimensionale, dinamico e complesso, caratterizzato da tre requisiti distintivi: asimmetria, persistenza e intenzionalità. Tra le vittime di atti di bullismo rientrano diverse categorie, forse meno capaci di difendersi perchè stigmatizzati dal gruppo predominante. Cyberbullismo: volontari e ripetuti atti inflitti attraverso l'uso del computer e di altri dispositivi elettronici; umilia e svilisce la vittima con modalità diverse. Non si esaurisce in un luogo preciso ma, in forza della rete, la vittima può essere molestata costantemente senza che alcuna barriera fisica e temporale possa proteggerla. Gli attori sulla scena del bullismo: bulli, bulle, vittima e compartecipanti La difficoltà ad individuare subito chiari ed univoci moventi è strettamente legata al fatto che questo fenomeno scaturisce dall'interazione di diversi fattori, il cui cruciale intreccio fungerebbe da condizione ottimale di innesco di atti bullistici. Ricerche rivelano che i bulli sono socialmente intelligenti e che sono spesso tenuti in grande considerazione dal gruppo dei pari e, pertanto, va distinta la figura del bullo socialmente emarginato da quella del bullo socialmente integrato. Il fenomeno si realizza mediante forme diversificate (fisiche, verbali, psicologiche, relazionali, cibernetiche). Gli atti di bullismo appaiono perpetrati da maschi e femmine in modo differente: mentre i maschi sono più predisposti ad esercitare prevaricazioni dirette basate sulla forza fisica, le femmine sembrano essere più inclini verso la forma del bullismo indiretto finalizzata però in ogni caso all'isolamento sociale della vittima e a un'intenzionale esclusione dal gruppoLe bulle sembrano ferire più spesso le vittime con atti di violenza psicologica: -la parola detta (violenza verbale sotto forma di calunnia, ingiuria, vessazione) -la parola non detta (macchinazioni sociali e atteggiamenti di esclusione) -la parola scritta (cyberbullismo). L'aggressione relazionale sembra essere la forma di bullismo privilegiata dalle bulle.

Vulnerabilità, impotenza e sentimenti di vergogna e colpa agiscono durante l'aggressione al Sè della vittima; viene attaccata l'idea stessa di sé, la sicurezza e la fiducia in sé. La reazione più comune ai torti e ai soprusi subiti è il silenzio, motivato talvolta dagli scarsi appigli amicali di fondo e cibato dal timore di innescare ulteriori circuiti di distorsione e derisione. La paura della vittima, unita alla cecità volontaria degli spettatori muti, sostiene il silenzio e deforma l'anima della vittima, potendo arrivare a determinarne il tracollo. La sofferenza taciuta congela l'autostima e e favorisce scarso adattamento psicosociale. I coetanei che calcano la scena assumono i ruoli di spettatori, di co-esecutori, di sostenitori o di gregari: sono i “bulli passivi”, complici silenziosi che rinforzano. 4. Cosa può fare la scuola (modelli organizzativi e comportamenti istituzionali) L'atto bullisstico è di per sé di natura relazionale e deve essere collocato nello specifico contesto in cui è avvenuto, combattendolo interessando l'intero setting relazionale entro il quale prende forma. Possono essere individuate tre tipologie di intervento finalizzate al contrasto del fenomeno nel contesto scolastico: 1)modello istituzionale o di politica scolastica (progettualità di rete scuola-extrascuola) 2)approccio a livello di classe-gruppo o curricolare (il singolo docente affronta la tematica all'interno della classe e orienta gli studenti nella gestione e riduzione del problema attraverso attività di sensibilizzazione e confronto per lo sviluppo delle competenze socio-relazionali) 3)programmi di intervento di supporto tra pari (gli studenti sono considerati “agenti di cambiamento”, assumono un ruolo attivo nella funzione di aiuto che viene loro affidata) La modalità di azione è tanto più efficace quanto più possibile sistemica e integrata, il che implica la partecipazione delle famiglie e dell'intera comunità entro cui vivono e fanno esperienza studenti. Gestire il bullismo significa occuparsi del benessere e favorire la reintegrazione sociale di tutti i protagonisti dei fenomeni di aggressività -bullo, vittima, spettatori passivi, ecc.- abbattendo la cultura dell'indifferenza. Nei contesti scolastici non sempre vengono ritagliati e progettati tempi e spazi adeguati e atti di bullismo vengono spesso affrontati semplicemente con reazioni punitive dalla scuola. Tali risposte da sole non sempre appaiono risolutive del problema e difficilmente generano cambiamenti comportamentali nei bulli. Determinante è invece cercare di raggiungere più in profondità lo studente/essa autore/autrice di atti di bullismo, praticando misure di ascolto che consentano di avvicinarsi alle radici del disagio. Occorre avvertire per tempo i segnali degli stati di disagio vissuti dai protagonisti coinvolti. Il ricorso al servizio di counselling rivolto ai bulli e agli spettatori dovrebbe articolare interventi di elaborazione del dolore proprio e altrui, facilitando percorsi psicoeducativi. I benefici si riflettono nella possibilità di condurre gli studenti verso i territori della consapevolezza, della responsabilità e della volontà reale di risoluzione di patologie relazionali. Cosa può fare l'insegnate (modelli didattici e stili educativi) L'azione educativa dei docenti finalizzata alla formazione dell'uomo e del cittadino è sterile da un punto di vista pedagogico se risulta soltanto nozionistica. L'efficacia di programmi educativi di prevenzione e contrasto al bullismo si misura nel contesto e nel coinvolgimento dell'intera classe e nelle modalità con le quali gli insegnanti svolgono il loro lavoro → il modo in cui ogni giorno un insegnante dà prova di rispetto o prevaricazione dell'altro. L'insegnate è quindi sempre un nodo importante del fenomeno bullismo: può prevenirlo, avvertire per tempo le possibili derive comportamentali, attivarsi ai primi segnali, contrastarlo, sanzionarlo, combatterlo. Per altri versi può anche permetterlo, agevolarlo o provocarlo. L'insegnante è chiamato ad acquisire un elevato livello di consapevolezza del rischio del bullismo, per un effettiva possibilità di prevenire ed affrontare le espressioni. Deve avere consapevolezza dell'esistenza di un versante educativo implicito che si esprime e si riflette in quegli atteggiamenti adottati e agiti nella quotidianità scolastica che fungono da segnaletica e bussola di orientamento per gli studenti. L'insegnate deve educare la classe a usare stili comunicativi e comportamentali di tipo assertivo

(capacità di farsi valere pur nel rispetto del diritto degli altri) per una gestione delle relazioni interpersonali, anche in presenza di situazioni conflittuali. Conclusioni Gli interventi anti-bullismo che risultano efficaci nel medio e lungo periodo sono caratterizzati da strategie finalizzate allo sviluppo della personalità degli studenti e delle loro competenze socioemotive. La scuola è dunque chiamata ad adottare un approccio globale multidimensionale, in cui tutti gli attori siano impegnati a contenere il fenomeni fino ad eliminarli. Necessità di collaborazione tra famiglia, scuola e territorio come l'unica strada per contrastare e fronteggiare il fenomeno del bullismo, senza quindi focalizzarsi esclusivamente sul ragazzo aggressivo. Tornano utili alcune strategie didattiche come il cooperative learning e tecniche di animazione come il role-playing e la drammatizzazione → occasioni per riflettere ed elaborare prospettive personali. Nessun intervento anti-bullismo può avere effetti duraturi se non è proiettato su un arco temporale di lungo periodo, già a partire dalla scuola primaria: educazione alla responsabilità, nei termini di promuovere l'empatia, il senso di colpa, il senso di vergogna. 2. Femminilità corretta. I copioni di genere nel bullismo femminile Il bullismo femminile è di difficile individuazione e si mostra di difficile lettura perché è un fenomeno estremamente complesso, costituito da elementi a volte anche contraddittori. Il bullismo: una dinamica sociale Gli studi sul bullismo, nati negli anni '70 del secolo scorso, sono ormai molto numerosi e la consapevolezza di che cosa sia il bullismo è socialmente diffusa. Per parlare di bullismo è necessario che vi sia un'asimmetria nella relazione. Il bullismo mira in modo persistente a fare del male, danneggiare e sopraffare, e alla sua base c'è un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare. Un primo importante elemento che caratterizza il bullismo è che esso è un fenomeno sociale: 1)è un'attività che si dispiega in un teatro sociale, in un contesto pubblico 2)è spesso compiuta in gruppo 3)nasce dalle relazioni sociali e all'interno di esse di dispiega. Durante l'infanzia e l'adolescenza ognuno trae dalla rete relazionale gli strumenti per definire la propria posizione sociale e negoziare la propria reputazione. Il gruppo dei pari è il contesto a cui ci si riferisce per individuare i modelli a cui fare riferimento. La connotazione relazionale del bullismo è confermata anche dal dato che i bulli colpiscono generalmente vittime della stessa età e della stessa classe, compagni cioè con cui passano molto tempo, non sconosciuti incontrati per caso. Il bullismo però appare particolarmente condizionato dai diversi percorsi individuali di sviluppo dell'aggressività, dalle possibili interazioni tra programmi televisivi, videogiochi e condotte aggressive, dall'eventuale sovrapposizione tra bullismo e disturbi della condotta. Con l'adolescenza si aggiunge una particolare connotazione che nasce con i turbamenti causati dalla pubertà; la centralità del corpo in adolescenza è ben nota come il fatto che per ottenere riconoscimento e approvazione da parte del gruppo l'adolescente usa il corpo e al contempo come criterio discriminante per decidere chi fa parte dell'in-group e chi dell'out-group. Il bullismo si dispiega a scuola e non in altri ambiti. La scuola, infatti, è luogo centrale di produzione di socialità. Il bullismo mostra una finalità centrale: contribuire a creare: contribuire a creare una gerarchia di prestigio, successo, popolarità all'interno del gruppo. Il prestigio sociale si può ottenere “in positivo”, acquisendo popolarità, ma anche in modo negativo, distruggendo la popolarità degli altri dove -per garantirsi il diritto ad essere rispettati- è necessario privare gli altri dello stesso diritto. I bulli sembrano aver bisogno di un pubblico affinché la sofferenza che infliggono si trasformi in un

aumento del loro prestigio. Le vittime dei comportamenti bullistici sono frequentemente coloro che si differenziano dai loro pari. Qualsiasi deviazione dalla norma costituisce un fattore di rischio potenziale che aumenta al crescere del grado di “diversità” percepita. Il bullismo tende così a riprodurre quelle gerarchie che, nella più vasta società, sfavoriscono alcuni soggetti avvantaggiando altri. Il bullismo o i bullismi? La letteratura scientifica ha da tempo descritto il bullismo agito dai maschi come differente, nelle sue dinamiche, da quello delle ragazze. In tutti i Paesi gli aggressori appaiono essere principalmente maschi che usano la prepotenza verso entrambi i sessi, mentre le ragazze soprattutto verso le altre femmine. Maschi e femmine agiscono il bullismo in maniera differente. Pare allora indispensabile un taglio di genere per comprendere il fenomeno, ma bisogna guardarsi dai rischi di approcci universalistici. Convinzione che il bullismo femminile andrebbe studiato nella sua peculiarità e non come una forma “debole” di quello maschile. Il bullismo può essere: -Diretto: aggressioni pubbliche e chiaramente tese a fare male (verbale o fisico) -Indiretto: il bullo cerca di infliggere sofferenza in modo però da non essere identificato come autore -Relazionale: comportamento teso a rovinare le relazioni sociali della vittima, escludendola dal gruppo e isolandola Le forme dirette/indirette/relazionali di aggressione sono strettamente interrelate. I maschi hanno più possibilità delle ragazze di perpetrare aggressioni dirette, fisiche e verbali, mentre le ragazze sono più autrici di bullismo relazionale. Il Cyberbullismo Questo fenomeno è definibile come un comportamento attraverso media elettronici o digitali, da individui o gruppi che diffondono ripetutamente messaggi ostili tesi a infliggere sofferenza o disagio e ha delle caratteristiche che lo distinguono dal bullismo tradizionale, “in presenza”. La distanza fisica rende più facile l'attacco. Inoltre, l'anonimato che le tecnologie digitali consentono rende il cyberbullismo più semplice e più sicuro di quello tradizionale per i bulli. Il bullismo digitale, lasciando tracce indelebili sul web, rischia di continuare a perseguitare gli stessi soggetti. In esso, la responsabilità appare condivisa più che personale e le inibizioni dell'aggressione risultano quindi più deboli rispetto al bullismo tradizionale. Il bullismo digitale appare una semplice evoluzione di quello tradizionale, effetto di una profonda trasformazione sociale. Le caratteristiche del bullismo femminile Il bullismo femminile è perlopiù di tipo indiretto/relazionale. I comportamenti che lo definiscono comprendono: sparlare di una vittima in sua assenza, divulgare le sue confidenze, usare nomignoli per riferirsi alla vittima, escluderla dal gruppo, lasciare biglietti offensivi o inviare sms anonimi, voltare le spalle mentre si avvicina.... Le occasioni scatenanti l'aggressione possono essere molteplici: dalla competizione incentrata sull'aspetto fisico a quella per i risultati scolastici.... Le bulle non soffrono in genere dei problemi di comportamento che caratterizzano molti bambini aggressivi: sono socialmente competenti, comprendono le dinamiche sociali e usano consapevolmente l'aggressione per accrescere il loro status tra le coetanee. Le ragazze che si impegnano nel bullismo relazionale sono infatti popolari tra i pari mentre se la loro aggressione è

fisica vengono rifiutate in misura maggiore di quanto avvenga ai ragazzi. Attuare forme di aggressione considerate non conformi al genere di appartenenza porta cioè ad una maggiore cesura sociale da parte dei coetanei e degli adulti, rispetto a quanto accada con forme di aggressione considerate conformi alle norme di genere. Il bullismo agito dalle ragazze costituisce quasi sempre un fenomeno intra-genere, interno al femminile. Il bullismo ha la funzione chi è “in” e chi è “out” rispetto al gruppo. L'inclusione o l'esclusione riguardano l'essere “giusta” dal punto di vista del genere femminile, dal punto di vista, cioè, della “femminilità” come costruzione percepita dalle bulle, condivisa dal gruppo dei pari, proiettata dagli adulti del contesto sociale di appartenenza. Il bullismo potrebbe essere una forma perversa di relazione tra ragazze che crea una gerarchia di livelli disuguali di “valore” tra ragazze “in gamba” e “perdenti”. Il bullismo non coinvolge solo la bulla e la vittima ma crea dinamiche sociali complesse. Una di queste è detta “ostilità orizzontale” e si realizza quando i membri dello stesso gruppo non solidarizzano attivamente con la vittima. Il gruppo dei pari perpetua di fatto l'oppressione bullistica che ha gli effetti di traumatica perdita d'autostima. Nel bullismo femminile vi è un copione implicito che replica e riproduce quelle stesse strutture di potere attraverso cui le donne sono escluse o marginalizzate nella società. La sceneggiatura eteronormativa Per mettersi in scena, la bulla ha bisogno che al dramma partecipino anche altri attori con ruoli differenziati. Possiamo affermare che del bullismo esiste una sceneggiatura culturale (raccontata dai mass media, in internet, dalla letteratura), dei copioni relazionali (che vengono agiti nelle nostre scuole) e una scrittura interiore della prima e dei secondi in ciascuno dei soggetti coinvolti. I copioni del bullismo femminile Sulle ragazze, in generale, si esercita uno specifico tipo di dominio che ruota attorno al sesso e al genere. Queste forme di violenza e molestia sono agite perlopiù dai maschi ai danni delle ragazze. All'oppressione maschile sulle ragazze si aggiunge così una forma di oppressione delle ragazze sulle ragazze, attraverso la normatività escludente dei copioni relazionali di un bullismo che presidia i confini della norma e conformità di genere. Il bullismo colpisce perlopiù le ragazze considerate poco femminili, quelle non adeguate “al giusto” modo di essere ragazze. E poiché il modo giusto è funzionale all'eteronormatività, la gerarchia di genere esprime anche omofobia. La bulla sa che l'aggressione diretta e violenta non produce tra le pari una popolarità femminile “tradizionale”; tuttavia il suo comportamento potrebbe allora esprimere il desiderio di non doversi misurare con quelle disuguaglianze di genere che opprimono il femminile e producono modelli di genere stereotipati. Potrebbe essere una confusa protesta di genere. In tale ipotesi, nel bullismo femminile agirebbero differenti giochi relazionali e allora si potrebbe parlare di diversi bullismi. La violenza bullistica non è diretta solo alla vittima ma ha una finalità educativa rispetto al pubblico. Il bullismo costituisce una “pedagogia nera” tesa al controllo non solo del comportamento ma dell'essere stesso delle ragazze di un gruppo. INTERPRETAZIONI 3. Per una lettura antisessista del fenomeno del bullismo femminile La lente femminista e antissessista e la categoria di genre Dal punto di vista femminista, le ragioni per le quali si ritiene necessario operare una distinzione basata su genere sono: -di visibilità: i fenomeni che interessano il genere femminile vengono ignorati o silenziati e adottare una lente di questo tipo significa porvi attenzione;

-di specificità: dell'attore riconosciuto socialmente come femminile. La specificità del soggetto femminile non trova il suo fondamento nell'idea di un'essenza, ma induce a decostruire le narrazioni che producono figure di femminilità più o meno stereotipiche. L'essere femmina non va inteso come risultato “naturale”, come effetto di cause fisiche. Si ritiene necessario adottare un approccio antinaturalista alle questioni relative al sesso e al genere: si intende quindi un atteggiamento critico e decostruttivo nei confronti di ogni asserzione che prenda la “natura” come norma o riferimento teleologico. Molti lavori hanno evidenziato come la differenza biologica tra maschi e femmine tenda as essere rinforzata dalla società e dalla ricerca scientifica. Infatti si tende normalmente a concepire la differenza sessuale nei termini di dimorfismo piuttosto che di una semplice differenza. A livello fisico, chimico e biologico, le somiglianze tra i maschi e le femmine della specie umana sono molto più numerose delle differenze. Negli esseri umani infatti il dimorfismo si manifesta solamente nei tratti sessuali primari...


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