Bullismo - riassunto PDF

Title Bullismo - riassunto
Author DORIS FRANCO SANNINO
Course Psicologia della salute
Institution Università degli Studi di Bergamo
Pages 10
File Size 236.2 KB
File Type PDF
Total Downloads 102
Total Views 178

Summary

riassunto...


Description

BULLISMO Aspetti giuridici, teorie psicologiche e tecniche di intevento 1. IL BULLISMO 1. Che cosa è il bullismo Bullismo: traduzione dall'inglese bullying, sostantivo di bully (maltrattare, angariare, intimidire, intimorire). Il termine bullismo non indica qualsiasi comportamento aggressivo o comunque gravemente scorretto, ma, precisamente, un “insieme di comportamenti verbali, fisici e psicologici reiterati nel tempo, posti in essere da un individuo, o da un gruppo di individui, nei confronti di individui più deboli”. È essenziale, perché si possa parlare di bullismo, l'elemento della reiterazione nel tempo dei comportamenti vessatori. – adolescenza/infanzia → bullismo – lavoro → mobbing Il bullo rivolge i suoi attacchi agli individui più deboli. La debolezza della vittima può dipendere da caratteristiche personali o da caratteristiche socioculturali. I comportamenti reiterati che si manifestano come manifestazioni di bullismo sono vari, e vanno dall'offesa alla minaccia, dall'esclusione alla maldicenza. Lo sbilanciamento tra le parti rende l'interazione bullo-vittima qualcosa di ben diverso da un normale conflitto. Olweus → dai suoi studi è emerso che circa il 60% di giovani adulti con trascorsi di bullismo tra la quarta elementare e la terza media all'età di 24 anni era già stato in carcere almeno una volta. 2. Variabili legate al sesso e all'età Gli autori che hanno studiato il fenomeno hanno individuato le seguenti variabili legate al sesso e all'età: – i bulli sono prevalentemente di sesso maschile– nei maschi il bullismo si manifesta prevalentemente con la violenza fisica; nelle femmine prevale la violenza psicologica. A riguardo, può esserci: - bullismo diretto: attacchi aperti nei confronti della vittima (prevale nei maschi) - bullismo indiretto: caratterizzato dall'isolamento sociale della vittima (più praticato dalle femmine) – in entrambi i sessi le manifestazioni di violenza fisica tendono a diminuire dalla scuola primaria alla scuola secondaria superiore, mentre aumenta la violenza psicologica – rispetto al ceto sociale, si osserva maggiore ricorso alla violenza fisica nei ceti bassi, mentre nei ceti sociali medio-alti prevale la violenza psicologica. Con l'aumentare dell'età c'è una diminuzione delle denunce di comportamenti riconducibili al bullismo da parte si delle alunne che degli alunni. Studio condotto in Svizzera da Perren e Alsaker nel 2004 su bambini nella fascia d'età compresa tra i 5 e i 7 anni → i bambini vittimizzati hanno pochi amici e compagni di gioco, i bulli invece hanno molti compagni di gioco. 2.1 Bullismo al femminile La recente diffusione di manifestazioni di bullismo perpetrate da soggetti di sesso femminile che si esprimono attraverso modalità tipiche del bullismo maschile suscita alcune riflessioni. → Giacobbi attribuisce questo fenomeno all'attribuzione di all'attivazione di processi di identificazione

dell'adolescente femmina con il modello maschile, che si sovrappongono senza annullarli, ai processi più tradizionalmente femminili. 3. Bullo e vittima Ada Fonzi → rivela che bulli e vittime sono accomunati da una stessa piattaforma disadattativa, sia pure di diversa matrice. La differenza emerge nello stile di educazione: – bulli: solitamente hanno ricevuto un'educazione troppo autoritaria, troppo permissiva o provengono da famiglie in cui regna la violenza. – Vittime: il più delle volte sono state a un ciclo familiare iperprotettivo Secondo Fonzi, il bullo è un buon percettore delle caratteristiche della vittima, per questo individua con facilità il bersaglio. Il Social Skills Deficit Model elaborato da Dodge → i bambini aggressivi tendono a interpretare eventi ambigui come ostili con maggior frequenza rispetto ai bambini non aggressivi. ← la stessa tendenza è stata rilevata nei bulli. 3.1Caratteristiche del bullo Caratteristiche generali del bullo: – buona capacità di riconoscimento degli stati emotivi – buona dose di machiavellismo: capacità di manipolare e strumentalizzare – scarsa empatia nei confronti delle vittime – difficoltà nel codificare l'emozione della felicità (come le vittime) – hanno un atteggiamento positivo nei confronti della violenza – sono impulsivi – hanno un forte bisogno di dominare gli altri – hanno un buon livello di autostima – mostrano scarsi livelli di ansia e di insicurezza – sono più forti della media dei coetanei – sembrano riportare voti più bassi della media a scuola (come le vittime) A livello psicofisiologico, gli adolescenti antisociali e aggressivi sembrano maturare più precocemente dei loro coetanei sul piano fisico e sessuale. Si possono distinguere: il bullo dominante/aggressivo, il bullo passivo e il bullo ansioso. •

• •

Bullo dominante: riporta le caratteristiche sopra descritte; ha bisogno di un capro espiatorio su cui sfogare la sua rabbia. Non si cura delle conseguenze delle sue azioni, è fisicamente forte, ha scarsa empatia, è impulsivo e non condanna la violenza. ← a questa categoria appartiene il maggior numero di bulli. Bullo passivo: non compie personalmente atti di bullismo; svolge un ruolo seguace. Sostiene il bullo, esaltandone e potenziandone le qualità. Bullo ansioso: perseguita le vittime come il bullo dominante, ma è sufficiente il rimprovero dell'adulto per farlo sentire in colpa. ← a questa categoria appartiene il 20% dei bulli.

3.2 Caratteristiche della vittima Caratteristiche generali della vittima: – basso livello di autostima

– – – – – – – – – –

opinione negativa di sé solitamente, non ha in classe un buon amico durante la ricreazione, tende a stare vicino a un adulto si rapporta meglio con gli adulti ha difficoltà a reagire alle provocazioni ha paura di ferirsi o farsi del male è ansiosa è incapace di gestire i propri conflitti il rendimento scolastico è vari, ma tende a peggiorare nella scuola media ha di solito alle spalle una madre iperprotettiva

Si possono distinguere: vittima passiva e vittima provocatrice. • •

Vittima passiva: riporta le caratteristiche sopra elencate. Vittima provocatrice: in questa tipologia di vittima, si combina il modello reattivo e ansioso tipico della vittima passiva si combina con il modello attivo aggressivo proprio dei bulli. Questo soggetto provoca gli attacchi che subisce → bullo-vittima. - solitamente di sesso maschile - ricorre all'uso della forza fisica quando viene provocata - sembra affetta da uno stato di iperattività - ha bisogno di essere al centro dell'attenzione - vuole essere elogiata in continuazione

È stato evidenziato un legame tra vittimizzazione e depressione. La depressione aumenta in relazione alla vittimizzazione. C'è, inoltre, una correlazione positiva tra vittimizzazione e sintomi psicosomatici (dovuta probabilmente agli elevati livelli di stress). Possono diventare vittime anche soggetti appartenenti ad una minoranza etnica, disabili, obesi, omosessuali e anche chi ha un ottimo rendimento scolastico.

4. Fattori di rischio e fattori protettivi Secondo Abruzzese, il bullismo è una condotta eteroaggressiva, mentre la vittimizzazione è una condotta autoagressiva ← sono condotte dovute alla situazione familiare frustrante che hanno in comune. Esistono fattori di rischio e fattori protettivi.  Fattori di rischio → quelli che predispongono un soggetto a diventare un bullo o una vittima. • • • • • • • •

Atteggiamento emotivo dei genitori: se la relazione genitore-figlio manca di calore aumenta il rischio di comportamenti aggressivi nel soggetto. Stile educativo permissivo e tollerante Stile educativo autoritario e violento Mancanza di cure e abusi da parte dei genitori Conflittualità e aggressività tra i coniugi Interiorizzazione di una figura materna depressa, immatura che usa il figlio maschio come “vendicatore” dei soprusi subiti dagli uomini Disimpegno morale Sensation seeking: adolescenti non provenienti da famiglie problematiche. Si ipotizza che il

• •

bullismo sia dovuto alla noia e all'assenza di sensazioni forti. Locus of control esterno: costrutto che induce il soggetto a collocare la causa di ciò che gli accade all'esterno. Temperamento: si intende l'insieme dei fattori ereditari che influenzano la reazione dell'individuo a situazioni socio-emozionali e non sono influenzati dall'esperienza.

 Fattori protettivi → fattori che proteggono l'individuo dal diventare bullo o vittima. • •

Resilienza: capacità di resistere a eventi difficili Permanenza nel circuito scolastico: fattore protettivo dall'asocialità e dalla delinquenza

Questi due fattori influenzano e rafforzano la capacità di – coping: strategie che permettono di gestire e riconoscere le emozioni - che permettono di gestire le situazioni difficili. Il “benessere emotivo” è la risultante di una corretta gestione del proprio comportamento emotivo ed espressivo. 5. Le reazioni dei pari al bullismo: testimoni, difensori, gregari, spettatori Nei confronti del bullismo il ruolo dei pari ha spesso, purtroppo, l'effetto di rinforzare i ruoli. Il bullismo avviene in un teatro in cui c'è una “maggioranza silenziosa” che, in modo volontario o non, rinforza i comportamenti del bullo con la propria paura. L'esposizione a scene di aggressività induce a imitazione, come pure la presenza di soggetti aggressivi e prevaricatori. Gli episodi di bullismo, inoltre, trovano terreno fertile dove c'è carenza di sorveglianza da parte di un adulto. Il gruppo può quindi, talvolta, consolidare e cristallizzare i rispettivi ruoli di bullo e vittima. Il bullo è sempre più prigioniero del ruolo di leader negativo, l'unica modalità attraverso la quale è riconosciuto dagli altri e di conseguenza da sé stesso. La vittima, a sua volta, è sempre più isolata e sempre più convinta che se ce l'hanno con lei è perché ha qualcosa di sbagliato ← autocolpevolizzazione. Nel bullismo, secondo Abruzzese, vi sono quattro situazioni: – Violenza agita → bullo – Violenza subita → vittima – Violenza assistita → spettatore: colore che, provocando l'isolamento della vittima rendono possibile l'atto di bullismo – Violenza partecipata → gregario – Difensore → riesce a promuovere la difesa della vittima solo se gode di alti liveli di accettazione. 6. Il bullismo elettronico Negli ultimi anni si è diffusa una forma di bullismo figlia dell'era tecnologica in cui viviamo: bullismo elettronico o cyber-bullismo → termine coniato dall'educatore canadese Bill Besley, il quale, lo definisce come:“l'uso di nuove tecnologie di comunicazione per attuare comportamenti aggressivi deliberati e ripetuti da parte di un individuo o un gruppo di individui, con l'intento di danneggiare gli altri”. Il cyber-bullismo si manifesta attraverso prevaricazioni che viaggiano in rete, attraverso le chat line, i telefoni cellulari o internet. Si va dai messaggi di testo alla divulgazioni di foto o video della vittima, solitamente, ripresa in momenti di forte imbarazzo. Il cyber-bullo può colpire la sua vittima

ad ogni ora del giorno e della notte, con estrema facilità e nascondendosi dietro l'anonimato. Tre caratteristiche, quindi, differenziano il bullismo tecnologico dal bullismo tradizionale: – il superamento dei limiti di spazio e tempo – l'anonimato reso possibile dall'uso delle tecnologie – la distanza psicologica e fisica della vittima un'altra caratteristica importante del bullismo tecnologico è quello che Bandura descrive come disimpegno morale → l'insieme delle strategie di de-responsabilizzazione attraverso le quali l'individuo si svincola dalle norme e dalle responsabilità. ← la distanza della vittima dall'aggressore scatena un processo attraverso la quale l'aggressore si sente meno responsabile del danno che arreca. Questo effetto è dovuto anche al “affievolimento del sentimento di compassione della vittima” → c'è una sorta di de-umanizzazione della vittima che porta al, sopracitato, disimpegno morale. ← il distanziamento della vittima indebolisce il controllo dell'aggressività del bullo. Per quanto riguarda le differenze di genere, le ricerche (svolte perlopiù in nord America) hanno dimostrato il coinvolgimento, in questo tipo di bullismo, di entrambi i sessi, senza significative differenze. Inoltre, le caratteristiche del bullismo tradizionale si rilevano anche nel cyber-bullismo. – chi è stato vittima di bullismo tradizionale, può divenire a sua volta un cyber-bullo – il coinvolgimento degli “spettatori” c'è anche nel bullismo tecnologico – anche il cyber-bullismo tende a non essere denunciato dalle vittime i comportamenti che caratterizzano il cyber-bullismo sono veri e propri reati. Oltre ai reati di minaccia, ingiuria e diffamazione si configurano anche reati specifici legati alla privacy e alla diffusione non autorizzata di immagini di minori. 7. Determinati psicosociali del bullismo La concezione del bullismo come fenomeno di gruppo, trova conferma anche in una ricerca compiuta da un gruppo di psicologi dell'Università di Cardiff. Questi autori hanno esaminato i processi di gruppo alla base del bullismo prendendo le teorie di Turner sull'identità sociale. I risultati della ricerca confermano che i processi di identità sociale influenzano sia le risposte che le emozioni provate di fronte a un episodio di bullismo. I bambini, nello studio, si identificano col gruppo, aderiscono alla norma del gruppo. I risultati della ricerca rivelano che che l'orgoglio, la vergogna e la rabbia sono correlati con il grado di identificazione dei soggetti con il gruppo e con la percezione della responsabilità del gruppo perpetratore. → Quindi, se i fattori di gruppo svolgono un ruolo nel causare atti di bullismo, sono ancora i fattori di gruppo e i processi di identità sociale a costruire al contempo la risorsa che può consentire di resistere al bullismo e vincerlo.

2.L'AGGRESSIVITA: FATTORI BIOLOGICI E SOCIALI 1. Basi neurologiche dell'aggressività Aggressività: “lo stato interno o motivazionale che influenza la predisposizione di un animale a comportarsi aggressivamente” ← secondo gli etologi. Si distinguono due tipi di aggressività: – aggressività reattiva: si manifesta a scopo di difesa di un attacco reale o presunto – aggressività pro-attiva: si manifesta senza provocazione

La sede anatomica dell'aggressività è stata localizzata in una serie di strutture situate a vari livelli dell'encefalo. A livello più basso: formazione reticolare → struttura encefalica in grado di modulare i livelli di eccitabilità del sistema nervoso secondo una scala graduale. Regola anche l'arousal, la condizione di base dell'organismo rispetto ai livelli di eccitazione/rilassamento del sistema nervoso. MacLean → Teoria del cervello tripartito. → l'encefalo umano è composto da strutture gerarchicamente sovraordinate. MacLean individua la sovrapposizione, nel cervello umano, di tre cervelli: • Cervello rettiliano: composto dal tronco cerebrale e da bona parte del sistema reticolare del mesencefalo e dei nuclei della base. → programma i comportamenti stereotipati dettati dagli istinti. È conservatore, agisce sulla base di memorie ancestrali. • Cervello dei paleo-mammiferi: caratterizzato dalla comparsa di una sovrastruttura, la corteccia limbica (amigdala), che aggiunge ai comportamenti la componente emozionale. • Il Neoencefalo: è costituito dagli strati superiori e frontali ella corteccia cerebrale, sede dei comportamenti razionali. Le lesioni dell'amigdala inibiscono i comportamenti aggressivi di difesa i alcuni mammiferi e nell'uomo. Studi di stimolazione delle aree cerebrali hanno dimostrato che l'amigdala esistono aree che inibiscono l'aggressività e aree che inducono a comportamenti aggressivi. È stata, inoltre, dimostrata, una significativa associazione tra lesione della corteccia frontale e comportamento aggressivo di tipo impulsivo. Anche una lesione del lobo temporale può aumentare l'emozionalità e l'aggressività.

2.Teorie istintualistiche Lorenz propone una teoria istintualistica dell'aggressività. → l' aggressività segue la sorte dei comportamenti istintuali come la fame, la sete e il comportamento sessuale. Quindi l'aggressività, secondo Lorenz, sarebbe soggetta a un accumulo di energia interna che, in assenza di stimoli scatenanti, genererebbe il comportamento appetitivo e il comportamento consumatorio. → in assenza di stimoli scatenanti, l'individuo se li andrebbe a cercare. Lorenz, sulla base di questa teoria creò il modello psico-idraulico → il modello mostra un serbatoio che si riempe d'acqua e si svuota grazie a un sistema di valvole. → Quando il serbatoio è pieno, l'acqua esercita una forte pressione che apre le valvole anche se non c'è nessuna forza esterna ad aprire il rubinetto (acqua uguale energia). Lorenz, sulla base di questa teoria, consigliava di sfogare l'aggressività canalizzandola verso attività come quella sportiva. In questo caso, e in altri, l'etologia mostra affinità con la psicanalisi, in particolare quella di Freud riferita alle pulsioni. Le pulsioni devono necessariamente trovare una via di scarico, anche in modo indiretto, attraverso la loro trasformazione in attività socialmente accettabili. 3. La pseudospeciazione culturale La pseudospeciazione culturale si verifica quando un gruppo, sociale o culturale, tanto più forte sente il legame al suo interno, tanto più che tende a considerare glia appartenenti a un gruppo diverso come se appartenessero, addirittura, a un'altra specie. → si considera una conspecifico come se appartenesse a un'altra specie animale, e questo fornisce l'alibi per aggredirlo. ← su questo fenomeno si basa, per esempio, la propaganda politica. Nell'uomo la pseudospeciazione è alla basa del fenomeno che Bandura inserisce tra le strategie di disimpegno morale.

4. Teorie energetiche e teorie informazionali Parlando delle teorie istintualistiche dell'aggressività abbiamo richiamato concetti riconducibili all'etologia e alla psicanalisi → tali affinità si spiegano con il fatto che ci sono due differenziazioni importanti, per quanto riguarda le teorie istintualistiche: 1. Teorie energetiche: del sistema nervoso. Nelle quali sono appunto comprese l'etologia e la psicoanalisi. 2. Teorie informazionali: ritengono che il comportamento sia il risultato delle informazioni ricevute attraverso la stimolazione ambientale e l'educazione. Secondo queste teorie, quindi, la violenza non è automaticamente attivata da stimoli interni o esterni, ma dipende dal modo in cui si è stati educati e socializzati. → Teoria di Bandura socialcognitiva: l'aggressività deriva dall'apprendimento di comportamenti violenti messi in atto da un modello ← apprendimento vicariante. Secondo Olweus i ragazzi più insicuri e dipendenti si lasciano influenzare molto dall'azione del “modello”.

3. LA CARRIERA DEVIANTE E IL RUOLO DEGLI ADULTI 1.Il ruolo della famiglia Secondo Begotti e Bonino la prevenzione del bullismo passa anche attraverso la promozione del comportamento sociale. → si realizza in famiglia attraverso uno stile educativo autorevole, che produce bassi livelli di aggressività e si basa sulla capacità di ascoltare e comprendere; allo stesso tempo deve avere regole da rispettare, in caso di mancato rispetto delle regole le punizioni non devono essere vendicative ma volte alla riparazioni del danno arrecato. Guarino e Serantoni sottolineano come i comportamenti problematici abbiano anche una natura acquisita, strettamente derivata dal clima sociale dall'ambiente in cui il giovane vive: l'influenza dell'ambiente non aumenta la tendenza al rischio se alle spalle c'è una famiglia capace di permettere una parabola evolutiva protettiva. Lo stile educativo autorevole non è né lo stile autoritario, né quello permissivo. Presuppone comunque l'esercizio, democratico e illuminato, di una forma di autorità. I genitori di oggi, però, sembrano aver rinunciato all'esercizio di autorità, ponendosi con i figli come amici. Hanno trasformato la famiglia in un luogo di relazioni simmetriche, con i conseguenti effetti negativi. A questo si deve aggiungere la crisi del ruolo del padre, che ha rinunciato a rappresentare l'istanza normativa di promozione sociale. → nel bullo la violenza appare come il fallimento del processo di interiorizzazione della figura paterna. • •

Famiglia normativa: dominata da un'idea di Stato forte, con forti infrastrutture. Domina la figura d...


Similar Free PDFs