tesina bullismo PDF

Title tesina bullismo
Author Rosa Mundo
Course Diritto Penale Avanzato
Institution Università del Salento
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Summary

è un breve lavoro realizzato per l'esame di diritto penale, a sostegno del manuale, al fine di descivere il bullismo e l'azione dell'Assistente Sociale...


Description

L’adolescenza, termine che deriva dal verbo

latino “adolescere” che vuol dire “svilupparsi, trasformarsi”, è una fase della vita densa di conflitti, desideri, ansie, e paure, causati dai profondi mutamenti intrapsichici, relazionali e fisiologici. È un periodo di transizi9one della vita che permette il superamento dell’infanzia e l’ingresso nel mondo adulto attraverso la costruzione di un’identità stabile e socialmente responsabile. Nella ricerca incessante e precaria della propria identità, è fondamentale, per i giovani, sentirsi accettati, amati e valorizzati dagli altri. Il rifiuto dei genitori e/o dei pari porta alla chiusura in se stessi, alla paura del confronto e alla fragilità emotiva, sentimenti che creano solitudine, disorientamento, insoddisfazione e rabbia. L’isolamento sociale e la mancanza di punti di riferimento stabili determinano una spirale perversa che incrementa la carica aggressiva degli adolescenti, precludendo loro la possibilità di sviluppare atteggiamenti pro sociali, quali la cooperazione, la mediazione, la capacità di gestione delle emozioni, l’empatia e la capacità di comunicare il proprio malessere interiore. Seppur possieda capacità intellettive e sessuali pari a quelle degli adulti, l’adolescente non ha, però, ancora un preciso ruolo sociale, è in una situazione indefinita di passaggio, nella quale non è più bambino, ma non ancora adulto. Per inserirsi attivamente nella società, deve confrontarsi con compiti evolutivi nuovi, quali la capacità di saper stabilire interazioni non solo con gli altri, ma anche con le istituzioni sociali, adeguare il proprio comportamento a un sistema di regole condivise sulla quale elaborare un proprio sistema valoriale e un progetto di vita, e lo sviluppo d’indipendenza e autonomia, separandosi definitivamente dalla famiglia. Nella società attuale l’adolescente è solo, privo di supporti sociali da cui trarre sicurezza e stabilità. Oggi, la scolarizzazione prolungata, la disoccupazione e la conseguente dipendenza economica dalla famiglia hanno causato un prolungamento eccessivo dell’adolescenza che genera una dipendenza quasi patologica dai genitori che blocca il normale sviluppo sociale del ragazzo. Tutto ciò determina le nuove frontiere della devianza giovanile tra cui bullismo e cyberbullying. Il termine bullismo deriva dalla parola inglese bullying usato nella letteratura internazionale per indicare il fenomeno delle prepotenze tra pari in un contesto di gruppo. Questo fenomeno in Italia ha ricevuto particolare attenzione soprattutto negli ultimi anni ma, in campo internazionale, già dagli anni Settanta l’autore Dan Olweus condusse le sue prime ricerche in Norvegia. Egli giunse a una definizione più ampia del fenomeno, assumendo l’idea che il bullismo fosse riferito sia al gruppo, sia all’individuo. Il bullismo, nella realtà scolastica, può essere così definito: "Uno

studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni. Un'azione viene definita offensiva quando una persona infligge intenzionalmente o arreca un danno o un disagio a un'altra" (Olweus, 1973). Il bullismo configura una nuova forma di devianza aggressiva molto diffusa fra gli adolescenti, che si manifesta soprattutto nelle scuole o nei tragitti scuola-casa. Non rappresenta una semplice lotta fra pari né un conflitto tra ragazzi aventi la stessa forza psico – fisica. Le prepotenze messe in atto dal bullo possono essere più o meno esplicite, e in generale si possono distinguere due forme di bullismo: diretto e indiretto. Il bullismo diretto consiste in comportamenti prepotenti visibili e può essere agito sia in forma fisica che verbale. Il bullismo diretto fisico consiste nel picchiare, mordere, graffiare, rubare oggetti altrui o danneggiarli. Il bullismo diretto verbale consiste nel prendere in giro, offendere, minacciare, insultare, esprimere pensieri razzisti. Il bullismo indiretto riguarda soprattutto il piano psicologico e consiste nell’isolamento, diffusione di maldicenze, pettegolezzi e calunnie contro la vittima, l’esclusione dal gruppo e il danneggiamento dei rapporti di amicizia. Questa forma di bullismo è la più difficile da individuare perché meno evidente, ma non per questo meno dannosa. Il bullismo si basa su tre principi: - INTENZIONALITA’: il prevaricatore mette consapevolmente in atto una condotta deviante a scapito della vittima. - PERSISTENZA: la reiterazione della prevaricazione viene protratta nel tempo. - ASIMMETRIA: squilibrio di forza fisica e psicologica tra carnefice e vittima. Questo fenomeno coinvolge principalmente due figure: il bullo o i bulli e la vittima. Il bullo, in ambito sociologico e criminologico, è colui che è caratterizzato dal comportamento aggressivo rivolto verso coetanei e adulti, principalmente genitori e/o insegnanti. Il bullismo è un fenomeno che riguarda sia i maschi che le femmine, anche se si esprime in maniera diversa, i maschi mettono in atto prepotenze fisiche ma anche verbali nei confronti di altri maschi o femmine. Le femmine invece utilizzano in genere modalità indirette di prevaricazione e le rivolgono

prevalentemente verso altre femmine. Dal punto di vista psicologico non hanno particolari problemi di autostima, con un livello di ansia e insicurezza nella media. La condotta deviante di un bullo può assumere molteplici dimensioni sotto il profilo emotivo e comportamentale: 1) BULLO AGGRESSIVO = spavaldo e insensibile rispetto ai sentimenti altrui e con numerosi amici nel gruppo dei pari, è un soggetto difficile da gestire che necessita di regole imposte autorevolmente. 2) BULLO PASSIVO = meno sicuro e non interessato a sopraffare in prima persona le vittime, è un gregario del gruppo deviante nel timore di esserne a sua volta vittima. 3) BULLO ANSIOSO = poco popolare e dallo scarso rendimento scolastico, commette atti di bullismo in modo da attirare su di sé l’attenzione. Pur accusando remore, remane nel contempo vittima e carnefice. 4) BULLO TEMPORANEO = la sua condotta aggressiva e deviante, trae origine da un evento traumatico subito ed è circoscritta nel tempo, tendendo a scomparire nell’istante in cui cessano le emozioni che l’hanno generata. I tratti qualificanti la figura del bullo sono: comportamenti familiari aggressivi, vuoti affetti vi, violenze subite, empatia e compassione come sintomi di debolezza. Ciò determina la sublimazione, ossia lo sfogo della vendetta non su coloro che hanno generato queste emozioni ma nei confronti dei più deboli. Per quanto concerne i profili vittimologici vi è la: 1) 2) 3) 4)

VITTIMA PASSIVA = debole, facile preda. VITTIMA PROVOCATRICE = iperattiva, istigatrice. VITTIMA COLLUSIVA = intenzionale, egocentrica. VITTIMA FALSA = bisognosa di attenzioni.

Elementi psicologici: timidezza,ansia,scarsa autostima, insicurezza. Il cyberbullying consiste nell’uso dei nuovi mezzi di comunicazione elettronica, da parte di un singolo o di un gruppo, per porre in atto, in modo ripetuto e intenzionale, comportamenti ostili finalizzati a colpire e ferire qualcuno. Si parla di cyber bullismo quando vi è: - INTENZIONALITA’: comportamento volontario, non accidentale. - RIPETIZIONE: comportamento ripetuto nel tempo e non episodio isolato.

- DANNO: la vittima deve percepire il danno inflitto. - STRUMENTO ELETTRONICO: computer e telefoni cellulari. Le tipologie più diffuse di cyber bullismo sono: 1) 2) 3) 4)

Telefonate anonime: silenzi, minacce e/o insulti; E-mail: contenuti minacciosi e/o offensivi con contenuti imbarazzanti; Messaggio di testo (SMS): insulti,derisioni e minacce; Persecuzioni via chat: ripetutamente attuate nei confronti delle vittime prescelte; 5) Messaggi tramite social network: myspace, facebook, MSN; 6) Foto o video via cellulare: invio nel cyberspazio di immagini della vittima immortalata in situazioni imbarazzanti; 7) Pubblicazioni sul web: messa in rete di informazioni o dichiarazioni imbarazzanti per la vittima.

Le azioni che si possono compiere per ledere la vittima attraverso il bullismo elettronico sono: -

OFFENDERE = linguaggio offensivo e volgare; MOLESTARE = inviare ripetutamente messaggi offensivi; DENIGRARE = diffamazione tramite pettegolezzi; SOSTITUIRSI AD UN’ALTRA PERSONA = compromissione della reputazione della vittima assumendone l’identità; DIFFONDERE INFORMAZIONI RISERVATE = pubblicazione di immagini private e/o imbarazzanti della vittima; INGANNARE = ingannare qualcuno per diffondere segreti della vittima; ESCLUDERE = ferire la vittima escludendola intenzionalmente da un gruppo online. PERSEGUITARE = molestare ripetutamente la vittima tramite minacce che incutono paura.

Spesso l’aggressività tra i coetanei è dovuta alla tensione e alla presenza di aggressività all’interno delle mura domestiche. Assistere a scene di litigi violenti tra il padre e la madre, favorisce un aumento di aggressività che è proiettata sui compagni ma che in realtà è diretta verso i genitori. Lo stile coercitivo e violento adottato in famiglia comunica e rinforza nei figli l’uso legittimo della violenza per reagire alle frustrazioni e allo stress, inibendo lo sviluppo di comportamenti pro sociali nelle

relazioni con gli altri, visti come nemici da combattere. L’aggressività è appresa anche da genitori che adottano uno stile permissivo, che si caratterizza per il non porre limiti chiari e precisi al comportamento dei figli, i quali si sentono liberi di esprimere la loro impulsività senza rispettare le regole sociali. La mancanza di un sistema normativo di riferimento deriva dal processo di industrializzazione che ha modificato, con l’ingresso della donna nel mondo produttivo, la struttura famigliare. Quest’ultima da patriarcale, si è trasformata in nucleare, comportando la riduzione di quella rete affettiva costituita da nonni,zii, genitori, ecc…, che rappresentava una solida base. Oggi, i genitori, per motivi lavorativi, sono sempre più assenti e, rinunciando al loro compito educativo, demandato alle altre istituzioni (in particolare alla scuola), sono incapaci di trasmettere ai figli il senso di responsabilità nei confronti della società. Sono pervasi dal senso di colpa derivante dal trascurare i propri figli a causa della mancanza di tempo, e perciò tendono a non sanzionare i comportamenti violenti. Ciò che manca è il DIALOGO, attraverso il quale i genitori potrebbero comprendere meglio il disagio che i loro figli vivono a causa dell’ambivalenza tra desideri contrapposti: il bisogno dell’appoggio delle figure adulte di riferimento e il desiderio di autonomia. Negli ultimi anni si è sviluppata nei vari contesti sociali, come la scuola o il luogo di lavoro, una forma di prevaricazione del più forte verso il più debole. Si è assistito ad una serie di comportamenti idonei a ledere la dignità della persona umana, oltre che la sua libertà di autodeterminazione, costituzionalmente garantita. Il bullismo (come ogni forma di prevaricazione) incide non soltanto sul piano fisico, ma soprattutto sul piano psichico, restringendo in modo significativo la libera realizzazione di se stessi; si perde la libertà di realizzarsi secondo la propria personalità, in quanto il male subito nella forma di bullismo, cova nella mente, creando complessi e paure che incidono sull’esistenza stessa dell’individuo (danno esistenziale). Il fenomeno giuridico sociologico del bullismo, inteso come la condotta di un soggetto “persecutore” che trova piacere nel coartare un soggetto passivo, qualificabile quale vittima, senza mostrare alcuna resipiscenza per la sofferenza psichica o anche fisica del “perseguitato”. Alla fine degli anni Sessanta e agli inizi degli anni Settanta, in Svezia, l’opinione pubblica ha iniziato a prestare attenzione ai problemi relativi al fenomeno del bullismo, e tale attenzione si è diffusa poi rapidamente negli altri Paesi scandinavi. Gli studi sul bullismo hanno avuto inizio ad opera del noto studioso Dan Olweus che ha dato la migliore qualificazione del bullismo:secondo quest’ultimo, infatti, ci si trova di fronte a casi di bullismo quando “uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni”.

In Italia le ricerche sul bullismo nascono negli anni Novanta ad opera di Ada Fonzi. Il professore finlandese Dan Olweus, docente presso l’università di Bergen (Norvegia) e massimo esperto del problema, esprime che i singoli episodi di violenza tra coetanei sono accomunati dai seguenti elementi: intenzionalità, persistenza, asimmetria (disuguaglianza di forza e di potere)....


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