La morale di Socrate PDF

Title La morale di Socrate
Author Alexa Covis
Course Storia della Filosofia
Institution Università degli Studi della Basilicata
Pages 3
File Size 57.7 KB
File Type PDF
Total Downloads 102
Total Views 138

Summary

La morale di Socrate...


Description

La morale di Socrate. Il punto chiave della morale di Socrate è la sua nuova concezione di VIRTU’ come ricerca e come scienza. - VIRTU’ COME RICERCA: Per virtù, i Greci intendevano in generale, il modo di essere ottimale di qualcosa. Riferito però alle persone, il concetto di ‘’virtù’’ indicava la maniera ottimale di essere uomini e quindi, il modo migliore di comportarsi nella vita. La virtù veniva considerata come qualcosa di dato, ossia di garantito dalla nascita o dagli dei. I sofisti invece, avevano sostenuto che la virtù non è un dono ma un valore o un fine che deve essere umanamente cercato e conquistato con sforzo e impegno. Essa dipende dall’educazione in quanto virtuosi non si nasce ma si diventa, attraverso la cultura o la paideia. Infatti, anche Socrate si collega al loro pensiero definendo la virtù come una faticosa conquista in quanto l’essere uomini è il frutto di un’arte che è la più difficile e la più importante di tutte. - LA VIRTU’ COME SCIENZA: Socrate sostiene anche che la virtù è sempre una forma di sapere, ossia un prodotto della mente. Così, Socrate tenta di sottoporre la vita concreta al dominio dell’intelletto. Secondo il suo punto di vista, per essere uomini nel modo migliore è indispensabile riflettere, cercare e ragionare, ma in una sola parola possiamo dire che è indispensabile far filosofia nel senso vasto del termine, ossia di riflettere criticamente sull’esistenza. Secondo Socrate, non esistono il bene e la giustizia come entità metafisiche già costituite e come ‘’metri’’ a cui commisurare le nostre azioni, poiché il bene e il giusto sono valori umani, che scaturirono di volta in volta dal nostro lucido ragionare. Socrate quindi deduce che il sapere di cui parla è sapere quando è bene fare questa o quella azione. E lo stesso sapere non è un sapere che è già, ma è un sapere che scaturisce da quel ragionare, da quel rendersi consapevoli ragionando, dalla consapevolezza di se stessi. La vita come avventura disciplinata dalla ragione è il relazionismo morale di Socrate. - VIRTU’, FELICITA’ E POLITICITA’: la virtù è unica, in quanto quelle che gli uomini chiamano le virtù, non sono altro che modi di essere al plurale di quell’unica virtù al singola che è scienza del bene, perché comportarsi da giusti, e da coraggiosi, significa appunto sapere quando e come è bene esserlo. Socrate, analogamente a Democrito, tende a far coincidere il campo delle proprie virtù propriamente umane con i valori dell’interiorità e della ragione, cioè con quella sfera che Platone chiamerà anima. Giovanni Reale e Dario Antiseri scrivono che Socrate opera una rivoluzione della tradizionale tavola dei valori, poiché i valori veri non sono quelli legati alle cose esteriori, come la ricchezza, la potenza, la fama e nemmeno quelli legati al corpo, come la vita, la saluta fisica ma solamente di valori dell’anima. La tendenza di Socrate a esaltare i valori dell’interiorità e del sapere non autorizza un’interpretazione ‘’ascetica’’ del suo messaggio etico. Socrate ritiene infatti che la morale non si a un fanatico esercizio di automortificazione ma bensì un modo di

essere che mira all’utilità e alla felicità della vita. In questo senso, la morale socratica è una forma di eudemonismo poiché vede nel conseguimento della felicità lo scopo ultimo o il movente dell’azione. La virtù socratica è un calcolo intelligente finalizzato a tendere migliore e più felice la nostra vita. Infatti solo il virtuoso che segue i dettami della ragione è felice. Socrate di fronte al caos degli istinti, ha semplicemente voluto proporre all’uomo l’ordine della ragione. Socrate non intende abolire i valori vitali del benessere ma semplicemente sottoporli alla disciplina della ragione convinto che questi beni, si rivelano mali maggiori dei loro contrari. La virtù di cui parla Socrate tende a rivolversi nella politicità, poiché l’arte del saper vivere, essendo l’uomo un essere sociale, si identifica e concretizza nell’arte del saper vivere con gli altri. - PARADOSSI DELL’ETICA SOCRATICA: Dalla teoria della virtù come scienza, Socrate deriva i ‘’paradossi’’, rimasti celebri nella storia del pensiero morale, secondo cui nessuno pecca volontariamente e chi fa del male, lo fa solo per ignoranza del bene. Per quanto riguarda l’ultima frase, l’ultimo paradossi, Socrate intende dire che nessuno lo compie scientemente, ossia sapendo davvero di farlo. Infatti, chi agisce fa sempre ciò che ritiene essere per lui un bene. Un altro paradosso è la massima secondo cui è preferibile subire il male che commetterlo. Questo principio, si connette in realtà al ‘’vangelo laico’’ di Socrate, basato sulla convinzione che solo la virtù e la giustizia rendono l’uomo felice mentre l’immoralità e l’ingiustizia gli portano sull’infelicità. -DISCUSSIONE CRITICA SULLA MORALE DI SOCRATE: Il razionalismo morale di Socrate è stato accusato di indurre a sopravvalutare troppo la funzione dell’intelletto nel comportamento umano e a dimenticare la presenza della volontà e la forza della parte istintivo-affettiva della nostra psiche. La tesi socratica sembra ignorare quel dato di esperienza per cui talora si sa lucidamente qual è il bene ma poi si agisce male. Dai filosofi cristiani, Socrate è stato tacciato di ‘’intellettualismo etico’’ poiché avrebbe esagerato la potenza della ragione. Un’altra imputazione che si è rivolta a Socrate è quella di ‘’formalismo etico’’ in quanto egli non definirebbe in concreto la virtù, limitandosi a dire che la virtù coincide con la scienza e la scienza con la virtù. Qualcuno però ha risposto che questa accusa non regge anzi rivela un sostanziale fraintendimento del pensiero socratico. Come aveva già accennato Protagora, spetta infatti all’individuo e alla comunità di decidere liberamente e di volta in volta in che cosa consista il bene, sulla base di un calcolo razionale maturato a contatto dell’esperienza. Il razionalismo morale di Socrate scaturisce ciò che si deve fare. Questo razionalismo etico, che si oppone alle riduzione dell’uomo morale a ‘’formula ambulante’’ e che non eternizza il concetto di bene non deve essere confuso con una forma di ‘’soggettivismo o relativismo morale’’ che lascerebbe l’uomo privo di criteri etici, abbandonandolo in balia delle varie situazioni. - LA MORTE DI SOCRATE: L’accusa.

L’accusa scritta fu presentata da Meleto. Socrate è colpevole di non riconoscere come dèi quelli tradizionali della città, ma di introdurre divinità nuove; ed è anche colpevole di corrompere i giovani. Pena: la morte. Di fronte a questo, Socrate avrebbe potuto tentare di scagionarsi ma invece non lo fece. Dichiarò infatti che in nessun caso avrebbe tralasciato questo compito. Ma fu riconosciuto colpevole. Poteva andarsene in esilio, o proporre una pena che fosse adeguata al verdetto ma dichiarò che si sentiva meritevole di essere nutrito a spese pubbliche nel Pritanèo. CAUSE STORICHE E POLITICHE DEL PROCESSO. La cosa più importante nella vita di Socrate fu la sua morte. All’interno vi è qualcosa di vero in questa tesi in quanto il mito Socrate deve molto all’uccisione del filosofo. Dopo la sconfitta subita nella guerra del Peloponneso, ad Atene si affermò, nel 404 a.C., il regime oligarchico e filospartano dei Trenta Tiranni. Sembra che Socrate non si fosse compromesso con il governo. Quando il regime oligarchico fu rovesciato dalla reazione popolare, fu la restaurata democrazia a volere il processo del filosofo. L’accusa ufficiale che ilo nuovo governo rivolgeva a Socrate va posta in relazione alla fisionomia conservatrice assunta dalla rinata democrazia. Dopo la sconfitta subita ad opera degli Spartani, Atene guardava al passato glorioso come a un patrimonio da conservare e perciò tendeva a chiudersi alle novità. Per questo un uomo come Socrate poteva apparire un elemento politicamente pericoloso. Gli studiosi tendono a considerare l’accusa ufficiale come un pretesto giuridico. Socrate sembra fosse fautore di un aristocraticismo politico antitetico rispetto all’ideologia democratica teorizzata da Protagora, e che concepisse il governo come arte e competenza. Egli era legato da rapporti di amicizia con alcuni esponenti di quella gioventù ultra-aristocratica di Atene che aveva ordito il colpo di Stato dei 30 Tiranni. SIGNIFICATI FILOSOFICI E IDEALI DELLA MORTE DI SOCRATE: a parte questi retroscena del processo , la morte del filosofo, costretto a bere la velenosa cicuta, riveste anche un alto significato ideale ed esistenziale, poiché testimonia la piena fedeltà di Socrate e a se stesso e ai propri principi teorici. La lealtà di Socrate verso la città e le sue leggi affonda le proprie radici nel pensiero del filosofo, che ritiene che l’uomo sia tale solo in quanto rapportato alla società, un contesto comunitario retto da leggi. Dire che l’uomo è società, equivale a dire che l’uomo è uomo in quanto legge, o meglio in quanto figlio delle leggi. Chi rifiuta le leggi del proprio Stato o della propria civiltà cessa di essere uomo. Questa tesi fondamentale di Socrate, ci permette di capire perché egli abbia scelto la condanna al posto della fuga. La morta di Socrate manifesta anche il tragico soccombere dell’intellettuale nei confronti del potere organizzato delle forze politiche. Per questo motivo Socrate è apparso come il primo martire del pensiero occidentale e dell’esigenza di una ricerca libera da condizionamenti....


Similar Free PDFs