LA Rivoluzione Americana E LA Nascita Degli Stati Uniti PDF

Title LA Rivoluzione Americana E LA Nascita Degli Stati Uniti
Course Storia moderna
Institution Sapienza - Università di Roma
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Riassunto ben preciso sulla rivoluzione americana...


Description

LA RIVOLUZIONE AMERICANA E LA NASCITA DEGLI STATI UNITI Fino alla guerra dei sette anni e alla riorganizzazione del sistema di governo imperiale inglese, le tredici colonie inglesi d’America avevano goduto di un’ampia autonomia nei confronti della madrepatria che si era limitata a concede privilegi e autorizzazioni e a far rispettare le leggi di navigazione che, malgrado sancissero il monopolio dei mercanti e delle navi inglesi nel commercio coloniale, venivano spesso violate dal contrabbando dei coloni inglesi d’America. Alla fine della guerra dei sette anni (1763), con l’acquisizione inglese del Canada,’Inghilterra decise un più attivo intervento e dominio sulle colonie che proprio in quegli anni conoscevano un ampio sviluppo demografico ed economico che spingeva alla conquista dei territori dell’ovest. L’adozione della tassa sul bollo (Stamp Act, 1765), che colpiva giornali, manifesti, documenti legali, licenze, carte da gioco e almanacchi, indusse i coloni inglesi alla protesta basata sul principio costituzionale “no taxation without representation”. Infatti nel Parlamento inglese le colonie non erano rappresentate e pertanto non era legittima la tassa imposta loro da Londra. Il pagamento della tassa fu rifiutato e fu promosso il boicottaggio delle merci inglesi. Nel 1766 la tassa fu revocata ma il Parlamento inglese approvò il Declaratory Act che confermava il suo diritto di emanare leggi e statuti validi e vincolanti per le colonie e i popoli d’America. Le assemblee delle singole colonie inglesi, in principalmente quelle di New York, del Massachusetts e di Boston ribadirono le loro prerogative costituzionali organizzando club ed associazioni politiche, proteste contro la madrepatria, sfociate nel massacro di Boston (1770), in cui morirono alcuni cittadini americani e le prime squadre armate, come I figli della libertà, guidati dal calvinista Samuel Adams. Fu comunque il Tea Act (1773), la legge che concedeva alla Compagnia delle Indie orientali il monopolio della vendita del tè, anche al dettaglio, a far precipitare la situazione. L’episodio più grave si ebbe a Boston in cui i Figli della libertà, vestiti da indiani, abbordarono alcuni navi inglesi gettando nel porto il prezioso carico di tè. Anche il Quebec Act, che riconosceva la posizione del cattolicesimo nell’ex colonia francese e che annetteva al Canada i Territori dell’Ovest ai quali tendevano i coloni inglesi, e le Leggi intollerabili, che seguirono l’episodio di Boston, indussero 12 colonie (tranne la Georgia) a riunirsi in un primo Congresso continentale a Filadelfia (1774) in cui si accordarono per il boicottaggio e la difesa delle loro autonomie. Molte erano le differenze ed i particolarismi tra le colonie: nella parte settentrionale (Nuova Inghilterra, ossia Massachusetts, Connecticut, New Hampshire e Rhode Island), accanto all’attività agricola prevalente, erano sviluppati le attività commerciali, i porti e i cantieri navali, la pesca e le manifatture. Prevalevano i puritani , un alto tasso di alfabetizzazione, una proprietà fondiaria media ed autonoma. A Boston si affermavano le due università di Yale e Harvard. Nelle colonie del centro (New York, New Jersey, Pennsylvania e Delaware), dove era sviluppata la produzione cerealicola, la popolazione era molto più mista: olandesi, svedesi, tedeschi, scozzesi, irlandesi e inglesi e numerose le tradizioni e le sette religiose tra le quali troviamo i quaccheri, i fondatori della Pennsylvania. Prevalevano dunque il pluralismo politico e la tolleranza religiosa. Nelle cinque colonie meridionali (Virginia, Maryland, Carolina del Nord, Carolina del Sud, Georgia) troviamo la grande proprietà fondiaria e le grandi piantagioni coltivate dagli schiavi negri. Si produceva tabacco, indaco e riso. Per la specializzazione delle colture l’economia aveva più stretti contatti con l’Inghilterra, politicamente vi era un atteggiamento conservatore, proprio di una società aristocratica e paternalistica, e dal punto di vista religioso prevaleva l’anglicanesimo. Nel primo Congresso tre furono le correnti politiche: la maggioranza moderata che, pur riaffermando le principali tesi costituzionali nella Dichiarazione dei diritti, ossia diritto di partecipazione alle leggi e alla votazione delle imposte, voleva evitare una rottura con l’Inghilterra e rinnovò la fedeltà al re; i radicali che volevano l’indipendenza ed una società democratica; i lealisti che sostenevano le parti dell’Inghilterra. Re Giorgio III rifiutò le richieste dei coloni e dopo lo scontro di Lexington, nei pressi di Boston (1775) tra le milizie locali e l’esercito inglese, si decise di convocare un secondo Congresso (1775) per la formazione di un esercito comune ( Continental Army) sotto la guida del virginiano

George Washington. Ebbero così inizio le operazioni militari con l’intento di scacciare gli inglesi anche dal Canada e il 4 luglio 1776 venne approvata la Dichiarazione d’indipendenza americana, stesa in gran parte da Jefferson, dal secondo Congresso continentale. In essa venivano ribaditi i diritti inalienabili degli uomini, la vita, la libertà e la ricerca della felicità, il diritto di ribellione dei popoli contro un governo oppressore e di istituire nuove forme di governo. Nel documento si fondano le dottrine religiose dei coloni, le teorie contrattualistiche di Rosseau, le idee liberali di Locke, i principi dell’Illuminismo. La guerra contro l’Inghilterra presentava grosse difficoltà per i loro scarsissimi legami organizzativi, per l’influenza e le pressioni dei coloni lealisti, per la difficoltà nella costruzione delle armi e nel tener testa alla potente flotta inglese. Era necessario procurarsi alleati e così Benjamin Franklin fu inviato in Francia che, ancora provata dall’umiliante sconfitta della guerra dei sette anni, appoggiò, anche in nome dell’illuminismo, la guerra d’indipendenza americana, inviando alcuni volontari a combattere negli Stati Uniti, tra cui il famoso marchese di La Favette, rifornendo di armi i coloni e firmando un formale trattato di alleanza soltanto nel 1778, dopo che gli americani erano riusciti a riportare un considerevole successo a Saratoga (1777). La Francia riuscì a trascinare in guerra anche la Spagna ed con una lega per la difesa della neutralità e libertà dei mari (1780) mobilitò quasi tutti gli stati europei contro l’Inghilterra. Nonostante la supremazia inglese sui mari, gli inglesi furono costretti a capitolare a Yorktown (1781). L’opinione pubblica inglese era stanca di una guerra costosa ed inconcludente e così, con il trattato di Versailles (1783) fu riconosciuta l’indipendenza degli Stati Uniti e fu fatta la pace con la Francia, la Spagna e l’Olanda. Gli accordi di pace rispecchiarono fedelmente la situazione: l’Inghilterra perdeva le colonie americane ma riconfermava la sua supremazia sui mari. Ottenuta l’indipendenza le colonie dovettero affrontare i problemi dell’ordinamento giuridico e politico del nuovo Stato. Gli articoli di confederazione (1777), sufficienti a mantenere l’unione durante la guerra, concedevano poteri piuttosto limitati al congresso e agli ordini centrali che potevano chiedere aiuti finanziari ai singoli stati ma non tassare direttamente i cittadini. Ben presto crisi economiche e commerciali evidenziarono la necessità di norme costituzionali più unitarie che vennero decise da una convenzione riunitasi a Filadelfia (1787-1788) in cui 55 delegati rappresentanti dei vari stati redassero la Costituzione degli Stati Uniti. Il potere legislativo fu attribuito al Congresso, composto da una camera elettiva, con un numero di deputati proporzionale alla popolazione dei singoli stati (mandato di due anni), ed un senato per il quale ogni stato designava due rappresentanti (mandato di sei anni ma ogni due rinnovato per un terzo). Il potere esecutivo fu attribuito ad un presidente eletto per quatto anni e rieleggibile per un secondo mandato. Il potere giudiziario era affidato a una corte suprema di nove giudici nominati dal presidente su designazione del Congresso. Veniva pertanto accresciuto il potere dell’esecutivo e di fatto si limitava la sovranità degli stati, le cui assemblee erano soggette al diritto di veto del congresso sulle decisioni ritenute in contrasto con le norme costituzionali ed, eventualmente, all’uso della forza per il rispetto dei loro obblighi. Fu inoltre varata l’ Ordinanza del Nord-Ovest (1787) che disciplinava la questione inerente l’espansione verso ovest e che riconosceva l’entrata dei nuovi territori nell’Unione una volta raggiunti i 60000 abitanti. Nessuna decisione fu presa sull’abolizione della schiavitù, ma fu confermato che essa non poteva essere introdotta negli stati di nuova formazione. La costituzione fu ratificata nel 1788 ed entrò in vigore nel 1789 con l’unanime elezione di Washigton a primo presidente. Nel primo congresso furono introdotti i primi dieci emendamenti (1791),esplicitamente previsti nel testo costituzionale, che accettarono alcune delle richieste di radicali ed autonomisti in difesa dei diritti democratici dei cittadini e delle autonomie di singoli stati. Dopo l’elezione del presidente federalista John Adams, nel 1800 fu la volta di Thomas Jefferson, il più autorevole rappresentante dei democratici....


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