L\'immigrazione negli stati uniti PDF

Title L\'immigrazione negli stati uniti
Course Storia dell’America del Nord
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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Introduzione: UN PAESE DI IMMIGRATI E I SUOI STORICI 1. Il rilievo dell'immigrazione nella storia nazionale L'immigrazione costituisce uno dei caratteri originali dell'esperienza storica degli USA e si configura come il principale elemento a partire dal quale è scaturita la natura multietnica, multirazziale e multiculturale dell'odierna società americana. Dalla formazione di Jamestown nel 1607, gli insediamenti che dettero vita alle 13 colonie britanniche, furono tutti costituiti da immigrati europei. In prevalenza di inglesi tra il principio del 700 e il momento della rivolta contro la madrepatria britannica fossero giunti nelle 13 colonie circa 500mila individui. Prima ancora di costituirsi in nazione sovrana, le regioni che avrebbero fornito il nucleo primogenito degli USA rappresentavano già una società di immigrati. Non avvennero flussi migratori nel 1930 =depressione economica, e nel 1940 per la II guerra mondiale. Gli USA risultano sia nel passato che nel presente, la «nazione di immigrati» per antonomasia. Come osservò Jennings, per le popolazioni autoctone=indiani la venuta volontaria degli europei e l'introduzione forzata degli africani corrisposero a una vera e propria invasione che portò con sé uno strascico di guerre, malattie ed espulsioni progressive delle loro terre. Gli attentati terroristici dell'11set2001 hanno contribuito a riportare l'attenzione dell'opinione pubblica sui rischi connessi all'immigrazione. Non solo l'immigrazione ha continuato a essere una manifestazione rilevante nell'esperienza statunitense per tutto il corso del 900 e l'inizio del XX secolo. 2. Il lento avvio della storiografia sull'immigrazione Prima dello sviluppo di una riflessione storiografica, negli USA l'immigrazione è stata oggetto di indagini sociologiche indotte dalle circostanze del momento, cioè dalle polemiche soprattutto tra fine 800 e primo dopoguerra sulla possibilità o meno di assimilare le nuove minoranze cattolica, ebraica e ortodossa, giunte dall'est e sud Europa. La colonizzazione non diede luogo a una forma di mimesi (=realismo) con la madrepatria bensì uno sviluppo antagonista della periferia rispetto al centro, né conferirono un'importanza preminente nella storia nazionale all'afflusso di nuovi arrivati. Da questa visione venne fatto derivare il principio dell'anglo-conformity,cioè della necessità di adeguarsi alle tradizioni, allo stile di vita e al modello del gruppo dominante di ascendenza anglo-sassone. Frederick Turner indica nella progressiva avanzata vero il Pacifico della «frontiera» - ovvero linea di separazione geografica tra insediamento civilizzato e luoghi ancora selvaggi – il fattore caratterizzante e distintivo della storia statunitense. Inoltre, Turner segnala l'importanza dei nuovi arrivati che avevano partecipato all'epopea nazionale della marcia della «frontiera» verso ovest perché avevano aiutato a strappare nuovi territori alle tribù indiane e a colonizzarli. Buona parte degli studi tesero a presentare l'immigrazione proveniente da regioni diverse del Nord Europa come un problema sociale da risolvere attraverso l'assimilazione, mentre il grado di predisposizione all'americanizzazione attribuito a ciascuna minoranza nazionale divenne il criterio principale per valutare la desiderabilità e la convenienza di consentirne l'accesso alla società americana. All'inizio degli anni Venti, Schlesinger fu il primo studioso a sostenere che la storia di questo paese si identifica con le vicende delle diverse ondate migratorie e con l'andamento dei rapporti tra i nuovi arrivati e l'ambiente in cui erano andati a vivere. Pur sottolineando il contributo positivo alla crescita culturale, istituzionale e materiale degli USA non si espresse dal segnalare come agli stranieri fosse da imputare la diffusione del radicalismo politico nonché l'affinarsi dei problemi sociali a causa del loro tenore di vita generalmente inferiore a quello della popolazione di ascendenza anglo-sassone. La terza generazione era integrata nella società d'adozione, avrebbe così potuto rivalutare il proprio passato etnico senza correre il rischio di mettere in discussione la propria condizione negli USA. Nei primi decenni del novecento la Scuola di Chicago arrivò a considerare l'assimilazione all'ambiente americano come la conclusione inevitabile di un cammino iniziato dalle minoranze con l'arrivo negli USA e attraverso fasi di contatto con la società d'adozione. Le metropoli statunitensi si ponevano come agenti del mutamento che trasformarono i contadini europei arretrati in americani moderni. 3. Lo sradicamento Negli anni Sessanta furono adottate alle molteplici vicende delle diverse minoranze nazionali. La categoria dominante di The Uprooted era lo sradicamento, ossia il trauma subìto dagli immigrati provenienti dall'ambiente agricolo e rurale dei paesi d'origine nell'Europa del sud e est al momento del proprio ingresso nella realtà industriale e urbana delle tentacolari metropoli statunitensi; questo era l'elemento che legittimava la loro appartenenza a pieno titolo alla società statunitense. L'immigrazione sarebbe stata segnata dalla rescissione netta dei legami con la madrepatria e dall'essere precipitati in una dimensione sconosciuta e indomabile che avrebbero reso i nuovi arrivati vere e proprie vittime sui cui sacrificio complessivo sarebbero stati edificati gli USA. Questa interpretazione vedeva gli immigrati come prede passive che non erano in grado di gestire tali eventi. Handlin era convinto che gli immigrati fossero gli artefici del proprio destino e si ponessero nella condizione di conservare tratti della cultura d'origine così da imporne alcuni nella patria d'adozione. Esempio, egli dimostrò come gli italiani seppero adattarsi “perfettamente” a Chicago. L'abbandono della terra natale non è un dato da forze impersonali, come ad esempio dissesti economici, ma per lo più da scelte prese da strategie familiari; altri fattori il permanere di legami solidi con la terra di origine. Accanto alle rimesse finanziarie, si trovano i birds of passage (=fenomeno per cui molti immigrati trascorsero periodi negli USA con ritorni frequenti in patria), e le catene migratorie (= erano meccanismi che facevano sì che si introducessero parenti e amici rimasti in patria negli USA). Furono due i fattori che bloccarono il consenso ideologico che caratterizzò gli anni 50 per rendere compatto il paese per affrontare alle migliori condizioni le sfide della Guerra Fredda: • AFROCENTRISMO: portato avanti da alcune persone di colore insieme alle lotte per la conquista della pienezza dei diritti civili e politici • IL CROLLO DEL MITO DEGLI USA. Il melting pot era la necessità di superare il sionismo (movimento politico-religioso ebraico) giunti negli USA all'inizio del 900, era quindi una metafora che indicava il processo di assorbimento degli immigrati nella società d'adozione e della loro trasformazione in americani come scelta volontaria di rompere col passato ed elaborare una nuova identità collettiva. Un esempio della visione della melting pot poteva essere fatta risalire alle considerazioni di de Crèvecoeur, sugli USA luogo dove gli «individui di tutte le nazioni sono fusi in una nuova razza», passando poi a Turner sul ruolo della «frontiera» quale ambiente capace di trasformare i vari gruppi di immigrati in «americani» perché la lotta per dominare le forze della natura avrebbero portato a una nuova identità comune. Il principio della melting pot resistette fino agli anni 70 quanto il concetto di «mosaico culturale» iniziò a sostituire questa nozione quale modello più corrispondente alla sopravvivenza dei particolarismi etnici. La trasposizione 4. Nel pluralismo culturale e valorizzazione e rispetto della diversità delle minoranze sviluppatosi per ragioni politiche, la riscoperta dell'etnia provocò una diffusione dei community studies. Nel lungo periodo anche i community studies mostrarono i loro limiti: l'implicita ammissione che l'assimilazione fosse la tappa finale del processo immigratorio; la tendenza a isolare le singole comunità etniche dal più ampio contesto dell'ambiente in cui erano collocate e operavano, la sopravvalutazione della coesione interna delle singole minoranze. Nell'immediato questo filone di ricerca apportò un ulteriore elemento di critica al paradigma dello sradicamento nonostante il fatto che il prototipo dell'oggetto d'indagine dei community studies fosse costituito da una ricerca di Handlin sull'immigrazione irlandese a Boston. Secondo Bodnar, critico della visione sull'immigrazione di Handlin, gli immigrati si trasferivano negli USA portando con sé la famiglia, la Chiesa, le organizzazioni sindacali, le associazioni di mutuo soccorso e la stampa nella madrelingua. Nonostante l'inurbamento e l'esperienza di fabbrica, i nuovi arrivati ebbero la capacità di opporsi ai condizionamenti culturali che l'ambiente statunitense avrebbe voluto imporre loro. Le schiere dei neoamericani erano composte da ex contadini disadattati, da artigiani, piccoli commercianti e skilled. Bodnar inoltre ribadì la saldezza dei legami tra terra natale e patria d'adozione nel caso di nuovi arrivati negli USA. 5. Il transnazionalismo Gli immigrati giunti in tempi recenti come i messicani, hanno denotato un rapporto ancora più stretto con la terra d'origine. Quest'accentuazione della solidità delle relazioni degli immigrati con la madrepatria ha permesso di formulare il concetto di transnazionalismo, in cui i rapporti dei neoamericani con i luoghi di provenienza resterebbero stretti da poter sostenere che gli immigrati vivono in due società nello stesso tempo. Da un lato gli immigrati non hanno tagliato in alcun modo i legami con la madrepatria, dall'altro tali relazioni sarebbero così forti da collocare gli individui in una sorta di metaterritorio. Nell'ultimo decennio del 900, il transnazionalismo è soggetto al fascino della globalizzazione della quale é stato presentato come una manifestazione dal basso; e si è pure ispirato al declino degli stati nazionali sotto la spinta di forze che superano i confini politici. Rispetto alle prime interpretazioni, il transnazionalismo si è ampliato per quegli immigrati giunti negli USA dalle Filippine e dai Caraibi a fine 900. L'attrazione fatale della contemporaneità ha comportato inconvenienti nel retrodatare questo modello nonché sorvolare sulle differenze che contraddistinguono il transnazionalismo di tardo 900 e inizio millennio. Questo fu il tentativo di inserire in una prospettiva transnazionale l'analisi dell'immigrazione di massa dall'est e sud Europa tra fine 800 e metà degli anni Venti. Da una parte, alcuni storici descrivevano i fenomeni come il transnazionalismo esempi la circolarità della diffusione della cultura politica radicale tra Europa e USA fino al primo dopoguerra; dall'altra, le risorse di cui possono avvalersi gli immigrati per mantenersi in contatto con la società d'origine – internet, cellulari – rappresentano strumenti più veloci ed efficaci. Il rischiò è che concetti come transnazionalismo e diaspora (=altra categoria in voga nelle scienze sociali e usata, a sproposito, per designare comunità nazionali sparse per il mondo e separate da linee di confini statali) diventino una specie di parole d'ordine. I termini più adottati al posto della «pentola di fusione» sono stati insalatiera, stufato etnico, goulash. Le migrazioni comportano di necessità un livello minimo di rapporti con altri paesi differenti ancorché rilevante dal punto di vista quantitativo. In un contesto storiografico, le indagini sull'immigrazione, hanno contribuito all'ampliamento degli orizzonti della storia nazionale statunitense e alla sua internazionalizzazione. Un impulso in tale direzione è dato dall'esame comparativo e sincronico delle vicende di una stessa minoranza negli USA. Lo studio dell'immigrazione ha favorito il superamento dei modelli interpretativi che hanno contraddistinto la passata storia americana e che erano legati all'eccezionalismo = alla convinzione che le vicende storiche abbiano avuto peculiarità proprie che avrebbero reso l'esperienza americana differente e separata da quella di qualunque altra nazione.

Cap 1: Dalle colonie alla repubblica: immigrazione volontaria e coatta 1. Colonizzazione inglese e immigrazione Il fatto che gran parte delle nazioni indiane non avesse formato strutture stanziali né praticassero l'agricoltura e avessero una concezione della terra come proprietà collettiva, produsse negli europei la malintesa percezione del Nord America come di un continente vuoto che chiunque avrebbe potuto modellare a proprio piacimento quell'area. Nel corso del 600 l'ampiezza di quei territori ritenuti disabitati, sembrò moltiplicare quasi all'infinito le possibilità a disposizione di coloro che avessero avuto l'intraprendenza di spingersi al di là dell'oceano. Opportunità economiche, condizioni favorevoli per professare la propria religione e rifugio dalle persecuzioni politiche, rappresentarono i principali motivi dell'attrazione per iniziativa di singoli individui oppure di società commerciali per azioni. Solo nel 1607 i superstiti maschi inglesi riuscirono a dar vita a una comunità: Jamestown su un'isola della Virginia. La Virginia e il Massachusetts rappresentano due modelli differenti di colonie e, dettero vita a forme diverse di immigrazione. In Virginia, avvenne un insediamento promosso da una società commerciale: Compagnia di Londra per fini economici. Dopo un difficile avvio con malattie, carestie e conflitti con gli indiani che decurtarono gli abitanti, per incoraggiare il popolamento la Compagnia offrì concessioni di terra a chi fosse disposto ad immigrare o chi avesse importato un'altra persona. Tale decisione=headright potenziò l'agricoltura e fece della coltivazione del tabacco la principale fonte di ricchezza. Ulteriori incentivi, politici: dal 1618 i coloni ebbero diritto a eleggere una propria assemblea rappresentativa. Mentre in Massachusetts la presenza britannica aveva ragioni diverse. I pionieri della Mayflower non erano uomini soli ma nuclei familiari di circa 100 separatisti della Chiesa anglicana - =padri pellegrini – che avevano ottenuto una concessione territoriale in America. A trasferirsi erano spesso intere congregazioni che arrivavano in blocco; dall'insediamento originario, i nuovi venuti si diressero a colonizzare l'intera baia del Massachusetts, sconfinarono nel Connecticut e finirono per assorbire la comunità dei «padri pellegrini» nel 1691. A dimostrazione di quanto gli aspetti religiosi ed economici fossero correlati nella progettazione del Maryland, sollecitata al sovrano una patente che vietò qualsiasi discriminazione confessionale. Un'ulteriore commistione di missione religiosa e ricerca del profitto si realizzo in Pennsylvania. La colonia fu ottenuta nel 1681 da Penn grazie a saldo di un credito del padre che vantava nei confronti del re Carlo II. Penn apparteneva a una delle confessioni nonconformiste più estremiste, i quaccheri che divennero bersaglio di ritorsioni da parte del governo inglese, in quanto rifiutavano di riconoscere le istituzioni anglicane e del disprezzo per le autorità civili inglesi. La concessione della Pennsylvania servì a Penn per offrire un rifugio ai suoi correligionari perseguitati e per realizzare il «Sacro Esperimento» = società modello basata sull'amore fraterno. Accanto a questi ideali, Penn mirava anche a un utile economico attraverso la vendita di terreni e fondi. Così per incoraggiare l'immigrazione e attirare acquirenti, prevedeva la diffusione di opuscoli in più lingue nell'Ovest Europa, nei quali si esaltavano le opportunità economiche di cui avrebbero goduto i residenti della Pennsylvania. Durante gli anni '30 la loro distribuzione – degli immigrati – fu sostanzialmente omogenea. Nella società anglicana della Virginia gli esuli politici videro l'ambiente del Nord America come quello che avevano lasciato. Negli ultimi 20anni del secolo, il consolidamento della colonia della Carolina e la nascita della Pennsylvania vennero a costituire due alternative all'immigrazione verso la Virginia e il Maryland, tra 1680-1699 il New England si trasformò in una terra di partenze. Anne Hurchinson, condannata per antinomianismo = eresia in base alla quale la conoscenza di Dio avveniva per rivelazione diretta, e stessa sorte per Roger Williams; entrambi dettero vita alla colonia del Rhode Island che, fino alla fondazione della Pennsylvania, rimase insieme al Maryland l'unica isola di tolleranza religiosa nel Nord America. La composizione sociale degli immigrati era nel complesso più variegata. Non solo esuli religiosi ma anche coloro che si trasferivano in Nord America per ragioni economiche, un po' di tutti i ceti sociali. Gli immigrati inglesi erano per la maggior parte contadini impoveriti dalle trasformazioni nelle campagne. Nell'Inghilterra rurale, fin dal 500, ci fu un passaggio dal sistema dei «campi aperti» a quello delle recinzioni, e la trasformazione degli arativi in pascoli. A costoro si aggiunsero artigiani e lavoratori urbani. Già predisposti alle migrazioni temporanee o permanenti dagli spostamenti interni alla ricerca del lavoro, per il desiderio di migliorare le proprie condizioni economiche questi individui erano più inclini a prestarsi a diventare gli agenti della colonizzazione dell'America settentrionale dietro le opportune sollecitazioni dei singoli proprietari o delle compagnie commerciali. 2. Servitù volontaria e immigrazione coatta In considerazione della difficile situazione finanziaria, il primo problema da affrontare per lasciare l'Inghilterra era come pagare il viaggio per andare in Nord America. La soluzione più diffusa fu la servitù temporanea. Il periodo di servitù era compreso tra i 3/5 anni. In generale un'ampia maggioranza dei servi a contratto era costituita da maschi fra i 14anni e i 30anni. Il patto non era verbale ma scritto. Il contratto era redatto in due copie e si tagliavano lungo una linea dentellata (indented), da qui la definizione di questa categoria di servi: indentured servants. A inizio 600 il capitano della nave che avrebbe condotto i servi in America, e questi servi stipulavano un contratto, che poi una volta arrivati in USA li avrebbe rivenduti. Ma queste dinamiche cambiarono. Pur trattandosi di emigrazione volontaria le partenze finirono spesso per essere incoraggiate e sollecitate da reclutatori di manodopera che decantavano le meraviglie e le opportunità del Nuovo mondo. La richiesta di servi a contratto:indentured servants, si rivelò forte nelle colonie meridionali della Virginia per la domanda di manodopera dall'agricoltura di piantagione. La loro presenza fu minore negli insediamenti del nord e centro. Là dove l'estensione delle concessioni di terreno era funzione del numero degli individui a carico di ogni capofamiglia, inclusi i servi, gli indentured servants erano utili per soddisfare le esigenze del lavoro nei campi e, anche conveniente per l'ottenimento di appezzamenti più vasti. La vicinanza a un porto era un fattore che facilitava l'emigrazione perché limitava le spese di viaggio all'interno del paese d'origine per una categoria che era priva di disponibilità economiche. Coloro che riuscirono a sopravvivere al periodo di servitù ebbero anche la possibilità di integrarsi nella società adottiva. La diminuzione del tasso di mortalità nella II metà dell'600 accrebbe il numero degli emancipati. Il loro aumento creò anche difficoltà di carattere sociale. La servitù a contratto sopravvisse fino a dopo la guerra d'Indipendenza. Nel 1972 l'amministrazione del presidente George Washington considerò la possibilità di far costruire la nuova capitale federale a manodopera fatta arrivare dalla Germania come servitù a contratto. Si mantenne in vita il commercio degli indentured servants. La consapevolezza dei problemi conseguenti all'emancipazione dei servi a contratto, unita alla constatazione che costoro venivano incontro alla richiesta di manodopera solo per un periodo di tempo limitato a pochi anni, l'importazione di forza lavoro cadde sugli schiavi africani perché si dimostravano più resistenti rispetto agli schiavi indiani che i coloni avevano in un primo momento cercato di sfruttare salvo poi rendersi conto della loro improduttività a causa dell'alto tasso di mortalità per malattie contratte a contatto con gli europei, e della maggiore propensione alla fuga. A dare avvio all'importazione degli africani nell'America del No...


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