Latino grammatica PDF

Title Latino grammatica
Author Maria Beatrice Barberis
Course Propedeutica al Latino univesitario
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

Latino grammatica per OFA...


Description

Grammatica latina

Marcello Nobili!

Indice Indice

2

L’alfabeto

4

Alfabeto

4

Vocali Dittonghi Consonanti

4 4 4

Prosodia

4

Leggi dell’accentazione Sillabazione La “quantità”

4 5 5

Declinazioni

7

Prima declinazione Seconda declinazione Aggettivi di prima classe Terza declinazione Aggettivi della seconda classe Quarta declinazione Quinta declinazione

7 7 8 9 9 10 10

Particolarità dei sostantivi Nomi greci Sostantivi indeclinabili: Nomi stranieri né greci né latini. Sostantivi difettivi Sostantivi composti

Particolarità degli aggettivi

10 10 10 10 11

11

Aggettivi pronominali Aggettivi indeclinabili Aggettivi sostantivati

11 11 11

Avverbi

11

Comparazione

12

Comparativo di minoranza Comparativo di uguaglianza Comparativo di Maggioranza Superlativo assoluto Superlativo relativo Particolarità

12 12 12 12 12 13

Numerali

14

Frazioni Cifre

15 15

Pronomi

16

Pronomi personali Pronomi e aggettivi possessivi Pronomi e aggettivi dimostrativi Pronomi e aggettivi determinativi Pronomi e aggettivi relativi Pronomi e aggettivi interrogativi Pronomi e aggettivi indefiniti

16 16 16 16 17 17 17

Sintassi dei casi

18

Sintassi del Nominativo Soggetto Complementi Doppio nominativo del soggetto e del complemento Verbi impersonali

Sintassi dell’Accusativo Complementi Verbi transitivi in latino ma intransitivi in italiano Doppio accusativo del soggetto e dell’oggetto

18 18 18 18 18

18 18 18 18

Sintassi del Genitivo

19

Complementi Verbi Locativo

19 19 19

Sintassi del Dativo

19

Complementi Verbi

19 19

Sintassi dell’Ablativo

20

Complementi Con verbi

20 20

Verbi con costruzioni diverse

20

Verbo

21

Forma attiva

21

Forma passiva

22

Verbi deponenti

23

Verbi semideponenti

23

Verbi in -io della terza coniugazione

24

Verbi difettivi

24

Verbi impersonali

24

assolutamente relativamente occasionalmente

24 24 24

Verbi irregolari

25

Sintassi del periodo

30

Coordinazione

30

Consecutio Temporum

30

Particolarità

30

Congiunzioni principali Proposizioni rette da Ut con il congiuntivo Finale Consecutiva Temporale Comparativa Completiva di fatto Completiva volitiva Completiva con Verba timendi

31 31 31 31 31 31 31 31 31

Interrogativa

32

Diretta Indiretta

32 32

Altre proposizioni rette da Cum Causale Temporale Cum e indicativo Cum e Congiuntivo

32 32 32 32 32

Altre congiunzioni condizionali

33

Periodo ipotetico

33

Concessiva Comparativa

33 33

Relative

33

Proprie Improprie

33 33

Metrica

34

Esametro Distico elegiaco

34 35

L’alfabeto Alfabeto L’alfabeto latino ha lettere in più di quello italiano: le consonanti k, x e vocale y

Vocali • a, e, i, o, u, y • i consonante: all’inizio di una parola seguita da vocale, all’interno di una parola preceduta e seguita da vocale. • Non conoscevano la distinzione grafica tra la v e la u, usavano un solo segno: V per la maiuscola e u per la minuscola.

Dittonghi ae, oe, au, eu, ei, oi, ui, yi

Consonanti • h muta • ph = f • pph = ff • gl gutturale • k gutturale • ti non accentato e seguito da vocale = zi • ti = ti se preceduta da s, t, x, se i accentata, parole straniere • x = cs / gs • z = ds / ts • r, l (liquide), m, n (nasali), s (sibilante) fanno sillaba anche da sole, le altre dette mute

Prosodia Leggi dell’accentazione • Legge del trisillabismo: l’accento non risale mai più indietro della terzultima sillaba. • Legge della baritonési: nell’ambito delle tre ultime sillabe soltanto la penultima e la terzultima possono portare l’accento, mai l’ultima. Ne consegue, inoltre, che tutte le parole bisillabiche vanno accentate sulla penultima sillaba. Ci sono eccezioni dette “ossitonie apparenti o secondarie” come gli avverbi illíc, illúc, e simili, cui si aggiungono per lo più etnonimi come Arpinás (“abitante di Arpino” = soprannome di M. Tullio Cicerone), Samnís, “il Sannita”. Le ossitonie apparenti nascono dalla perdita (apocope) dell’ultima vocale, che era breve: illuc < *illūcĕ.

• Legge della penultima: nelle parole di più di due sillabe la penultima, se è lunga, porta l’accento; se la penultima è breve, l’accento cade sulla terzultima. Questa è la legge più importante, che regola, di fatto, la corretta collocazione dell’accento sulla penultima o sulla terzultima.

Sillabazione • Una consonante fra due vocali forma sillaba con la seconda. La /h/ si ignora (anche se veniva effettivamente pronunziata in principio di parola). • Due consonanti consecutive si ripartiscono fra sillabe differenti. Questo vale anche per i casi di cosiddetta “s impura”. Non vale invece per i gruppi consonantici costituiti da c.d. muta (/c, g; t, d; p, b/) piú liquida (/l; r/ - per certi versi anche /m/ e /n/), che di norma non si scindono, costituendo cosí un gruppo unico. Quando però “muta” e “liquida” appartengono a elementi diversi di un termine composto, vanno sempre spartite fra le due sillabe. • Particolare attenzione va posta, per la corretta applicazione di queste due norme, ai gruppi /ci/ e /gi/ seguiti da vocale, e a /gn/, /sce/, /sci/, che vanno separati. Si ricordi inoltre che i segni grafici x e z rappresentano due consonanti scritte con un unico segno, e vanno dunque ripartite fra le due sillabe. • I gruppi di più di due consonanti vanno divisi assegnando soltanto l’ultima consonante alla seconda sillaba. Per la norma ricordata sopra si mantiene però inscindibile il nesso muta + liquida. • Il segno /i/ in posizione iniziale davanti a vocale rappresenta sempre un fonema consonantico [j]. Solo in poche parole derivate dal greco il segno iniziale seguito da vocale rappresenta una vocale (e come tale costituisce sillaba). In posizione intervocalica all’interno di una parola, il segno rappresenta un fonema consonantico raddoppiato [jj], che dà luogo a sillabazione. In tutti gli altri casi la /i/ rappresenta la vocale. • Anche il suono [u] è consonantico nelle medesime posizioni di [i]; tra consonante e vocale appare consonantico se non è accentato (tranne alcune licenze poetiche), vocalico quando è accentato. • Il segno (che è sempre seguito da vocale) rappresenta, ovviamente, una consonante. Analogamente va considerato il segno seguito da vocale, ma soltanto quando è preceduto da /n/. In tutti gli altri casi /gu/ va considerato consonante + vocale. • Due vocali consecutive costituiscono sillabe distinte. • I dittonghi, invece, costituiscono un’unica sillaba: in latino (dittonghi discendenti) l’elemento vocalico è il primo, il secondo funge da consonante.

La “quantità” • Convenzionalmente si oppongono solo due grandezze, quantità lunga (simbolo ¯ ) e quantità breve (simbolo! ), considerate una doppia dell’altra, quindi, fondamentale, ¯ =!! . Si tengano sempre distinte quantità di vocale e quantità di sillaba. Concorrono a determinare la quantità delle sillabe la durata della vocale e quella della consonante, o del gruppo consonantico di chiusura, non quello della eventuale consonante d’apertura. • Le sillabe si distinguono in aperte (uscenti in vocale) e chiuse (uscenti in consonante): la quantità delle sillabe aperte si identifica con quella della vocale; le sillabe chiuse invece sono tutte lunghe, indipendentemente dalla quantità della vocale (anche se la prima sillaba contiene vocale breve). Si può dunque dire che: sono brevi le sillabe aperte con vocale

breve; tutte le altre sillabe sono lunghe. I dittonghi latini sono sillabe chiuse, e pertanto sono sempre lunghi. • Nei gruppi consonantici costituiti da muta + liquida, di norma inscindibili, il poeta ha a volte la facoltà di spartire le due consonanti fra due sillabe: la sillaba che precede il gruppo (di norma aperta) può diventare chiusa, e quindi lunga. • Tutte le vocali che hanno subito l’apofonia latina (mutamento di timbro solitamente in /i/ oppure /u/ qualunque sia la vocale di partenza) sono brevi. In generale ē, ī, ō, ū lunghe conservano in italiano il medesimo timbro; ē ed ō inoltre si pronunciano chiuse; ĕ breve evolve in [è] aperta o in dittongo [iè] (in sillaba aperta accentata); ĭ breve evolve in [è] chiusa; ŏ breve evolve in [ò] aperta o in dittongo (in sillaba aperta accentata) [uò]; ŭ breve evolve in [ó] chiusa. Questo criterio, che permette di risalire dall’esito italiano alla quantità latina, non è infallibile: le parole latine infatti hanno a volte subito una evoluzione che ha coinvolto la quantità, e l’esito italiano non rispecchia più la quantità originaria del latino classico. Molte parole poi riproducono la forma latina (sono latinismi), non consentendo dunque alcuna deduzione sulla quantità originaria. • Sillabe interne aperte: la sola norma generale da ricordare è che di solito vocalis ante vocalem corripitur, cioè “è breve la vocale seguita da un’altra vocale”. Questo tuttavia non avviene sempre: es. si ha /ē/ della desinenza ēī dei nomi della quinta declinazione, ma solo se preceduta da vocale. • Hanno vocale lunga tutti i monosillabi uscenti in vocale, tranne -quĕ e pochi altri. • Per il resto: a finale è lunga tranne che nei nominativi, accusativi e vocativi, inoltre in quiă, ită e pochi altri; [e] finale è breve tranne che nell’ablativo della V decl., nell’imperativo della II con., nella maggior parte degli avverbi derivati da aggettivi della seconda classe; /i/ finale è generalmente lunga tranne che in heri (“ieri”) e nel dativo dei pronomi personali (mihi, tibi, sibi), in ibi e ubi; /o/ finale è generalmente lunga; ma nel nominativo sing. della III decl. (per es. homo, virgo), nella prima persona sing. di voci verbali (per es. amo, dico) e in molti avverbi può essere usata come breve (dopo l’epoca augustea); [u] finale è lunga. • Hanno vocale breve tutte le sillabe finali in consonante diversa da /–s/. Le sillabe finali in –s possono avere vocale lunga o breve: Nominativo o accusativo [-as] ha vocale lunga; [-es] ha vocale lunga, tranne che nel nominativo dei temi in dentale della III decl. e nella voce ĕs di sum; [-is] ha vocale breve, tranne che nel dativo e ablativo pl. della I e della II decl., nella desinenza dell’accusativo pl. della III decl. (-is), nella seconda pers. sing. dell’indicativo pres. dei verbi della IV e dei composti di fio, nella seconda pers. sing. del cong. pres. di sum e dei suoi composti, di volo, in vis (seconda pers. dell’indicativo pres. di volo), anche quando fa parte di un composto; [-os] ha vocale lunga, tranne che in compŏs; [us] ha vocale breve, tranne che nel genitivo sing. e nominativo accusativo vocativo pl. della IV declinazione, nel nom. sing. dei nomi della III decl. con tema in –ū (quando la /u/ è lunga al genitivo). Non rientrano in queste norme le parole derivate o traslitterate dal greco, che conservano in genere le quantità originarie.

Declinazioni Prima declinazione Casi

Singolare

Plurale

Nom. Gen. Dat. Acc. Voc. Abl.

-ă -æ -æ - ăm -ă -ā

-æ -ārŭm -īs - ās -æ -īs

• Desinenze alternative (sovrabbondanti). Nel dativo e nell'ablativo plurali, per evitare confusione di desinenza con i nomi corrispondenti della seconda declinazione (anche essi uscenti in -is nel dativo e nell'ablativo plurale) ai quali sono uniti in locuzioni, alcuni nomi della prima declinazione prendono la desinenza -ābus, anzichè -is. • Nomi Pluralia tantum (‘soltanto plurali’). Sono nomi che hanno solo la flessione plurale ( /-AE/, -/ĀRUM/, ecc.), ma si traducono con termini italiani singolari: Singolare

Traduzione

divitiae, -arum epulae, -arum indutiae, -arum insidiae, -arum nuptiae, -arum Athenae, -arum Syracusae, -arum

la ricchezza, le ricchezze ricco banchetto tregua, pace provvisoria agguato, trappola nozze Atene Siracusa

• Alcuni termini presentano in latino significati piuttosto diversi al singolare e al plurale: Singolare copia, -ae fortuna, -ae littera, -ae opera, -ae vigilia, -ae aqua, -ae

Traduzione abbondanza, grande quantità sorte lettera dell'alfabeto opera, lavoro veglia acqua

Plurale copiae, -arum

Traduzione l’esercito

fortunae, -arum litterae, -arum operae, -arum vigiliae, -arum aquae -arum

ricchezze lettera, missiva, letteratura operai sentinelle terme

Seconda declinazione Singolare

Plurale

Casi

m. / f.

n.

m. / f.

n.

Nom. Gen. Dat. Acc. Voc. Abl.

-ŭs / -ĕr -ī -ō - ŭm -ĕ / ĕr -ō

- ŭm -ī -ō - ŭm - ŭm -ō

-ī -ōrŭm -īs - ōs -ī -īs

-ă -ōrŭm -īs -ă -ă -īs

• Particolarità morfologiche: pelăgus, -i (‘mare tempestoso’), vīrus, -i (‘veleno’) e vulgus, i (‘popolo inteso come massa di gente’) sono tre sostantivi neutri che, però, terminano in -us nei tre casi diretti (NAV); sono inoltre singularia tantum (‘soltanto singolari’). • Declinazione di deus. Questo sostantivo è usato in varie forme, alcune più antiche, altre più recenti, che si sono influenzate a vicenda nel corso dei secoli. deus Nom. Gen. Dat. Acc. Voc. Abl.

Singolare deŭs deī deō deŭm deŭs / dive deō

Plurale dī / dii deōrŭm dīs / diis deōs dī / dii dīs / diis

• Nomi sovrabbondanti. Locus è sovrabbondante nel plurale: infatti loci ha significati metaforici (‘i brani, i passi di un autore’, ad esempio), mentre loca significa propriamente ‘i luoghi’ in senso fisico e geografico. Anche iocus (‘barzelletta’, ‘scherzo’) ha doppio plurale ioci e ioca. • Alcuni sostantivi, tra cui soprattutto vĭr, vĭri, m., ‘uomo, maschio, marito’ e i suoi composti, possono terminare in /um/ al genitivo plurale: è una desinenza antichissima, ma abbastanza comune, da non confondere con l’accusativo singolare! • Inoltre, ricordarsi che, quando si incontrano due vocali uguali o simili, ed , esse si CONTRAGGONO formando una sola sillaba, che è lunga (escluso , dittongo che di norma non si contrae). • Pluralia tantum: Singolare

Traduzione

Arma, -orum cibaria, -orum exta, -orum fasti, -orum hiberna, -orum inferi, -orum liberi, -orum spolia, -orum superi, -orum Argi, -orum Delphi, -orum Pompeii, -orum

armi il cibo viscere, l’intestino di un animale elenchi consolari, il calendario accampamento militare (invernale) gli dèi dei morti (inferi), l’oltretomba figli, la prole, sia maschi sia femmine bottino (di guerra) gli dèi celesti (dèi súperi) Argo in Grecia Delfi in Grecia Pompei in Campania

Aggettivi di prima classe con o senza perdita di voc.tem.

Casi Nom.

-ŭs / -ĕr

m.

Gen. Dat. Acc. Voc. Abl.

-ī -ō - ŭm -ĕ / ĕr -ō

Singolare f.

n.

-ă / -ĕră / -ră -ŭm / -ĕrŭm / rŭm -æ -ī -æ -ō - ăm - ŭm -ă - ŭm -ā -ō

m.

Plurale f.

n.







-ōrŭm -īs - ōs -ī -īs

-ārŭm -īs - ās -æ -īs

-ōrŭm -īs -ă -ă -īs

Terza declinazione Singolare Casi Nom. Gen. Dat. Acc. Voc. Abl.

m. / f. uscita varia -ĭs -ī -ĕm / -ĭm come Nom. -ĕ / -ī

Plurale n.

uscita varia -ī -ō - ŭm come Nom. -ĕ / -ī

m. / f. - ĕ / -ăl / -ăr -ĭs -ī come Nom. come Nom. -ī

-ē s -ŭm / -ĭŭm -ĭbus -ē s -ē s -ĭbus

n. -ă / -ĭă -ŭm / -ĭŭm -ĭbus -ă / -ĭă -ă / -ĭă -ĭbus

-ĭă -ĭŭm -ĭbus -ĭă -ĭă -ĭbus

• Nomi con Acc. in -ĭm e Abl. in -ĭ: amussis, buris, ravis, sitis, tussis, vis • vīs = forza/violenza, tema in /i/ lungo, è l’unico sostantivo che NON ha il genitivo né il dativo singolari. Il plurale si declina normalmente (vires, virium etc). Al plurale può significare anche “le forze armate”. • Iuppiter, Iovis, Iovi, Iovem, Iove: il nome del padre degli dèi. • bos ha dat. / abl. plurale bubus, di origine dialettale (umbra o sabina). • iecur (fegato) e iter (percorso, strada, in senso traslato) prendono, nei casi obliqui, un infisso nasale /-in-/, anche se iecur ha forme anche regolari: gen. iecoris / iecinoris / iecineris, e cosí via. iter, itinĕris, itinĕri, iter, itinĕre; itinĕra, itinĕrum, itineribus, itinĕra, itineribus. • Pluralia e singularia tantum: Singularia tantum sanguis, -inis plebs, -is senectus, senectutis lac, lactis pietas, -atis sitis, -is ver, veris vesper, vesperis gli dèi celesti (dèi súperi) vizi e virtù stagioni dell’anno epoche storiche

Pluralia tantum Alpes, -ium Ciclades, -um Bacchanalia, -ium Lupercalia, -ium Saturnalia, -ium fides, -ium fores, -ium Manes, -ium moenia, -ium optimates, -ium/-um Penates, -ium/-um viscera, -um

Aggettivi della seconda classe

Casi Nom. Gen. Dat. Acc. Voc. Abl.

m.

Singolare f.

n.

uscita varia -ĭs -ī -ĕ m come Nom. -ī

-ĭs -ĭs -ī -ĕ m -ĭs -ī

-ĕ -ĭs -ī -ĕ -ĕ -ī

m.

Plurale f.

n.

-ē s -ĭŭm -ĭbus -ē s -ē s -ĭbus

-ē s -ĭŭm -ĭbus -ē s -ē s -ĭbus

-ĭă -ĭŭm -ĭbus -ĭă -ĭă -ĭbus

Quarta declinazione Singolare Casi Nom. Gen. Dat. Acc. Voc. Abl.

Plurale

m. / f.

n.

m. / f.

n.

- ŭs - ūs - ŭi - ŭm - ŭs - ūs

- ŭs - ūs -ū -ū -ū -ū

- ūs -ŭŭm -ĭbŭs - ūs - ūs -ĭbŭs

-ŭă -ŭŭm -ĭbŭs -ŭă -ŭă -ĭbŭs

domus Nom. Gen. Dat. Acc. Voc. Abl.

Singolare domŭs domūs domŭi domŭm domŭs domō

Plurale domūs domŭŭm / domōrŭm domĭbŭs domōs domūs domĭbŭs

Quinta declinazione Casi

Singolare

Plurale

Nom. Gen. Dat. Acc. Voc. Abl.

-ē s -ĕī / -ēĭ -ĕī / -ēĭ -ĕ m -ē s -ē

-ē s -ērŭm -ēbŭs -ē s -ē s -ēbŭs

Particolarità dei sostantivi Nomi greci Prima declinazione Casi Nom. Gen. Dat. Acc. Voc. Abl.

m. in -ās -ās -æ -æ -ān -ā -ā

m. in -ēs -ēs -æ -æ -ēn / -am -ē / -ă -ē / -ā

Seconda declinazione f. in -ēs -ēs -ēs -æ -ēn -ē -ē

Terza declinazione

m. / f. in -os, n. in -on Singolare -eus varie -ĭ / os -os / -i / -is -o -i -eum / -ea -a / -em / -in / -yn -eu come nom. -ĕ-o -ĕ / -ī

Sostantivi indeclinabili: Nomi stranieri né greci né latini. Sostantivi difettivi • • • •

fas / nefas solo ai casi diretti del sing. = lecito / illecito instar solo nom. e acc. sing. + gen. = a guisa di pessum acc. sing. = in rovina pondo abl. sing. di limitazione = del peso di

Plurale varie -on / -um -ĭbus -as / -es come nom. -ĭbus

• sponte abl. sing. = di spontanea volontà • venum acc. sing. = in vendita

Sostantivi composti • sost. + agg. si declinano entrambi • sost. gen. + sost. declinato

Particolarità degli aggettivi Aggettivi pronominali Aggettivo pronominale alĭus, alĭa, alĭud alter, altĕra, altĕrum nullus, nulla, nullum solus, sola, solum totus, tota, totum ullus, ulla, ullum unus, una, unum uter, utra, utrum e composti nemo, n...


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