Le avventure di Tom Sawyer PDF

Title Le avventure di Tom Sawyer
Author Angel Fly
Course Letteratura Inglese I
Institution Università degli Studi della Basilicata
Pages 16
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Le avventure di Tom Sawyer

Tom Sawyer è un ragazzo vivace ed astuto che vive con la zia Polly (che l’autore presenta come “anima buona” che portava gli occhiali solo per rappresentanza –se avesse al posto degli occhiali due cerchi per la stufa sarebbe lo stesso!-) e il fratellastro Sid (ragazzino tranquillo ma altrettanto astuto quanto il fratello) a San Petersburg cittadina immaginaria sulle rive del Missouri. Il libro si apre con Tom che rivela subito il suo carattere sveglio: la zia Polly lo becca a rubare della marmellata. Tom riesce a scappare dalle solite frustate che la zia gli dava per punizione con il classico “zia guarda la”, e fiuuuu via saltando lo steccato e dileguandosi nel paese. La zia non sa come fare con quel monellaccio, non sa come drizzargli il cammino, le punizioni corporali a quanto pare non servivano a nulla: è molto combattuta sulla sua educazione. Si ripromette che, se nel pomeriggio avrebbe marinato di nuovo la scuola, come spesso faceva, lo avrebbe costretto a lavorare l’indomani, il sabato, suo giorno di festa. Tom in effetti marinò la scuola quel pomeriggio e si divertì un mondo, ma arrivo appena in tempo per far finta di aiutare Jim, il servo della zia, a raccogliere la legna (o meglio lui gli raccontava le sue imprese mentre il povero servo svolgeva quasi tutto il lavoro). La sera, a cena, la zia Polly non smise mai di fargli delle domande maliziose e interrogatorie, si credeva maestra nello smascherare le bugie del nipote. Inizia chiedendogli se avesse fatto caldo a scuola, lui afferma di si, poi continua chiedendogli se avesse avuto voglia di fare una nuotata, Tom in allarme, rispose di no, “cioè non tanto” aggiunse. Lei gli tastò la camicia, notando che fosse asciutta, quindi, prevedendo l’andazzo Tom disse che si erano spruzzati solo la testa con la pompa dell’ acqua, infatti aveva ancora i capelli un po’ umidi, ma la zia non si era proprio accorta dei capelli. Era sicura che fosse stato a nuotare, ma dopo le risposte del nipote si rende conto che Tom le aveva detto la verità, il suo istinto si sbagliava. Ce l’aveva fatta a fregare la zia, se non fosse che Sid, astuto come sempre, le fa notare il filo nero col quale Tom aveva cucito il colletto e che invece doveva essere bianco, come lo aveva cucito la zia la mattina (lei non si decideva mai sul colore, una volta nero, una volta bianco, Tom perdeva il conto). Non resta a casa ad aspettare la punizione, ma, andando via di corsa promette vendetta al fratello. Dopo poco già aveva dimenticato i suoi guai, ed era tutto preso a provare un nuovo modo di fischiare, quando si imbatte in un nuovo ragazzo del paese, un ragazzo vestito a festa come un damerino, ma era solo venerdì. Era un affronto per Tom. I due iniziarono a studiarsi senza fiatare, si scrutarono ben bene come due gatti in procinto di azzuffarsi. Dopo un po’ Tom ruppe il silenzio dicendogli: “se voglio ti meno”, il ragazzo lo sfida a farlo. Poi Tom al ragazzo come si chiami, e questo gli risponde che non sono affari suoi. Ancora minacce di botte. Si inventano poi, entrambi, un fratello maggiore immaginario che avrebbe riempito di calci e pugni l’avversario di suo fratello. Finché Tom non traccia una riga per terra con l’alluce e sfida il

nuovo arrivato a oltrepassare la linea per riempirlo di botte. Questo lo fa, sfidandolo senza pudore, sicché Tom gli dice che lo sta provocando troppo, che non sa in che guaio si sta mettendo e che per due centesimi lo avrebbe sfinito di botte. Il ragazzo nuovo, quindi, tira fuori dalla tasca due monetine per sbeffeggiare l’avversario, era un affronto troppo grande per Tom! Con un colpo gli fa cadere le monetine dalle mani e gli salta addosso. I due si picchiano, rotolando nella polvere e logorandosi i vestiti. Alla fine, dopo essere stato sconfitto a suon di pugni, il nuovo ragazzo colpì Tom a tradimento lanciandogli, mentre era di spalle, una grossa pietra tra le scapole. Girati i tacchi, poi, corse dritto a casa con Tom che lo inseguiva per dargli una nuova lezione, ma questo si barricò in casa fino a quando non esce la madre che sgridare Tom, appostato davanti al cancello, dandogli del ragazzino prepotente e volgare e cacciandolo via in malo modo. Durante la rissa in strada con il nuovo arrivato, Tom sporca e rompe i suoi vestiti, pertanto al rientro a casa zia Polly si infuria e, come punizione, lo costringe il giorno successivo ai “lavori forzat”: ridipingere la staccionata di casa (30 metri per 3). Il giorno dopo, sabato, Tom, uscito fuori, contempla l’immensità del lavoro da svolgere, da una pennellata e si siede sconsolato sul bordo di un’aiuola triste e depresso. Tom non si da per vinto, la mattina era splendida e lui non poteva abbattersi a lavorare, ed ecco che vede Jim, il servo di zia Polly. Tenta, quindi, di “fregare” Jim, che doveva andare a prendere l’acqua al pozzo, e, in cambio di una biglia di alabastro e di vedere il dito malandato di Tom, gli chiede di fare scambio mansione. C’era quasi riuscito finché non arriva come un bolide, una ciabatta di zia Polly sul sedere di Jim. Di lì a poco la sua disperazione si trasformò in ispirazione, astuta ispirazione. Convince, pertanto, con estrema furbizia, l’amico Ben Rogers, che passava di li giocando a far finta di essere un battello, il Big Missouri, e che stava andando proprio al fiume per una nuotata rinfrescante, che il lavoro che sta svolgendo è molto divertente e complicato, che molti volevano svolgerlo al suo posto, come Jim, ma che zia Polly non aveva permesso a nessuno di farlo tanto era elevato il suo valore. Così Ben, e altri ragazzi che passarono poi di li, gli offrono addirittura i loro giocattoli pur di poter dipingere la staccionata al suo posto. Alla fine della giornata lavorativa, oltre ad essere fresco e riposato era divenuto il più facoltoso ragazzino della zona, aveva ricevuto dai suoi compagni i loro averi più preziosi: una mela, un topo morto corredato di spago per farlo dondolare, 12 biglie, uno scacciapensieri mutilato, un fondo di vetro azzurro utilizzabile come lente d’ingrandimento, un cannone fatto con un rocchetto, una chiave che non si capisce che porta aprisse, un mozzicone di gesso, il tappo di una bottiglia di cristallo, un soldatino di latta, 2 girini, 6 petardi, un gattino di pezza senza un occhio, un pomolo di ottone, un collare per cane, il manico di un coltello, 4 caramelle e un vecchio telaio di una finestra. Sapeva che per far desiderare ardentemente qualcosa a qualcuno doveva rendergli difficile ottenerla, e ne approfittò ben bene. Finito il lavoro, per così dire, andò dalla zia Polly che era seduta dietro alla finestra che dava sul retro nella stanza che fungeva da camera da letto di lei, studio, biblioteca e salotto. Nell’udire che il nipote aveva terminato di dipingere la staccionata,rimase estremamente

stupita, gli disse che ci aveva saputo fare, ma che si impegnava soltanto ogni “morta di papa”, poi gli diede il permesso di uscire a giocare (con la promessa di non rincasare tardi), una bella mela e un sermone sul valore delle ricompense ottenute dal lavoro virtuoso piuttosto che con l’inganno e il furto. Mentre la zia concludeva il suo discorso noioso lui aveva già rubato una frittella e andava via. Sulla porta d’ingresso trovò Sid, e la vendetta non si fece attendere: ecco che 6, 7 zolle di terriccio colpirono il ragazzino spione. Tornando a casa, dopo aver giocato in piazza a far la guerra lui e Joe Harper, Tom passa davanti alla casa di Jeff Thatcher e vede, nel giardino di costui una meravigliosa bambina, Rebecca, la figlia del giudice Thatcher: se ne innamora immediatamente. Cerca allora di attirare le attenzioni della ragazza. Sembra tutto inutile, la ragazza sta rincasando quindi lui si appende alla staccionata e da li sospirando spera che ella non rientri. Improvvisamente la ragazza gli lancia un fiore in strada, una viola del pensiero. Lui in un primo momento si precipita in quella direzione, ma arrivato a metà strada si ferma, fa finta di raccogliere un filo di paglia e lo tiene in equilibrio sul naso, poi zigzagando, facendo il finto tondo, arriva alla viola, ci mette il piede sullo stelo, lo afferra con le dita e saltellando con un piede solo sparisce dietro l’angolo. Qui si infila la viola sotto la giacca, vicino al cuore secondo lui, in realtà la tenne sullo stomaco: non era molto ferrato in anatomia! A cena Tom non stava un attimo fermo, si muoveva di continuo, le sgridate non lo toccavano, la bacchettata sulle nocche per aver tentato di rubare dello zucchero anche. Finché, uscita la zia, in una sorta di esibizione della sua impunità al fratello, Sid fece cadere la zuccheriera per sbaglio, riducendola in mille pezzi. La zia, accorsa immediatamente, stampò una cinquina a Tom, che si ritrovò sul pavimento e immediatamente chiese alla zia perché stesse picchiando lui e non Sid, lui non aveva fatto nulla. L a zia presa in contropiede gli disse che questa valeva per tutte le volte che l’aveva fatta franca, ma la coscienza le rimordeva. Tom, allora, si rifugiò in un angolino a ingigantire le sue pene. Sapeva che la zia pendeva dalle sue labbra, la vedeva che dietro un filo di lacrime lo guardava straziata e colpevole, ma faceva finta di non vederla, offeso. Si immaginava sul letto di morte, addirittura, mentre la zia gli implorava di perdonarlo. Fu in quel momento che arrivò Mary, la raggiante cugina di ritorno da una visita a dei conoscenti, e, approfittando di ciò, lui sgattaiolò via dalla porta sul retro. Evitò le strade più trafficate, aveva un umore pessimo, cercava solamente posti desolati in sintonia col suo umore. Vide una zattera e si mise, triste, a contemplare la sua vita desiderando di morire lì, annegato, immediatamente ma poi si ricordò della viola. Così andò da lei, scavalcò la recensione e si distese sul prato con le mani a croce sul petto che tenevano la viola, così lei, una volta alzatasi, la mattina, lo avrebbe trovato morto. Chissà se avesse pianto. A quel punto una serva aprì la finestra del primo piano dal quale usciva la fioca luce della candela (e che lui credeva la camera da letto della sua amata) e gli buttò sopra dell’acqua. Uno starnuto fu rivelatore, scattò in piedi, imprecò e scappò via scavalcando lo steccato. Di li a poco Tom era in casa, in camicia da notte che contemplava

alla luce fioca di una candela i suoi abiti zuppi. Sid fu preso dalla voglia di schernire il fratello, ma vedendo lo sguardo sinistro del fratello ci ripensò e tacque. Il giorno dopo è domenica e c’è, presso la chiesa, la scuola domenicale, una specie di concorso di catechismo, in cui i ragazzi sono chiamati a una sorta di gara di memorizzazione di versetti biblici. Sid aveva imparato la lezione già con giorni di anticipo, Tom invece prese la mattina a colazione ad iniziare a studiare i suoi 5 versetti del discorso della montagna: aveva scelto quelli perché erano i più corti a disposizione. Dopo mezz’ora di lettura distratta Mary lo interrogò ma era in alto mare, ricordava ben poco quindi la cugina lo incita promettendogli un coltellino svizzero Barlow, che non tagliava, ma sempre Barlow era, del valore di 12 centesimi come regalo in caso di vittoria. Tom fu costretto, poi, a dedicarsi alla pulizia personale. Fece finta di lavarsi al catino in giardino, ma ovviamente Mary se ne accorse subito. Ci provò una seconda volta e stavolta entrò in casa con la faccia grondante di acqua saponata, ma il lavoro di pulizia si interrompeva sul mento e mascella, come una maschera. Allora Mary decise di occuparsene lei personalmente e allora sì che era un cristiano come si deve: faccia monocolore, riccioli bagnati, spazzolati e ben disposti in testa. Poi Mary tirò fuori l’altro abito di Tom: un abito di soli due anni ma nuovissimo (indossato cioè solo la domenica). La scuola durava dalle 9 alle 10,30 e seguiva poi la funzione. Tom, quindi, va in chiesa con i suoi familiari ma si ferma alla fine della chiesa e baratta le cianfrusaglie, ricevute il giorno prima per dipingere la staccionata, con i buoni che hanno ricevuto i suoi compagni nelle domeniche precedenti per aver memorizzato i versetti. Quando ha un numero sufficientemente soddisfacente di bigliettini colorati, allora, entra in chiesa e prende posto nei banchi. Inizia subito ad essere irrequieto, prima tira i capelli al compagno d’avanti, poi pianta uno spillo nella coscia del vicino: d’altronde tutta la classe era così irrequieta. In questo modo Tom riesce a vincere il primo premio, una bibbia del valore di 40 centesimi che si otteneva dopo aver memorizzato 2000 verset: 1 biglietto celeste era il premio per la memorizzazione di 2 versetti, 10 biglietti celesti facevano uno rosso (20 versetti), 10 rossi ne valevano uno giallo (200 versetti) e con 10 biglietti gialli si aveva la Bibbia (2000 versetti quindi). Mary ne aveva vinte addirittura 2, mentre un ragazzo di origine tedesca, diventato poi poco più che un idiota per lo sforzo, quattro o cinque. Quella domenica, però c’erano degli ospiti d’eccezione: il discorso del maestro viene interrotto dall’ingresso dell’avvocato Thatcher con un signore anziano e un altro di mezz’età con una signora al braccio e la meravigliosa Becky per mano a quest’ultima. Era il Giudice Thatcher, giudice della contea, praticamente l’essere più austero che i ragazzini avessero mai visto, con la sua famiglia. Furono fatti accomodare nel posto d’onore, e tutti, maestre e maestri avevano cambiato atteggiamento: quegli stessi bambini che prima sgridavano con acidità ora li accarezzavano con amorevole grazia. Quando Tom si avvicina al maestro per riscuotere il suo premio il maestro si rende conto subito che è un’altra bravata del ragazzino, ma ormai era troppo tardi, sotto gli occhi del giudice non poteva far altro che assecondare. Tom venne presentato al giudice, ma ben presto è smascherato della sua

“truffa”. Il giudice stesso, orgoglioso com’era di tutti i bambini studiosi delle sacre scritture, chiede a Tom un saggio della sua conoscenza e gli chiede come si chiamano i primi due discepoli di Gesù. La sua risposta: Davide e Golia. Sul resto l’autore “stende un velo pietoso”. Alle 10 e mezza suonò la campana, la funzione stava per iniziare. Le persone presero posto tra i banchi e i ragazzi si disposero vicino alle proprie famiglie. Tom vicino a Sid, Mary e zia Polly, ma all’estremità verso la navata centrale così da impedirgli ogni distrazione dalla finestra. Movimentò, poi, la funzione con un coleottero, il “pinzadita”, che spedì in mezzo alla navata (per un gesto istintivo quando l’insetto appena liberato tenta di pizzicargli il dito) e che punse un cane sul sedere. Il lunedì mattina Tom era sempre triste, ah se almeno si fosse alzato con qualche malattia, sarebbe stata la scusa migliore per non andare a scuola. Allora pensò prima di far finta che il suo dito malandato del piede fosse andato in cancrena, ma non incutendo alcuna preoccupazione nella zia, disse che aveva male al dente che si muoveva. Quindi la zia glielo strappò com’era solita fare con un filo e un tizzone ardente come minaccia. Non tutti i mali vengono per nuocere, andando a scuola era contento perché con la nuova finestrella superiore poteva sputare in un modo insuperabile. Per strada incontrò Huckleberry Finn, figlio dell’ubriacone del paese, vestito con abiti da uomo stracciati, scacciato da tutti, che aveva in mano un gatto morto che avrebbe usato per curare le verruche, la stessa notte, al cimitero (acqua di legno marcio, fagiolo). Tom barattò il suo dente con una zecca di Huck, che prese comodamente posto nel barattolo lasciato vuoto dal “pinzadita” e, dopo aver preso appuntamento per la notte si congedarono credendosi ciascuno più ricco di prima. Tom arrivò a scuola in ritardo e l’insegnante lo richiamò, poteva inventarsi una scusa qualsiasi, ma, vedendo la nuova bambina seduta da sola, in classe, disse che aveva perso tempo per parlare con Huck Finn in modo da beccarsi, come punizione, di sedersi tra le femmine, quindi, essendoci l’unico posto libero proprio affianco a Backy, per punizione si sarebbe dovuto sedere proprio vicino alla sua amata. E, come previsto, la punizione del maestro arrivò. Tom, come prima cosa la guardò furtivamente, ma lei accortasi di ciò le cacciò la lingua e gli voltò le spalle. Allora Tom le pose una pesca davanti, così quando lei tornò a girarsi la vide, ma nulla, la bambina la respinse con la mano. Lui la rimise li, lei la respinse di nuovo, ma meno convinta. Pazientemente lui la rimise allo stesso posto e le scrisse sulla lavagnetta “prendila io ne ho un’altra” ma niente, nessuna reazione stavolta. Infine si mise a scarabocchiare sulla lavagnetta stessa e lei dopo un po’ di tempo gli chiese curiosa cosa stesse facendo. Era un disegno: una casa a cui la ragazzina chiese di aggiungere un uomo, poi lei stessa che tornava a casa. Poi, dopo essersi presentati e aver promesso di svelare all’amata i segreti della sua bravura nel disegno, presero accordi per rimanere li a scuola all’ora di pranzo. Lui, poi, le scrisse sulla lavagnetta “t amo” e dopo un finto tira e molla x nascondere agli occhi di lei la scritta, la svela. Lei gli risponde “cattivaccio”, poi improvvisamente sente un dolore acuto all’orecchio, il maestro lo aveva

preso da li e lo trascina in quella posizione, al suo posto. Dopo noiose lezioni, Tom decise di liberare la zecca che aveva nel barattolo in tasca e giocare con Joe Harper, suo compagno di banco e amico, una partita a suon di spilli, finché non li ha beccati il maestro scuotendoli per la giacchetta. Appena suona la campanella, Tom chiede a Becky di mettere il cappello e far finta di andare a casa, e lei così fece. Sedettero vicino alla lavagna, la scuola ora era tutta per loro. Tom le chiese se le piacessero i topi, poi masticarono a turno una caramella a molla, poi le chiese se fosse mai andata al circo, e lei disse di si e che le piacevano i clown. Poi, le chiede se fosse già fidanzata, lei dice di no, non sa cosa come si faccia a fidanzarsi. Tom, quindi, convince Becky a impegnarsi con lui, fidanzandosi con un rituale particolare: la promessa di amare solo lui/lei e un bacio. La loro storia d'amore, però, finisce in quel momento stesso in cui a Tom scappa che il rito del fidanzamento lo aveva già fatto con Amy Lawrence. Lei scoppiò a piangere e lui per consolarla, dopo averle detto che amerà solo lei le diede il suo tesoro più prezioso il pomolo di ottone di un alare. Ma lei lo buttò in terra, così lui abbandonò l’impresa di farsi perdonare e andò via. Lei lo chiamò poco dopo, presa dai sensi di colpa, ma lui era già sparito. Camminando per le vie del paese e allontanandosi da scuola, Tom, pensava che la sua vita fosse un guaio: ah se solo si potesse morire temporaneamente! Poi prese a pensare al mondo di qua, a ciò che avrebbe fatto da grande: il clown, no meglio il soldato, no l’indiano, alla fine decise: il pirata, Tom Sawyer il vendicatore dei Caraibi! A partire dal giorno dopo quella sarebbe stata la sua carriera, sarebbe scappato di casa l’indomani mattina e dopo aver radunato i suoi tesori e preparato la fuga, avrebbe dato il via alla sua nuova vita da fuorilegge. Scavò all’estremità di un albero marcio con il suo coltellino, dissotterrando una tavoletta di legno d’abete con una cassettina nella quale c’era una biglia. L’incantesimo non aveva funzionato, era colpa delle streghe! Avrebbe dovuto trovare tutte le biglie perse in vita, se sotterrata, lasciata li per 15 giorni e pronunciato le formule magiche apposite. Ma nulla era avvenuto, suo malgrado. a un tratto sente uno squillo di una trombetta di latta, era Joe Harper. E giocarono a Robin Hood. Alla fine, dopo la morte trionfale guastata dalla caduta in un campo di ortiche, i due tornarono a casa concludendo che era meglio essere dei fuorilegge per un anno che presidente degli Stati Uniti per tutta la vita. Alle nove e mezzo Tom e Sid furono mandati a letto, come sempre, mentre poco dopo dalla stanza della zia Polly si sentì il solito russare. Ed ecco il miagolio di Huck. Tom si vestì velocemente e via con il suo amico al cimitero, di notte. Trovarono un tumolo di terra fresca, li, sotto la protezione di alcuni grossi olmi si sedettero ad aspettare. Ma ecco dei rumori, i due, spaventati, credono che siano i diavoli ad arrivare. Invece, quasi subito, Huck riconosce la voce di uno di questi, sono uomini! Tre uomini, con una carriola e dei badili, erano Joe l’indian...


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