Le riforme di Diocleziano PDF

Title Le riforme di Diocleziano
Course Storia romana
Institution Università degli Studi di Catania
Pages 7
File Size 76.6 KB
File Type PDF
Total Downloads 60
Total Views 139

Summary

Riassunto...


Description

Le riforme di Diocleziano Riforme che riguardarono tutti i principali settori della vita pubblica, soprattutto quella amministrativa fu molto efficace. Le province furono ridotte di dimensioni per rendere più efficace il governo. Con ciò l’Italia perse la condizione di privilegio e così venne anche essa suddivisa in province. Furono costituite un centinaio di province affidate a governatori, le loro competenze erano fondamentalmente di natura civile. Nelle province di frontiera essi erano affiancati da comandanti militari. A loro volta le province furono raggruppate in 12 distretti amministrati, le diocesi, retti da un vicario. Le diocesi vennero raggruppate in 4 grandi aree: 1) Oriente, 2) Illirico e Grecia, 3) Africa e Italia, 4) Gallia, Britannia e Spagna affidate a un prefetto del pretorio. -La riforma dell’esercito Per fronteggiare meglio le guerre che si combattevano contemporaneamente su più fronti, fu creato un esercito mobile composto di unità di cavalleria e di fanteria (già Gallieno). Quest’esercito mobile distinto da quello stanziato in modo permanente lungo le frontiere, i cosiddetti limitanei/stanziali, era concepito come forza di pronto intervento per fronteggiare improvvise situazioni di emergenza. Erano sotto il diretto comando dei tetrarchi, queste forze erano dette comitatenses (da comitato). -La riforma fiscale La riforma riguardava i fondi agricoli: il sistema di calcolo si fondava sul rapporto tra terra coltivabile numero di coltivatore. Ciò comportò un nuovo censimento dei terreni e dei lavoratori attivi e una realizzazione di un catasto. Con ciò l’Italia perse il suo antico privilegio e fu costretta al versamento delle imposte dirette. -Riforma monetaria Bisogna ricordare che in quel periodo la moneta maggiormente usata dalla popolazione è il denario, una moneta di bronzo appena rivestita di argento, il cui valore veniva imposto dallo Stato senza corrispondere alla sua vera consistenza. Allora Diocleziano coniò monete d’oro e d’argento di ottima qualità ma queste scomparvero presto dalla circolazione perché la gente le teneva per sé (tesaurizzavano). Per il quotidiano e per la gente comune fu coniata una moneta divisionale in rame, nota con il nome di follis, di valore all’incirca dimezzato rispetto a quello di Aurelio. Per bloccare il continuo aumento dei prezzi delle merci, Diocleziano impose nelle 301 d.C. un calmiere con il quale si indicava il prezzo massimo che non era consentito superare per ogni merce. Questo provvedimento ebbe il nome di Edictum de pretiis. Il testo ci è giunto in forma frammentaria. Il provvedimento dell’imperatore era indirizzato contro gli speculatori che facevano salire i prezzi. Malgrado le buone intenzioni l’editto non sembra aver prodotto risultati concreti, poiché la moneta è sempre più svalutata e i prezzi delle merci continuano a salire. In campo militare, i successi più importanti di Diocleziano riguardano la soppressione di una serie di rivolte scoppiate in Egitto e in Britannia. Nel 298 vittoria di Galerio sui persiani a cui fu imposto una pace onerosa.

La persecuzione dei cristiani Promulgò 2 editti che riguardavano la tutela dei matrimoni e l’altro la messa al bando della setta dei Manichei, religione di origine persiana.

Scatenò una violenta persecuzione contro i cristiani (303-304) le cui motivazioni furono riconducibili alla volontà di rafforzare l’unità dell’impero anche sul piano religioso. Nel 303 un primo editto dispose la distruzione delle chiese cristiane, il rogo dei libri sacri e il divieto delle assemblee liturgiche. Un secondo e terzo editto decretarono di arrestare i sacerdoti e li costrinsero a sacrificare; vennero puniti con la morte coloro che si opponevano. Nel 304 infine, un quarto editto ordinò il sacrificio per tutti scatenando una persecuzione generalizzata contro i cristiani. La persecuzione però non fu condotta in modo omogeneo, infatti soprattutto in Oriente, nei territori controllati da Diocleziano e Galerio, fu più violenta. In Occidente e specialmente sotto Costanzo Cloro cessò quasi subito. In oriente esse proseguirono con varie vicende in particolare nelle regioni sottoposte al governo di Massimino Daia, anche dopo l’editto di tolleranza di Galerio del 311, e si conclusero definitivamente con la vittoria conseguita su Massimino da parte di Licinio nelle 313 d.C (10 anni dopo). Probabilmente Galerio interrompe la politica persecutoria motivando la propria scelta come un aggiornamento ideologicamente coerente del progetto dioclezianeo. Galerio ritenne che il dio dei cristiani sia un vero Dio e che i suoi seguaci praticavano un vero culto altrimenti non avrebbe avuto senso chiedere loro di pregare per noi. È nata la tradizione di attribuire ai sovrani tetrarchi i nomi di Giove ed Ercole ed anche quella di celebrare la festa annuale in loro onore nel giorno della assimilazione degli augusti a Giove dei cesari ad Ercole. Quel giorno divenne così la data del loro compleanno autentico comune.

Come previsto dal sistema tetrarchica, il 1°maggio 305 d.C., Diocleziano e Massimiano abdicarono, e il loro posto fu preso dai due cesari Costanzo Cloro, Occidente, e Galerio, Oriente. Essi nominarono a loro volta come cesari rispettivamente Severo e Massimino Daia. Il sistema tetrarchico entrò subito in crisi: alla morte di Cloro nel 306, a York, l’esercito nominò imperatore il figlio Costantino invece che il Cesare designato. Era la rivincita delle principio dinastico su quello di una successione per cooptazione. Infatti anche il figlio di Massimiano, Massenzio, rivendicò il potere imperiale. COSTANTINO (306-337 d.C.) La proclamazione imperiale di Costantino e del figlio di Massimiano, Massenzio, vide il sostanziale fallimento del sistema tetrarchica. Inizialmente Costantino condusse una politica prudente, che conobbe una svolta nel 310 d.C.; a partire da questo momento egli mostra di propendere per una religione di tipo monoteistico E abbandona ogni legame con i presupposti ideologici della tetrarchia. Nel giro di due anni l’intricata situazione politica si semplifica: Galerio morì nel 311 d.C. dopo aver ordinato di cessare le persecuzioni contro i cristiani, Costantino ebbe la meglio su Massenzio (figlio di Massimiano, che reclamava il potere) nel 312 d.C., nella battaglia di Ponte Milvio, e potè impadronirsi di Roma. La vittoria fu ottenuta nel segno di Cristo, da un imperatore che aveva abbandonato il paganesimo per il cristianesimo. La conversione di Costantino fu un evento di portata rivoluzionaria, perché significò l’inserimento delle strutture della Chiesa in quelle dello Stato. Imperatore così si sentiva in dovere di intervenire nelle questioni dottrinali. La conversione di Costantino ebbe probabilmente luogo dopo la vittoria su Massenzio. Essa costituiva un fatto politico di enorme importanza. Dobbiamo immaginare Costantino come un uomo dotato di grande ambizione e dominato dal senso imperativo di una missione, per compiere la quale volevo una protezione ultraterrena. Quindi il monoteismo cristiano e del più adatto a rispondere a una simile esigenza.

All’inizio del 313 d.C. Costantino e Licinio si incontrarono a Milano dove si accordarono sulle questioni fondamentali di politica religiosa (venne promulgato l’Editto di Milano di fondamentale importanza).

I contrasti tra i due, che governavano ormai tutto l’Impero, cominciarono però molto presto Nel 324 d.C. Costantino sconfigge Licinio ad Adrianopoli e diventa l’unico imperatore. Nel 314 d.C. Costantino convocò un sinodo di Arles. Convocato nel tentativo di sanare il conflitto sorto in Africa tra rigoristi e i moderati a proposito dell’atteggiamento da tenere nei confronti di coloro che avevano abiurato durante le persecuzioni cristiane di Diocleziano. Nel 325 d.C. venne convocato Concilio di Nicea per salvaguardare l’unità della chiesa da conflitti di ordine teologico. Il problema in questo caso era di natura teologica, Ario negava infatti la natura divina di Cristo (arianesimo).

Le riforme constantiniane Per rendere più efficace l’amministrazione provinciale, le diocesi furono raggruppate in quattro grandi per prefetture, delle Gallie, d’Italia e Africa, dell’Illirico e dell’Oriente, mette ciascuna da un prefetto del pretorio. All’interno delle diocesi c’erano le province Costantino creò i comites, vale a dire dei compagni dell’imperatore. È evidente così la centralità del rapporto con l’imperatore che si presuppone sia l’origine dei vantaggi per i titolari del titolo, spesso funzionari di corte di alto rango. Ai comites erano talvolta affidate funzioni legate alla sfera ecclesiastica come la presidenza dei concili. Divenuto imperatore, Costantino attribuì a più prefetti del pretorio il controllo su più diocesi. Essi avrebbero riseduto a Cartagine, Treviri, Milano o Roma e Sirmium. Anche il prefetto che aveva responsabilità sulle diocesi orientali dell’impero non operò a stretto contatto dalla corte. Il prefetto del pretorio risulta avere così le caratteristiche di un magistrato periferico. Il prefetto del pretorio costantiniano, che rimaneva una carica prestigiosa che presupponeva un curriculum di primo piano e esperienza in campo amministrativo, aveva competenze nella gestione e della distribuzione delle risorse, ma le responsabilità sulle truppe è riservata dei comandanti scelti, i magistri militum. Il prefetto del pretorio perde il suo carattere originario di alto comando militare, e Costantino lo rende accessibile anche agli esponenti dell’ordine senatorio. La scelta di Costantino risulta definitiva: la prefettura del pretorio rimarrà una carica civile fino alla sua scomparsa all’inizio del VII secolo. Tra le riforme attuate da Costantino una delle più significative riguarda l’esercito. A lui si deve la creazione di un consistente esercito mobile, detto comitatus perché accompagnava l’imperatore. I soldati, i comitatenses, ricevevano una paga più alta rispetto agli altri; così soldati collocati sulla frontiera, i cosiddetti limitanei, finivano per essere nona posizione inferiore. Il comando dell’esercito mobile fu affidato a due distinti i generali, uno della cavalleria e uno della fanteria. L’esercito però mancava di soldati e per sopperire a ciò si ridusse l’altezza richiesta al reclute e si rafforzò l’ereditarietà della professione militare infine si concessero privilegi ai veterani per attirare volontari. Ma poiché le varie categorie di lavoratori erano vincolati più o meno alla loro condizione, i soldati finirono per essere reclutati tra i barbari piuttosto che tra i contadini.

La minaccia barbarica era così grave da non consentire soluzioni definitive. Lo Stato da un lato combatteva i barbari con tutte le risorse che aveva, dall’altro mediante una politica di assorbimento, dalla quale derivò una barbarizzazione della società.

Il cosiddetto editto di Milano La tradizione cattolica ha legato il ritorno alla stabilità e pace religiosa a un atto formale, il cosiddetto editto di Milano, che sarebbe stato emanato nel 313 avrebbe avuto valore universale. L’occasione fu l’incontro tra Costantino e Licinio a Milano dove furono presi accordi di politica religiosa. Nelle storia nella storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea c’è scritto che dopo la sconfitta di Massenzio, Costantino e Licinio avrebbero emanato una legge perfettissima sui cristiani. In realtà in questa legge si devono vedere solo misure integrative dell’editto di Galerio. Costantino intendeva andare oltre la situazione di tolleranza antecedente la grande persecuzione, la sua politica andava oltre un generico riconoscimento delle attività religiose della Chiesa cristiana verso un aperto sostegno. Un’altra testimonianza è quella di Lattanzio, nel suo testo si registra il riconoscimento di un pluralismo religioso con una generica adesione al monoteismo. In merito al cristianesimo la decisione presa a Milano da Costantino e Licinio dovette essere relativamente semplici. Concordarono che in tutto l’impero il cristiani dovessero godere di quella libertà di culto di cui essi avevano già goduto in Occidente. Questo accordo non si tradusse nessun atto formale. Si tratta quindi di un documento che non fu promulgata Milano che non può essere definito un editto e che l’autore del documento è Licinio e non Costantino; e cristiani non ottennero la tolleranza attraverso quel documento perché già l’avevano ottenuta in virtù dell’editto di Galerio del 311. La disposizione dunque non riguardava l’impero ma solo l’oriente.

Attività edilizia A Roma Costantino soppresse le coorti pretorie; da quel momento l’unico corpo armato operante a Roma doveva essere quello delle cohortes urbanae. Costantino fece distruggere i castra (voluti da Settimio Severo) che accoglievano la guardia del corpo e fece costruire al loro posto un grande edificio riservato al culto della nuova religione, la basilica lateranense. È il primo degli edifici cristiani voluti da Costantino a Roma, destinata ad essere la sede del vescovo della città a partire dalle VI secolo. Dopo la vittoria di Adrianopoli sul Licinio nel 324, ci fu la fondazione di Costantinopoli (città di Costantino, odierna Istanbul) quale “nuova Roma” nel 330 d.C. Le motivazioni per questa scelta furono molteplici: la prima l’intenzione di dar vita ad una nuova capitale libera da qualsiasi contaminazione con il paganesimo. Dopo la grave crisi del III secolo d.C. Roma, a partire dal regno di Diocleziano, non era più la sede ufficiale di residenza dell’imperatore, pertanto anche Costantino sentì la necessità di una diversa dislocazione del potere imperiale. L’allestimento di una nuova capitale nel sito dell’antica Bisanzio, in una posizione strategicamente molto importante all’ingresso del Mar Nero, ciò indicava un riconoscimento dell’importanza dell’Oriente all’interno dell’impero. Costantinopoli fu dotata nel corso degli anni di tutte le strutture che erano presenti a Roma: un suo Senato (composto da soli 300 membri che divennero ben presto quasi 2000) l’assemblea questi costantinopolitana non conseguì ma il prestigio di quella romana, per l’estrazione modesta dei suoi membri e per la mancanza della tradizione. Si sviluppò una nuova concezione del governo dell’impero che puntava alla collaborazione delle élite provinciali attraverso la mediazione di una nuova gerarchia amministrativa organizzata attorno alla corte imperiale.

Il problema della conversione La conversione di Costantino è preceduta dal riconoscimento del fallimento delle persecuzioni così come emerge dalla lettera-editto di Galerio del 311. Galerio motiva la propria scelta come un aggiornamento coerente del progetto Dioclezianeo di cui lui si propone come interprete. Il riconoscimento della libertà di culto per i cristiani è giustificato anche come una sorta di misura preventiva. L’editto di Galerio comunque riconosce il sostanziale fallimento delle persecuzioni. Costantino sul piano politico si era allontanato dalla tetrarchia e sul piano religioso dalla pluralità di dei. Egli era alla ricerca di una divinità personale, che esercitasse una tutela esclusiva su di lui. Costantino di ritorno da una campagna contro i germani avrebbe avuto una visione di Apollo, identificabile con il sole, che gli porge era insieme alla vittoria l’insegna con al centro il numero 30, era l’annuncio di trent’anni del regno. Non è importante se si trattasse di un fenomeno naturale, un alone solare, ma quello che importava era che ciò confermò Costantino nella fede nella sua missione. È importante soprattutto considerare come questa visione presuppongono un bisogno da parte di Costantino di una divinità personale, esclusiva. Quindi il suo dialogo con il cristianesimo, la sua via verso la conversione dovevano risalire a questo periodo. Essa deve essersi conclusa di fatto prima della battaglia di ponte Milvio senza per questo che sia necessario anticiparla al 310. Il Dio di ponte Milvio è il Dio cristiano che svolge una funzione di sostenitore in battaglia. In Costantino la fede e la politica si incontrano e le sue scelte religiose sono un segno evidente della sua politica. Anche dopo la sua esplicita conversioni Costantino ha mantenuto una definizione neutrale della divinità, anche se la scelta era monoteista. Sembra possibile che per una parte del pubblico la divinità tutelare di Costantino continuassi a essere sol. Il dio che onorava in privato invece era sicuramente un altro. Questo spiega probabilmente anche i problemi per quanto riguardava la coniazione monetaria, con simbologie in taluni casi incompatibili con la nuova fede. L’immagine di sole scomparve in ogni caso dalle monete costantiniane in modo graduale. Con il battesimo del 337 Costantino chiudere un itinerario religiose completa la propria adesione al cristianesimo. Imperatore si proclamava vescovo universale. Costantino ricevette il battesimo solo in punto di morte, nel 337 d.C. poiché si credeva che quello fosse il momento Per essere sicuri di ottenere la vita eterna. Costantino Morin giorno di Pentecoste, un giorno carico di significato poiché la Chiesa festeggiava la discesa dello spirito Santo sugli apostoli. Era una coincidenza che si prestava essere letta in chiave provvidenzialistica per il futuro. Con Costantino ritorna di nuovo la successione imperiale per via dinastica, secondo Eusebio di Cesarea la successione è una ricompensa divina per la fedeltà dell’imperatore. Costantino avrebbe continuato a regnare come unico Augusto anche dopo la morte. Dio aveva compensato Costantino con un dominio imperituro che si prolungava attraverso la sua discendenza. Costantinopoli Costantino fu incerto sul luogo dove fondare la sua città, la scelta su Bisanzio non cade subito. Il 330 in realtà è l’anno della cerimonia di inaugurazione solenne di Costantinopoli. I grandi lavori di costruzione erano iniziati già nel 325 e proseguiranno per almeno un 10º. Si trattava di un progetto grandioso di una città concepita per raccogliere un numero di abitanti superiore a quelli che vi risiedevano.

La motivazione era quella di dar vita a un centro politico capace di organizzare attorno a se l’Oriente riunificato sotto un unico potere. Acconsentire interessava che Senato, svincolato dai condizionamenti del passato, rappresentasse la parte orientale dell’impero. Il Senato di Costantinopoli non ebbe mai il ruolo di interlocutore nel gioco politico. Le sue funzioni effettive si riducevano a quelle di gestione della vita cittadina e alla risoluzione di questioni fiscali

La morte di Costantino e la fine della dinastia costantiniana Costantino ricevette il battesimo solo in punto di morte, venne battezzato nella residenza imperiale nei pressi di Nicomedia; fu il vescovo della città Eusebio a battezzarlo, che negli ultimi tempi aveva assunto il ruolo di consigliere dell’imperatore in materia ecclesiastica. Secondo il vescovo Eusebio di Cesarea, autore di una storia ecclesiastica e di una vita di Costantino, l’imperatore è rappresentato come vescovo al di fuori della chiesa, dunque un laico. La sua posizione gli rese possibile la sepoltura nella basilica di Santa Sofia a Costantinopoli, poiché è “uguale degli apostoli”.

Alla morte di Costantino, che non aveva affrontato in modo coerente il problema della successione, regnava un clima di reale incertezza. Probabilmente con Costantino concepì un potere retto da una pluralità di sovrani. Tuttavia non è chiaro quale forma di sistemazione completa l’impero dovesse assumere. Probabilmente il ruolo di primo Augusto doveva essere riservato a Costantino II. I nipoti Dalmazio e Annibaliano, possibili successori, furono eliminati. i tre figlio Costantino II, Costante e Costanzo trovarono un accordo per il governo congiunto dell’Impero. Costantino II

Costante

Costanzo

(Gallie, Britannia e Spagna) (Africa e Italia) (Oriente)

L’accordo si rivelò assai precario, già nel 340 d.C. Costantino II venne ucciso durante un incursione nei territori di Costante, che a sua volta venne ucciso nel 350 d.C. da un usurpatore, Magnenzio. Ritrovatosi unico imperatore, Costanzo II fu costretto a trovare qualcuno cui offrire il governo dell’Occidente: la scelta ricadde sul cugino Giuliano (unico sopravvissuto), che nominato Cesare nel 355 d.C. riuscì a pacificare la Gallie grazie alle vittorie sugli Alamanni. Proclamato nel 360 a.C. imperatore dalle...


Similar Free PDFs