LE Rimanenze DI Magazzino PDF

Title LE Rimanenze DI Magazzino
Author Elena Sacchetti
Course Metodologie E Determinazioni Quantitative D'Azienda
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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APPUNTI LEZIONE SU RIMANENZE...


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LE RIMANENZE DI MAGAZZINO- NT14 1. LA DEFINIZIONE Le rimanenze di magazzino sono valori economici comuni a due esercizi e riguardano processi produttivi, iniziati e non conclusi alla fine del periodo amministrativo che troveranno compimento in quello successivo mediante il realizzo diretto per i beni destinati al mercato e indiretto per quelli che dovranno subire ulteriori trasformazioni. Le rimanenze di magazzino assumono importanza particolare nelle imprese industriali e commerciali. Andiamo a rilevare secondo principio di competenza quella quota parte di materie prime e di semilavorati ecc. che abbiamo acquistato e generato dalla gestione a fronte della quale non c’è una contropartita nei ricavi (che non abbiamo venduto). Le rimanenze sono distinte all’interno dello stato patrimoniale in funzione della tipologia di prodotto quindi parliamo di: - Materie prime - Materie sussidiarie e di consumo - Prodotti in corso di lavorazione ( per i quali il processo è ancora in corso di lavorazione) - Semilavorati - Merci - Prodotti finiti 2. LA RAPPRESENTAZIONE Questa distinzione la troviamo cosi esattamente nello stato patrimoniale, in particolare nell’ATTIVO CIRCOLANTE ( parte dello stato patrimoniale dove rappresentiamo quei valori destinati a essere smobilizzati nel breve periodo). CI- Rimanenze: 1. Materie prime, sussidiarie e di consumo 2. Prodotti in corso di lavorazione 3. Lavori in corso su ordinazione 4. Prodotti finiti e merci 5. Acconti In acconti andiamo a rappresentare acconti per materie prime ecc segue destinazione civilistica finale del bene o servizio. Per quanto riguarda il conto economico la variazione delle rimanenze una parte è valutata nel valore della produzione per la parte relativa ai prodotti finiti e ai semilavorati e nell’altra nel costo della produzione nella voce B11 per quanto riguarda le materie prime. VALORE DELLA PRODUZIONE 2) variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti Nel caso di rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e prodotti finiti se: RIMANENZE FINALI> INIZIALI SEGNO + Il senso è che ho svolto una parte del processo di produzione, c’è una parte della gestione che non trova rappresentazione nei ricavi, trova rappresentazione con segno + nel valore delle rimanenze. RIMANENZE FINALI< INIZIALI SEGNO – Nel valore della produzione andremo a rappresentare la variazione delle rimanenze col segno meno perché il senso economico è che bisogna iscrivere il costo di una quota parte di ciò che ho venduto ma prodotto nell’anno precedente

RIMANENZE FINALI= RIMANENZE INIZIALI ( Nessuna rilevazione) B)COSTI DELLA PRODUZIONE 11) variazioni delle rimanenze delle materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci Andiamo a rappresentare tutti i costi che abbiamo affrontato. Quello che ho comprato, coincide con quello che ho consumato? Non è detto, potrebbe esserci il caso in cui ho usato piu di quello che ho comprato o viceversa. Quindi SE RIMANENZE FINALI> INIZIALI SEGNO – Vuol dire che una parte di quello che ho comprato ce l’ho ancora in magazzino e allora le rimanenze finali avranno segno – Se caso contrario mi trovassi nella situazione in cui ho consumato parte di quello che avevo in magazzino dall’anno precedente, le rimanenze iniziali come entrano nel conteggio? Devo andare ad incrementare costi dell’anno, quindi rimanenze avranno segno +. RIMANENZE FINALI< RIMANENZE INIZIALI SEGNO + 3. LA VALUTAZIONE DELLE RIMANENZE Per affrontare il tema della valutazione delle rimanenze abbiamo due ordini di problemi: A. Dobbiamo rilevare le quantità fisiche in giacenza nel nostro magazzino B. Devo definire costi unitari Risolti questi due problemi, avremo dei codici per singolo articoli e Q per COSTI UNITARI= RIMANENZE. A. Come si fa a rilevare quantità in giacenza? In un sistema gestionale di un’azienda risiedono moduli diversi:

tesorieria

contabilità

contabilità industriale contabilità magazzino

-

fatturaz

Contabilità parte del sistema gestionale che ragiona per partita doppiamastrini, giornali ecc Fatturizazione Contabilità di magazzino ci serve per sapere quanto stock abbiamo in magazzino, Q flussi di beni in entrata e in uscita Tesoreriamondo nel quale trovano rappresentazione e info per statistiche su flussi finanziari serve per creare rendiconto finanziario con metodo diretto Contabilità industriale definiamo costo unitario del singolo prodotto

Le quantità arrivo a definirle attraverso una rilevazione sistematica di tutti i flussi in entrata e in uscita di materie prime, sussidiarie, di merci. In qualunque momento della vita dell’azienda la fotografia del magazzino della mia azienda la ricavo dal mio sistema gestionale. Per garantire il verificarsi della clausola generale ovvero che ci sia una rappresentazione veritiera e corretta, la quantità rilevata deve rappresentare la realtà ovvero la quantità fisica presente in magazzino motivo per cui ci sono controlli continui.

B. Come calcolare costi unitari? I costi unitari si calcolano in base al costo unitario di prodotto. Occorre scegliere la configurazione di costo di prodotto da adottare per valorizzare le rimanenze. Esistono configurazioni di costo diverse e l’azienda può decidere di posizionarsi su un costo più piccola rispetto a questa definizione di costo pieno, o al contrario di posizionarsi su una configurazione di full costing. La configurazione di costo più piccola è il COSTO DIRETTO VARIABILE DI PRODUZIONE.

Se proviamo a classificare le diverse configurazioni dei costi potete immaginare di avere il mondo complesso dei costi aziendali articolabili in un cubo, in cui in una dimensione abbiamo COSTI VARIABILI/ COSTI FISSI (1), in un’altra COSTI DIRETTI/INDIRETTI (2) e in una terza la FUNZIONE AZIENDALE CHE GENERA QUESTI COSTI.

esempio di costo variabile diretto materie prime costo oggettivo esempio di costo variabile indiretto costo energia elettrica di un’azienda in cui si produce bottiglietta d’acqua ma in cui si producono anche altre bottigliette di the ecc. costo indiretto allocato  soggettivo ammortamento della linea di produzione specifica costo diretto fisso stipendio del direttore dello stabilimento costo indiretto fisso 3) funzione di produzione: Ogni azienda, dato questo “cubo” è portato a dire quale configurazione di costo è più adatta al proprio modello di business, ovvero ogni azienda è portata a dire quanti di questi piccoli cubi che compongono il grande cubo è costo di prodotto e cosa è costo di periodo. COSTI DI PRODOTTO costo inventariabile, un costo che passa al conto economico nella misura in cui quel costo è stato venduto. Ma se prodotto è stato prodotto ma non venduto, dove finisce quel costo? Nelle rimanenze e viene rinviato all’esercizio successivo. COSTO DI PERIODO è un costo che è di competenza del periodo che è stato sostenuto perché correlato a tempo. Costi commerciali finiranno nel conto economico indipendentemente da quanto venduto? Si o no? Si perché si configurano come costo del periodo, per il fatto di essersi manifestati in quell’intervallo temporale. Le materie prime entrano nel conto economico dell’anno in cui le ho comprate? No perché sono costi di prodotto, entrano nel conto economico dell’anno in cui le ho consumate in relazione a cio che ho venduto. Da un punto di vista gestionale una azienda può muoversi dal costo diretto variabile ( configurazione piu piccola) a quella più grande ( configurazione di costo aziendale situazione estrema perché avro costi pari a 0 finche non venderò. Da un punto di vista civilistico ho un limite che è iscritto nel codice civile: ovvero il COSTO PIENO DI PRODUZIONE dal punto di vista civilistico significa che posso considerare nel costo pieno di prodotto al max costi diretti indiretti variabili e fissi ma solo filtrati per ciò che è correlato alla funzione di produzione Il codice civile ci dice inoltre che la configurazione del costo ammissibile è al max il costo pieno di produzione e IN UNA CONDIZIONE DI PRODUZIONE NORMALE. Il codice civile non ammette mai la possibilità di rinviare tramite il giro delle rimanenze il costo delle insaturazioni della capacità produttiva ( se quest’anno hai prodotto la metà della tua capacità produttiva, quei tot di costi che non diventano prodotti passano al conto economico e penalizzano il risultato economico di

quest’anno)  tutto cio che entra a far parte del costo di prodotto potrebbe strumentalmente essere rinviato all’esercizio successivo per migliorare il risultato economico. 4. METODO DI CALCOLO Dobbiamo distinguere il mondo dei BENI FUNGIBILI dal mondo dei BENI NON FUNGIBILI. I BENI FUNGIBILI beni non dotati di individualità che possono essere sostituiti con altri della stessa specie (es. sabbia, grano, farine, liquidi ecc) devo scegliere tra costo medio ponderato, lifo, fifo. BENI NON FUNGIBILI beni specifici specifica identificazione del costo. Se devo determinare il costo che ogni giacenza di un certo quantitativo di prodotto fungibile dovrò adottare un metodo di calcolo. Se il mio processo di produzione prevede di gestire prodotti che tra di loro sono fungibili, cioè entrano nel mio processo di vendita quantitativi dello stesso codice articolo che non riesco a identificare individualmente, devo identificare un metodo di calcolo il piu possibile vicino al flusso fisico della merce. Per valutare le rimanenze finali dei beni fungibili è necessario ricorrere a metodologie convenzionali fondate su specifiche assunzioni inerenti al flusso delle quantità e dei costi. Le metodologie previste dall’art.2426 n.10 sono: - COSTO MEDIO PONDERATO che si divide in:  Costo medio ponderato continuo  prevede di aggiornare i costi unitari di ciascun codice articolo a seguito di ciascun acquisto. La  Costo medio ponderato di periodo prevede di identificare dei periodi di riferimento e in corrispondenza di questi stabilire che il sistema contabile dei costi rigira. Vuol dire che la contabilità di magazzino scarica e carica quotidianamente le quantità col segno piu o meno ma i costi unitari sono tenuti validi per un mese. Ogni volta che c’è chiusura contabile mensile, viene lanciata una procedura che riaggiorna i costi unitari. L’ultimo costo valorizzato è quello che il sistema utilizzerà per fare gli scambi.

  Costo medio ponderato per movimento  Dopo il primo carico in giacenza ho 15000 pezzi su cui devo ricalcolare il costo medio che sarà dato da media ponderata + costo di acquisto 13 di febbraio. Ad ogni carico ricalcolo costo medio.  Scarico valorizzato a ultimo costo calcolato da media ponderata che è 610.957 che vale 7026011….  Per periodo  Si immagina di avere un unico periodo, un anno. Viene ponderata la rimanenza iniziale con tutti i carichi e i relativi costi. Lo scarico valorizzato al costo e le rimanenze di 4 milioni novecento12.

- LIFO (last in, first out) prevede di ipotizzare che venga prelevato per affrontare un ordine di un cliente l’ultimo prodotto che è stato caricato. Il LIFO puo essere:  Continuo: aggiorna costi unitari ogni volta che c’è un carico  A scatti: analogo al costo medio ponderato vengono identificati periodi in cui si ridetermini costi unitari. È una logica che prevede che vengano utilizzate prima le cose piu vecchie.

LIFO A SCATTI Questo metodo stratifica le rimanenze considerandole separatamente per esercizio di formazione. TRE SITUAZIONI Quantità fisiche finali> iniziali Quantità fisiche finali< iniziali Quantita fisiche finali= iniziali a) SE RIMANENZE FINALI< INIZIALI la valutazione è effettuata utilizzando i costi e le quantità delle

singole classi LIFO piu remote che compongono le rimanenze all’inizio dell’esercizio b) Se RIMANENZE FINALI > INIZIALI gli incrementi di quantità sono valutati al costo medio ponderato di periodo o al costo più remoto di periodo (metodo lifo) c) RIMANENZE FINALI= INIZIALI si mantiene la valutazione precedente.

- FIFO ( first in, first out)  assume per convinzione che i beni acquistati o prodotti in tempi piu lontani siano i primi ad essere prelevati dal magazzino. Di conseguenza, le rimanenze finali di magazzino sono valutate utilizzando i costi dei beni formatisi in tempi piu recenti. Quindi in un contesto di prezzi crescenti, il metodo FIFO rappresenta meglio il valore di mercato degli stessi.

il primo entrato è il primo uscito. Abbiamo quindi delle rimanenze e una serie di carichi. Lo scarico di 11500 in parte è valorizzato dal valore delle rimanenze iniziali e dall’altra parte del primo carico, ognuno di questi ai costi unitari d’origine. Per scaricare 26 prendo 35 valorizzati al valore di acquisto di febbraio e me ne mancano 2500 e quindi vado nell’acquisto successivo, 2500. Alla fine in magazzino ti restano gli ultimi acquisti perche con la logica fifo idealmente prendi dal magazzino i primi carichi. In una logica di costi crescenti, come in questo caso ( vedi costi unitari), succede che si contrappongono ricavi recenti a costi piu vecchi di conseguenza magazzino sopravvalutato. Viceversa se prezzi sono decrescenti.  bisogna scegliere il metodo di calcolo che è piu coerente con il flusso fisico della merce. Ci sono delle differenze tra i tre metodi, se siamo in uno scenario di mercato a prezzi crescenti vuol dire che gli ultimi acquisti li ho fatti a prezzi piu elevati.

Se utilizzo logica LIFO, succederà che contrappongono nel conto economico ricavi recenti a costi recenti e quindi trovero un magazzino valorizzato a costi vecchi. Al contrario se il trend crescente fosse una logica FIFO troverei nel sp un magazzino sovrastimato rispetto a logica LIFO. Se consideriamo un intervallo temporale in cui variazione rimanenze uguale a 0, tutto cio perde un senso.

5. CRITERI DI VALUTAZIONE Il criterio di valutazione da adottare non è diverso da quello che abbiamo gia affrontato per le immobilizzazioni, criterio del costo. Ovvero tutte le imposte di bilancio sono iscritte al minore tra i costi di valore e di mercato, questo principio è strettamente connesso a prudenza per cui se costo è superiore a valore di mercato occorre procedere a svalutazione. Questo vale immobilizzazioni materiali, immateriali, partecipazioni e rimanenze di magazzino! Se parliamo di materie prime il costo è il costo di acquisto a cui andremo a sommare gli oneri accessori ( trasporti (B6)). Qual è il valore di mercato della materia prima? Il costo di acquisto in questo determinato momento. Nel caso dei semilavorati il costo sarà costo di acquisto se i semilavorati sono di acquisto ma se si tratta di semilavorati di produzione evidentemente il costo di riferimento è di produzione ( costo materie prime+ eventuali altri costi indiretti di produzione). Qual è il valore di mercato dei semilavorati? Sarà il prezzo netto di realizzo ovvero prezzo che posso ragionevolmente pensare di spuntare sul mercato nell’ipotesi in cui oggi completassi il processo di produzione e il mio semilavorato diventasse un prodotto finito prezzo – oneri che devo affrontare per rendere il semilavorato un prodotto finito. Per i prodotti finiti di produzione  costo di riferiemento è il costo di produzione e il valore di mercato è il prezzo di vendita che penso di poter realizzare in funzione di N osservazioni. Prodotti finiti commercializzati vale materie prime, sussidiare e merci

Nella valutazione tra il costo e il valore di mercato dobbiamo sempre far si che costo che sia di acquisto o di produzione sia inferiore al valore di mercato senno SVALUTAZIONE. Come si fa? O scrittura contabile/ - SVALUTAZIONE INDIRETTA DARE a AVERE rimanenze di prodotti finiti variazioni delle rimanenze Un metodo per svuotare il magazzino è fare la scrittura contraria: DARE Variazioni delle rimanenze a

AVERE rimanenze prodotti finiti

-SVALUTAZIONE DIRETTA fatta su tabulati del magazzino Vengono fatte delle analisi che ti portano ad identificare due tipologie di valori: i codici slow moving ( a lenta movimentazione) e no moving. I gestori del prodotto decidono di svalutare codici articolo e quindi si procede nei tabulati del magazzino a portare a zero il valore e poi nell’anno successivo si procede a svalutazione merce.

Normativa fiscale Come la norma civilistica, anche quella fiscale prevede che le variazioni delle rimanenze finali rispetto alle esistenze iniziali concorrono a formare il reddito di esercizio, in virtu del principio di competenza. Nel calcolo della variazione, il TUIR consente di mantenere il valore delle rimanenze determinato nel bilancio civilistico, indipendentemente dal criterio di valutazione

adottato. Nel caso in cui pero l’impresa utilizzi metodi diversi da quelli previsti dal C.C, il valore delle rimanenze deve essere maggiore o uuale a quello che si otterebbe con il metodo LIFO a scatti. Il Lifo a scatti è il metodo indicato dalla norma fiscale se civilisticamente l’azienda non ha deciso di utilizzare un altro metodo di valutazione.

PRINCIPI INTERNAZIONALI Dal punto di vista dei principi internazionali il lifo NON e ammesso. Perche nella maggior parte dei casi è un metodo poco coerente con il flusso fisico della merce. Domande: - Dopo aver illustrato il principio di prudenza, il canditato discuta l’applicazione di questo principio in riferimento alla valutazione delle rimanenze 1. RIMANENze le valutiamo sempre al costo e mai al prezzo di vendita perché se le valutassimo al prezzo di vendita staremmo scrivendo nella nostra contabilità un margine non ancora realizzato. 2. Principio di prudenza mi richiede di effettuare delle svalutazioni nel caso in cui il costo fosse maggiore del valore di mercato. - Il canditato dopo aver illustrato un esempio numerico di valutazione delle rimanenze finali materie prime secondo metodo lifo, COMMENTI le differenze di risultati rispetto a con metodo Fifo.

=stabilire se è opportuno o meno procedere a svalutazione....


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