Legge Basaglia PDF

Title Legge Basaglia
Author marco gallo
Course Diritto sanitario
Institution Università di Bologna
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Summary

punti principali della legge basaglia...


Description

Con Legge Basaglia si intende in Italia la legge 13 maggio 1978, n. 180, in tema di "Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori". La legge in sé è durata solo pochi mesi, ossia fino all'istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (23 dicembre 1978). Il 23 dicembre 1978 fu approvata la legge, n. 833, che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale e conteneva al suo interno (con alcune modifiche) quasi gli stessi articoli della legge 13 maggio 1978, n.180. i suoi punti chiave: 

Dal contenimento per rischio di pericolosità si è passati alla cura, il trattamento sanitario in psichiatria viene basato sul diritto della persona alla cura e alla salute.



Rispetto dei diritti umani (ad esempio, diritto al lavoro, alla casa, alle relazioni affettive…)



Disposizione di chiusura degli ospedali psichiatrici (OP-manicomi) su tutto il territorio nazionale



Spostamento extra ospedaliero, della centralità funzionale del servizio: l’articolo 6 del testo normativo riporta infatti che “gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione relativi alle malattie mentali sono attuati di norma dai servizi e presìdi psichiatrici extra ospedalieri “. Quindi vi è l’Istituzione di centri di salute mentale (CSM) e i servizi territoriali divengono le strutture preposte al trattamento e alla cura delle malattie mentali. Servizi psichiatrici territoriali come fulcro dell’assistenza psichiatrica.



Istituzione dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (Spdc) all’interno degli ospedali generali per il trattamento dei disturbi acuti



Favorire il Trattamento sanitario volontario in cui prevale la prevenzione, la cura e la riabilitazione



In caso di resistenza alle cure e mancanza di condizioni per il trattamento extra-ospedaliero si ricorre al Trattamento sanitario obbligatorio (TSO)



Viene ripensata la collaborazione tra Spdc , strutture di ricovero e servizi territoriali, per garantire il principio di continuità terapeutica. La maggiore critica che è possibile fare a questa legge quadro è che non ha approfondito e definito linee guida per la creazione e gestione di servizi e presidi alternativi all’Ospedale Psichiatrico.

Il significato della legge è dunque direttamente legato a quanto sopra: dare dignità ai malati psichici ha contribuito a riconoscerli come persona a tutti gli effetti. In quanto persone, il riconoscimento dei loro diritti è stata una conquista di civiltà. Tale considerazione ha determinato la fine dei metodi custodialistici, riconoscendo invece la necessità di una presa in carico della persona. Ecco dunque il secondo significato fondamentale della legge Basaglia: centralità della persona.

Lo spostamento da strategie di tipo custodialistico a presa in carico della persona, ha comportato la valorizzazione di tutti gli aspetti ad essa legati, sia di tipo biologico che di tipo psicologico e sociale. Quest’ultimo aspetto in quell’epoca, risultava prevalente per le evidenti caratteristiche di esclusione e di emarginazione a cui erano sottoposti “i malati”. Questo approccio ha comportato anche un grosso sforzo, nonché l’assunzione di una importante componente di rischio da parte dei professionisti che hanno contribuito a realizzare la chiusura dei manicomi. Essi hanno necessariamente messo in discussione il proprio sapere e il proprio modo di essere. Mettere tra parentesi il pregiudizio diagnostico e i ruoli precostituiti, significava in quel momento dare senso al non apparente senso della sofferenza psichiatrica . La cosiddetta ‘sospensione del giudizio’ (che rappresenta l’epochè della corrente fenomenologica di quel periodo) ha rappresentato una novità in campo professionale che ha richiesto un grande atto di umiltà ed ha determinato un modo nuovo di approcciarsi alla persona in quanto tale. Tutto ciò ha permesso la nascita del nuovo modello di presa in carico che si realizzava attraverso un incontro autentico tra paziente e terapeuta, in cui l’accoglienza, l’ascolto, il sentire l’altro, rappresentavano la premessa per una collaborazione attiva, ovvero un lavorare insieme per il cambiamento che avrebbe rappresentato l’avvio effettivo della riabilitazione psichiatrica. Cosa resta della legge 180 Franco Rotelli, psichiatra e presidente della Commissione Sanità del Friuli Venezia Giulia, che nel 1980 succedette a Basaglia alla direzione dei servizi di salute mentale triestini, sottolinea come ancora oggi il disagio mentale non venga affrontato in maniera olistica e come i soggetti più deboli vengano curati da un sistema sanitario non in grado di gestire i 2 milioni di persone che ogni anni in Italia si ammalano in maniera grave a livello psichiatrico (tralasciando le migliaia di persone che soffrono di ansia, depressione o disturbi della personalità). L'unico rapporto sulla salute mentale effettuato nel 2015 dal Ministero della Salute ha mappato una penisola in cui il rapporto tra malati, personale medico e assistenti sociali è insufficiente e troppo spesso ancora oggi si ricorre alla terapia farmacologica e, ancora peggio, alla contenzione meccanica (i pazienti vengono legati ai letti) per ovviare a mancanza di fondi e di energie istituzionali direzionate alla cura della malattia mentale. Le risorse non bastano Nel nostro Paese la rete dei servizi di cui fanno parte i Centri di Salute Mentale, i centri diurni e le strutture residenziali, conta 3.791 strutture in cui lavorano 29.260 dipendenti (57,7 ogni 100 mila abitanti). Ci sono grandi differenze da regione a regione e in molte zone della penisola non riesce a verificarsi quel trinomio terapeutico ritenuto fondamentale per guarire dalla malattia mentale ovvero offrire al paziente supporto psichiatrico a livello farmacologico, psichico a livello emotivo e sociale per favorirne il reinserimento. Il contributo dei volontariato e dell'associazionismo

Molto è delegato al volontariato e alle tante associazioni che si prendono carico di queste persone. Alle terapie cognitive comportamentali vengono spesso affiancate attività ludico ricreative che aiutino il paziente a uscire dal proprio universo così ingombrante. Sul territorio nazionale, ad esempio, esistono decine di compagnie teatrali che si adoperano a utilizzare la finzione scenica come luogo di guarigione, spazio e tempo per trovare il modo perché gli spettri della mente restino in scena ed escano dal quotidiano. Ci sono, poi, i percorsi nella natura con assistenti sociali e operatori sanitari che portano i malati in montagna, in grotta, in canoa o a dormire sotto le stelle affinché la natura e lo sforzo fisico possano facilitare la presa di coscienza del sé nel contesto naturale, fonte di energia primaria che il paziente psicotico può aver escluso dalla sua sfera di possibilità esperibili. Cosa favorisce l'inclusione Importante, poi, è la riappropriazione della sfera lavorativa: insegnare a un malato a cucinare, riparare mobili o costruire oggetti è il passaggio inclusivo più importante verso l'uscita dal buco nero del disagio mentale. La malattia psichica, del resto, ha diversi gradi e declinazioni e identificarne contorni e caratteristiche è il primo passo per uscirne. Basaglia, 40 anni fa, lo aveva capito e i suoi discepoli seguendo la cosiddetta Antipsichiatria (la corrente di pensiero di stampo anglosassone cui Basaglia aveva aderito) cercano di lavorare educando le "comunità terapeutiche". Non basta, infatti, curare il malato, ma bisogno operare a livello terapeutico sul contesto sociale nel quale la persona vive che si tratti della famiglia, del posto di lavoro o della scuola. Insegnare alla società ad approcciare il disagio psichico è l'utopia di Basaglia visto che, al momento, la malattia mentale viene vista ancora con diffidenza e paura perché non viene compresa....


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