Letteratura-francese-1 in pdf PDF

Title Letteratura-francese-1 in pdf
Course Letteratura Francese
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Riassunto intero corso di Letteratura Francese 1 ecampus...


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Referenti: "Referente" è termine di derivazione latina usato in una precisa accezione linguistica per la p rima volta in lingua inglese(referent) nello specifico ambito della semantica ( ramo della linguistica che studia il ssignificato dei segni o enunciati linguistici), dove il referente indica ciò a cuci un determinato segno o enunciato linguistico faa riferimento ovvero gli oggetti cui si applica. In letteratura il referente reale deve avere un sufficiente livello di astrazione da permettere ala suo lettore di enuclearlo in base alle proprie esperienze individuali, agli innumerevoli lettori di arrivaare a riconoscerlo e al testo di significarlo con un sufficiente grado di intelligibilità. Il concetto di referenzialità in ambito letterario si deve trattare con estrema cautela perchè individuare i referenti nel discorso letterario da luogo a tranelli, così che si è trovata nell'idea di autoreferenzialità un criterio di distinzione assoluto dal lettore ingenuo,, volgare, ecc. Autoreferenziale sta a indicare che la letteratura non farebbe che parlare di sé, che dietro le apparenti referenzialità l'unico suo vero oggetto rappresentato è sempre e soltanto il processo creativo stesso, la circolarità gratuita, tautologica e antiutilitaristica dell'atto estetico o al limite altra letteratura. La letteratura parla sempre anche del mondo. Erich Auerbach. Nasce a Berlino il 9 Novembre 1892 da famiglia ebrea bnestante; dopo studi di legge conclusi nel 1913 in ambiente ricco di stimoli filosofico-letterari, è combattente sul fronte occidentale durante la Prima Guerra Mondiale, da cui torna ferito e insignito di un'onorificenza. Al rientro abbandona la carriera giurisprudenziale per studi umanistici e riceve il dottorato in lingue romanze nel 1921. Dal 1923 al 1929 riceve impiego presso la Biblioteca Statale Prussiona e inizia attività di ricerca filologica che maturano in diverse pubblicazioni, specie di ambito italianistico. Nel 1929 è nominato alla cattedra di Filologia Romanza di Marburg, dove rimarrà fino al 1936, resistendo all'ascesa di Hitler e alla crescente oppressione anti-ebraica fino all'approvazione delle Leggi di Norimberga(1935) che segnano la fine dell'illusione di poter coniugare la propria identità Prussiana con quella ebraica e nel 1936 le dimissioni forzate dall'università di Marburg. Nel frattempo è uno studioso affermato con contributi importanti in molteplici ambiti della filologia romanza e delle letterature romanze. Nel settembre 1936, trasloca con la famiglia a Instambul dove ha ottenuto un posto all'Università. Inizia così un esilio destinato a durare per il resto della sua vita, in cui scrive Mimesis. Nel 1947 con la fine della SEconda Guerra Mondiale non torna in Europa ma emigra negli Stati Uniti; nel 1953 rifiuta espressamente la cattedra riparatoria che gli viene offerta nuovamente a Marburg. Il ritorno in Europa avverrà solo con un viaggio del 1956 che segna anche il declinare della sua salute, infatti lo coipisce un infarto e al rientro negli USA si ritira in un sanatorio dove muore nell'Ottobre 1957. Mimesis. La realtà rappresentata nella letteratura occidentale Il capolavoro scritto da Auerbach mentre si trovava a Istanbul. Furono gli anni più tremendi della storia europea e mondiale del XX secolo; egli ha contribuito a creare un mito della lacunosità delle biblioteche e fonti primarie a sua disposizione e un'opera critica di grande e generalizzata portata, un'analisi a campioni che rappresentano parti rappresentative del tutto a vari livelli: singole epoche, singoli autori, singole opere, singoli brani che contribuiscono alla costruzione di una possente, efficace e sintesi della storia letteraria occidentale attraverso 8 lingue, l'Antichità, il MEdioevo, il Moderno e il contemporaneo. Il libro esce per la prima volta in tedesco nel 1946, viene tradotto in inglese nel 1953, in italiano nel 1957 e in francese nel 1968. Mimesis passa per il libro in cui il realismo francese ottocentesco praticato nel romanzo, viene innalzato a modello di massima capacità letteraria di rappresentare la realtà, ma in

realtà Mimesis contiene il sensibile e raffinato catalogo di diversissimi livelli a cui è possibile analizzare il modo di rappresentare la realtà nei discorsi umani e in una significativa fetta di storia culturale europea e occidentale. Sebbene tra questi modi quello individuato da Auerbach negli scrittori francesi del XIX secolo è descritto con una profondità culturale eccezionale e costituisce il miglio viatico allo studio di quel periodo letterario. Sessione 1 – Il realismo ottocentesco secondo Auerbach La Francia post-Rivoluzionaria e post-Napoleonica è, secondo Auerbach, sede culturale dell’emersione di un nuovo modo di rappresentare la realtà nella letteratura di tipo narrativo (romanzo). Questo nuovo modo è ciò che possiamo chiamare “realismo ottocentesco” e che è sintomo di una sensibilità nuova da non confinare assolutamente nella Francia dell’epoca – una sensibilità rappresentativa della “modernità”. Ora, Mimesis non è un’opera in cui questo tipo di tesi si affacci in un discorso slegato dall’analisi di specifici passi testuali: è la lettura dei “campioni” testuali a guidare il critico in riflessioni di crescente profondità e levatura storico-culturale. Schematizzando dunque, sono due le caratteristiche fondanti in questione, da cui derivano specifici corollari: 1) Storicizzazione della realtà rappresentata Personaggi, azioni, disegni, oggetti (mobilia, vestiario etc.), ambienti… non vi è oggetto di rappresentazione nella letteratura ottocentesca che possa sfuggire alle proprie determinazioni storiche: in modo esplicito o implicito, tutto fa riferimento anche alla specifica realtà socio-economica, politico-istituzionale, ideologico-culturale cui appartiene e che è dinamicamente in continua evoluzione. Storia individuale ed epoca storica risultano legate in modo più o meno fortemente deterministico, necessario, e singoli referenti di realtà divengono sufficienti ad evocare intere atmosfere “morali”. Questo fenomeno si collega evidentemente anche con l’assunzione specifica di differenti milieux sociali come oggetto di rappresentazione (piccola e media borghesia con Stendhal, Balzac, Flaubert; classi popolari, contadini, operai con i Goncourt e soprattutto Zola). 2) Imitazione seria della realtà quotidiana L’aspetto decisivo e nuovo nella rappresentazione di ceti sociali “bassi” è infatti la serietà, l’ottica problematico-esistenziale, con cui vengono trattati. Rovesciando appunto un millenario codice gerarchico che a un “alto” e un “basso” della scala sociale faceva corrispondere differenti modalità stilistiche di rappresentazione: il tragico e il comico, rispettivamente. Non era concepibile ridere degli strati sociali più alti, e tanto meno piangere per quelli più bassi. Questa corrispondenza, già codificata da Aristotele e reinterpretata nell’Europa delle gerarchiche società d’ordini in epoca moderna, non concerneva invero solo le appartenenze sociali dei personaggi rappresentati: funzionava da filtro per ogni aspetto del reale. Una manichea dicotomizzazione estetico-morale relegava i soggetti “bassi” (sentimenti spregevoli, abbandono a istinti primari, comportamenti volgari, qualsiasi riferimento al quotidiano, al corporale, alla vita nella sua dimensione fortemente materica – cibo, sesso, escrementi….) a generi letterari “bassi” (commedia, farsa…), riservando alla tragedia (e allo stile sublime) la rappresentazione dei soggetti alti (personaggi moralmente e socialmente “elevati”, sentimenti nobili, comportamenti eroici…). In questa operazione ottocentesca di rimescolamento antigerarchico di soggetti e registri stilistici (preceduta solo nel Settecento dalla formazione di uno stile “medio”, patetico ma pur sempre gerarchizzante), il romanzo prende il posto della tragedia e si assume il compito si rappresentare seriamente/problematicamente aspetti di una realtà medio-bassa finora misconosciuta. Si trattava, per la prima volta, di prendere sul serio, di trattare in modo problematico la storia

quotidiana, la vita reale in tutte le sue varietà inclusi i suoi attributi quotidiani, pratici, brutti, volgari. I vari concetti di realismo in Auerbach: . Se ci fermiamo al capitolo su Gregorio di Tours, avremmo una prima accezione: “realismo da esperienza immediata e localmente circoscritta”, dove il realismo viene fatto dipendere in questo caso da una capacità di osservazione diretta che presuppone proprio un mondo ristretto, limitato. Se poi da questi autori passiamo a Balzac, vediamo che Auerbach sottolinea quella unità politico-culturale del paese che consente al narratore un punto di vista dal quale può stabilire una serie di collegamenti, di rapporti di causa e di effetto. Veniamo dunque ad avere rapidamente l’esatto opposto della definizione precedente: in questo caso potremmo parlare infatti di un realismo che deriva dalla capacità di dominare, con lo sguardo del narratore, una totalità – mondiale o nazionale, metastorica (se si pensa, per esempio, alla Bibbia) o strettamente contemporanea. Non si può affermare che Auerbach privilegi il realismo biblico per le sue caratteristiche di problematicità, enigmaticità, ellitticità nella presentazione delle cose; non sarebbe infatti difficile mostrare come le caratteristiche opposte attribuite ad Omero, cioè l’evidenza sensoriale, la completezza, la plasticità della raffigurazione, tornino parecchie volte in altri scrittori che, pur se non particolarmente prediletti da Auerbach, sono da lui comunque infinitamente rispettati ed ammirati: il nome più grande di tutti, sicuramente, è quello di Cervantes. Ilrealismo può consistere nel lasciare molte cose sullo sfondo, ma anche nel mettere tutto in primo piano. Troviamo una serie di parole che nel libro che funzionano su per giù come sinonimi di realismo, e che potrebbero corrispondere a ‘rappresentazione’, ‘imitazione’, ‘raffigurazione’, ‘sensorialità’ o ‘evidenza sensoriale’, ‘plasticità’ o ‘evidenza plastica’. Spesso la portata del realismo di cui parla Mimesis è stata ridotta sino a coincidere con il solo “realismo da storicizzazione di ciò che è rappresentato”. Vi è la nozione di un realismo che consiste nella mobilità, anziché nella staticità, dello sfondo sociale: direi che essa serve ad Auerbach soprattutto in senso negativo, per constatare e in qualche modo deplorare l’assenza di tale mobilità nella grande letteratura tedesca da Goethe fino a tutto l’Ottocento. Altra è l’accezione di un realismo derivante da precisazione di fondamenti economici, politici, geografici. Ultima accezione centrata sulla storia potrebbe essere quella relativa alla rappresentazione della contemporaneità. Tornando alla letteratura tedesca – che ci appare in qualche modo come una sorta di presenza in negativo nella maggior parte delle analisi di Mimesis – tale accezione potrebbe venire esemplificata dal realismo preromantico e romantico che vorrebbe ispirarsi a Shakespeare, ma che, incapace di cogliere il contemporaneo, si limita a trattare temi storici o fantastici. La stoicizzazione è una delle caratteristiche fondamentali del realismo ottocentesco secondo Auerbach, infatti la sensibilità stoicizzante evidenziata nel romanzo ottocentesco è un aspetto fondante la modernità in generale. I 2 secoli 1750-1950 vedono incrementare in modo repentino la popolazione umana, l'alfabetizzazione e la partecipazione consapevole di fette crescenti di popolazione alle vicende collettive, la creazione di beni pubblici e la sfera di azione delle istituzioni deputate a garantirli, l'impatto ambientale di un metodo produttivo fondato sullo sfruttamento sistemativo di innovazione tecnologica e risorse di ogni genere. La vicenda specifica della Francia come stato e della francofonia come ambito storico-culturale di espressione francofona, è parte di primissimo piano della storia di questi 2 secoli e in molti dei grandi processo di cambiamento. Nel 1848 la Francia è ancora il centro dell'elaborazione conflittuale di nuovi equilibri sociali e politici interni alla forma organizzativa dello Stato nazionale che va

nel frattempo diffondendosi come modello per l'intera Europa e per il mondo. Il 24 Febbraio 1848, un'insurrezione popolare a Parigi fa cadere la Monarchia costituzionale di Luigi Filippo d'Orleans e proclama la Repubblica, si tratta della seconda esperienza repubblicana, dopo quella del 1792-1804 a cui aveva messo fine Napolene Bonaparte. Il successo di tale impresa fu dovuto non solo alla determinazione del popolo francese, ma anche a un momento di unità nazionale che vide le opposizioni di sinistra( bonapartisti, repubblicani, socialisti) compattamente schierate contro gli Orleans e favorevoli all'instaurazione della Repubblica. Il governo provvisorio, di cui fa parte il poeta romantico Alphonse de Lamartine, proclama l'elezione di un'Assemblea Costituente a suffragio universale maschile: elezione che luogo il 23 aprile 1848. In Francia si contavano improvvisamente 9.000.000 di elettori. Il compromesso nelle diverse anime del fronte rivoluzionario durò tuttavia poco e già durante la transizione costituente la parte radicale e socialista entrò in conflitto con quella moderata, ,infatti a Giugno gli operai insorsero a Parigi. Il generale dell'armata repubblicana Cavaignac riportò l'ordine con la forza e assunse il governo sostenuto da moderati e monarchici, ma la repressione gli costò la sconfitta della Repubblica di febbraio: il popolo non vi si riconobbe più e i liberali incapaci di difendere l'ordine furono abbandonati dai ceti borghesi. Il partito dell'ordine che contava, oltre che sulla paura dei possidenti, sulla moltitudine dei contadini e sull'appoggio della Chiesa, trovò rifugio in Luigi Napoleone, nipote dell'Imperatore, che trovò la propria opportunità di ascesa nella scelta dell'Assemblea Costituente di prevedere l'elezione di un Presidente della Repubblica a suffragio universale. Il 10 Dicembre 1848 Napoleone fu eletto presidente della Repubblica con oltre il 74% dei suffragi. Tuttavia egli promulga presto leggi restrittive della libertà di stampa e di associazione e nomina un governo e prefetti filo-monarchici. Dunque la spedizione francese in sostegno della Repubblica romana si trasforma in spedizione a sostegno del rientro del Papa a Roma. Nei 3 anni di Presidenza repubblicana egli opera per il controllo diretto del governo e l'indebolimento della Camera, in cui sedevano deputati radicali e notabili orleanisti in cui le correnti stesse del bonapartismo erano tutt'altro che univoche. Luigi Filippo muore nel 1850 e il 31 maggio 1850 l'introduzione di alcuni requisiti secondari al suffraggio universale maschile restringono di un terzo gli aventi diritto in vista delle nuove elezioni del 1852 che, secondo la Costituzione escluderebbero il Bonaparte stesso. Il mancato ottenimento del numero dei seggi necessari a cambiare la Carta nel luglio 1851 induce Luigi NApoleone a preparare un colpo di stato, che ha simbolicamente luogo il 2 Dicembre, anniversario della consacrazione dello zio. Nel 1852 manovra la transizione a un nuovo regime, sancito da novembre da un plebiscito e di nuovo il 2 dicembre dalla proclamazione a Imperatore con il nome di NApoleone III. NAsce così il Secondo Impero, regime destinato a durare fino alla disfatta di Sedan(1870), in cui i Prussiani invadono la Francia per poi proclamare nella galleria degli specchi di Versailles la nascita della Germania(18 gennaio 1871). Nei circa 18 anni del Secondo Impero si possono distinguere 2 fasi nella gestione del regime: repressiva per tutti i restanti anni 50, neo-liberale e timidamente aperta alle crescenti pressioni sociali negli anni 60( in cui il Parlamento recupera un ruolo mentre fronte cattolico e industriale prendono le distanze dall'imperatore). I tratti economico-sociali del periodo più importanti furono: industrializzazione del paese, grande sviluppo della rete ferroviaria; crescita circolazione monetaria, ascesa grandi gruppi bancari e ruolo della Borsa; Trasformazione di PArigi sotto il prefetto Hassumann: grandi viali sulla rive droite, espansione urbana; nasciata dei grandi magazzini; nuovi ricchi speculatori, nuovo lusso eclettivo negli arredi e nel collezionismo; enorme sviluppo del mercato editoriale, repressione poi prosecuzione sviluppo gionali.Il ventennio successivo alla metà del secolo è il periodo dell'ascesa epistemica e

ideologica del positivismo, cioè la buona conoscenza è solo quella che si fonda sui dati sensibili dell'esperienza, infatti Auguste Comte fa di questa concezione un'idea-guida che si tinge di misticismo. Ma la divulgazione laica e l'estensione pratica ai domini scientifici è generalizzata e indipendente dalle tonalità mistiche del suo teorico: in ambito umanistico-letteraio Hyppolite Taine è il principale rappresentante con l'elaborazione di una scienza letteraria come ramo delle scienze sociali e morali in cui applicare le logiche riduzioniste delle scienze naturali. I tratti peri-letterari (peri, dal greco antico, vuole dire “attorno a”) sono quei tratti di più immediata pertinenza per una storia della letteratura. Da un punto di vista di storia economico-sociale, la caratteristica decisiva per la storia letteraria nel Secondo Impero è lo sviluppo possente del mercato editoriale: esso comporta un raddoppio nella produzione di volumi pubblicati rispetto all’epoca precedente, un corrispondente aumento della quantità di denaro in circolazione nel mercato editoriale, lo sviluppo di nuovi colossi imprenditoriali nel campo e benefici economici e giuridici crescenti per gli autori stessi - la tutela dei diritti d’autore fa notevoli passi avanti e rinforza le basi già poste durante la Monarchia di Luglio (per gli sforzi ad esempio di Balzac!) per lo sviluppo socio-economico della categoria degli scrittori che vivono delle loro pubblicazioni (Ponson du Terrail è uno dei romanzieri di maggior successo dell’epoca e guadagna ad esempio più di un ministro del governo imperiale…). Mentre tra il 1830 e il 1850 il principale motore di tale processo direzionato verso la commercializzazione della letteratura erano stati i giornali, negli anni ’50 la repressione che incombe con particolare forza sui quotidiani lascia ancora più spazio all’editoria non periodica. Hachette lancia collane vendute nelle stazioni ferroviarie (la “rosa” ha Mme de Ségur come romanziera di punta), Michel Lévy lancia una collana di letteratura contemporanea di alto livello venduta a basso prezzo in cui figurerà Madame Bovary, Larousse promuove una divulgazione e laicizzazione filo-repubblicana del sapere attraverso i Grandi Dizionari, Hetzel stampa le opere del grande oppositore in esilio del regime neo-napoleonico Hugo e quelle del visionario Jules Verne, Garnier inaugura una collana di classici che è l’antesignana dell’attuale “Classiques Garnier”. Il settore della stampa periodica torna anch’esso a svilupparsi nei più liberali anni ’60, anche se inevitabilmente lo può fare puntando soprattutto sullo sviluppo della cronaca (nera o rosa) e del pettegolezzo mondano: nasce in questa ottica Le Figaro (come settimanale nel 1854 ma poi quotidiano dal 1866) e spopola Le Petit journal (1863), che rilancia anche il roman-feuilleton con autori come Ponson du Terrail, Féval, Gaboriau. La natura del regime napoleonico rende d’altronde inevitabile che proprio la politica culturale e non soltanto lo spontaneo sviluppo delle forze produttive incidano sugli aspetti materiali della produzione letteraria. La censura opera a favore di un’arte innocua per il regime, finalizzata al divertimento come fine in sé o all’edificazione morale (in cui ingiustizie rimediabili vengono alla fine sconfitte suscitando una commozione che soddisfa e spegne – la si definirà perciò “arte pompiera” – ogni aspirazione morale al cambiamento) e in ogni caso alla conservazione di un paradigma di decoro e moralità di cui il regime si fa garante di fronte alla propria “base sociale”: nei teatri spopola l’operetta anche perché i repertori tornano a essere filtrati preventivamente dal regime; nelle esposizioni annuali di pittura (i celebri Salons di cui Diderot a fine Settecento aveva cominciato a fare la cronaca estetica e che ora trovano in Baudelaire un acuto critico) gli scandalosi innovatori del gruppo impressionista vengono tenuti fuori; l’editoria stessa non è al riparo da questo discorso, come testimoniano i due pr...


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