Utilitarismo e oltre in pdf PDF

Title Utilitarismo e oltre in pdf
Course Storia delle dottrine politiche
Institution Università degli Studi di Firenze
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UTILITARISMO E OLTRE. Amartya Sen e Bernard Williams. Introduzione: utilitarismo e oltre. personale e unico criterio. Welfarismo e consequenzialismo. Esso essere considerato come lintersezione di due differenti tipi di teoria: una una teoria del modo corretto di valutare o assegnare valore agli stat...


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UTILITARISMO E OLTRE. Amartya Sen e Bernard Williams. Introduzione: utilitarismo e oltre. Moralità personale e unico criterio.

Welfarismo e consequenzialismo. Cos'è l'utilitarismo? Esso può essere considerato come lintersezione di due differenti tipi di teoria: - una è una teoria del modo corretto di valutare o assegnare valore agli stati di cose, e sostiene che la base corretta della valutazione è il benessere, la soddisfazione. E' stata chiamata welfarismo. - è una teoria dell'azione corretta, e sostiene le azioni devono essere scelte sulla base degli stati di cose che ne seguono, è stata chiamata consequenzialismo. L'utilitarismo è quindi una sorta di consequenzialismo welfarista, richiede la somma dei benesseri, o utilità, individuali per valutare le conseguenze (proprietà ordinamento-somma). Informazione e persone. Essenzialmente l'utilitarismo vede le persone come localizzazione delle loro rispettive utilità, una volta considerata l'utilità della persona, l'utilitarismo non ha alcun ulteriore diretto interesse a qualsiasi informazione su di essa. Quindi un'altra caratteristica dell'utilitarismo è la ristretta gamma di informazioni che prende in esame. In virtù del welfarismo, uno stato di cose è giudicato solamente sulla base dell'informazione di utilità connessa a questo stato. Questo riduce l'insieme dell'informazione diversa sulle n persone in questo stato a n unità di utilità, con la totalità dell'informazione rilevante si forma un n vettore. L'ordinamento-somma, poi fonda le unità di utilità in una massa totale, si perde cos l'identità degli individui e la loro separazione. Il consequenzialismo, infine, si occupa di valutare moralmente le variabili, e ne giudica la bontà degli stati di cose. Utilità e rilevanza morale. Le variabili prese in esame affetti, legami,attività ecc, vengono considerate dall'utilitarismo del tutto prive di valore intrinseco, sono valutabili solo nella misura in cui hanno effetti sull'utilità. Si possono sollevare due tipi di obiezioni alla misurazione della rilevanza attraverso l'utilità: 1. anche se si accetta che, per essere rilevante, qualcosa debba essere desiderato da qualcuno (o debba produrre piacere) rimane da discutere se la metrica dell'utilità fornisce la misura appropriata. 2. un qualcosa può avere valore anche se non desiderato da nessuno. Una persona può non avere il coraggio o i mezzi per desiderare la libertà, magari perchè vive in un regime oppressivo. Diritti. Un'area particolare in cui la misurazione della rilevanza morale tramite unità è particolarmente discutibile è quella dei diritti. I materiali dell'utilitarismo. Esistono tre artifici che, a vari livelli, sono caratteristici del trattamento di desideri, o preferenze, nelle teorie utilitaristiche: - riduzione. - idealizzazione. - astrazione. Riduzione. La riduzione è l'artificio di considerare tutti gli interessi, ideali, aspirazioni e desideri sullo stesso piano, e tutti rappresentabili come preferenze, magari di intensità diverse, ma per il resto di trattarle nello stesso modo.

Idealizzazione. Se l'utilitarismo è molto generoso su ciò che è disposto a contare come una preferenza, contemporaneamente può essere esigente sulle preferenze che ammette di contare. Secondo Hare bisogna contare non le preferenze reali ma quelle “perfettamente prudenti”, cioè quelle che ciascuno desidererebbe se completamente informato. Harsanyi e Mirrlees hanno una posizione analoga, anche se il primo oltre a “correggere” le preferenze, esclude tutte le preferenze irrazionali, come invidia, risentimento, malvagità. L'idealizzazione adegua le preferenze a ciò che essi potrebbero essere al meglio. Astrazione. Questo terzo artificio riguarda la localizzazione dell'informazione. L'astrazione è l'uso dell'assunzione secondo cui le preferenze sono date indipendentemente dal funzionamento utilitarista della società stessa. E' una tendenza a fare in modo che questa informazione trascenda dal mondo sociale a cui si riferisce. R. M. HARE Teoria etica e utilitarismo. Se si guarda allo sviluppo della filosofia dal 1940 a oggi è possibile notare che la filosofia, come disciplina razionale, è stata dimenticata. Oggetto del saggio di Hare è mostrare come una teoria sul significato dei termini morali possa essere il fondamento di una teoria del ragionamento morale normativo. Questo perchè se non comprendiamo i termini esatti in cui i problemi si pongono, è difficile pensare di arrivare alla loro radice. La teoria normativa sostenuta ha strette analogie con quella utilitarista, in particolare col pensiero di Rawls. Tuttavia Hare non cerca di congetturare come valuterebbero alcuni contraenti razionali fittizi, se messi in una certa posizione, soggetta a certe restrizioni; ma assoggetta se stesso a certe restrizioni, e si pone immaginariamente in questa posizione, esprimendo egli stesso qualche valutazione. Hare si pone come presupposto inoltre, quello di attribuire uguale valore agli uguali interessi degli occupanti di tutti i ruoli presi in considerazione, garantendo così imparzialità. Se si attribuisce ugual valore agli uguali interessi di tutte le parti in una situazione, è necessario anche considerare beneficio o danno ad una parte di ugual valore se fosse inflitto ad un'altra parte. Quindi verra favorito gli interessi delle parti se soprattutto, verranno massimizzati i benefici totali della popolazione;questo è il principio di utilità classico. E' stato talvolta sostenuto che la giustizia deve essere in contrasto con l'utilità. Tuttavia se ci domandiamo come giudicare giustamente tra interessi in competizione di individui diversi, sembra difficile fornire una risposta diversa da quella che attribuisce ugual valore, imparzialmente agli uguali interessi di ciascuno. Questo è proprio ciò che è prodotto dal principio di utilità. Esso non ricerca l'uguaglianza di stribuzione, e ci sono ottimi motivi per ricercare anche quest'utlima, tuttavia peer quanto riguarda la giustizia è diverso. Se si accusa gli utilitaristi di favorire la disuguaglianza esistono due argomenti a favore di un livello imparzialmente alto di beni reali: 1. l'utilità marginale decrescente di merci e moneta, significa che più ci si avvicina all'uguaglianza più tenderà ad aumentare l'utilità totale. 2. l'ineguaglianza crea invidia, odio, malevolenza e questi sono fortemente ritenuti disutili. Se si vuole arrivare all'utilitarismo tramite il prescrittivismo universale, è necessario analizzare le questioni cercando di considerare gli altri come fossimo noi, il principio di utilità mi prescrive di fare per ogni individuo interessato dalle mie azioni ciò che vorrei fosse fatto per me in circostanze ipotetiche in cui fossi io nella stessa situazione. Inoltre se formuliamo l'utilitarismo in termini di interessi è necessario determinare i veri interessi di qualcuno, e quindi è necessario tradurre le asserzioni sugli interessi nei termini di stati mentali come inclinazioni, desideri ecc. Di più: nella prescrizione verso me stesso o verso qualcun altro, devo domndarmi non cosa io o l'altro vogliamo fare realmente in questo momento, ma cosa dovremmo volere prudenzialmente parlando, dove per prudenziale si intende razionale. Quindi la moralità per un utilitarista può essere fondata solo sulla

razionalità. La decisione che si deve prendere per gli altri è determinata dalle preferenze e dai desideri di coloro di cui devo tener conto come parti interessate. Questo comporta anche la necessità di doversi spogliare del proprio ideale. A questo punto Hare fa un'importante distinzione fra: - Livello-1, i principi qui utilizzati sono da usare nella riflessione morale pratica, specialmente in situazioni di tensione. Devono essere sufficientemente generali da essere impartiti con l'educazione e devono essere prontamente applicabili nell'emergenza. - Livello-2, i principi di questo livello sono quelli cui si dovrebbe arrivare attraverso una riflessione morale tranquilla, in presenza di una conoscenza dei fatti completamente adeguata, e sono generali ma dovrebbero rispondere a casi specifici. Il risultato sarà un insieme di principi generali, costantemente in evoluzione, ma nel complesso stabile, per cui il loro uso nell'educazione morale, inclusa l'autoeducazione, con la loro accettazione da parte della società. Hare inoltre distingue tra: utilitarismo della regola specifico (adeguato al livello-2) e l'utilitarismo della regola generale (adeguato al livello di riflessione 1). Altra distinzione da fare è tra: azioni (moralmente) giuste e azioni (moralmente) razionali, sarà quasi sempre quella conforme ai generali buoni principi del livello-1 (l'azione è razionale se è l'azione più probabilmente giusta, anche se, quando tutti i fatti sono noti, come non lo erano quando l'azione è stata compiuta, risulta che essa non era giusta). Una terza distinzione è tra: azioni buone (simile all'azione moralmente razionale) e azioni giuste,quest'ultime sono in accordo con livello-2. Questo è un esempio di versione credibile dell'utilitarismo. JOHN C. HARSANYI. Moralità e teorie del comportamento razionale. 1. Sfondo storico. La teoria etica presentata da Harsanyi è basata su tre differenti tradizioni: 1. Quella di Adam Smith, il quale identifica il punto di vista morale con quello di uno spettatore imparziale ma simpatetico. 2. Quella di Immanuel Kant, il quale ha sostenuto che le regole morali possono essere distinte dalle altre regole comportamentali in base a criteri formali, e in particolare, in base al criterio dell'universalità (può essere descritto anche come un criterio di reciprocità, è quella che Hare definisce universalizzazione). 3. Quella della tradizione utilitaristica di Mill, Bentham ecc., che fa della massimizzazione dell'utilità sociale il criterio base della moralità. Anche se molti dettagli della tradizioni classica oggi non sono più accettabili, secondo Harsanyi non bisogna dimenticare i principi per i quali gli utilitaristi si sono battuti. In particolare la volontà di valutare le istituzioni sociali esistenti sulla base di una verifica razionale e imparziale, quella dell'utilità sociale (i principali avversari erano gli intuizionisti, regole morali si ottenevano con l'intuizione). Per rispondere alle obiezioni che gi venivano mosse furono introdotti: - l'utilitarismo della regola, concezione secondo cui il criterio di utilità deve essere appicato alle regole generali che governano gli atti. - l'utilitarismo dell'atto, concezione secondo cui ciascun atto individuale deve essere giudicato direttamente nei termini del criterio di utilità. Secondo Harsanyi solo un utilitarismo della regola può spiegare perchè una società starà meglio. 2. L'etica come parte della teoria generale del comportamento razionale. Secondo Harsanyi il concetto di comportamento razionale è il vero fondamento delle discipline normative della teoria delle decisioni, della teoria dei giochi e dell'etica. Il concetto di comportamento razionale deriva dal fatto empirico che il comportamento umano è un comportamento diretto a scopi, consiste nel perseguimento coerente di alcuni scopi. E' compito delle discipline normetive della eoria delle decisioni, dei giochi e dell'etica aiutare gli individui a agire più razionalmente e fornire una migliore comprensione di cosa la razionalità sia. Queste tre discipline sono parti della medesima teoria del comportamento razionale. (I) La teoria del comportamento razionale individuale, che a sua volta comprende le teorie del

comportamento razionale (IA) in condizioni di certezza, (IB) in condizioni di rischio (dove tutte le probabilità sono note come probabilità oggettive) (IC) in condizioni di incertezza (dove non tutte le probabilità sono note e oggettive). (IA), (IB), (IC) insieme sono chiamate teoria dell'utilità, mentre le ultime due sole sono chiamate teorie delle decisioni. Gli altri due settori della teoria generale del comportamento razionale hanno ambedue a che fare con il comportamento in un contesto sociale, e sono: (2) La teoria dei giochi, che è una teoria dell'interazione razionale tra due o più individui, ciascuno dei quali prsegue il proprio obiettivo contro l'altro. (3) L'etica, che è una teoria del comportamento razionale finalizzata agli interessi comuni della società come un tutto. Harsanyi considera I,2,3 settori della medesima discipina perchè: - tutte e tre le discipline utilizzano lo stesso metodo, si definisce il comportamento razionale nel proprio ambito, che può essere definita definizione primaria di razionalità, da questa deriva una definizione secondaria , più appropriata (per IA è la massimizzazione dell'utilità, per IB e IC è massimizzazione dell'utilità attesa), nel caso di 2 è fornita da vari concetti di soluzione dei giochi, nel caso dell'etica 3 è la massimizzazione del livello di utilità medio. Questo metodo è una combinazione tra matematica e filosofia. - le tre discipline sono matematicamente hanno assiomi comuni. - recenti lavori hanno reso praticabile la riduzione parziale o totale di alcuni problemi fondamentali della teoria dei giochi e dell'etica a problemi di teoria delle decisioni. 3. Il modello di equiprobabilità per giudizi di valore umano. Harsanyi elabora un modello di equiprobabilità, vale a dire una formula matematica per calcolare un giudizio morale che si riprende anche la teoria dell'osservatore imparziale simpatetico di Adam Smith. Il recquisito di imparzialità corrisponde al postulato di equiprobabilità, mentre il recquisito di simpatia corrisponde all'assunzione che un individuo i farà la sua scelta in termini di confronti intepersonali di utilità basati sull'empatia tra i vari individui membri della società. Si tratta di un criterio analitico e euristico per decidere di problemi morali pratici. Il modello di giudizi di valore morale può essere anche presentato così: ciascun individuo ha due insiemi molto differenti di preferenze. Da una parte ha preferenze personali (espresse nella funzione di utilità Ui). Molte preferenze personali degli individui non saranno egoistiche (assegneranno ai loro interessi e quelli di amici e parenti valori più alti di quelli che assegneranno ai valori di individui estranei). D'altra parte ciascun invidivuo avrà anche preferenze morali, queste assegneranno sempre il medesimo valore a tutti gli interessi degli individui, inclusi i propri. Queste preferenze morali saranno espresse dalla funzione del benessere sociale Wi. Individui differenti avranno funzioni di utilità diversi (Ui), ma in teoria essi avranno identiche funzioni di benessere sociale. Un giuizio di valore morale è sempre espressione delle preferenze morali di qualcuno. 5. Confronti interpersonali di utilità. Noi facciamo continuamente confronti interpersonali di utilità. Se dobbiamo regalare una cena, un libro o dare del cibo a qualcuno scegliamo una persona invece di un'altra. Alla base di questo meccanismo vi è unempatia immaginativa, vale a dire cerchiamo di metterci nei panni dell'altro. Qualsiasi confronto interpersonale di utilità è basata sul postulato di somiglianza, assunzione secondo cui fatte le debite concessioni alle differenze empiricamente date di gusto,educazione ecc tra me e un altro, è ragionevole assumere che le nostre reazioni psicologiche saranno pressochè identiche. La teoria utilitarista implica l'assunzione che, in molti casi, gli individui devono compiere tali confronti per prendere certe decisioni morali. I confronti interpersonali di utilità pongono tuttavia anche problemi filosofici. In particolare l'utilizzo del postulato di somiglianza non è sottoponibile ad alcuna verifica empirica (si tratta quindi di un postulato non empirico a priori).

6. L'uso delle funzioni di utilità von Neumann-Monrgenstern. La teorie utilitarista proposta da Harsanyi fa anche uso essenziale delle funzioni utilità von Neumann-Monrgenstern (=vNM). Parecchi critici hanno sostenuto che qualsiasi uso delle utilità vNM è inadeguato perchè esprimono solo gli atteggiamenti degli individui a proposito del gioco d'azzardo. Tuttavia Harsanyi afferma che questo tipo di funzioni di utilità in realtà esprimono l'atteggiamento degli individui riguardo al rischio, anche nello stipulare un'assicurazione, in investimenti ecc. Lo scopo reale di questa procedura valutativa è quello di ottenere misure di utilità cardinale per la relativa importanza personale che un individuo assegna alle varie alternative economiche e non. 7. Utilitarismo della preferenza, edonismo, utilitarismo ideale e il problema delle preferenze irrazionali. La teoria utilitarista proposta in questo saggio definisce l'utilità sociale nei termini delle utilità degli individui, e definisce la funzione di utilità di ciascuno nei termini delle sue preferenze personali. Alla fine l'utilità sociale è definita nei terminidelle preferenze personali degli individui. Questo approccio può essere definito utilitarismo della preferenza. Non è lo stesso usato dagli utilitaristi del XIX secolo, essi erano edonisti e definivano l'utilità sociale e individuale nei termini delle sensazioni di piacere e pena. Un terzo approccio, chiamato utilitarismo ideale, fu proposta dal filosofo Moore di Cambridge, il quale definì l'utilità sociale e quella individuale nei termini delle quantità di “stati mentali di valore intrinseco”, come gli stati mentali legati alla filosofia, alla scienza ecc. Empiricamente gli ultimi due approcci non sono dimostrati, non si agisce sempre nell'intenzione di provare piacere o per avere “stati mentali di valore intrinseco” (distinti da altri stati mentali in maniera molto vaga). L'utilitarismo delle preferenze è coerente col principio fiosofico della autonomia della preferenza. L'utilità sociale per Harsanyi deve essere definita nei termini delle preferenze vere (preferenze che un individuo avrebbe se disponesse di tutta l'informazione fattuale rilevante, diverse dalle preferenze manifeste). 8. Esclusione di preferenze antisociali. Harsanyi ha sostenuto che nel definire il concetto di utilità sociale, le preferenze irrazionali vanno sostituite con quelle che ha chiamato preferenze vere. Tuttavia “alcune” preferenze devono essere del tutto escluse, e sono quelle antisociali come invidia, sadismo ecc. Un individuo che mostri malevolenza verso gli altri rimane un membro della comunità, ma non con la sua intera personalità. 9. Utilitarismo della regola contro utilitarismo dell'atto. Nella scelta tra utilitarismo della regola e utilitarismo dell'atto la domanda centrale che dobbiamo porci è: quale versione dell'utilitarismo massimizzerà l'utilità sociale? Questa verifica avvantaggia l'utilitarismo della regola. Le due teori utilitaristiche usano differenti regole decisionali per risolvere un problema di decisione morale (agente dell'atto, assume che le strategie di tutti gli altri agenti morali siano date e che lui debba solo scegliere la propria strategia in modo da massimizzare l'utilità sociale; agente della regola, le strategie da scegliere devono essere identiche per tutti gli agenti della regola, le strategie di tutti gli agenti non utilitaristi devono essere date). L'utilitarismo della regola permette una maggiore coordinazione tra gli indivdui, permette di compiere una scelta razionale tra possibili regole generali alternative e fornisce anche una verifica razionale per la determinazione delle eccezioni ammesse a queste regole. 10. L'utilità della scelta personale libera. Qualsiasi teoria utilitarista ragionevole deve riconoscere che gli individui assegnano un'utilità positiva non trascurabile alla libera scelta personale, alla libertà da modelli morali ingiustamente gravosi che cerchino di regolare anche nei più piccoli dettagli il loro comportamento. Tra due una società rigida o elastica è probabile che verrà scelta la seconda.

J.A. MIRRLEES. Gli usi economici dell'utilitarismo. Alcuni economisti quand valutano politiche economiche alternative sono utilitaristi. Ciò significa che guardano all'utilità totale del risultato e il saggio di Mirrlees si schiera a favore di questo modo di procedere. Questo approccio può essere utile ad esempio per mettere in pratica una poitica redistributiva di reddito. Per fare ciò la prima questione è da chiarire è se è possibile specificare funzioni di utilità numerica. Sen ad esempio sostiene che l'utilità consiste nella concezione che un individuo ha del proprio benessere, ma questa visione è criticabile, perchè gli individui hanno talv...


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