Umanesimo e Rinascimento pdf PDF

Title Umanesimo e Rinascimento pdf
Author MATTI PETRU
Course Storia Moderna
Institution Università degli Studi di Firenze
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Umanesimo e Rinascimento pdf Storia moderna anno accademico 20/21...


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Umanesimo e Rinascimento venerdì 7 maggio 2021

18:42

Le origini dell'umanesimo Si sviluppa nelle città dell'Italia centro-settentrionale fra Trecento e Quattrocento. Perseguì un programma di radicale rinnovamento culturale ed educativo incentrato sulla riscoperta dei grandi modelli dell'antichità classica, ammirati non solo per il loro valore artistico ma perché considerati un modello di formazione a cui ispirarsi. Fu l'espressione delle aspirazioni e della visione del mondo dei ceti emergenti: cadde il monopolio della Chiesa sulla cultura e con essa la figura del dotto ecclesiastico, il chierico. Si afferma una nuova classe intellettuale laica desiderosa di mettere il suo sapere a disposizione della vita civile. I destinatari della nuova cultura cono coloro che faranno parte della nuova classe dirigente. Al centro del pensiero umanistico c'era l'idea che l'uomo di lettere dovesse partecipare alla vita politica della sua città; si parla perciò di umanesimo civile. Il centro del movimento era Firenze. La crisi delle realtà comunali modificò il contesto in cui si era affermato il primo umanesimo: gli umanisti furono chiamati soprattutto a illustrare con le loro opere la figura dei principi o dei signori oppure a formare i quadri dell'apparato burocratico-amministrativo dei nuovi regimi. Si diffuse il cosiddetto mecenatismo delle grandi famiglie (Gonzaga a Mantova, Este a Ferrara, Montefeltro a Urbino). Tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento il centro della vita artistica si spostò a Roma. L'immagine dell'umanista passa da un uomo partecipe della vita politica cittadina a uno pronto a celebrare i fasti del principe e del mondo aristocratico. In questo cambiamento ritroviamo anche l'indizio della crisi del sapere umanistico, che perse progressivamente lo spirito di innovazione delle origini e perseguì sempre più una vuota eleganza formale. Nel frattempo la cultura umanistica si era staccata dalle radici italiane ed era diventato un fenomeno europeo attraverso la circolazione di uomini e idee nel corso del Quattrocento. La riscoperta della cultura classica Per far rinascere gli studi classici, gli umanisti iniziarono un'opera di ricerca dei manoscritti in tutti i monasteri europei (ritrovamento del De rerum natura di Lucrezio). Ancora più importante fu la riscoperta del greco. Per rendere ciò possibile gli umanisti durante i loro viaggi in oriente di impegnarono nella ricerca dei manoscritti greci; in tal modo fu recuperato gran parte della letteratura greca conosciuta oggi come per esempio la filosofia di Platone. La rinascita della cultura classica favorì un aumento della circolazione dei testi latini e greci, inizialmente attraverso il moltiplicarsi delle copie manoscritte poi

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in misura ancor più grande grazie alla veloce diffusione della stampa a caratteri mobili (messa a puto nel XV secolo da un orafo di Magonza, Johann Gutenberg). Grazie a questa nuova tecnologia tra il 1454 e il 1455 fu realizzata la Bibbia latina a due colonne ( detta delle 42 linee o Mazzarina). Continuità o rottura? Il Medioevo sicuramente ammirò e apprezzò molto il mondo antico. Inoltre le opere riscoperte dagli umanisti non erano in grado di modificare il quadro generale della letteratura latina e della cultura greca. Con l'umanesimo però cambio il modo di studiare e interpretare le opere classiche: nasce la filologia, l'analisi critica e storica del testo. In questa prospettiva il ritorno alle fonti è rivoluzionario. Questo metodo implicava il ripristino (restauratio) della versione originaria ripulita dagli errori dovute a versioni successive. Cambiò anche l'atteggiamento verso il pensiero classico. Nella cultura medievale i grandi autori dell'antichità erano trattati come possessori della verità assoluta, mentre il pensiero umanistico collocò le opere antiche nel contesto storico e culturale nella quale erano sorte in modo da essere intese nel loro significato originale. Sul piano linguistico gli umanisti considerarono con disprezzo il latino dei chierici, modellato sulle forme grammaticali e sintattiche dei volgari, e imposero come norma del parlare e dello scrivere l'imitazione della lingua latina dell'età classica (soprattutto il modello ciceroniano). Al centro della prospettiva umanistica c'era la rivalutazione del discorso (sermo). La nuova concezione dell'uomo e della natura L'uomo era dotato di libero arbitrio per poter scegliere il proprio futuro in quanto non soggetto come la natura alle leggi della necessità. Da questa rivalutazione della dimensione terrena dell'uomo derivava l'aspirazione a una società armonica e razionale. La mentalità medievale assegnava a ogni uomo nella società un posto e una funzione stabiliti, riconducibili alla volontà divina; con l'umanesimo l'uomo rivendicava la propria dignità e la propria libertà di scelta nella vita terrena ma questa lo caricava di responsabilità. Lo sviluppo della scienza moderna fu un processo complesso e tortuoso. La rinascita della cultura antica riportò in auge un sapere magico, condannato dal Medioevo come opera diabolica, che partecipò significativamente al processo di riscoperta e valorizzazione della natura. Si diffuse il sapere di Ermete Trismegisto, da cui il nome ermetismo, della corrente di pensiero. Anche l'astronomo Copernico, nel proporre l'ipotesi eliocentrica (De revolutionibus orbium coelestium, 1543), parlò di Ermete come di un "Dio visibile" che guida l'universo. Con la concezione astronomica di Copernico cadeva la rassicurante immagine medievale del cosmo chiuso e fisso nell'eterna regolarità del moto circolare uniforme: la terra, con i suoi moti di rotazione e di rivoluzione, non era che un punto nell'universo infinito. Si affermava un modo nuovo di Capitolo 9 Pagina 2

considerare i rapporti fra il mondo celeste e quello terreno, fra l'uomo e la natura. Era molto diffusa l'astrologia, cioè lo studio degli influssi che il moto degli astri ha su tutti i movimenti del mondo terreno, e l'alchimia, cioè il complesso di teorie e pratiche che miravano alla trasmutazione dei metalli in oro o alla scoperta di sostanze in grado di prolungare la vita. Per individuare una frattura definitiva fra la scienza moderna e il sapere magico-alchimistico bisogna arrivare fino ai Philosophiae naturalis principia mathematica di Newton del 1687. Gli umanisti riportarono alla luce le opere di matematica, geometria, astronomia, geografia e medicina dei principali autori greci. Il contributo dell'umanesimo al processo di affermazione del metodo scientifico si ritrova nel rifiuto del principio di autorità, cioè nella volontà di non accreditare alcuna affermazione o giudizio che non fossero verificati dalla critica filologica e storica e, per quanto riguarda la natura, dalla diretta osservazione dei fenomeni. Erasmo da Rotterdam Erasmo da Rotterdam, perseguì l'ideale di un umanesimo cristiano, in cui la rinascita degli studi classici si coniugava con il ritorno allo spirito evangelico del cristianesimo delle origini. Questa sua opera di rinnovamento si espresse innanzitutto nel tentativo di applicare il metodo critico della filologia anche alle sacre scritture. Erasmo presenta la filologia come una disciplina umile serva di tutte le scienze ma allo stesso tempo la disciplina più utile di tutte poiché consente di ricostruire la verità degli antichi testi (prefazione delle Annotationes al nuovo testamento di Lorenzo Valla, 1505). Erasmo completò il suo progetto pubblicando nel 1516 il Novum instrumentum, che presentava il testo greco del Nuovo Testamento, con una nuova versione in latino e un apparato di annotazioni. Questa opera pose le basi della moderna critica biblica: la Bibbia era ormai considerata un libro storico. Erasmo promosse anche il ritorno alle origini anche per quanto riguarda il sentimento religioso, che per lui doveva essere semplice e puro. In particolare nei Colloquia (1522) egli criticò tutte quelle forme di religiosità che riteneva estranee al vero cristianesimo. Il suo ideale di vita cristiana si trova espresso nell'Elogio della follia (1511). È la stessa follia (nel significato del termine latino stultitia, cioè insensatezza) che, con un cappello da giullare, fa un comizio pubblico elogiando se stessa. Nella prima parte la follia dimostra che senza di lei nessun aspetto della vita potrebbe esistere. Erasmo, per bocca della follia, paragona la vita a uno spettacolo teatrale in cui ogni attore porta la maschera; se gli attori si togliessero la maschera tutto il dramma perderebbe di senso. Nella seconda parte l'opera sviluppa una satira nei confronti di tutti i protagonisti della vita culturale e sociale: tutti ostentano una falsa sapienza che in realtà non è che follia. La parte conclusiva propone un parallelo fra il platonismo e il cristianesimo, concordi nell'interpretare la realtà sulla base di una contrapposizione fra anima e corpo, spirito e materia. Nella filosofia di Platone Capitolo 9 Pagina 3

l'anima è prigioniera del corpo e tende a staccarsene per ricongiungersi al mondo delle idee. Analogamente coloro che vivono sforzandosi di seguire il modello di Cristo disprezzano le cose terrene e gli aspetti materiali della vita per "lasciarsi rapire completamente nella contemplazione delle cose invisibili". Solo pochi omiciattoli (pauculi homunciones) sono capaci di vivere con tanta profondità il messaggio cristiano, e per questo sono derisi e disprezzati come folli dalla gente comune, attratta dalle cose visibili e dai beni materiali. Quello di Erasmo è un cristianesimo etico: non è importante ciò che si crede, cioè la dottrina e i dogmi, ma come si vive. Il cristiano solo sforzandosi di seguire l'esempio di Cristo può "risorgere a nuova vita": si vede qui come l'idea della rinascita si sia affermata attraverso il pensiero erasmiano anche nell'ambito del cristianesimo come ritorno allo spirito delle origini. Ma il discorso stava diventando troppo serio e allora la follia si affretta a chiudere la sua orazione.

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