Umanesimo E Rinascimento PDF

Title Umanesimo E Rinascimento
Author Ciam Ciam
Course Filosofia della storia
Institution Università di Bologna
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Riassunto...


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UMANESIMO E RINASCIMENTO, FILOSOFIA: RIASSUNTO Per lungo tempo i termini “Umanesimo” e “Rinascimento” sono stati praticamente usati come sinonimi, per indicare il movimento culturale che, fiorito in Italia nel 400, si è poi diffuso in Europa durante il 500, nel segno di un rinnovamento radicale della letteratura, dell’arte, della filosofia e della scienza. Solo nell’800 li distinsero nettamente, vedendo nell’Umanesimo un momento Filologicoletterario incentrato sugli studi umanistici e classici, e nel Rinascimento un momento filosofico-scientifico, basato su di una più matura consapevolezza intellettuale e su di un nuovo modo di considerare l’uomo, la natura e Dio, un ritorno al principio.

CARATTERI GENERALI UMANESIMO E RINASCIMENTO FILOSOFIA Nel Rinascimento si ha un processo di laicizzazione del sapere che affonda le sue radici nella mentalità di intellettuali che non essendo ecclesiastici sono maggiormente portati a riconoscere l’autonomia delle varie attività umane, ossia ad avvertire l’esigenza che tali attività si svolgano secondo regole proprie, indipendenti da fini o interessi imposti dall’esterno. Nel Rinascimento l’uomo è considerato come artefice di se stesso, fabbro della propria sorte, cioè come un essere che ha la possibilità di progettare sé stesso, atteggiandosi in mille forme diverse. Il Rinascimento ritiene che l’uomo debba costruire e conquistare a se stesso il proprio posto nell’essere. I Rinascimentali riconoscono Dio, ma lo spirito della rinascita è "antropocentrico" e si differenzia da quello "teocentrico" del Medioevo: mentre nel Medioevo Dio appare al centro e l'uomo alla periferia, adesso l'uomo tende ad apparire al centro e Dio alla periferia. Da ciò vi è l'elogio di ciò che è utile e della vita attiva, della gioia e del piacere. MONTAIGNE Autore dei Saggi(=esperienze) Il procedimento di Montaigne è autobiografico: egli vuol raggiungere, attraverso la propria esperienza e il confronto con quella altrui, la conoscenza della natura umana. Lo stoicismo e lo scetticismo sono le 2 esperienze che consentono all'uomo di raggiungere la sua libertà spirituale. Il primo ci rende indipendenti dalle cose mentre il secondo ci rende liberi dalla presunzione e ci dispone alla ricerca. Mointagne conoscendo l'incertezza e e l'instabilità umana, condanna qualsiasi tentativo dell'uomo di evadere dai propri limiti e qualsiasi lamento circa la sorte e la condizione umana. E' inutile immaginare una natura + perfetta di quella dell'uomo e lamentarsi di non possederla: bisogna che l'uomo accetti la sua condizione e la sua sorte. I Rinascimentali vedono l'indagine naturale come strumento indispensabile per la realizzazione dei fini umani nel mondo. Si possono distinguere in essa 2 aspetti: la magia e la filosofia naturale. La magia va in cerca di formule o procedimenti miracolosi che servano da chiave per i misteri naturali e pongano l'uomo in possesso di un potere illimitato sulla natura; la filosofia naturale abbandona quest'ultimo presupposto. La natura è pur sempre considerata come una totalità vivente, ma si considera retta da propri principi: il compito della filosofia è scoprire questi principi. La filosofia naturale rompe i ponti con la magia. GIORDANO BRUNO. Bruno considerò e volle la natura tutta viva, tutta animata,e nell'intendere quest'universale animazione, nel proiettare la vita nell'infinità dell'universo, pose il termine + alto

del suo filosofare. Il naturalismo di Bruno è in realtà una religione della natura. Bruno parla di Dio in duplice modo: come mens super omnia(=mente al di sopra di tutto) e come mens insita omnibus(=mente presente in tutte le cose). Per il primo aspetto, Dio è fuori dal cosmo e della portata delle capacità razionali dell'uomo, in quanto Bruno, ritiene vano il tentativo di risalire dalla natura a colui che l'ha creata. Di conseguenza, in quanto sostanza trascendente, Dio è oggetto di fede e di Lui ci parla solo la Rivelazione. Per il secondo aspetto, essendo principio immanente del cosmo, Dio risulta accessibile alla ragione umana, costituendosi come oggetto privilegiato del discorso filosofico. In quanto mente nelle cose, Dio è anima del cosmo, che opera tramite l'intelletto universale, cioè l'insieme di tutte le idee o forme che plasmano la materia, specificandola negli infiniti esseri del mondo. L'attività dell'intelletto, che Bruno definisce "motore dell'universo" opera come forza seminale intrinseca alla materia. In quanto spirito animatore delle cose, Dio è causa e principio dell'essere: causa in quanto energia produttrice del cosmo, principio perché elemento costitutivo delle cose. Infatti l'universo è un immenso organismo dotato di un'unica forma e un'unica materia: l'unica forma è appunto Dio come anima del mondo datrice di forme(=principio attivo),l'unica materia è la massa corporea del mondo, il sostrato(non è separato dalla forma, ma è un tutt'unico), che l'intelletto divino anima e palsma (=principio passivo). I concetti di materia e forma sono serviti a Bruno per giustificare e fondare l'identità della natura di Dio. Riconosciuta questa identità Bruno può affermare che nell'universo vi è coincidenza degli opposti, in quanto in esso coincidono il massimo e il minimo, il centro e la circonferenza ecc. Tuttavia l'attributo fondamentale dell'universo è l'infinità: egli concepisce l'universo come qualcosa di illimitato e di infinito, ospitante in sé una molteplicità inesauribile di mondi e creature. La natura nella sua infinità è lo scopo ultimo della speculazione bruniana. Per Bruno, il grado + alto della speculazione filosofica è la visione magica della natura e della sua vita inesauribile. Infatti per Bruno il filosofo è il "furioso", l'assetato di infinito e l'ebbro di Dio, che andando al di là di ogni limite, con uno sforzo eroico, raggiunge una sorta di sovrumana immedesimazione con il processo cosmico per cui l'universo si dispiega nelle cose e le cose si risolvono nell'universo. In altre parole, l'uomo assetato di infinito, vada alla ricerca di esso, che è l'unica cosa che può appagare le sue brame.

UMANESIMO E RINASCIMENTO Periodo dal 1400 al 1500. Qui c'è la volontà degli intellettuali di ritornare ai classici. Gli uomini di questa età rifiutarono l'epoca medievale con i suoi valori e ricercarono riferimenti nell'età classica. Questo perché nel 1400 inizia la centralità dell'uomo nel mondo, tema presente nelle opere classiche. Per recuperare la classicità in modo oggettivo, iniziò nel 1400 un'opera di ricostruzione dei testi antichi per merito degli umanisti e nacque una scienza, la filologia, perchè nel medioevo i monaci amanuensi avevano cambiato i testi copiati. Dopo gli intellettuali iniziarono ad elaborare alcune filosofie originali, che avevano un tema comune: al centro dell'universo c'era l'uomo, artefice del suo destino; Dio c'era ancora, ma era collocato ai margini del mondo. L'uomo attuava la legge divina nel mondo terreno, per esempio dedicandosi alla politica e studiando la natura che non è più disprezzata, e come scopo c'è il mondo ultraterreno. Troviamo elaborazioni di pensiero che danno origine alla CORRENTE PLATONICA e a quella ARISTOTELICA e alla FILOSOFIA DELLA NATURA. Nacquero così anche le accademie, centri di sapere. La corrente platonica si elaborò nell'accademia fiorentina, fondata da Marsilio Ficino. Quella aristotelica si sviluppò nell'università di Padova. Queste due filosofie cercavano di modernizzare il pensiero platonico e aristotelico adottando una sensibilità moderna. Per quanto riguarda la filosofia della natura, si riscontrano posizioni diverse. La prima è rappresentata dalla MAGIA, disciplina positiva molto studiata, che era un modo per avvicinarsi alla cultura. Lo scopo del mago era quello di mettersi in comunicazione con le forze della natura, unite tra loro da un rapporto di SIMPATIA, ovvero di collegamento. Il mago si proponeva lo scopo di modificare con l'incantesimo il

corso della natura, in modo violento, con la forza. Per il mago l'uomo e la natura sono manifestazione delle stesse forze. Il mago, però, che si sente parte della natura, non la studia pazientemente, ma vuole modificarla ed adeguarla ai bisogni dell'uomo. Il mago si ritiene al di sopra degli altri uomini ed è depositario di un sapere non tramandabile. Tutti i maghi sono inoltre molto gelosi delle proprie scoperte. Poi nella filosofia della natura si sviluppa un pensiero che si accosta alla natura in modo diverso. La magia è un ambito prescientifico che sembra anticipare la scienza. La natura è vista come un ordine regolato da leggi, che l'uomo deve conoscere, quando vuole modificare il corso della natura, e seguirle nel tentativo di cambiarle. Uno dei filosofi che esprime questo pensiero è Telesio. Intervento più moderato, questa linea di pensiero darà molta importanza all'osservazione sensibile della natura. LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA Questa espressione indica uno studio della natura con basi completamente diverse rispetto al passato. La rivoluzione viene collocata dal 1543, anno in cui Copernico pubblicò "Le rivoluzioni dei corpi celesti", al 1687, anno in cui venne pubblicato "Principi Matematici" di Newton. Si tratta comunque di un arco di tempo molto esteso ma non preciso, caratterizzato da un nuovo modo di considerare la natura, che non è più un insieme di essenze, non ha più filatiti e non ha le caratteristiche dell'uomo. Venivano negati per prima cosa i principi aristotelici, venne allontanata la natura dalla metafisica, studio di enti non visibili, le essenze. Attribuire fini alle essenze è una mentalità metafisica (l'albero non produce i frutti per un motivo particolare). Sicuramente esiste un ordine nella natura, ma non ci sono fini coscienti. I fini intelligenti non appartengono alla natura, a meno che non si entri in ambito religioso, dove si sostiene che Dio ha creato tutto per uno scopo. Tutti fanno parte di una struttura generale. La finalità è l'antropomorfismo. Finché si rimane legati alle essenze in natura non si fanno progressi, perciò alla natura vengono negate le caratteristiche umane, come l'anima. La natura, in questo periodo, viene vista come un insieme di cause, che producono effetti in modo necessario (ovvero: data una causa, segue necessariamente un affetto). Queste è una descrizione meccanicistica. La natura viene anche vista come un insieme di leggi, per spiegare l'interazione di cause ed effetti, e viene studiata con un metodo sperimentale: prima di tutto i fenomeni vengono osservati, dopodichè si elabora una legge, e per spiegarla si prova con degli esperimenti. La natura viene anche studiata dal punto di vista quantitativo, ovvero dal punto di vista delle caratteristiche traducibili in numero, come il movimento. Tutto ciò che non era quantificabile, veniva accantonato, riprendendo gli atomisti. Un altro aspetto della rivoluzione scientifica riguarda il sapere scientifico, che un sapere a cui tutti possono accedere, quindi è pubblico, perché in questo modo tutti potevano verificarne la validità. Viene quindi superata la magia. La scienza moderna, inoltre, è strettamente connessa alla tecnica, perché nella produzione scientifica lo scopo dello scienziato è quello di collegare teoria e pratica, in quanto la tecnica è proprio la teoria scientifica tradotta in pratica. Tutto ciò che lo scienziato conosce, in questo periodo, deve essere tradotto in pratica. Le cause di ciò si possono riscontrare nel fatto che il rinascimento rivaluta la natura come luogo in cui l'uomo deve realizzarsi, da cui non deve fuggire e che deve conoscere. Si nota qui un influsso della cultura rinascimentale che promuove anche una visione laica del sapere, che non deve sottostare ai disegni religiosi. Inoltre la cultura aveva promosso il recupero e la traduzione dei testi antichi, che guideranno poi gli scienziati quando essi vorranno trovare nuove risposte ai fenomeni naturali. La rivoluzione si sviluppa grazie ad una serie di richieste provenienti dalle monarchie nazionali e dalla classe borghese. Le monarchie volevano infatti armi efficienti, la costruzione di edifici di prestigio per i sovrani e navi adatte alla navigazione in alto mare per motivi economici. Tutti questi motivi sono spunti per la ricerca scientifica e quindi sono cause della rivoluzione. Inoltre la borghesia presentava richieste simili a livello

economico; per esempio richiedeva macchine per costruire meglio le scarpe. Queste macchine che venivano prodotte per la borghesia ottennero grande prestigio grazie alla collaborazione tra scienziati e artigiani. Leonardo da Vinci fu il maggior esempio di scienziato tecnico. Quando furono elaborate le prime teorie cosmologiche, gli scienziati trovarono la condanna della chiesa e della cultura ufficiale, che erano basate su modelli aristotelici. Fino al 1600 chi frequentava le università imparava la scienza aristotelica, non le nuove teorie di Galileo, basate sull'eliocentrismo. L'aristotelismo e la chiesa condividevano infatti molte teorie, come il geocentrismo. Sia la chiesa cattolica che quella protestante cercarono di condannare la cosmologia eliocentrica, che creava un problema che si scontrava con le teorie della chiesa, in quanto il geocentrismo era al centro del messaggio cristiano. Questo perché ci si poneva il problema del perché Gesù avesse scelto la terra, se questa non fosse stata al centro del mondo. Quindi la chiesta iniziò a contestare il metodo scientifico basato sul principio della libera ricerca, perché sentiva che questo poteva essere pericoloso, in quanto ci poteva essere la contestazione di qualsiasi dogma della religioso e della teoria aristotelica. Il più la chiesa si sentiva minacciata dalla negazione dell'esistenza delle essenze, una critica ad Aristotele e alla Chiesa stessa. LA RIVOLUZIONE ASTRONOMICA La rivoluzione astronomica è l'aspetto più significativo della rivoluzione scientifica e portò a delineare l'eliocentrismo, nuovo modello cosmologico, non teorizzato da un solo scienziato ma definito progressivamente nell'arco di due secoli (1500 e 1600) grazie a molti contributi di scienziati e filosofi. Il primo scienziato e astronomo che iniziò a studiare una nuova visione del cosmo fu Copernico, nato nel 1476 in Polonia. Egli studiava un'astronomia soltanto teorica, basata su calcoli matematici, senza l'utilizzo del cannocchiale. Aveva approfondito i suoi studi anche in Italia. Iniziò ad avere dubbi sull'esattezza del geocentrismo quando si accorse che calcolando i movimenti dei pianeti, era necessario fare calcoli così complessi da sembrare errati. Altri invece sostenevano che Dio aveva creato i pianeti in maniera più semplice. Copernico così ricercò i testi dei filosofi e degli scienziati antichi, cercando un altro sistema astronomico. Leggendoli trovò formulata l'ipotesi eliocentrica, in particolare nei testi di Eraclide Pontico e dei Pitagorici. Questi credevano che ci fosse un sole attorno al quale giravano i pianeti. Nella nuove visione di Copernico, il sole è immobile e si trova al centro dell'universo, e attorno a questo ruotano i pianeti, compresa la terra. Dato che Copernico basava le sue teorie su calcoli matematici e non aveva osservato il cielo, si può notare in lui una componente geniale spiccante. Egli continuava la sua teoria cosmologica sostenendo che l'universo era finito e ritenendo le sfere su cui i pianeti si muovevano con un movimento circolare qualcosa di reale e materiale. Non si pronunciava però sulla divisione qualitativa del cosmo. Espose poi la sua teoria nell'opera "Le rivoluzioni dei corpi celesti". Una teoria di questo genere avrebbe dovuto suscitare molte reazioni, ma non fu così a causa di una serie di circostanze. L'opera venne infatti pubblicata nel 1543, periodo in cui Copernico stava per morire; di questo approfittò un teologo luterano, Osiander, che decise di stendere una prefazione dell'opera, al fine di screditarla, in cui si affermava che Copernico intendeva presentare solo un'ipotesi astronomica, non la visione reale del cosmo, nonostante però Copernico fosse pienamente convinto della veridicità delle sue teorie. Per questo l'opera non venne posta nell'indice dei libri proibiti, anche perché, leggendola, gli uomini non riuscivano a spiegarsi alcuni fenomeni. Per esempio, si chiedevano, dato che la terra si muove, come mai questo movimento non provochi il lancio di oggetti e persone lontano dalla superficie terrestre. Inoltre si domandavano perché noi non vediamo gli effetti del movimento terrestre. Per questi motivi, fortunatamente l'opera circolò indisturbata. Un altro perfezionamento del sistema eliocentrico venne teorizzato da

uno scienziato tedesco, Keplero, che elaborò leggi (valide ancora oggi) secondo cui i pianeti non si muovono in modo circolare, ma formano delle ellissi con il loro movimento. All'interno delle sue opere, Keplero metteva poi anche considerazioni metafisiche, ad esempio riconoscendo il sole con Dio, poiché era il centro dell'universo. Keplero, però, non venne perseguitato, perché le sue considerazioni non suscitavano grande scalpore. Contemporaneamente a lui, Tico Brahe, scienziato danese, negava il carattere materiale delle sfere, dicendo che erano soltanto tracciati geometrici. Tutto ciò portò alla disgregazione del geocentrismo, anche se Brahe non aderì all'eliocentrismo, teorizzando un sistema misto. Un ulteriore perfezionamento dell'eliocentrismo venne attuato dal filosofo Giordano Bruno, che però non era uno scienziato. Egli morì nel 1600 e fu attirato dall'eliocentrismo, ma perché secondo lui esaltava la grandezza di Dio. Egli teorizzò nella sua filosofia l'infinità dell'universo, abbattendo le "mura esterne" dell'universo (ovvero il cielo delle stelle fisse). Affermò che essendo Dio infinito, egli aveva creato un cosmo con la stessa caratteristica, poiché se questo fosse stato finito, non avrebbe reso in modo adeguato la grandezza di Dio; quelle che lui fa, sono, però, solo intuizioni, basate sulla filosofia e non sulla scienza. Secondo Bruno, inoltre, esistevano infiniti mondi abitati, e nessuno poteva negare l'esistenza di esseri superiori all'uomo, che potevano popolare altri sistemi (idea già sostenuta dagli atomisti). Poi egli affermava che tutto l'universo era omogeneo, cioè che non esistevano zone superiori o inferiori. Egli giustificava ciò dicendo che Dio era il creatore dell'universo e quindi, essendoci una sola causa, l'effetto doveva essere uno solo. La sua argomentazione è comunque soltanto filosofica, non scientifica, anche se poi sarà dimostrata più avanti. Dalle teorie di Bruno discende anche il fatto che lo spazio cosmico sia considerato in modo geometrico, cioè è tutto uguale senza differenziazioni ed è infinito, quindi risulta misurabile. Nel 1600 Giordano Bruno fu condannato al rogo, poiché la chiesa e gli aristotelici avevano capito che le sue erano teorie rivoluzionarie. Pertanto avevano condannato l'eliocentrismo, mettendo all'indice i testi che lo sostenevano. GALILEO GALILEI Galileo era uno scienziato che nacque a Pisa nel 1564 e che si dedicò agli studi matematici, sviluppando un grande interesse per la fisica. Per 18 anni insegnò anche all'università di Padova, centro della cultura aristotelica, anche se poi la contesterà. Determinate per i suoi studi fu la costruzione del cannocchiale, avvenuta nel 1609, anche se questo era già stato costruito precedentemente da un ottico olandese. Galileo quindi lo...


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