Stile Dorico, Ionico E Corinzio NEL Rinascimento PDF

Title Stile Dorico, Ionico E Corinzio NEL Rinascimento
Course Arte e archeologia del mondo romano
Institution Università del Salento
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appunti storia dell'architettura...


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3. DORICO, IONICO E CORINZIO NELL’ARCHITETTURA DEL RINASCIMENTO Il Dorico/Tuscanico: Vitruvio mette gli ordini Dorico e Tuscanico in relazione con le “divinità forti”, di preferenza maschili come Marte e Ercole o Minerva.  il Rinascimento vide nel testo vitruviano una buona occasione per attribuire un significato specifico al Dorico. La lettura del testo antico viene rivisitata in tempi moderni  le divinità pagane vennero sostituite dai santi eroici e con il passare degli anni questa caratterizzazione del dorico si estende all’ambito profano. L’ordine dorico, sodo e forte, era adatto a sostenere enormi pesi e a resistere alle ingiurie del tempo ed era sempre usato in relazione con il “rozzo” bugnato  l’ordine più semplice veniva associato al trattamento più grossolano, ciò che era robusto e rustico doveva essere tale anche nell’aspetto esteriore. Una differenza tra il tuscanico e il dorico sta nel fatto che il primo veniva raramente usato per l’architettura religiosa. Il tuscanico era relegato alle abitazioni rurali o ai locali di servizio di palazzi per le quali è richiesta una robusta semplicità. Il dorico veniva ammirato come prima idea ordinatrice dell’architettura ed era quindi usato in luoghi aventi qualche riferimento alla robustezza associata a una marziale e nobile semplicità. Durante l’epoca classicista il riferimento alla divinità perde importanza e il dorico diventa semplicemente manifestazione della forza virile. Solo a partire dal ‘600 il tuscanico venne innalzato, ancor più del dorico, a inizio e fondamento di tut gli ordini successivi. Viene utilizzato per:  Porte di città: un esempio è Porta Nuova a Verona di Michele Sanmicheli realizzata per incutere timore a chi la guarda dall’esterno attraverso un forte bugnato che suscitava l’impressione di inespugnabilità. È una porta di ispirazione romana e riprende il modello di Porta Maggiore con la differenza che il monumento antico era stato costruito con il corinzio, mentre Sanmicheli adottò il dorico. Un altro esempio è la facciata di Porta Pia progettata da Michelangelo: presenta il vano centrale incorniciato da un bugnato a conci e nell’insieme il carattere della decorazione è in stile dorico. Dalla seconda metà del’500 questo tipo di porta si diffuse anche fuori dall’Italia  nel barocco francese troviamo edifici che riprendono antichi modelli romani, ad esempio La Rochelle di Boullet riprende l’Arco di Tito ma il fusto delle colonne è in bugnato.  Portali di palazzi e castelli: col diffondersi del vitruvianesimo divengono quasi tut dorici/tuscanici, differenziandosi dalle porte delle città per la minor larghezza e per il carattere di rappresentanza che ricoprono. Un ruolo importante per la diffusione del portale dorico lo ebbe il Vignola in Villa Farnese a Caprarola. Questa insiste su una preesistente fortezza realizza in



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rustico e dorico, mentre la villa in sé è realizzata in ionico e corinzio ( il dorico usato nelle ville riguarda gli ambienti di servizio come le scuderie). Sempre del Vignola è la facciata di Villa Giulia a Roma: il portale al piano terra è affiancato da semicolonne tuscaniche alle quali si addossano nicchie incorniciate a loro volta da paraste. Il motivo realizzato in bugnato risalta sulla parete liscia e contrasta col piano superiore di ordine corinzio e con gli interni leggiadri e armoniosi. In questi esempi italiani gli ordini stessi narrano i significati intrinsechi ad essi associati, in Germania, invece, esiste una serie di portali dorici in cui dorico e tuscanico non appaiono abbastanza eloquenti da soli  il significato dell’edificio è narrato per mezzi figurativi. Architettura militare e arsenali: è interessante l’analisi della porta decumana del Serlio, esempio di architettura come rappresentazione. Presenta il corinzio e il bugnato allo stesso tempo, per dimostrare la tenerezza e la piacevolezza dell’animo dell’imperatore Traiano nel perdonare e la severità nel punire. Zecche e dogane: robuste e inespugnabili Prigioni Scuderie: le stalle dovevano differenziarsi dalla dimora patronale. Es. Cortile della Cavallerizza di Giulio Romano per Palazzo Ducale a Mantova, in bugnato rustico. Ville, giardini, ponti e porti: Giulio Romano col Palazzo a Mantova fornisce un modello di villa rustica. Il bugnato delle facciate esterne ha la funzione di integrare l’opera dell’uomo con la spontaneità della natura. Natura ed arte si integrano nella loggia d’ingresso che presenta colonne interamente bugnate. Palazzo Pit di Ammannati, presenta l’intera facciata in bugnato, ma associato a ionico e corinzio. Appartengono a questo genere anche le grotte, che, se trattate in forma architettonica, presentano quasi sempre il bugnato. Es. Grotte des Pins nel parco di Fontainebleau, forse del Serlio. Presenta un grezzo bugnato a conci dal quale emergono figure di Atlanti. Si usò poi il tuscanico con le architetture che avevano a che fare con le acque, come fontane o ninfei.

Lo Ionico: quest’ordine è messo in relazione da Vitruvio con gli “dei moderati”, ovvero Giunone, Diana e Bacco.  Gli edifici a loro dedicati dovevano guardare alla “via di mezzo” tra la severità del dorico e la delicatezza del corinzio = Ionico. Durante il Rinascimento venne fatto un uso limitato dello ionico in quanto non rispondeva pienamente agli intenti espressivi del periodo: non possedeva tensione espressiva, lo splendore e l’eloquenza del robusto dorico e del ricco corinzio. Con Serlio (manierista) lo ionico venne riconsiderato, ma non in relazione agli dei, bensì ai santi la cui vita fosse stata moderata, agli uomini buoni e alle sante vergini o alle suore. L’ordine ionico fu particolarmente congeniale a Palladio “architetto della giusta

misura” e ai suoi seguaci. Nell’architettura del vitruvianesimo gli esempi di ionico sono meno rispetto a quelli di dorico e corinzio perché la sua posizione intermedia richiedeva una sensibilità calibrata  la moderazione dello ionico rispondeva al gusto raffinato dell’intenditore. Uno dei primi esempi in Italia Settentrionale è il “giardino segreto” di Isabella d’Este nel Palazzo Ducale di Mantova. Per questo luogo dedicato agli ozi meditativi l’architetto ha scelto appositamente lo ionico, in modo da differenziarsi dalle precedenti architetture da giardino. Palladio lo usa per La Rotonda e per molte altre delle sue ville, tra le quali spicca l’ordine gigante ionico in Villa Barbaro a Maser. Lo Scamozzi, suo seguace, ha contribuito alla diffusione di questo stile  Es. Villa Pisani alla Rocca presso Lonigo, dotata di un portico ionico e detta “Rocca Pisana”, edificata per un gentiluomo di molto giudizio e generosità d’animo (di animo moderato). In generale, come per Palladio, tutte le sue ville suburbane sono caratterizzate dall’ordine ionico. Questo tipo di ville continuò a fiorire nel Veneto fino al ‘700 con uno spiccato carattere antiromano  mentre nelle ville romane rinascimentali e manieriste si ricorre a mezzi espressivi spesso ostentati, qui tutto appare moderato. Tutte queste ville presentano un portico ionico munito di frontone. Nel ‘600 il palladianismo si diffuse anche in Europa, oltre che nel Veneto e in Italia. L’ordine ionico rappresenta un mezzo per dare alle facciate un aspetto di serena armonia, mentre per quanto riguarda l’iconografia, si utilizzo:  nei portali di carceri femminili;  negli ospizi maschili (il tono marziale del dorico non era adatto a uomini anziani);  nei conventi femminili (anche se era preferito il corinzio);  nei portali dei municipi mitteleuropei (gli edifici nordici dovevano invitare all’accesso, non incutere terrore);  nelle biblioteche e nei musei (ai letterati e ai saggi spettava per definizione l’ordine ionico). Il Corinzio: i teorici del Rinascimento imparano da Vitruvio a considerare il corinzio come il più tardo e delicato dei tre ordini classici.  Vitruvio considera il progredire da forme più tozze ad altre più agili come una conseguenza del raffinamento del gusto e fa derivare l’ordine corinzio da quello ionico, l’unica differenza sta nel capitello che con le sue proporzioni fa sembrare più snella ed elegante la colonna. L’aneddoto di Callimaco riportato da Vitruvio ha contribuito a caratterizzare quest’ordine come “verginale”.  Le opere corinzie convergono a Venere, Flora, Proserpina e alle Ninfe acquatiche, in quanto per la loro tenerezza vengono paragonate alla sotgliezza del fusto e alla ricchezza dell’ornamento a motivi vegetali delle colonne corinzie. Serlio è il primo nel Rinascimento ha formulare un

regolamento per l’utilizzo di quest’ordine, con una trasposizione in senso cristiano e profano.  Il corinzio diventa l’ordine che si addice alle chiese con intitolazione mariana o intitolate a santi e sante che ebbero una vita casta, a monasteri e chiostri o alle abitazioni pubbliche e private e sepolcri di personaggi “puri e casti”. Successivamente passò ad essere considerato solo l’ordine più bello e ricco e quindi preferibile per ogni genere di chiesa. Secondo lo Scamozzi si tratterebbe del coronamento di tutta l’architettura, infat lo tratta per ultimo, anche dopo il composito. Formalmente si riconosce rispetto al composito per il capitello, ma è difficile stabilire la differenza nell’utilizzo dei due ordini, che spesso si equivalgono.al successo del corinzio contribuì il fatto che il Pantheon, il monumento romano meglio conservato e più ammirato, fosse caratterizzato da quest’ordine. Ad accrescerne il credito e l’importanza per l’architettura religiosa si presta anche il fatto che fosse identificato con l’ordine usato nel Tempio si Salomone, soprattutto alla luce della ricostruzione dello stesso ad opera di Villalpando. (con illuminismo e neoclassicismo l’ordine salomonico verrà escluso dalla teoria architettonica). L’ordine corinzio è considerato il capolavoro dell’architettura  nel corso del ‘700 si comincia a vedere sotto l’aspetto puramente estetico.  Si ha una variazione del contenuto originario del corinzio, quasi parodistica, in Mézières, che consiglia l’uso dell’ordine verginale nei Boudoirs (stanze private delle signore di moda nel XVIII secolo) e nelle sale da bagno. L’esempio migliore dell’utilizzo del corinzio è San Pietro in Vaticano e allo stesso stile si rifece il Bernini per il Baldacchino e i quattro altari – reliquiari addossati ai pilastri della crociera. Per il baldacchino concepì le colonne tortili sulla base di quelle provenienti dall’antica basilica petriana, che traevano origine dal Tempio di Salomone. Questa particolare forma aveva un forte contenuto simbolico in quanto richiamava un luogo sacro alla cristianità come Gerusalemme. Bernini ribadisce questo simbolismo architettonico nel cuore della basilica, utilizzando le colonne salomoniche a coppie negli altari – reliquiario addossati ai pilastri della crociera  inserì nel grande ordine michelangiolesco di paraste corinzie un altro apparato corinzio che replica in scala ridotta l’intero ambiente. Anche gli interni delle grandi chiese barocche europee e del mondo cristiano sono corinzi  le colonne corinzie assunsero agli occhi dei fedeli il significato di un arco di trionfo innalzato a Cristo. Negli edifici profani il corinzio e il composito diedero un contributo essenziale alla forma architettonica ogni volta che si voleva presentare e svolgere temi come il potere sovrano, la disposizione d’animo trionfale e in genere il fasto più elevato. Secondo Michelangelo il contenuto spirituale rimaneva immutabile, indipendentemente dalla forma  usò corinzio e composito in modo autonomo, come nei capitelli della Sagrestia Nuova con spirali avvolte verso l’interno anziché verso l’esterno, che vennero poi riprese da Borromini e nell’architettura barocca

europea. Palladio usò il corinzio in tutte le sue chiese e negli interni profani, seguendo la ricostruzione vitruviana di “sala corinzia”, le cui proporzioni erano di 3:5  le pareti ornate da colonne corinzie dividevano i lati minori in tre campate e quelli maggiori in cinque. Il capitello corinzio e quello composito si distinguono da quello e dorico e ionico per una maggiore variabilità  Questo spinse gli architet a modificarne liberamente l’apparato decorativo del capitello  i neoclassici definirono queste manifestazioni di tardo vitruvianesimo come “imbarbarimento barocco”, come vacuo decorativismo. Gli autori si sarebbero però difesi sostenendo di aver sfruttato al massimo le possibilità implicite nel corinzio....


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