mappe esplicative umanesimo parte 1 PDF

Title mappe esplicative umanesimo parte 1
Author Aurora Calicchia
Course italiano (letteratura)
Institution Liceo (Italia)
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Summary

si tratta di una mappa non riassuntiva sull'umanesimo ...


Description

L’ETÀ UMANISTICO-RINASCIMENTALE

UNA NUOVA VISIONE Tutti gli elementi sopra citati(riguardanti l’importanza delle 3 date) mettono a poco a poco in discussione alcuni capisaldi dell’ideologia della storia medioevale. Certamente l’elemento che accomuna tutti questi eventi è il protagonismo degli uomini e dunque quest’epoca, cioè l’Umanesimo, non solo riprende il concetto di humanitas, ma soprattutto mette al centro della vita culturale e di tutta la realtà l’uomo. Quindi si assiste a questa rivoluzione antropologica, cioè rispetto al teocentrismo dell’età medievale, questa è un’epoca caratterizzata dall’antropocentrismo. Ovviamente porre al centro l’uomo implica togliere Dio dal centro dell’esistenza, quindi le azioni di questi uomini dell’Umanesimo e del Rinascimento non sono più giustificate, o meglio, influenzate dal mondo cristiano. La loro vita non orbita più intorno a precetti di ordine religioso e spirituale, ma gira intorno all’azione stessa dell’individuo, che diventa artefice del proprio destino (homo faber fortunae suae).All’interno di questo contesto le capacità umane(quelle di cui ci aveva parlato già Boccaccio), diventano armi fondamentali. Assumono, inoltre, significato differente soprattutto le relazioni umane:si ritrova quel piacere e quell’edonismo che già aveva in parte recuperato Boccaccio. Quest’età ,dunque, permette finalmente all’uomo di riconquistare il suo mondo e la sua realtà, e di viverla in maniera libera.

ETÀ DEL PROGRESSO ED ERRORE PROSPETTICO Proprio perché, in parte grazie alla Riforma Protestante, le idee iniziano a girare più velocemente e con una modalità diversa rispetto a quanto accadesse prima, con questo periodo si può parlare effettivamente di progresso. Questi uomini dell’Umanesimo ,però, fanno un balzo indietro e vanno a recuperare quel mondo classico, latino e greco, che avevano già nella loro storia questi princìpi legati all’edonismo.Lo fanno fondamentalmente perché l’ultimo elemento che vedono del Medioevo è la peste: la civiltà che finalmente fuoriesce dalla peste è distrutta e stanca. Qui insorge quello che gli studiosi definiscono “errore prospettico”, cioè nel guardare l’ultimo periodo del Medioevo, caratterizzato da un evento catastrofico come quello della peste, gli umanisti commettono lo sbaglio di appiattire tutto quel larghissimo periodo di tempo e di considerarlo buio e pestifero in modo globale. PROLIFERAZIONE DI NUOVI GENERI Un’altra questione molto importante è quella della proliferazione di nuovi generi letterari, anche diversi, sempre più variopinti e più vicini ai gusti di un pubblico diverso rispetto a quello medievale. Quindi viene superata anche la teoria dei generi medievali e la letteratura rinascimentale si arricchisce di tanti nuovi generi, come ad esempio il genere bucolico e soprattutto quello epicocavalleresco. Ma in questo periodo ricordiamo anche la stesura di trattati, dialoghi e anche una particolare attenzione alla storiografia, per cui vengono elaborate forme non propriamente letterarie, che indagano questione politiche e storiche. Ricordiamo, per esempio, figure come quella di Machiavelli e Guicciardini.

RECUPERO DEL MONDO CLASSICO Durante questo periodo umanistico vediamo il recupero del mondo classico, lo studio del latino e di autori della classicità, il recupero di moltissimi manoscritti antichi.Esplode quell’atteggiamento di recupero dei classici, definito poi come una vera e propria scienza, la filologia. Questo tipo di scienza era stata già anticipata da Petrarca, considerato il più grande filologo della storia italiana. La filologia è proprio una scienza che recupera, durante l’Umanesimo e il Rinascimento, moltissimo del patrimonio classico, secondo questa visione di ricerca non solo delle parole, non solo dell’arte e della letteratura, ma soprattutto degli ideali di quel mondo a cui si ispirano.

QUESTIONE LINGUISTICA Quello che accade in questa fase, anche in virtù di quella ricerca filologica sulla lingua latina, è il soffocamento della stessa. Il latino infatti ha una precisa storia ed abbraccia anche il Medioevo, per cui possiamo parlare di “latino medievale”. Questo latino medievale è una lingua ancora diffusa, parlata. Invece, quando i filologi umanisti tirano fuori il latino classico, lo ripuliscono rispetto a quello che era diventato il latino medievale, in un certo senso corrotto ma al tempo stesso ancora molto vivo, è come se lo tirassero totalmente fuori dalla storia contemporanea e dalla realtà, fino a portarlo a morire, perché non si ha più la produzione di nuove parole. É proprio in questo periodo ,infatti, che si sancisce la morte ufficiale del latino. È così che quest’ultimo diventa una lingua artificiosa, finta, non più utilizzata se non per gli scritti scientifici. La questione della lingua ,quindi, insorge in questo periodo: questa verrà poi risolta con la tesi di Bembo, un grande filologo e studioso della lingua e che sarà colui che porrà il canone della lingua italiana da quel momento in poi. Coloro i quali saranno scelti come modelli da imitare saranno Boccaccio per la prosa e Petrarca per la poesia:questi due autori saranno rivisitati continuamente, per cui si parla anche di Petrarchismo....


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