Letteratura per l\'infanzia: fiaba, romanzo di formazione, crossover di Stefano Calabrese PDF

Title Letteratura per l\'infanzia: fiaba, romanzo di formazione, crossover di Stefano Calabrese
Author Debora Giovanardi
Course Letteratura per l'infanzia
Institution Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
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Summary

Riassunto e integrazione con appunti lezione dei case-study presenti nel libro ...


Description

CASE-STUDY IL PICCOLO PRINCIPE – Antoine De Saint-Exupéry un nuovo modello di comunicazione Antoine de Saint-èxupery nasce nel 1900 in Francia a Lione da una famiglia aristocratica. Di professione faceva l’aviatore. Negli anni di convalescenza a NY (1942) scrive il PP. Il Piccolo Principe è un romanzo che esula da ogni categoria, c’è sempre stato un dibattito sul fatto che sia o meno un romanzo di letteratura per l’infanzia o per gli adulti. Spesso si parla anche di PP come fiaba, benché sia per molte delle sue caratteristiche un romanzo. Il linguaggio utilizzato è composto da testo e immagini e ciò crea difficoltà nel categorizzarlo. Nel 1944 viene dato per disperso. Intreccio:Le Petit Prince (Il Piccolo Principe, 1943) è il racconto di un aviatore costretto ad un atterraggio di fortuna nel deserto del Sahara e del suo incontro con il Piccolo Principe, un bambino dai capelli color dell’oro che gli chiede di disegnare una pecora. Il PP proviene dall’asteroide B612, un pianeta piccolissimo su cui si trovano tre vulcani e una rosa, la sua rosa. Il bambino però, stanco dei difetti e della vanità del suo fiore decide di sfruttare la migrazione degli uccelli per partire per un lungo viaggio. Prima di arrivare sulla terra infatti si imbatte in alcuni personaggi (ciascuno su un pianeta o asteroide diverso): un re, un vanitoso, un ubriacone, un lampionaio e un geografo. Arrivato sulla terra si imbatte in un serpente, incontra dei fiori che apparentemente sono uguali al suo fiore, e una volpe che gli insegna che la conoscenza e i legami equivalgono ad una sorta di addomesticamento e ciò ha il potere di rendere le cose e le persone uniche per ciascuno. La volpe, inoltre, gli dona quello che lei dice essere il segreto più grande: “on ne voit bien qu’avec le coeur, l’essentiel est invisible pour les yeux”. Conosce poi un controllore e un mercante di pillole ed infine incontra l’aviatore. Dopo otto giorni nel deserto i due personaggi sono alla ricerca di acqua e vicino ad un pozzo il PP incontra nuovamente il serpente con il quale si darà appuntamento per tornare sulla sua asteroide. Con un morso avvelenato il PP abbandona il suo corpo e torna dalla sua rosa. La fiaba termina con l’aviatore che, sei anni dopo, ripensa al piccolo amico scomparso. Viene considerato un testo autobiografico. La voce narrante è quella di un aviatore, che racconta gli avvenimenti e anche per quanto riguarda il PP è autobiografico perché il bambino di sei anni rappresenta l’aviatore quando era piccolo. IL NARRATORE COINCIDE CON L’AVIATORE, a partire dalla sua esperienza di incomprensione con gli adulti di quando aveva sei anni. L’aviatore ha avuto un incidente nel deserto del Sahara e incontra per caso questo bambino così dal nulla, vestito in modo un po’ strambo, indossa un mantello, non è ferito, non ha fame né sete, è come se fosse sospeso nel tempo e nello spazio in cui si trova. La prima richiesta che fa è fargli un disegno: “mi puoi disegnare una pecora?”. nel romanzo non ci sono grandi eventi, questo è il principale, l’incontro. L’altro è la conclusione del romanzo, la decisione del PP di tornare dall’asteroide da cui è venuto che coincide con la sua morte. Sulla genesi del Piccolo Principe ci sono molte ipotesi: -durante un viaggio da Mosca a Parigi, in treno, l’autore siede dinanzi a una coppia di genitori e osserva il loro bambino (scenario ridescritto in Terre des hommes) -incidente in Libia del 1935, pilota autore in panne nel deserto -i colori derivano dalla Biancaneve Disneyana che guardava sempre a NY durante la stesura del testo -Consuelo, la moglie da riconquistare, è la rosa del PP …ipotesi poco convincenti. All’interno è un racconto di altri racconti: la narrazione di primo grado è quella dell’aviatore con il piccolo principe, essa è interrotta da un salto 1

analettico dove vengono narrati eventi anteriori alla narrazione di primo grado. il PP parla del suo pianeta da cui è venuto, piccolissimo, circoscritto, avvolgente (dimensione intima dell’infanzia) e prima di arrivare sulla terra passa attraverso una serie di pianeti come volesse passare una serie di tipologie umane degli adulti = continua polemica verso l’età adulta. narrato con voce da adulto ma la prospettiva è quella del bambino che critica gli adulti incontrati nei vari pianeti: -uomo attaccato al potere -uomo attaccato al denaro -vanitoso -ubriacone il décalage temporale termina all’ottavo giorno dell’incontro tra i due personaggi e momento conclusivo della storia. Dopo un’ellissi temporale tra la fine del quinto e l’ottavo giorno la storia sembra terminare con il morso del serpente ma ci si trova di fronte ad un improvviso salto nell’attualità. Sono passati sei anni e l’autore si appella al lettore “scrivetemi che è tornato..” Dedica A Leon Werth Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a u a persona grande. Ho una scusa seria: questa persona grande è il miglior amico che abbia al mondo. Ho una seconda scusa. Questa persona grande può capire tutto, anche i libri per bambini; e ne ho una terza: questa persona grande abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha molto bisogno di essere consolata. E se tutte queste scuse non bastano, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stato. Tutti i grandi sono stati bambini una volta (ma pochi di essi se ne ricordano). Perciò correggo la mia dedica: A Leon Werth Quando era un bambino La dedica è esplicativa di tutto il registro del libro. Non è un romanzo narrato con la voce di un bambino che parla ai bambini né da una voce adulta che vuole fare vivere la favola agli adulti ma va oltre: è riuscito a comporre un linguaggio universale per le età, provenienza geografica e culturale. senza spazio, senza età, senza tempo. Ha generato un nuovo linguaggio: linguaggio delle parole e delle immagini sono fortemente connesse e le illustrazioni (che sono illustrazioni dell’autore) servono a comporre un messaggio che altrimenti sarebbe diverso utilizzando solo uno dei due messaggi. Il testo verbale precede, accompagna e segue le immagini che però hanno forse il ruolo primario nel testo. Osservando solamente le immagini anch’esse raccontano qualcosa: si può immaginare un filo narrativo ma la libertà di interpretazione è maggiore. Il fruitore avrebbe potuto interpretale in modo libero, diverso. Con solo le immagini e nessuna parola la narrazione avrebbe un significato ma la storia assume un significato specifico solo combinandole e leggendole insieme perché si chiariscono a vicenda, si completano, si spiegano. registro linguistico anticipa i tempi dell’albo illustrato e del picture book Compare il principe di circa sei anni possiamo immaginare: chiede il disegno di una pecora e l’autore fa per lui il disegno del boa e il piccolo principe chiede una pecora, non l’elefante. Quindi significa che il PP ha sposato la prospettiva dell’autore quando era bambino. Ha già compreso il disegno L’autore disegna una scatola contenente la pecora, il PP è felice perché il meccanismo è lo stesso dei disegni da bambino del boa e elefante. Per lui è importante sapere che lì dentro ci sia una pecora, la sua immaginazione può fare di più quindi. Lascia la libertà di immaginare la pecora, l’importante è sapere che la pecora sta dentro. Finale: ma i grandi non capiranno mai che questo abbia tanta importanza. 2

Linguaggio delle parole: arbitrario, dipende dalla volontà del singolo rappresenta qualcosa di volatile, irreale Linguaggio immagini: analogico, rappresenta qualcosa di cui si può fare esperienza e viene dunque a completare quello delle parole. Il Narratore rimanda a quando aveva sei anni e mostra i sue disegni. Il testo stesso invita a guardare le immagini (anni 40 è una novità importante) si contrappone alle persone grandi e si inserisce in quelle piccole, chiedendo ai grandi se il disegno li spaventasse. Ma i grandi non capiscono… -prospettiva della persona grande: vede un cappello disegnato -prospettiva dell’autore bambino costruito sul triangolo equilatero, bianco come la purezza; il mantello e la spada invece rappresentano La rappresentazione del Piccolo Principe, come i personaggi della fiaba tradizionale non ha alcuna caratterizzazione interiore o fisiognomica: è un personaggio FLAT non round. Il PP è costruito sul triangolo equilatero, bianco come la purezza; il mantello e la spada invece rappresentano emblemi di nobiltà; i toni sono malinconici. -la scrittura è tondeggiante -uso del simbolo della stella rimanda all’infanzia, a ciò che è miniaturizzato, “piccolo” e che si contrappone al sostantivo nobilitante “principe” (semantica contrastiva). I tratti morfologici delle immagini del PP e dei characters della Walt Disney corrispondono a leggi della fenomenologia della percezione studiate proprio negli stessi anni 30 e 50 (in Italia soprattutto da Gaetano Kanizsa) TRAJECTORS: attrattori cognitivi e conduttori di emotività indicatori all’interno del testo che attraggono l’attenzione e veicolano degli stati emotivi (messaggi sullo stato d’animo del personaggi, della scena narrativa, della narrazione completa) questi marcatori cognitivi sono in particolare per quanto riguarda le forme -silhouette: o cornici delimitanti, qualsiasi linea che vada a delimitare un disegno perché il nostro occhio percepisce prima di tutto ciò che è fuori, ciò che è dentro la cornice. il segno a matita leggera che definisce la forma del PP, la spessa bordatura di Paperino costituiscono le silhouette che permettono l’esistenza di questi personaggi. -configurazione convessa: tipologia di silhouette è una linea che il più possibile assomiglia al cerchio. È sinonimo di circolarità. Fin dai primi anni di vita ciò che è caratterizzato da una configurazione convessa (linee che il è più possibile si chiudono formando un cerchio) è ben visibile perché appare come qualcosa di solido, stabile, avvolgente, soprattutto se a cromia dominante. da uno studioso della percezione visiva Gaetano Kanizsa “grammatica del vedere. Saggi su percezione e gestalt” leggi sulla percezione visiva dagli anni ’40. (vedi es Colonne) I disegni di Saint-Exupéry sono diventati così celebri perché tutto è convesso. L’elemento fondante nella storia che fa pensare alla convessità: l’asteroide è sempre una forma centrale sia come personaggio che come immagine. questi marcatori cognitivi veicolano degli stati d’animo (quando guardiamo un immagine, un bambino fruisce un albo illustrato una forma avvolgente come quello dell’asteroide ci trasmette uno stato d’animo positivo). Anche a livello cromatico, la scelta delle gradazioni cromatiche agisce come attrattore cognitivo emozionale, dove l’emozione può essere amplificata o segnalata da TRAJECTORS (conduttori di emotività)  indicatori di salienza dello stato d’animo del personaggio, creano empatia poiché le espressioni facciali sono i primi segni grazi ai quali i bambini apprendono il linguaggio delle emozioni. Queste espressioni, posizioni del corpo sono molto più forti del linguaggio verbale. volto felice\triste ha una stimolazione > di “x è felice\triste”. 3

Sia il piccolo principe che la rosa è più filiforme, esile, no circolare. A livello emotivo gli stati d’animo che veicolano sono meno positivi perché esprimono una malinconia verso qualcosa che manca. Sia per le parole con cui è descritto che nelle sue rappresentazioni il PP non ha mai un’espressione felice. Il volto appare come sigillato in un’espressione di flebile infelicità. I disegni quindi inducono a provare lo stesso stato d’animo che prova il personaggio. In questa fiaba: malinconico rimpianto della dimensione primordiale dell’infanzia esaltato da densità emotiva. Al protagonista appartengono enunciati come “sai, quando si è molto tristi, si amano i tramonti” “il giorno delle quarantatré volte? Ma il piccolo principe non rispose” “il paese delle lacrime è così misterioso”. Il cervello umano riconosce prima i volti disforici che quelli euforici. Ci allertiamo più di fronte a elementi pericolosi, negativi che a quelli positivi. Creazione di un nuovo linguaggio: -testo e immagini -indicatori cognitivi: ritmo, ripetizioni, formule fisse e isotopie (tipico della fiaba) …ma il Piccolo Principe non rispetta gli schemi canonici della fiaba: gli episodi susseguono uno dopo l’altro appartengono senza relazioni che non siano quelle della intercambiabilità. Ogni capitolo  brusco cambiamento di frame. Il tempo è l’eterno presente della fiaba, scandito solo da alcuni marcatori temporali. Lo stesso narratore interviene nel racconto generando un’ambiguità sul codice di genere quando afferma: “mi sarebbe piaciuto cominciare questo racconto come una storia di fate. Mi sarebbe piaciuto dire ‘c’era una volta un piccolo principe che vive su un pianeta poco più grande di lui e aveva bisogno di un amico”. linguaggio riformato: per l’autore è il linguaggio nella sua accezione creativa con metafore, immagini. Cerca di creare un romanzo che sia una contaminazione\crossover di generi: fiaba, mito, parabola, poesia, racconto filosofico. Il suo significato si situa in un altro piano rispetto alle parole usate. parole + immagine= nuovo modello di comunicazione Negli albi illustrati più moderni questa configurazione viene riproposta molto: -lo scoiattolo e la luna (c’è una grossa luna gialla formata da un immenso cerchio presente in tutte le pagine, attira l’attenzione) -il pinguino che aveva freddi (al centro c’è questo cerchio che fa da sfondo) o linee curve che avvolgono, che cercano di chiudersi su se stesse -il libro che vola -Cyrano

LA SIRENETTA – Hans Christian Andersen L’intreccio: In un palazzo di corallo, ambra e conchiglie nel profondo dell’oceano vive il re del mare con le sue sei figlie sirene e un’anziana nonna. La più giovane delle figlie è molto avvenente e desiderosa di conoscere il mondo degli uomini. Un giorno trova vicino a una statua di pietra bianche dalle sembianze di un principe. Alle sirene è vietato salire in superficie fino ai 15 anni: al compimento di quest’età la sorella maggiore può salire per contemplare luci e rumori di una grande città, la seconda ad ammirare il tramonto e gli uccelli, la terza in un fiume a osservare la campagna, i palazzi, castelli e bambini; la quarta resta in alto mare a spiare le navi che passano e la quinta scopre il mare coperto di blocchi di giaccio in inverno. Quando la sirenetta compie quindici anni sale la superficie per assistere a una festa su una nave ma c’è una forte tempesta che porta in acqua un giovane, salvato dalla sirenetta che lo riporta sulla spiaggia. All’alba del giorno dopo sente voci di giovane donne e si nasconde dietro gli scogli, dove vede una ragazza che soccorre il giovane. La sirenetta si è innamorata del principe e degli uomini e nonostante la nonna le abbia detto che gli uomini sono immortali e che lei avrebbe potuto avere un’anima immortale solo se un uomo l’avesse amata chiede aiuto alla strega del 4

mare e sigla un patto: in cambio di sembianze umane che le permettano di incontrare il principe e ottenere l’anima umana si fa tagliare la lingua, diventando muta. (scene di amputazione hanno reso celebre Andersen). Il principe la trova quindi nuda e muta sulla spiaggia, la porta al palazzo reale per aiutarla e ammira la sua bellezza e la sua devozione ma non può amarla perché ha già deciso di sposare la ragazza misteriosa che lo ha salvato. Mentre sono celebrate le nozze su una nave le sorelle maggiori della sirenetta salgono per avvertirla che potrà salvarsi solo uccidendo il principe e la donna con un coltello stregato ma la sirenetta si getta nel mare, rinuncia al suo uomo che dorme con sua moglie e si liquefa in una sorta di schiuma. In realtà non muore ma si trasforma in una figlia dell’aria che potrà acquistare un’anima immortale solo dopo trecento anni. Le interpretazioni: questo testo che sembra molto semplice ha in realtà moltissimi rimandi metaforici e una fitta rete di significati e il movimento nell’incipit che vediamo va dall’alto (elemento umano, della terra) al basso (elemento marino) e dal basso all’alto. o

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La forma di bildung presente è la metamorfosi. un attrattore cognitivo di stati sovrannaturali e magici è il sorgere del sole: è l’alba quando la sirenetta diventa donna, quando si trasforma in schiuma e il passaggio da acqua a aria. Ma si tratta davvero di una metamorfosi? Rendere muta la sirena significa espropriarla del proprio potere incantatore (le sirene di Ulisse affascinano i viaggiatori con il canto) e non poter sposare l’uomo che ama. La morte della sirena o meglio la sua trasformazione in schiuma era già presente nell’Odissea, quando le sirene si suicidano gettandosi in mare e diventano bianche (schiuma del mare e colore dei morti). l’elemento fondamentale in questa fiaba è dunque la metamorfosi, come in tantissime altre fiabe di Anderson. Nell’immaginario ottocentesco la sirena ha un duplice e ambiguo significato: conscio e inconscio, femminilità e mostruosità, mondo umano e animale, tra l’amato (donna) e il temuto, peccaminoso (donna, mostro). Una sirena che non canta è una sirena che ha perso la sua femminilità. Per quanto riguarda la morfologia testuale invece, le fiabe di Anderson hanno una struttura narrativa piuttosto semplice. Il narratore è generalmente onnisciente: ha pieno dominio sui personaggi e sul loro destino, da più del lettore e il personaggio ne sa meno del lettore, in totale balia degli eventi. Usa spesso il “noi” come se ci fosse una comunità narrante. In alcuni testi sostituito con il “tu”; più intimo e che si rivolge direttamente al lettore. Le fiabe di Anderson contengono anche dei marcatori testuali che incoraggiano l’empatia del lettore verso i personaggi e creano un legame tra storyworld e realtà, spesso nell’incip e explicit. Il narratore onnisciente racconta la storia canonica di un personaggio che infrange una regola e per questo è costretto ad allontanarsi dalla comunità ma el corso del racconto si sposta nel tempo e nello spazio con formule deittiche (cfr. deissi linguistica) “laggiù abitano le genti del mare” che in apparenza allontani il narratore dal personaggio in realtà egli si identifica nel personaggio. Un altro strumento utilizzato da Anderson è la retorica assimilativa(uso di similitudini) per coprire la distanza tra discorso e storia, per tradurre il codice marino in codice terrestre e viceversa (come incipit elementi del mare e della terra – acqua azzurra come i petali dei fiordalisi, la sabbia ricorda lo zolfo ardente, le nuvole si muovono come vascelli sul mare, gli iceberg sembrano perle, le balene soffiano acqua come le fontane)=tutto è assimilato al mondo reale. Origine della sirenetta: il filosofo Proclo identifica tre generi di sirene: -una specie celeste che accoglie le anime nell’aldilà -una specie sotterranea e demoniaca al servizio del regno dei morti -una specie che vive nel regno della fertilità, il mare, e incarna la natura, i piaceri e ha un potere 5

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di fascino che allontana gli uomini dalla verità. La sirenetta di Andersen appartiene a questo genere + le storie di fate nel medioevo: una volta sconfitte perdevano le ali o la voce Andersen combina questi elementi classici + figura contradditoria della sirena: femminilità e seduzione ma disarmonia delle forme. [il mito della sirena appare in Europa con l’Odissea, attraverso il discorso che Circe fa a Odisseo per metterlo in guardia dai pericoli che dovrà affrontare durante il viaggio di ritorno a Itaca, ma le info di Omero sono scarne: sappiamo che stanno su un prato fiorito e ammaliano i passanti con il loro canto, circondate da ossa e cadaveri. Immagini contrastanti che si uniscono (vista) (udito) un canto persuasivo, capace di generare piacere e conoscenza. Tra il quinto e quarto secolo a.C. si assiste a un processo di desacralizzazione dell’immagine della sirena: ridimensionata come simbolo di seduzione erotica o voracità sessuale. Anche il suo corpo diventa più femminile (prima come una donna-uccello o donna-pesce), i fianchi e i seni si allargano e in Anderson troviamo l’evoluzione da una all’altra. In Occidente prevale l’elemento aereo, in Oriente quello marino. Il nome sirena deriva da sir(cantico, marino) dea fenicia Siria, divinità con la coda di pesce. Con la caduta dell’impero romano vediamo scomparire l’immagine della donna-uccello e nel medioevo entrano a far parte dei personaggi fiabeschi....


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