Macroeconomia riassunto PDF

Title Macroeconomia riassunto
Author Giulia Provenziani
Course Economia politica
Institution Sapienza - Università di Roma
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Riassunto dei capitoli 1,2,3,4,5,6,7,8,9,15,16,18 del libro Macroeconomia di Nicola Boccella...


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MACROECONOMIA. NICOLA BOCCELLA PARTE I 1.LA MACROECONOMIA E LA CONTABILITA’ NAZIONALE 1.1 Cosa è la Macroeconomia La microeconomia studia le cause e gli effetti dei comportamenti dei singoli individui (imprenditore) La macroeconomia è la disciplina che studia il funzionamento del sistema economico nel suo insieme (complesso) rivolgendo l'attenzione al comportamento di aggregati di soggetti (consumatori, imprese) E analizzando gli effetti di questi comportamenti. Obiettivo= Dare una spiegazione ai fatti economici e individuare possibili politiche di intervento per raggiungere obiettivi prefissati 1.2 La storia della Macroeconomia Nascita macroeconomia: 1936. Nascita teoria economica: 1776. Teoria economica: Adam Smith, primo vero libro di economia; iniziatore della scuola degli economisti classici (con David Ricardo, John Stuart Mill e altri economisti). Possono essere considerati economisti classici anche Thomas Robert Malthus e Karl Marx. Scuola classica, caratteristiche: 1. 2. 3. 4. 5.

Teoria del valore-lavoro. Valore di merce proporzionale al tempo di lavoro necessario per produrla. Attori processo economico: imprenditori, aristocratici, lavoratori (Marx, proletari) Il salario percepito dai lavoratori è destinato a coincidere con il livello di sussistenza il profitto percepito dai capitalisti e determinato in modo residuale La rendita della terra è di tipo differenziale

Due problemi: a) Teorico: teoria bel valore- lavoro ; risultante insostenibile dal punto di vista logico. b) Ideologico: Si ritiene che la teoria classica sia la base logica della teoria marxiana. Nasce così la teoria neoclassica nel 1870: William Stanley Jevons, Walras, Menger, Marshall. Teoria neoclassica, caratteristiche: 1. Teoria del valore-utilità (il prezzo dipende all’interazione tra domanda e offerta) 2. La teoria economica non studia il comportamento delle classi sociali. Il soggetto è l'unico vero centro di indagine della teoria 3. il salario percepito dai lavoratori è la retribuzione del servizio del fattore lavoro 4. il profitto e la retribuzione del servizio del fattore capitale 5. la rendita della terra è calcolata come retribuzione propria La teoria neoclassica domina la scena economica fino alla grande depressione del 1929. Negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione raggiunse il 25%. Nacque così il New Deal di Roosevelt: Programma di opere pubbliche per riassorbire la disoccupazione attraverso le assunzioni per la realizzazione dei lavori. Un sostegno teorico nell'economia viene proposto nel 1936 da Keynes he pubblicò La Teoria Generale dell’Occupazione, dell’Interesse e della Moneta.

Idee della teoria Keynesiana sono due: 1. esistenza di equilibri con disoccupazione involontaria (se lo stato non può riassorbire la disocc.) 2. principio della domanda effettiva (la domanda genera l’offerta e non il contrario)

Ruolo cruciale: Banche Centrali, Utilizzano gli strumenti di intervento convenzionali di cui dispongono e pongono in essere anche massicce politiche di intervento basate sull'uso gli strumenti non convenzionali. elemento più rilevante che la politica economica comincia ad analizzare= l'enorme potere acquisito dalle banche centrali. 1.3 Macroeconomia e contabilità nazionale Aggregati economici: costituiscono l’oggetto di studio della Macroeconomia+ argomenti di analisi anche della contabilità nazionale. Contabilità nazionale: Descrive quantitativamente le relazioni contabili fondamentali esistenti all’interno di un sistema economico, in un arco temporale determinato, registrando le dimensioni degli aggregati oggetto di analisi+ non analizza le determinanti degli aggregati economici e i nessi causali che li legano (Macro). Contabilità nazionale: Si occupa di eguaglianza contabili (identità), verificando che alcuni aggregati siano sempre uguali tra loro; invece la macroeconomia indaga se siano anche in equilibrio tra loro. Eguaglianza tra domanda e offerta: si realizza in un mercato concorrenziale in equilibrio. Quantità che i consumatori vogliono acquistare= quantità che i venditori vogliono vendere (allo stesso prezzo desiderato dai consumatori). Teoria economica si occupa di ricercare il prezzo che rende compatibili i comportamenti ex-ante (desiderati) dei compratori con quelli dei venditori , rendendo nulli gli eccessi di domanda. La contabilità si occupa dell’uguaglianza tra la quantità acquistata e venduta 1.4 Alcuni aggregati Prodotto: la produzione complessiva, in valore (in termini monetari), realizzata dall’economia in un dato periodo di tempo, al netto dei beni e servizi utilizzati per realizzarla. Reddito: La somma dei redditi percepiti da chi possiede il fattore lavoro, il fattore terra e il fattore capitale, e ne vende i servizi. i soggetti possono essere proprietari di uno o più fra i 3 fattori tradizionali. -capitale- Beni che sono il risultato di un processo produttivo, che entrano in altri processi produttivi e sono durevoli (non si esauriscono nel corso di un solo processo produttivo) Spesa: la spesa aggregata indica la spesa, in valore, erogata dal sistema stesso per acquistare beni i servizi finali. -Un bene finale- utilizzato da chi lo acquista per il consumo diretto, per accrescere la dotazione di capitale della propria impresa, per accumularlo come scorta. Alcune nozioni più complesse: prodotto interno, reddito interno e spesa interna. Interno: Descrive la circostanza che il prodotto, il reddito e la spesa sono imputabili a soggetti che svolgono la loro attività all’interno dei confini del Paese.

Prodotto nazionale, reddito nazionale e spesa nazionale. Nazionale: Descrive chi è il prodotto, il reddito e la spesa sono imputabili a chi possiede la residenza nel paese Prodotto lordo, sia nazionale o interno, che considera la produzione complessiva, senza sottrarre il deprezzamento del capitale che avviene nel corso del processo produttivo. Prodotto netto, Si ottiene sottraendo dal prodotto lordo il deprezzamento del capitale. Allo stesso modo si ottengono la spesa lorda o netta e il reddito lordo o netto.

PIL, prodotto interno lordo, Indica il valore della produzione realizzata all’interno del Paese considerato, da residenti e non residenti al netto dei beni e servizi utilizzati per quella produzione; Ma al lordo dell' ammortamento. tre criteri per calcolare il PIL: 1. il criterio della produzione 2. il criterio del reddito 3. il criterio della spesa 1.Considera il PIL come somma delle produzioni di beni e servizi finali realizzate dal sistema economico nel suo complesso nell’arco temporale considerato. Viene sottratto il valore dei beni intermedi utilizzati nel processo produttivo. Si deve sommare l’IVA e le imposte sulle importazioni. PRODOTTO INTERNO NETTO (PIN)= PIL- ammortamenti. 2.Considera il PIL Come il reddito complessivo dei fattori produttivi che hanno contribuito alla produzione. Il valore del reddito distribuito deve essere uguale al valore della produzione. Reddito nazionale netto: somma di tutti i redditi; deve eguagliare il valore della produzione. Reddito distribuito= somma dei suoi impieghi (tra cui il risparmio) 3.Considera il PIL come spesa aggregata, ossia come somma delle spese effettuate, sempre per quanto concerne l'acquisto di beni finali,dal sistema economico nel suo complesso nell'arco temporale considerato. Operatori aggregati e i mercati: Operatori: famiglie, imprese, Stato (Governo), Banche, Banca Centrale, il resto del mondo. modello semplificato con due soli operatori: famiglie e imprese (senza stato e il resto del mondo). Variabili considerate: consumo C e risparmio delle famiglie S + gli investimenti delle imprese I. Mercati: dei beni, nel lavoro, dei titoli, della moneta, delle valute. Mercato: Luogo figurato in cui viene scambiato a uno specifico oggetto di contrattazione.

Teoria economica si divide in MICROECONOMIA e MACROECONOMIA Dividiamo: SETTORE REALE (beni) e SETTORE MONETARIO (moneta) SETTORE REALE: modello semplificato (no realtà) con solo FAMIGLIE e IMPRESE (no Stato, no Estero) PIL= PRODOTTO INTERNO LORDO Pil: grandezza in valore (espresso in €) livello di riduzione in un determinato lasso di tempo Reddito Prodotto: valore di produzione, reddito di un Paese. I beni finali prodotti coincidono con il reddito di un Paese. Unico modo di aumentare il reddito è quello di aumentare la produzione. In questo modello semplificato, poiché la spesa aggregata è uguale alla sola spesa per il consumo: Y=C

Imprese per produrre hanno bisogno di macchinari (capitale fisico, K) + lavoro Imprese: producono; domandano sui rispettivi mercati k+lavoro; imprese si rivolgono a imprese di macchinari; ottengono quantità prodotta (pil). Famiglie: lavorano+ ricevono reddito+ utilizzano reddito C(consumo) e S (risparmio) S=Y-C; il risparmio è definito come la differenza tra reddito disponibile e consumo. Con la presenza del RISPARMIO quindi le famiglie non impiegano l’intero reddito per C ma anche per S: Y= C+S Scopo: DOMANDA ASSORBA INTERAMENTE L’OFFERTA. Condizione di equilibrio : domanda= offerta Quale domanda? DOMANDA: C= DI BENI DI CONSUMO / I= DI BENI DI INVESTIMENTO (K, macchinari) Y= C + I (beni di consumo+ beni di investimento) Quindi: C+I=C+S  I=S  all’aumentare dell’uno aumenta l’altro Investimento (I): la spesa delle imprese per accrescere la propria dotazione di beni capitale. Pratica tipica delle imprese, che acquistano da altre imprese i mezzi di produzione per attività produttiva. [investimento in scorte: complesso di beni non venduti, accumulati dall’impresa] Scopo delle imprese= profitto (π). + profitto + macchinari + convenienza. Aspettativa di profitto = profitto atteso, stimato. Imprese domandano I per un’aspettativa di π. Quindi: C+I=C+S  I=S  all’aumentare dell’uno aumenta l’altro. Famiglie prestano denaro alle imprese, acquistando titoli/il sistema bancario le aiuta a far fruttare i risparmi

AGGIUNGIAMO LO STATO: 1. Riscuote imposte (T) 2. Eroga la spesa pubblica (G) T=denaro che lo stato preleva dalle famiglie G= ammontare di domanda di beni e servizi che lo stato rivolge alle imprese Y= SA (spesa aggregata) La spesa aggregata del sistema economico è quindi Y = C + I + G Reddito percepito = C + S + T Eguaglianza tra Y (reddito o produzione) e impieghi del reddito. C + I + G = C+ S + T  I + G = S + T  I + (G – T) = S G – T indica il deficit di bilancio dello Stato, quindi la differenza tra uscite (G) e entrate (T) 3. Effettuare trasferimenti (Tr) Trasferimenti: forme di trasferimento monetario dallo Stato ad alcune categorie particolari di cittadini pensioni, la disoccupazione..). Quindi dallo Stato alle famiglie, incrementandone il reddito disponibile.

(es.

Y + Tr = C + S + T  Y = C + S + T – Tr  I + G = S + T – Tr  I + (G – T + Tr) = S AGGIUNGIAMO IL SETTORE ESTERO Le relazioni con l’estero sono di due tipi : a) Le famiglie che comprano dall’estero (importazioni: Z) b) Le imprese che vendono all’estero (esportazioni: X) La spesa aggregata rivolta al sistema economico nazionale sarà in questo caso pari alla somma di consumo, investimento, spesa pubblica ed esportazioni al netto delle importazioni (esportazioni nette) SA: C + I + G + (X – Z)  UGUAGLIANZA TRA REDDITO E SPESA  Y = C + I + G + (X – Z) Quindi: Y + Tr = C + S + T  Y = C + S + T – Tr POSSIAMO AFFERMARE  C + I + G + (X – Z)= C + S + T – Tr da cui I + G (X – Z) = S + T – Tr  I + (G - T + Tr) + (X – Z) = S  I prezzi e il deflatore del PIL La variazione può dipendere da diverse circostanze: 1. La variazione delle grandezze reali 2. La variazione del prezzo dei beni che fanno parte della produzione complessiva. Come capire da quale circostanza dipende questa variazione? Ruolo che svolge un particolare indice dei prezzi, il DEFLATORE DEL PIL. Calcolare il valore del PIL a prezzi correnti: PIL(1)= Q(1) x P(1) (valore del PIL di un ipotetico anno =quantità prodotta in quell’anno x prezzo di quel bene lo stesso anno).

Ogni anno il PIL differisce da quello dell’anno precedente per il cambiare di Q, di P oppure sia di Q che di P. La grandezza Q(2) x P(1)  quantità dell’anno in corso e prezzo base  PIL REALE PIL(2)= Q(2) x P(2)  PIL NOMINALE DEFLATORE= RAPPORTO TRA PIL NOMINALE E PIL REALE. = Q(2) x P(2)/ Q(2) x P(1)  Occupazione e Disoccupazione Tasso di attività= rapporto tra FORZE DI LAVORO e POPOLAZIONE ATTIVA (15-74 anni) Tasso di occupazione= rapporto tra OCCUPATI e POPOLAZIONE ATTIVA Tasso di disoccupazione = rapporto tra DISOCCUPATI e FORZE DI LAVORO

 Il principio della domanda effettiva È la domanda a determinare l’offerta Prima di Keynes c’era la legge di Say, che riteneva che l’offerta creasse sempre una domanda di importo equivalente e quindi il nesso di causazione andasse dall’offerta alla domanda. Legge di Say, si basa su due proposizioni: 1. Ogni produzione genera un reddito di importo equivalente (si Keynes) 2. Questo reddito è speso interamente per l’acquisto di beni e servizi (no Keynes, mantenere liquidità) Il mercato dei fondi prestabili è il mercato in cui si incontrano gli imprenditori che vogliono farsi prestare risparmio per finanziare gli investimenti + i risparmiatori che vogliono ottenere remunerazione prestando. Keynes capovolge questa impostazione: è la domanda di beni che determina l’offerta  Componenti della SPESA SA = C + I + G + (X – Z) Spesa aggregata= consumo + investimento + spesa pubblica + esportazioni nette Per il principio della domanda effettiva Y = SA Y = C + I + G + (X – Z) [senza Stato e senza Estero  SA = C + I  Il consumo Livello dei beni di consumo determinato dal livello del reddito corrente. Funzione di consumo quindi: C = f (Y)  Y= reddito disponibile corrente (pagate T e incassato Tr) In un modello senza Stato e Estero però non esistono T e Tr e quindi il REDDITO e il REDDITO DISPONIBILE COINCIDONO. Variabile dipendente è il consumo aggregato. Variabile indipendente è il livello del reddito, che coincide con la produzione. YC Relazione esistente tra consumo e reddito = CRESCENTE. Maggiore è il livello del reddito, maggiore è la quota di esso destinata al consumo.

C = c x Y  c = propensione marginale al consumo (variazione di consumo causata da una variazione di reddito). c= variazione di consumo / variazione di reddito CM (propensione media al consumo) = C / Y -

Valore della propensione marginale al consumo + elevato = funzione del consumo + inclinata Valore della propensione marginale al consumo + modesto = funzione del consumo + piatta

Anche con reddito pari a 0, si deve comunque effettuare un certo livello di consumo. Chi non ha reddito finanzia il proprio consumo indebitandosi o attingendo a un risparmio preesistente (risparmio negativo) C = C0 + cY  C0 è una costante, rappresenta il livello del consumo autonomo, ossia non dipende dal livello del reddito. consumo autonomo è a tutti gli effetti, una componente del consumo indipendente dal reddito  Il risparmio Il risparmio aggregato è pari alla differenza tra reddito disponibile e consumo. S = Y – C  S = Y – (C0 + cY)  S = - C0 + (1 – c) x Y (1 – c) indica la propensione marginale al risparmio, ossia l’incremento di risparmio che si verifica quando il reddito cresce di una unità e corrisponde all’inclinazione della funzione del risparmio. Il risparmio cresce al crescere del reddito. Quando Il reddito sarà pari a 0, il risparmio assumerà un valore negativo (indebitarsi o attingere a risparmio preesistente).  L’investimento Sarà effettuato quando un imprenditore riterrà profittevole farlo, ossia quando i costi saranno più che compensati dai ricavi. Due legami di causazione principali: tra investimento e tasso di interesse + tra investimento e reddito. Tra investimento e tasso di interesse: abbiamo detto che l’investimento sarà effettuato quando un imprenditore riterrà profittevole farlo; ma il problema è che il costo va sostenuto immediatamente, mentre il ricavo è realizzato solo in futuro. Per decidere se effettuare o meno un investimento dobbiamo confrontare una somma futura (il ricavo) con una attuale (il costo) e possiamo usare due procedure: la capitalizzazione  confrontare i due valori trasferendoli nel futuro, ossia capitalizzando. Se x è la somma posseduta oggi; x + x ∙ i è il valore di quella somma tra un anno/oppure scrivere x (1+ i) Il valore di quella somma tra due anni è x∙ (1+ i)² ecc…ecc… L’attualizzazione (o calcolo del valore attuale)  si tratta di confrontare i due valori portandoli al presente, ossia scontando. A quanto corrisponde x?

x ( 1+ i ) 1+i

ossia la somma incassata domani x(1 + i), diviso per (1 + i ).

Il valore attuale si una sono che incasseremo tra due anni 

Quindi se y è la somma incassata tra n anni allora

y (1+i)n

x (1+i)2 (1+i)2

ecc..ecc..

Un imprenditore quindi effettuerà un investimento quando il valore attuale dell'investimento, ossia la somma dei rendimenti netti scontati attesi dall’investimento, è maggiore del costo dell'investimento stesso e

e

Investirà se: C0 ≤

R1 1+i

+

C0  costo dell’investimento. nell’anno 1 ecc…ecc…

R2 2 (1+i)

+ …ecc…ecc…

Re1  il rendimento netto che l’imprenditore si attende dall’investimento

Questo criterio di calcolo è sostanzialmente equivalente a un criterio basato sul confronto tra tasso di interesse e tasso di rendimento atteso: le imprenditore effettuerà un investimento quando il tasso di interesse, che rappresenta il costo che dovrà sostenere per prendere a prestito il denaro necessario per effettuare l'investimento, e inferiore (o =) al tasso di rendimento che si attende da quell’investimento. Per decidere se effettuare o meno un investimento, la singola impresa confronta il tasso di interesse (i, è un valore noto) con il tasso di rendimento atteso ( π e , è un’aspettativa) I = f (i, π e ). ↔ La domanda di beni di investimento da parte delle imprese aumenta quando il tasso di interesse diminuisce.  I = I – b ∙ i. (b = sensibilità della domanda di investimenti al variare di i) Tra tasso di interesse e il livello di investimento c’è una funzione inversa: al diminuire del primo, aumenta. Nella nostra rappresentazione semplificata abbiamo ipotizzato che l’investimento non dipenda dal reddito; proprio per questo possiamo rappresentare mediante una retta orizzontale. Investimento è costante rispetto al reddito . I = I Investimento è legato in modo inverso al saggio di interesse e in modo diretto alle aspettative di profitto.  Il modello reddito- spesa Il livello dell’investimento sia dato esogenamente, ossia assuma un valore che non cambia qualunque sia il valore delle altre variabili considerate nel modello. L’investimento dipende dal tasso di interesse e dal tasso di rendimento atteso, quindi dobbiamo ipotizzare che queste due siano costanti per dare luogo al modello reddito-spesa: C= C + c∙ Y

I= I  SA = C+ I  SA = C + c ∙ Y + I

Graficamente la funzione del consumo e quella della spesa aggregata hanno la stessa inclinazione ma con la differenza che la spesa aggregata si trova più in alto poiché è data da C + I. In equilibrio l’investimento è uguale al risparmio I = S Soluzione per il reddito di equilibrio: SA = Y Y = C + c ∙ Y + I  Y – c ∙ Y = C + I  Y* = Y*= valore di equilibrio.

1 (C+ I ) (1−c)

(C+ I ) = spesa autonoma.

della SA) Soluzione per il consumo di equilibrio:

1 (1−c)

è il moltiplicatore dell’investimento (o

C* = C + c ∙

1 (C+I ) (1−c)

Si sostituisce il valore trovato per Y* al posto di Y in C= C + c ∙ Y (consumo in funzione del reddito) Soluzione per il risparmio di equilibrio: sappiamo che S = Y – C  S* = Y* - C* (ciò che vale in generale deve valere anche in equilibrio) dato che Y*= SA* quindi S* = SA* - C*  S* = (C* + I) – C* QUINDI    S* = I in un modello reddito-spesa con sole famiglie e imprese il risparmio in equilibrio è sempre uguale all’investimento. Il risparmio si adeguerà all’investimento e non viceversa. Adesso torniamo al moltiplicatore

1 . (1−c)

Se consideriamo una fase zero (produzione assorbita dalla domanda + risparmio = investimento)

 La moneta...


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