Mara Selvini Palazzoli PDF

Title Mara Selvini Palazzoli
Author Rachele Valentini
Course Psicologia Clinica dei Legami Familiari
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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MARA SELVINI PALAZZOLI- LA SCUOLA DI MILANO: IL MODELLO SISTEMICO

Modello gruppo di Milano (ultimo modello che vediamo dell’epistemologia cibernetica, dei sistemi). Mara Selvini P nasce come medico (primi testi su anoressia, bulimia, anoressia nervosa). Percorso circolare: parte come medico per poi approdare alla psicoterapia individuale , poi alla psicoanalisi ,poi terapia familiare sistemica, infine riflette sulle criticità dell’approccio sistemico puro e introduce delle novità sull’individuo —> questo percorso critico si vede nei suoi testi Le opere:     

L’anoressia mentale (1963) Self-starvation(auto-fame) (1974) Paradosso e controparadosso (1975) I giochi psicotici nella famiglia (1988) Ragazze anoressiche e bulimiche (1998)

Diverse fasi dello sviluppo del modello di Milano (slide storica non sapere le date precise ma solo per farsi un’idea): sapere inizio e scissione. È infatti un modello scandito in fasi secondo un principio sia storico, sia concettuale: 1° Fase: Nascita del modello di Milano (1967-1975) 2° Fase: Ipotizzazione, circolarità, neutralità (1975-1979) 3° Fase: Divisione in due équipe (1979-1982) 4° Fase: Chiarimento e divulgazione del modello (dal 1979 ad oggi) 5° Fase: Applicazione del modello ad altri contesti (dal 1979 ad oggi) 6° Fase: Nuovi modelli sistemici (dal 1983 ad oggi)

Per noi oggi è scontato che l’anoressia sia una forma grave di malattia psichica e che si inserisce in diversi quadri di personalità (tanto da poter dire che non c’è l’anoressia ma esistono diverse strutture -> dipende dalla struttura di personalità in cui si inscrive), ma all’epoca non era scontato che l’origine fosse psichica, ma si pensava ad un’origine organica, un’affezione dell’appetito (Mara SP in quanto medico interno si inserisce in questo contesto) —> ma auto-affamarsi, auto-affliggersi questa sofferenza! L’anoressica ha fame, tantissima! Mara indaga le visioni socio-culturali sulla figura di donna, sulle rappresentazioni [Le patologie alimentari non si vedono in contesti in cui le persone soffrono la fame, ma in contesti in cui non ci sono problemi di carenza di cibo ->

anzi spesso i genitori di questi giovani hanno sempre dato tutto (macchina per esempio)! Va al di là della soddisfazione del bisogno, l’amore non è dare cose ma è dare all’altro uno spazio vuoto in cui inserirsi. Quindi non possiamo assolutamente ridurre la patogenesi dell’anoressia ad una questione di ideali culturali di bellezza!!] La dipendenza da questa fame che divora, è legata ad una illusione di poter esercitare un controllo assoluto sul proprio corpo, far fronte a sentimenti di inadeguatezza -> il soggetto gode di onnipotenza nelle prime fasi perché riesce a controllare la fame (si illude). Tentativo sempre fallimentare di raggiungere il proprio ideale di immagine allo specchio. Ha a che fare con l’affetto. Nella bulimia la questione è ben diversa: abbuffata, totale perdita di controllo, deriva pulsionale no limits, non ha a che fare con l’assaporare i cibi (si mangiano cibi surgelati). Mara si rende conto che la medicina sbaglia e riduce l’origine, ma sostiene che anche la psicoanalisi classica non riesce a dare una spiegazione! Capisce che si tratta di risposte adattative, cioè di adattamento al proprio contesto (in primis familiare). Già dal 1963 Mara inizia a capire che il soggetto anoressico è il paziente designato, il capro espiatorio. La madre appare come figura dominante, che detta legge, mentre il padre viene squalificato, denigrato ogni volta che cerca di esercitare il proprio potere. + la madre fa la parte della vittima (“tuo padre non c’è mai, io ho dato tutto, ho sacrificato tutto per voi”) più il figlio sarà preso dentro questo conflitto della coppia.

1° Fase (1967-1975) 1967: Mara Selvini Palazzoli completa il passaggio dalla psicoanalisi alla terapia familiare, fondando il Centro Milanese per lo Studio della Famiglia > la psicoanalisi aliena l’individuo dal contesto. 1974: Il testo Self Starvation racconta di questo viraggio dalla psicoanalisi alla terapia della famiglia: 

I parenti di solito raccontano la stessa storia monotona. [...] Insistono sul fatto che l'ambiente familiare è "perfettamente normale" e che il paziente è l'unico fattore di disturbo "(pagg. 18-19).



“[…] L'anoressia nervosa non è principalmente un'assenza o una perversione dell'appetito, ma un desiderio deliberato da parte del paziente di perdere peso. […] La mia esperienza con i miei casi mi ha chiarito che tutti (cioè le giustificazioni del paziente) sono adattamenti secondari alle condizioni ambientali ”(p. 24).



“Tutti i genitori degli anoressici che ho trattato sembravano avere intensi conflitti nevrotici […]. La figura cospicua nella casa delle ragazze anoressiche è la madre; il padre è di solito un assente emotivo, generalmente messo in ombra e segretamente o apertamente sminuito dalla moglie. E ogni volta che cerca di stabilire la legge, la madre riceve il sostegno dei bambini recitando la parte della vittima innocente ”(pagg. 38-39)

La psicoterapia familiare come nuovo orientamento



"[...] Se prendiamo una visione transpersonale della famiglia, tutte le forme di malattia mentale devono essere considerate adattamenti logici a un sistema transpersonale deviante e illogico" (p. 193).



"[...] L'idea fondamentale che ogni problema umano è interpersonale e che coinvolge invariabilmente più persone, richiede uno spostamento dell'osservazione dall'individuo a sistemi di relazioni sempre più ampi" (p. 194).



"Ciò che convince il" paziente "a comportarsi in un modo particolare non è qualcosa che si verifica principalmente in lui e che appare sotto forma di" sintomi "considerati come espressioni del suo disturbo intrapsichico. Se l'osservazione viene spostata su più di una persona e il modello medico viene scartato, i problemi psichiatrici diventano problemi di disturbi transazionali ”(p. 194).



“[…] Gli strumenti concettuali della psicoanalisi non possono far fronte al tipo di interscambio che si verifica nella famiglia e costituisce il suo speciale modo di interazione. Ci riferiamo a quella modalità come a un sistema ”(p. 196).

Quindi estrae la follia dal soggetto e la situa nel contesto; non è il soggetto ad essere matto, ma risponde nell’unico modo che trova/per lui possibile alla follia della famiglia. Formulazione sistemica! Ciò che induce la paziente a comportarsi in un certo modo non è qualcosa che avviene dall’interno della sua psiche (no questione intrapsichica, come per esempio idea alla base della teoria psicodinamico del conflitto)! Gli strumenti della psicoanalisi sono insufficienti (Mara SP, Facchin non è d’accordo). In questa fase il gruppo dialoga molto con il gruppo di Palo Alto (MRI).

1975: Paradosso e controparadosso

È il resoconto del lavoro condotto al Centro con famiglie anoressiche e psicotiche: famiglia come sistema in cui il comportamento sintomatico è mantenuto da pattern transazionali governati da regole (cfr., Pragmatica della comunicazione umana). Massima attenzione prestata alla patologia della comunicazione e al potere patologico del sintomo (gli effetti pragmatici del sintomo > le ripercussioni sugli altri membri della famiglia). Il sintomo viene pensato anche in termini di effetti pragmatici sul sistema, quindi non solo sintomo con effetti intrapsichici sull’individuo —> il sintomo ha degli effetti sull’equilibrio familiare. La metafora del “gioco” (il gioco familiare con le sue regole implicite) > interventi fondati sull’esplicitazione del gioco familiare (= pattern rigidi e ripetitivi di interazione). Spostare il focus dell’attenzione dal membro sintomatico al contesto e mettere in evidenza gli aspetti disfunzionali del sintomo (che in realtà serve per mantenere l’equilibrio della famiglia) -> per esempio la ragazza non mangia quando i genitori litigano, si sacrifica per mantener la famiglia unita). Utilizzo di interventi paradossali: 1) connotazione positiva: tutti si adoperano per mantenere l’omeostasi (cfr., non solo il membro sintomatico); 2) riformulazione paradossale > prescrizione del sintomo: si persistere nel proprio comportamento per il bene altrui;

prescrive ai membri della famiglia di

3) rituali familiari: azioni prescritte alla famiglia al fine di cambiare le abituali regole di rapporto, proponendone di nuove > prescrizione di un cambiamento di comportamento al posto di interpretazione. Strutturazione delle sedute in 5 parti: (1) preseduta; (2) seduta; (3) discussione della seduta tra i terapeuti; (4) conclusione della seduta; (5) discussione delle reazioni della famiglia al commento o alla prescrizione. “Gli interventi paradossali appaiono come delle interpretazioni (spiegazioni) del perché il paziente ha sviluppato dei sintomi. Si tratta di ridefinizioni relazionali del sintomo come comportamento di protezione/sacrificio da parte del paziente a favore di altri membri della famiglia.”

Prescrizione “fatelo per il bene altrui” svuota di senso l’aspetto problematico e il sintomo non è più necessario. La cura non si focalizzava quindi sul sintomo ma sul contesto (si pensava che la coppia fosse fondamentale). Una volta disvelato il gioco (il sintomo è il suo motivo) perde di senso, non è più efficace come prima. Sostituire i rituali della famiglia (per esempio la cena) con dei nuovi rituali.

Per disvelare il sintomo spiegando che funzione ha quel comportamento disfunzionale + modificare oppure prescrivere il sintomo a seconda delle situazioni. 2° Fase (1975-1979)  Sviluppo metodologico dei principi fondamentali di conduzione della seduta e nascita dell’approccio sistemico vero e proprio.  Sviluppo di una teoria della tecnica (cfr., Ipotizzazione, circolarità, neutralità): -

Ipotizzazione > ipotesi formulata dal terapeuta per organizzare le informazioni di cui dispone, guida il seguito dell’intervista e orienta la formulazione sistemica del comportamento della famiglia. C’è una differenza tra amico e psicologo: lo psicologo si forma una mappa mentre parli, delle ipotesi. L’obiettivo dell’ipotesi è far approdare ad una comprensione migliore della famiglia (spiegazione in termini sistemici dei comportamenti della famiglia). N.B. a noi non interessa che l’ipotesi sia vera o falsa, siamo su un livello pragmatico (guardiamo gli effetti pragmatici sulla nostra ipotesi, valutiamo se è utile questa ipotesi) -> il criterio non è di veridicità, ma criterio pragmatico (valutare l’utilità dell’ipotesi). “L’ipotesi, proprio in quanto tale, non è né vera né falsa, ma solo più o meno utile. Anche un’ipotesi che alla verifica risulti errata è comunque apportatrice di informazioni, in quanto consente di escludere un certo numero di variabili che erano sembrate possibili […]. Ogni ipotesi dovrà essere sistemica, dovrà cioè includere tutti i componenti della famiglia e fornirci una supposizione concernente il funzionamento relazionale globale.”

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Circolarità > “Il terapeuta conduce la sua investigazione basandosi sulle retroazioni della famiglia alle informazioni da lui sollecitate in termini di rapporti” (cfr., domande triadiche, domande su differenze di comportamento più che su qualità intrinseche delle persone, domande su circostanze ipotetiche, ecc.).

Es. «Vorrei mi spiegasse come lei vede i problemi di Alma con la mamma», «è più lei che ne soffre, o più Alma?», «in che cosa si vedono queste difficoltà di Alma con la mamma?», «a che cosa secondo lei queste difficoltà potrebbero portare in un futuro?», «che cosa succederebbe se…?» riguarda il modo con cui il terapeuta conduce la propria indagine; egli cerca di raccogliere info interessanti sui rapporti tra i membri (non sulle caratteristiche individuali).

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Neutralità > un effetto pragmatico del comportamento del terapeuta tale per cui al termine della seduta ciascun membro della famiglia non sa di chi il terapeuta abbia preso le parti (comportamento pragmatico e non disposizione intrapsichica). La neutralità è un effetto pragmatico del comportamento del terapeuta tale per cui alla fine della seduta i membri familiari non sono in grado di capire se

con chi il terapeuta si sia alleato (neutralità non significa che il terapeuta non si mette in gioco).

La prescrizione invariabile come metodo sperimentale da proporre invariabilmente a tutte le famiglie anoressiche: -

l’obiettivo è operare sui confini del sistema familiare, per una migliore definizione del sistema genitoriale;

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risultati stupefacenti sulle figlie anoressiche: la prescrizione colpisce un pattern tipico di queste famiglie, fondato sul controllo ossessivo che nasconde mancanza di empatia, fiducia, intimità.

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Questo metodo consente di raccogliere una grande quantità di informazioni sulle reazioni dei singoli membri della famiglia > riscoperta dell’individuo, reazione al pericolo olistico di occuparsi solo del sistema, ignorando le posizioni specifiche dei suoi membri.

Rimaniamo sul primo ramo: APPROFONDIMENTO MONOGRAFICO “I GIOCHI PSICOTICI NELLA FAMIGLIA”



La natura paradossale di questi interventi sta nell’utilizzare tattiche e manovre che sono apparentemente in contrasto con gli scopi della terapia, ma che in realtà sono progettate per raggiungerli”.

Il paradosso come svelamento del gioco familiare e di un’intenzionalità coperta del “paziente designato” > l’intervento paradossale come spiegazione (vs. interpretazione psicoanalitica). Si prescrivono comportamenti all’origine del problema. Hanno a che fare con lo scardinamento di pattern interattivi relazionali che vengono definiti qui giochi.

Ci si focalizza sui giochi che sono all’origine sia di sintomi psicotici sia di anoressia e bulimia.



la prescrizione invariabile : “Sparite da casa prima di cena, senza preavvisare, per almeno un paio di volte, lasciando solamente un biglietto con scritto ‘stasera noi non ci siamo’. Mantenete il segreto”.

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Il potere informativo della prescrizione invariabile. L’importanza del segreto ‘uguale per tutti’ > quello che si dice/emerge in terapia non va rivelato agli assenti. L’investitura dei genitori a co-terapisti. La prescrizione invariabile rivela fenomeni interattivi ricorrenti.

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Si scardinano i pattern caratterizzati da un eccesso di vicinanza e di controllo. Interessante, è anche l’uso per raccogliere informazioni riguardo al fatto che chi era andato più in crisi durante l’assenza della coppia, magari non erano i figli o il paziente designato ma magari per esempio la nonna ( c’è un’attenzione quindi alla famiglia estesa). Ci sono 2 meccanismi legati alla genesi del sintomo: l’imbroglio e l’istigazione. 

Imbroglio: riguarda uno dei figli (ad esempio il paziente designato) e il genitore del cuore con cui il figlio pensa di avere una relazione privilegiata(questo porterà allo sviluppo di un sintomo da parte del figlio). In realtà , questa relazione non è affettivamente fondata ma è utilitaristica: è parte di una strategia relazionale rivolta contro l’altro coniuge. Di solito, viene usata quindi per una triangolazione. Ad un certo punto però , questo imbroglio viene disvelato e il figlio scopre la natura della relazione. Quando parliamo di imbroglio e istigazione, non facciamo riferimento a processi intrapsichici e individuali, ma a dinamiche interattive che portano allo sviluppo di un sintomo in uno dei membri. C’è l’idea che la genesi del sintomo sia associata ad una implicazione del figlio nel conflitto coniugale. Ci possono essere alleanze e coalizioni orientate ad uno sfruttamento e utilitarietà. Si perde l’asimmetria: si va ad depauperare delle risorse emotive del figlio.



Istigazione: si appoggia sull’imbroglio, ma si mettono in atto dei comportamenti che vanno ad istigare il figlio verso l’altro genitore. Abbiamo un figlio che è feroce verso l’altro genitore. L’imbroglio riguarda più la diade mentre l’istigazione è centrata sul terzo. Sono delle serie di comportamenti che si ripetono nel tempo e diventano pattern del gioco familiare. Il figlio non ha un accesso diretto all’altro genitore ma lo conosce attraverso le parole del genitore con cui pensa di avere una relazione privilegiata.

All’origine della genesi del sintomo, si va ad individuare un gioco di coppia nel quale il figlio è coinvolto. C’è uno stallo di coppia. Perché questo avviene?

C’è una situazione di tensione che però non esita mai in un conflitto aperto( il conflitto però è strutturale in una relazione umana per il fatto che noi siamo differenti. Bisogna saper trattare le differenze . è quindi normale che si litighi). N.B. tante volte la coppia viene idealizzata e si evitano i conflitti. Ci sono 2 avversari su una scacchiera, c’è una partita ma questa non esita mai in una vittoria o una sconfitta. Entrambi i partner sono coinvolti anche se può sembrare che 1 sia più provocatore dell’latro perché più esplicito. In realtà, entrambi i partner sono a loro modo provocatori ma in modo complementare. 1 può sembrare più quieto e quindi sembra più la vittima, ma in realtà è un provocatore ma con delle modalità meno esplicite (provocatore passivo)rispetto all’altro (provocatore attivo). Provocatore attivo +provocatore passivo = posizione di stallo Il conflitto non esploderà mai perché le mosse di uno e dell’altro azzereranno il punteggio. Il figlio, è coinvolto qua tramite dinamiche di imbroglio e istigazione. N.B. anche se un figlio vuole entrare nel conflitto, se ci sono dei confini che tengono , il figlio non può entrare. Palazzoli e ricercatori, vanno a costruire un modello stadiale che non va ad interrogare la storia familiare ma si va a costruire l’evoluzione del sintomo in 6 stadi. Si interroga l’origine del sintomo dallo stallo di coppia e dell’invischiamento del figlio in questo tramite l’imbroglio e l’istigazione. Quindi UN MODELLO DIACRONICO STADIALE (6 STADI) PER DESCRIVERE LA GENESI DI ANORESSIA E PSICOSI A PARTIRE DALLO STALLO DI COPPIA 1. Lo stallo nella coppia coniugale: provocatore attivo e provocatore passivo 2. L’invischiamento del figlio nel gioco della coppia > l’errore epistemologico del futuro paziente designato; le comunicazioni ‘seduttive’ ed esclusivamente strumentali (imbroglio e istigazione) 3. Il comportamento ‘inusitato’ del figlio che entra platealmente nel gioco: vuole ‘fargliela vedere’ all’arrogante vincente e ‘far vedere come si fa’ alla vittima perdente 4. Il voltafaccia del presunto alleato, che passa dalla parte del ‘nemico comune’ 5. L’esplosione della psicosi > la confusione psicotica dopo il disvelamento dell’inganno 6. Le strategie basate sul sintomo > la cronicizzazione del sintomo fondata sulla cristallizzazione dei pattern familiari; l’opposizione al cambiamento 1998: “ragazze anoressiche e bulimiche”: Palazzoli e ricercatori si accorgono della necessità di un cambiamento.

Si mette in discussione , tramite i feedback delle pazienti stesse, che anche in quel modo di fare terapia c’era l’imbroglio che aveva a che fare con il perdere il soggetto focalizzandosi più sui genitori. C’è quindi un desiderio di superare la dicotomia psicoanalisi (intrapsichico) vs. teorie sistemiche (interazione) (superare dicotomia intrapsichico-sistemico); riscoperta di autori quali Stern, Kohut, Bowlby (psicoanalisi relazionale); programma di ricerca che connette anoressia, disturbi di personalità e matrici familiari. C’è un ritorno alla prospettiva psico-dinamica e alla teoria dell’attaccamento. Si vuole istituire un programma di ricerca che vuole articolare e connettere aspetti di specificità del sintomo con l’organizzazione di personalità della ragazza ( narcisistica, borderline, evitante, dipendente e ossessivocompulsiva)e con la storia familiare ( anche quella dei genitori con la famiglia di origine). Ragazza narcisistica: si riporta una storia familiare caratterizzata da essere state strumentalizzate come oggetto narcisisticamente interessato dai gen...


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