Nunzia Palmieri - Visioni in Dissolvenza PDF

Title Nunzia Palmieri - Visioni in Dissolvenza
Course Narrazione e cultura visiva
Institution Università degli Studi di Bergamo
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VISIONI IN DISSOLVENZA - PALMIERI INTRODUZIONE Negli anni ‘30 Gadda coglie in anticipo sui tempi, rispetto agli altri sociologi e antropologi, il nucleo simbolico delle trasformazioni subite dalla città di Milano: le nuove periferie fanno esplodere le forme armoniche dell’ antico centro urbano. Esiste nella letteratura una lunga tradizione di geografie del confine. Nuove città: corpi discontinui. Anni Settanta: tema della città in trasformazione.

L’ IMMAGINARIO DEI CONFINI: LE MURA DELLA CITTA’ Fantasmi all’ ombra dei bastioni Renzo attraversa le porte della città di Milano, entrando dalla porta Orientale. Sono importanti le mura: sporche e degradate, mostrano i segni di una disgrazia imminente e simboleggiano la funzione di difesa del territorio. Il secondo ingresso a Milano è una ripetizione del primo. Manzoni sceglie una visione dal basso, lontana dagli utopici ideali di perfezione. L’ inferno a un passo dall’ Eden Lazzaretto: grande attenzione ai dettagli. L’ atomo e l’ infinito Sia Manzoni che Gadda rappresentano i margini della città con uno sguardo laterale. Gadda parla dei limiti della conoscenza e della ragione: l’ atomo e l’ infinito sono i confini logici oltre i quali non è possibile spingersi, come se oltre ci fosse una terra incognita, una sorta di “luogo non immaginabile”. Milano: zingaresca città da cui è attratto e disgustato allo stesso tempo. Madonna dei filosofi: visibile il contrasto tra vecchio e nuovo. La Milano di Manzoni sembra lasciare il posto al nuovo delle periferie; la città è diventata un aggregato di frammenti inassimilabili. Visione cupa, divertita e ironicamente nostalgica della città; estetica del quotidiano. Si muove fra uno spazio interno alle mura e uno spazio esterno di cui ricorda con precisione i limiti. Manzoni aveva già mostrato la trasformazione di Milano in uno spazio infernale prima per il malgoverno e poi per la peste.

LA CITTA’ NUOVA La città-forma Pasolini spiega il nucleo antico della città di Orte e le nuove costruzioni ( ha delle mura ). Esiste un “confine naturale” che va difeso e preservato con tenacia, perché frutto di un lavoro collettivo. Il carattere artistico delle architetture è dato dal passare del tempo e dalla capacità dei progettisti di aderire allo spirito popolare. Tesi sull’ architettura fascista: centralità dello spazio urbano nella sua produzione. Elogio della contraddizione Negli anni Settanta i problemi architettonici posti dalla nuova urbanistica diventano oggetto di pubbliche discussioni. Grandi mezzi di comunicazione di massa. Le città utopiche pensate dagli architetti sono diverse dagli spazi di cui facciamo esperienza. Spesso le persone intervengo secondo i propri gusti ( Pessac negli anni Settanta, Francia ). Urbanizzazione di stampo funzionalistico si vedono in Italia, ad esempio nelle

periferie romane. “Catalogo” è un progetto che Luigi Ghirri dedica all’ idea dell’abitare, dopo aver riflettuto a lungo sulla nuova percezione degli spazi architettonici di stampo funzionalistico. E’ un lavoro fotografico che cerca di mettere a fuoco le trasformazioni imposte allo sguardo dalla ripetitività dei moduli costruttivi. Successivamente Ghirri si ferma sugli elementi apparentemente marginali che hanno il potere di trasformare un edificio anonimo in una casa d’ abitazione. Dopo una personale rilettura dei testi di Duchamp, mette al centro del suo lavoro gli oggetti quotidiani che non hanno nulla di speciale. Un ordine non programmato Cambia l’ approccio ai luoghi. La libertà dell’architetto trova i suoi limiti nella forma e nelle dimensioni dei materiali già disponibili per un’ edilizia di larga scala e la sua libertà trova un limite creativo nella varietà delle combinazioni possibili degli elementi dati. Spazi di superficie Calvino, Le città invisibili, 1972. Ci si appoggia su uno schema astratto basato su una sequenza di lettere e numeri che danno vita a una figura geometrica, un parallelogramma obliquo.

ETEROTOPIE Dove arriva l’ amore Le città invisibili: preparato in un anno, ma dopo una lunga riflessione sul rapporto dell’ individuo con lo spazio urbano. Notiamo in Calvino, progressivamente, una preoccupazione di dare forma a un nuovo realismo. Vi è un’ idea di un reticolo strutturato di piccoli poemi in prosa, organizzati secondo uno schema che implichi continuità e discontinuità. Cottolengo di Torino ( istituto che accoglie disabili psichici e/o fisici ): una città nella città in cui vivono gli ultimi della terra ( almeno considerati tali ). Eterotopie: punti di discontinuità dell’ ordinaria percezione dello spazio urbano; mettono in forse la nozione di confine. Nebbia a Milano Testori: i suoi testi hanno da sempre come scenario Milano. Usa un periodare ampio e disteso, con stilemi della retorica classica, reinterpretati attraverso il Gadda della “Cognizione del dolore”. E’ uno scrittorearchitetto ( edifica quando da forma a vicende e a scenari ambigui e contraddittori ). Rappresentazione catastrofica ( allontanandosi da Manzoni e Gadda ) e rovesciamento totale dei presupposti narrativi. Gadda: stile accumulatorio, con posticipazione del soggetto e clausole eufoniche. Uso di lessico misurato e poetico, con toni medi ed insistenza delle immagini metaforiche. UNA CITTÀ MAI APPARSA E MAI DISTRUTTA I segni di un mondo sospeso Delfini: segni di un mondo sospeso, discontinuità ed impossibilità di ritorno al passato. C’ è una ragazza alla finestra Delfini vuole dimostrare l’ inesistenza di una città immaginata ( Modena ). Restituire dignità letteraria ai luoghi dell’ infanzia tramite l’ uso di una scrittura piana e un lessico medio. Vi è una nostalgia delle figure e

dei luoghi legati ad un’ infanzia perduta: città come fantasma avvolto nelle nebbie e città di sogno ( creata con un atto perentorio e soggetta ai capricci del suo costruttore; non è un luogo di accoglienza in cui rifugiarsi e sentirsi protetti ). Prove di sparizione A Delfini viene voglia di parlare di un luogo o di un amore solo quando quel luogo o quell’ amore non esistono più o si pongono ad una distanza che li rende inaccessibili. Non è solo nostalgia per cose perdute, ma è più una forma di desiderio. Non è l’ oggetto d’ amore che si allontana a suscitare il desiderio, ma l’ attrazione per il gesto magico del “sorcier” come sostanza attiva del desiderio colto sul nascere. Delfini come apprendista stregone: lavora con pazienza alla messa a punto dei suoi strumenti di rappresentazione ( simultaneità fuori dall’ esperienza ). Delfini sperimenta i paesaggi improvvisi da una dimensione all’ altra ( ricordo, immaginazione, ecc ) senza il dettato sintattico ( immagine della città di Modena ). Importanza della finestra: luogo “delfiniano” ricorrente in associazione con la figura femminile e con la città, che raduna in sé esplicite valenze materne ( autore ha accolto dentro di sé la città, assumendone le valenze materne: ora è figura maschile e femminile, materna e filiale, è soggetto e oggetto della visione, e può cantare i suoi racconti senza parole, affascinanti e misteriosi come i sogni ).

SFOCATURE E DISSOLVENZE Litorale verticale Celati riflette intorno al tentativo impossibile di avvicinarsi al mondo attraverso la parola. Ripercorrendo, in un film di Davide Ferrario, i luoghi d’ origine della sua famiglia, sul delta del Po, nel paese natale della madre e a Ferrara, dove ha trascorso parte della sua infanzia, Celati rilegge uno dei suoi racconti più belli, “Traversata delle pianure”. Il racconto è tenuto in un regime di incertezza, ricorrendo a frequenti formule congetturali e al verbo “immaginare” utilizzato in prima persona. Viaggio nel passato individuale attraverso la storia della famiglia. I luoghi rispecchiano un profondo senso di spaesamento, a cui corrispondono spazi geografici dai confini dai confini sempre meno circoscrivibili. La città appare così: al di là del ponte c’ erano le mura e una porta d’ ingresso alla città, strada lunga e larga, con l’ acciottolato e case molto piccole ai lati, inferriate alle finestre all’ altezza della strada, portoni delle case tutti diversi, colori smorzati e sfumature. In fondo alla strada c’ erano le mura di cinta e Porta Mare, una porta d’ ingresso alla città. Dagli aeroporti: tema dei confini territoriali. Il protagonista del racconto è “un uomo senza nessun luogo d’ appartenenza nel mondo”, in fuga da un continente all’ altro, che nelle sue “camminate da camminatore solitario” si sente sospeso, come fosse ai confini del pianeta, in fuga da una casa “che era diventata il suo ambiente, non fatto di muri e confini ma di immagini che aveva di se stesso”. I confini che sente come propri sono i limiti negativi costituiti dalle sue infinite incapacità. I confini geografici restano individuabili in uno spazio tracciato dalle scie degli aerei che si intrecciano in uno spazio non delimitabile fisicamente. Vedendo attraverso un vetro i passeggeri avviarsi in fila verso le piste di decollo viene da pensare a un popolo di sfollati che affrontano il viaggio perché dall’ altra parte del vetro non avevano altro da fare o dire. Tema della solitudine e dello spaesamento geografico. Viaggiatore che si sente a suo agio solo nei non luoghi, nelle zone di scambio e transito non ha un territorio di appartenenza in cui sentirsi a casa e nemmeno una lingua che possa dire propria. Nei sette anni del silenzio ( 1978-1985 ): osservazione minuziosa; Legge il filosofo del linguaggio Ludwig Wittgenstein. Verso la foce: diario di osservazioni in cui la registrazione delle voci e degli aspetti del paesaggio danno nuovo senso a una forma d’ espressione che sembrava minacciata dal silenzio. Nuove misure narrative

scandite dal movimento del camminatore che attraversa gli spazi a piedi, osservando il mondo con uno sguardo attento alle variazioni minime del paesaggio e delle sue rappresentazioni, ai diversi modi di costruirlo e modificarlo. Sceglie il passo come unità di misura per tracciare le nuove mappe narrative del paesaggio contemporaneo. I limiti del mondo Celati ( durante la creazione di “Narratori delle pianure” e “Verso la foce” ) si misura con il tema della città e con l’ immagine delle nuove periferie. Spiccano la nebbia in cui ci si perde, la vicinanza silenziosa, i gesti rituali nella vita di ogni giorno e la vita quotidiana nelle periferie. La sua poetica in atto si misura con le zone di scambio e di confine, i non-luoghi. Le riflessioni sui lavori di Ghirri degli anni Settanta dedicate all’ abitare, hanno un ruolo chiave per la messa a punto di una nuova poetica del narrare. I diari di osservazione scritti camminando lungo la valle del Po nascono da un’ idea di Ghirri, che nel 1918 si rivolge a Celati per chiedergli di partecipare con un testo all’ avventura del “Viaggio in Italia”, un lavoro fotografico sul nuovo paesaggio italiano. Lo spazio si presenta come un insieme di campi di forza e gli elementi del paesaggio sono sempre soggetti all’ attrazione di un campo magnetico. La definizione dei non-luoghi proposta da Augé poco si adatta all’ interpretazione dinamica che troviamo nelle pagine dei taccuini: per Augé i non-luoghi si definiscono per l’ assenza dei caratteri di identità, relazionalità e storicità; quello che entra nel campo visivo dell’ osservatore onnivoro. Intento a prendere appunti ( condomini, villette, caselli autostradali, autogrill, bagni pubblici, stazioni di servizio ) partecipa di un’ animazione che supera le categorie tradizionali, mantenendo un equilibrio fra l’ attrazione per la contingenza e la percezione delle costanti. La morfologia reticolare e diffusa delle nuove città viene esperita dall’ interno, seguendone le direttrici, partecipando ai suoi movimenti. Se Calvino sembrava essersi rassegnato alla presenza dei vuoti geografici creati dagli spostamenti rapidi, Celati non rinuncia all’ idea che quei vuoti vadano comunque percorsi, esplorandoli. Storia naturale delle città Bambini pendolari che si sono perduti ( Narratori delle pianure ). La nebbia che si addensa nelle strade di Monza dà vita a una sorta di trappola che annulla anche la percezione del corpo e dei suoi confini. In una domenica di dicembre, seguendo una donna di mezza età che non riesce più a trovare la strada per tornare a casa, due ragazzini si trovano in un quartiere periferico con una fila di caseggiati identici fra di loro. Cercando la casa della donna perdono i punti di riferimento, restando soli in uno spazio completamente irriconoscibile per via dei palazzi che si ripetono uguali e della nebbia che continua a salire. Dissoluzione della percezione di sé che blocca anche la possibilità di movimento. La nebbia è diventata una forma permanente dell’ esistenza: nasce il sospetto che la vita possa essere tutta così. In Celati tornano spesso gli oggetti transizionali che garantiscono la permeabilità dei luoghi e dei corpi che li attraversano. Visioni in dissolvenza Nelle novelle degli anni Ottanta la città appare come uno spazio di solitudine e di spaesamento ( quattro novelle sulle apparenze ). L’ apparenza è una condizione ineludibile. Non ci sono maschere e non ci sono realtà autentiche nascoste sotto le superfici: tutto si muove in un regime di incertezza. Riflessioni sulle apparenze, sulla vita quotidiana, sul rapporto con gli altri. Studenti in mezzo alle acque: novella che fa parte della raccolta “cinema naturale”. Ci permette di seguire da vicino il lento processo di rarefazione dello spazio urbano a partire da una descrizione minuziosa dei

luoghi, via via ridotta e disseminata fino a privare la città dei suoi tratti distintivi rendendola quasi irriconoscibile. Il pittore Emanuele Menini ( protagonista della novella ) sa che l’ osservazione del mondo è un esercizio difficile che implica la capacità di cogliere ciò che si presenta ai sensi come una successione d’ istanti discreti, che non si lasciano racchiudere in una visione stabile e definita una volta per sempre. Menini insegue le variazioni di luce che sottopongono gli spazi a un incessante mutamento prospettico: lo sguardo è indotto a una sorta di pellegrinaggio tra il visibile e l’ invisibile. Menini vorrebbe osservare le cose nell’ immobilità ma tutto gli appare traballante; decide quindi di farsi visitare da un oculista, anche se sano. Viene poi trovato morto. Narratori dell’ invisibile: racconto di Celati, parte di un’ antologia dedicata a Calvino. Si aggira fra le apparenze che sono “tutto ciò che abbiamo per orientarci nello spazio”. Nella nebbia e nel sonno: altra novella che fa parte della raccolta “cinema naturale”. Alida parla al telefono all’ amico Walter, andato a vivere in un altro continente. Racconta a lui le fantasie che si affacciano alla sua mente mentre gira per le strade in cerca di sollievo e gli strani sogni che fa di notte: la città è sul punto di sgretolarsi. Tutto è coperto, nei suoi sogni, da una polvere sottile. I racconti di Alida arrivano a Walter nel cuore della notte, quando vorrebbe dormire: invece di ascoltare la donna parlare per ore accende un registratore e dorme, riascoltando le parole il giorno dopo. Dopo la morte di Walter e la scomparsa di Alida i nastri arrivano nelle mani del narratore.

COSTEGGIANDO IL LIMITE ESTREMO Daniele Benati “costruisce” una città attingendo ai ricordi del suo soggiorno al MIT di Boston: ha legami con l’ universo dantesco ( più purgatorio che inferno ) e con i suoi abitanti. Nelle città di Benati gli itinerari dei personaggi rimandano al movimento retrogrado e infinito della spirale ( come l’ immagine dell’ inferno dantesco ): le loro storie si richiamano e si intrecciano. La narrativa di Benati rinvia a forme di fratellanza delle illusioni leopardiane, che non consente un orientamento sicuro ma tiene al riparo dalla disperazione. Se i ricordi si confondono e gli spazi perdono i connotati riconoscibili, resta la vicinanza con gli altri, esseri reali o immaginari, con la sensazione di non essere soli che da sempre la scrittura, costruzione di spazi e luogo in cui si radunano le fantasie.

UNA CITTÀ IN PROVA ( EPILOGO ) L’ immagine della città è legata inscindibilmente alla sua figurabilità: quanto più labili sono le possibilità che le immagini si formino attraverso i canali percettivi dei sensi tanto meno saremo in grado di muoverci all’ interno dello spazio senza carichi di angoscia....


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