Nello sciame. Visioni del digitale - Byung-chul Han PDF

Title Nello sciame. Visioni del digitale - Byung-chul Han
Author chiara banterle
Course Filosofia delle immagini
Institution Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM
Pages 12
File Size 187.1 KB
File Type PDF
Total Downloads 75
Total Views 187

Summary

T ESTO “NELLO SCIAME” DI HANTermini importanti Rispettare : significa distogliere lo sguardo , è un riguardo che implica una distanza. La distanza che noi dovremmo mantenere viene schiacciata dalla modalità in cui noi interpretiamo il reale; tutto questo nell’epoca attuale è venuto a mancare e preva...


Description

TESTO “NELLO SCIAME” DI HAN! Termini importanti 1. Rispettare: significa distogliere lo sguardo, è un riguardo che implica una distanza. La distanza che noi dovremmo mantenere viene schiacciata dalla modalità in cui noi interpretiamo il reale; tutto questo nell’epoca attuale è venuto a mancare e prevale la dinamica dello spettacolo (spetacolarizzazione) che implica lo sguardo di chiunque, messa a disposizione dello sguardo di qualsiasi elemento. La spetacolarizzazione è il contrario della distanza. 2. Dimensione digitale: è un contatto costante con le cose da conoscere, vedere, manipolare.! La distanza è ciò che distingue il respectare dallo spectare. Una società senza rispetto, senza pathos della distanza sfocia in una società del sensazionalismo. Il rispetto costituisce il fondamento della sfera pubblica. Dove esso viene meno, quest’ultima si corrompe. La decadenza della sfera pubblica e la crescente mancanza di rispetto si determinano a vicenda. Han quindi, tratta una dinamica ha a che fare con la messa in mostra e la disponibilità (sinonimo di esponibilità): tutto è esposto, disponibile e raggiungibile quando voglio quindi tutto è mio. Perciò il rispetto per la vita dell’altro viene a cadere e quindi la sfera pubblica perde una serie di dinamiche razionali che fondano la convivenza civile, che si basa sul fatto che si è in relazione ma ognuno al proprio posto (a distanza). ⟶ Il rispetto e lo spettacolo sono legati etimologicamente e sono l’uno il contrario dell’altro. Oggi tutto è reso spettacolo, dal momento in cui tutto viene messo a disposizione dello spettatore. Dobbiamo rispettare l’immagine per quello che ci fa vedere e per quello che non ci fa vedere possiamo attivare l’immaginazione. 3. Esposizione del privato nell’ambito pubblico: il medium digitale privatizza la comunicazione trasferendo la produzione delle informazioni dal pubblico al privato. Roland Barthes definisce la sfera privata quella zona di spazio, di tempo, in cui io non sono un immagine o un oggetto, il privato è la sfera in cui io sono pienamente una persona; il pubblico è l’ambito in cui io offro un’immagine di me, il privato invece è la dimostrazione di me stesso. A considerarla così, noi oggi non avremmo più alcuna sfera privata, dal momento che non esiste più una sfera nella quale io non sia un immagine, dove non ci sia alcuna macchina fotografica, io sono continuamente auto-esposto all’immagine di me stesso. Il medium digitale privatizza ma allo stesso tempo rende pubblico. Il rispetto è vincolato al nome. La comunicazione anonima incoraggia la mancanza di rispetto; ciò implica il fatto che una persona scriva delle cose che non avrebbe mai il coraggio di pronunciare in presenza e questo crea delle violenze online (campagne d’odio o cyber bullismo). Anche la shitstorm è anonima: in ciò consiste la sua violenza, perché ci sentiamo in grado di dire qualsiasi cosa. Nome e rispetto sono in una stretta relazione: il nome è alla base del riconoscimento che avviene sempre nominativamente. ↳cause della shitstorm: la connessione digitale favorisce il consumo di informazioni non solo in modo passivo, il consumatore le produce attivamente. Non c’è quindi messa

gerarchia che separi trasmettente e ricevente, il reflusso comunicativo quindi distrugge l’ordinamento del potere (la gerarchia) e la shitstorm è proprio una specie di reflusso, dall’inglese viene tradotta come un difficile situazione. È un fenomeno della comunicazione digitale, può essere causata dalla mancanza di rispetto e dall’indiscrezione; è diversa dalla comunicazione tradizionale legata al medium analogico della scrittura: è un’esplosione di contenuti negativi, commenti offensivi e violenti in rete. Il potere è una relazione simmetrica che fonda un rapporto gerarchico. Le campagne di odio dimostrano una totale mancanza di rispetto data dalla mancanza di consapevolezza reale di quello che una persona è rispetto ad un’altra. Il rapporto di potere non implica di per sé una mancanza di rispetto ma, nel momento in cui viene accettata come una dimensione di responsabilità diversa (accetto che il politico deve essere ascoltato perché sta facendo quello che gli ho delegato, gli ho dato la mia fiducia), la dimensione del potere si ristabilisce.

✺ La società dell’indignazione Quando mi interesso sempre più ad elementi spetacolarizzati (la notizia più forte, non quella semplice), l’evento traumatico è quello che viene compreso in maniera più immediata ed istantanea. La dinamica fondamentale rimane quelle della sopravvivenza e quindi tutto quello che mi fa sentire in pericolo attrae la mia attenzione. L’indignazione è un effetto collaterale di tutto questo. Le ondate di indignazione servono a mobilitare e mantenere alta l’attenzione; si sviluppano spesso di fronte a degli avvenimenti sociali o politici dalla rilevanza ridotta. La società dell’indignazione è una società priva di contegno, dominata dall’isteria e dall’insistenza in cui non è ammesso alcun dialogo o discorso. Il contegno però è fondamentale per la sfera pubblica, così come anche la distanza. Han richiama l’idea di ira = emozione che strutturava il pensiero: ↳L’Iliade per esempio è un canto d’ira (la prima parola del poema è menin = ira), è un’ira narrativa ed epica perché produce determinate azioni; l’indignazione digitale invece non è cantabile perché non produzione né azione né narrazione. La dispersione generale che contraddistingue la società di oggi, non permette all’energia epica dell’ira di sorgere. Il dialogo e il discorso implicano una capacità di pensare al di là dell’indignazione e progettare un’azione efficace che implica una mediazione con il contesto reale, se però non c’è nulla oltre l’indignazione non c’è alcun dialogo o discorso.

✺ Nello sciame Il significato di “Sciame” sta nel fatto che la nuova folla indignata si chiama, appunto, sciame digitale, la folla è qualcosa di strutturato con un’idea che la tiene assieme e diventa parte di qualche cosa attraverso un’idea unitaria; lo sciame digitale invece è formato da individui che restano sempre singoli ma che perdono la propria connotazione di originalità. ! Byung-Chul Han parla di un contesto in cui noi siamo soli, ma all’interno di una moltitudine di soli, ovvero la folla, che non possiede un’anima e uno spirito. È composto da individui isolati, persone che pensano di essere connesse, ma in realtà sole, non si radunano in grandi spazi chiusi come anfiteatri o stadi. !

La folla è strutturata in senso politico, ha caratteristiche che non vanno attribuite al singolo, ma ad una grande e unica persona. Ad esempio una folla che va a sentire un concerto, le singole persone si riconoscono in una modalità di espressione unica. Ma gli sciami si dissolvono con la stessa rapidità con cui si sono formati, dal momento in cui non sviluppano energie politiche a causa della loro fugacità. Lo sciame digitale invece è formato da individui che si unisco ma non formano un “NOI”, non è contraddistinto da alcun accordo che compatti gli individui; non si esprime con una sola voce come la folla. 1. È anche il caso degli hikikomori, ovvero i giocatori compulsivi di videogiochi online che interagiscono con il mondo esterno solamente in maniera virtuale. Se si relazionano con l’esterno subiscono attacchi d’ansia, panico, non riescono a respirare, vivendo in una totale solitudine. Sono un pericolo sempre costante e fanno parte della prima generazione dello sciame digitale quindi con un utilizzo della rete che, globlae, diventano strumento di isolamento perché c’era ancora una grande dimensione offline, oggi invece tutto si è unito. ! 2. Ad esempio, oggi il Covid ha fatto riacquistare il gusto del svolgere determinate cose che prima si facevano in automatico e quindi si è utilizzata la rete anche con i cambi di spot o le videochiamate, per favore l’apprezzamento di diverse attività. Si sono mantenuti i contatti con gli amici tramite videochiamate sul web, si è quindi utilizzato lo spazio della rete come un spazio di opportunità. Per McLuhan l’homo electronicus è un uomo della folla: lo definisce come abitate del globo terrestre e connesso con tutti gli altri uomini, come fosse spettatore in uno stadio sportivo. L’homo digitalis invece è un “Nessuno”: conserva la sua identità privata anche quando entra a far parte dello sciame. Si esprime in forma anonima anche se effettivamente è un Nessuno quindi si può definire come un “Qualcuno anonimo”. ⟶ Critica a Negri e Hardt: due filosofi, il primo italiano famoso per esser stato condannato come una ideologa della lotta umana; Han fa una critica al testo scritto da questi due filosofi. Secondo i due filosofi, la globalizzazione sviluppa due forze contrapposte: da un lato istituisce una gerarchia di potere capitalistica cioè l’Impero; dall’altro invece crea la cosiddetta “moltitudine”, un insieme di individui singoli che comunicano tra loro attraverso la rete ed interagiscono. Riprendendo un modello orami superato, cioè quello della classe e della lotta di classe, i due filosofi definiscono la “moltitudine” come una classe che è capace di un agire comune e l’Impero è intenso come violenza dello sfruttamento esercitato da altri. Il discorso sulla classe però ha senso solo se si considera una pluralità di classi: Nella “moltitudine” vi è un’unica classe di cui fanno parte tutti quelli che contribuiscono al sistema capitalistico; nell’Impero nessuno domina: rappresenta lo stretto sistema capitalistico che sovrasta tutti, oggi è quindi possibile uno sfruttamento senza dominio. Negri e Hardt non conoscono la logica dell’auto-sfruttamento che è più efficace dello sfruttamento da parte di altri; non si rendono conto di un’evoluzione sociale contraddistinta da una generale affermazione della solitudine, una disgregazione del collettivo e la scomparsa della solidarietà.

✺De-Medializzazione: il medium digitale è un medium di presenza: la sua temporalità è il presente immediato. La comunicazione digitale si contraddistingue per il fatto che le informazioni vengono prodotte, inviate e ricevute senza l’intervento di intermediari, esse non sono guidate e filtrate da un mediatore: l’azione dell’istanza mediatrice è sempre più abolita. ! La potenza di questi mezzi di distrazione è una droga, la dipendenza è il fattore più drammatico. Dipendenza da persone che non conosciamo e che risultano per noi fondamentali per andare a costruire la nostra soggettività. Condividiamo contenuti che selezioniamo in modo tale da dare una determinata immagine di noi, creiamo una specie di avatar che diventa più importante di noi stessi. Se non sono abituato a filtrare le informazioni che ricevo, non capisco quale sia il problema da risolvere e di cosa si stia parlando quindi siamo sempre più incapaci di affrontare argomenti complessi. Oggi la società dell’opinione e dell’informazione si fonda su una comunicazione demedializzata, favorita soprattutto dai social network: ciascuno produce e diffonde informazioni. La de-medializzaizone della comunicazione fa sì che i giornalisti appaiano del tutto superflui e anacronistici. Ognuno di noi vuole essere presente e vuole presentare, consumatore e produttore e quindi al rappresentazione lascia posto alla presenza e all’instaurazione di dinamiche sempre diverse tra le quali l’abbassamento di una questione politica a livello degli elettori. ! Si passa da una politica rappresentativa ad una di presenza, voglio essere io il politico, partecipare attivamente. È un nuovo modo di voler partecipare; delego a qualcuno la realizzazione del progetto e non voglio che mi prendano come punto di riferimento su come vanno i soggetti, manca la progettualità. La riservatezza appartiene alla comunicazione politica, cioè strategica ma se tutti viene reso pubblico ovviamente anche la politica perde la sua riservatezza, si ritrova provvisoria e si esaurisce nella loquacità. La presenza diventa trasparenza e crea una dinamica di sempre maggiore conformismo che sostituisce l’effetto panottico. È opportuno fare riferimento a Michel Foucault, filosofo francese che appartiene agli anni centrali del 900. Uno dei suoi testi più famosi è “La storia della follia nell’età classica”, testo fondamentale che definisce i riferimenti sulla follia: la follia è una categoria di definizione che non ha solo a che fare con la malattia mentale ma in epoche passate definiva come malati mentali coloro che non si sottoponevano agli ordini dall’altro e non accettavano il posto che la società gli sottoponeva. La dicitura “matto” diventa una delle modalità attraverso cui il potere controlla coloro che non si sottomettono e in questo senso studia anche il carcere: il carcere nasce intono alla fine del 700 quando vengono meno le punizioni pubbliche; le carceri vengon ad essere dei luoghi di sperimentazione del potere e in questo senso il panoticon è un progetto di carcere perfetto, con una struttura centrale con al centro al torre di sorveglianza e attorno ci sono delle celle. I carcerati vedono solo la torre centrale ma non vedono se le guardie sono presente o meno, si crea quindi un meccanismo di interorizzione della sorveglianza, il carcerato si abitua all’idea di essere sempre sorvegliato e quindi si dispone in modo tale da non essere punito. L’interiorizzazione dell’idea di sorveglianza implica l’interiorizzazione della schiavitù: mi autoregolo come se fossi sempre controllato, si instaura quindi una dinamica di biopotere.

↳ Effetto panottico: il fatto di dover sempre compiacere ai propri elettori fa si che il politico in realtà diventi quasi indistinguibile dagli altri, tende al conformismo. Si tende a mediare sempre di più fino ad arrivare ad un assoluto conformismo, e viene chiamato effetto panottico. Ogni click che faccio viene registrato ovunque, dietro di noi lasciamo tracce digitali, la nostra vita digitale si imprime fedelmente nella rete. Al posto del big brother ce il big data: questo protocollare l’intera vita porta a compimento la società della trasparenza. La figura del Grande fratello si rifà ad un famoso romanzo che è 1984 di George Orwell. Prevede il controllo del potere totale sui propri sottoposti, anche nella vita sessuale. Ora vi è un controllo ancora più pervasivo, ovvero quello dei big data. In questa dinamica del digitale siamo noi stessi a condividere i nostri dati più intimi e non ci rendiamo conto che questi contenuti diventano oggetto di scambio economico (big data). Il bio potere si concentra sui livelli biologici e quindi si va a controllare il potere; la psicopolitica è in grado di controllare i nostri pensieri. Video: Il tema della morte, da sempre fondamentale dal punto di vista filosofico, si trasforma all'interno della nostra società, sempre più dominata dalla dimensione digitale. Se l’idea della morte è diventata oggi un tabù, se evitiamo di parlarne, di affrontarla e di metabolizzarla come un fatto che riguarda la vita stessa, la nostra identità digitale ci obbliga a pensare alle implicazioni, nei termini di una possibile eternità, alle volte non voluta. Il processo di elaborazione della perdita è da sempre dominio della coscienza di ognuno, e ognuno è diverso. Così anche la realtà virtuale potrebbe diventare uno strumento di aiuto in questo senso, come del resto può rappresentare una mistificazione della realtà comunemente accettata, in cui le persone lasciano in questo mondo solo un ricordo, che è il luogo più naturale in cui i defunti rivivono per chi resta. Ma la nostra realtà cambia ed evolve costantemente, assieme alla tecnologia, che ormai è quasi un'estensione dell'esistenza umana. Non siamo distanti dal realizzare realtà sintetiche sempre più perfette, androidi sempre più umani, visori sempre più leggeri, annullando sempre più il confine tra il qui ed ora e l’altrove. Il progresso delle tecnologie potrà imparare da noi stessi a replicare i tratti del nostro carattere, dalle nostre foto e video, potrà modellare degli avatar sempre più reali. E non passerà tanto, prima di poter avere esperienze del genere alla portata di tutti, controllate da un comune smartphone e da un visore virtuale economico. E per aprire la porta del paradiso basterà appoggiare il dito su uno schermo, senza nemmeno bussare." ↳ Spettacolarizzazione del dolore: quello che è il momento intimo e privato del lutto, viene reso spettacolo. Sfruttiamo la dimensione del digitale per imporre i nostri bisogni, i desideri sulla realtà.

✺La scrittura: la pretesa di rendere trasparente anche la scrittura equivale di fatto alla sua abolizione: scrivere è un’attività esclusiva. La scrittura è un’attività totalmente individuale, ma nel senso positivo del termine, perché è un’espressione del sé. La scrittura collettiva, quindi, è puramente additiva (ovvero un’aggiunta di contenuti), e che non è in grado di produrre il totalmente Altro, significa l’alterità come categoria. L’Altro è il singolo, completamente diverso di me, che si conserva nella distanza.

Una tale pretesa di trasparenza supera di gran lunga la partecipazione e la libertà di informazione: segnala un cambiamento di paradigma. È normativa, perché impone ciò che è, e che deve essere, ovvero definisce un nuovo essere.! Il medium dello spirito è il silenzio, che è chiaramente distrutto dalla comunicazione digitale. L’additività, ovvero l’aggiunta continua, prodotta dal frastuono comunicativo, non è l’andatura dello spirito. Per quanto riguarda la differenza tra il continuo aggiungere di contenuti ed un discorso pensato e selezionato, utilizza la storia del cavallo. ↳Hans l’intelligente: è un cavallo tedesco che all’inizio del XX sec raggiunge la fama perché sembrava avesse la capacità di contare. Quando venne studiato, la commissione si accorse che in realtà riusciva ad interpretare il non verbale, ovvero le minime sfumature dell’espressione facciale dell’uomo.! Nella comunicazione la componente verbale è assai limitata: la comunicazione umana è costituita da forme di espressione non verbali come la gestualità, la mimica facciale o il linguaggio del corpo. Con il tatto (una persona non ha tatto) non si intende il contatto corporeo, bensì intendiamo la pluridimensionalità e la polistratificazione della percezione umana, cui concorrono anche altri sensi oltre alla vista. Il medium digitale priva la comunicazione della tattilità e della corporeità. ↳Lo smartphone ha la funzione di uno specchio digitale per la riedizione post-infantile dello stadio dello specchio: dischiude uno spazio narcisistico, una sfera dell’Immaginario nella quale rinchiudersi. Nel percorso di crescita del bambino, esso ha lo stadio dello specchio (o stadio narcisistico) durante il quale egli ha bisogno di specchiarsi per riconoscersi. Una volta che si è rafforzato e affermato, passa allo stadio successivo, ovvero la relazione con l’Altro. Secondo Han, lo smartphone ci impedisce di compiere questi passaggi necessari per lo sviluppo, ci impedisce quindi di fare il movimento verso l’alterità. Attraverso lo smartphone non parla l’Altro. ! ⟶ È un dispositivo digitale che lavora con una modalità semplificata di input-output. Bandisce ogni forma di negatività: per suo tramite si disimpara a pensare in maniera complessa. Lo smartphone, di fatto, lavora con una semplificazione in modo da farci avere tutto a portata di mano, tutto disponibile. Invece di pensare a chi era quell’attore, lo digito e lo scopro. Quindi, semplifichiamo quella che potrebbe essere una complessità, non esercitando la memoria. ! ⟶ A causa della sua negatività l’esperienza come irruzione dell’Altro interrompe l’autorispecchiamento immaginario: la positività che è propria del digitale, indebolisce la capacità di rapportarsi alla negatività. L’Altro irrompe nel mio mondo e mi da fastidio, come primo effetto, perché è una negatività che mi si contrappone. Mi nega quello che voglio fare, se voglio stare tutto il giorno in pigiama posso farlo quando sono da sola, quando c’è l’Altro non posso più fare ciò che voglio, devo contenere il mio narcisismo. Esistono due tipi di libertà, quella bassa e quella vera. In questo caso, l’Altro limita la mia libertà bassa, istintiva, ma soprattutto la mia vera libertà (la libertà superiore, alta). ⟶ La comunicazione digitale è povera di sguardo, non vi è più uno sguardo diretto, ma solamente tramite schermi. Il medium digitale ci allontana sempre più dall’Altro. Lo sguardo è l’Altro nell’immagine che mi osserva, mi tocca, mi affascina. È il punctum che spezza il tessuto omoge...


Similar Free PDFs