Title | Tecnicologia farmaceutica I e legislazione Appunti Palmieri |
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Author | Valentina Scocco |
Course | Tecnologia Farmaceutica E Laboratorio Di Preparazioni Galeniche |
Institution | Università degli Studi di Camerino |
Pages | 71 |
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TECNOLOGIA, SOCIO-ECONOMIAE LEGISLAZIONE FARMACEUTICA IProf. PalmieriVALENTINA SCOCCOAA 2019/2020TECNICA FARMACEUTICALa Tecnica Farmaceutica si occupa di rendere somministrabile il principio attivo in varie forme farmaceutiche convenzionali e innovative. **- SOLIDI ORALI ** Cos...
TECNOLOGIA, SOCIO-ECONOMIA E LEGISLAZIONE FARMACEUTICA I Prof. Palmieri VALENTINA SCOCCO AA 2019/2020 1
TECNICA FARMACEUTICA
La Tecnica Farmaceutica si occupa di rendere somministrabile il principio attivo in varie forme farmaceutiche convenzionali e innovative.
• SOLIDI ORALI Costituiscono la fetta maggiore di incassi nell’industria farmaceutica. Comprendono: compresse, capsule, cartine, granulati. È essenziale conoscere tutta una serie di parametri della polvere, in particolare del principio attivo, il quale è il punto di partenza per tutte le preparazioni. La polvere del principio attivo viene acquistata da una ditta produttrice o da un fornitore. Non può essere preparata in farmacia. Discorso differente è l’eccipiente che invece può anche essere prodotto nella farmacia. Dobbiamo tener presente alcuni parametri chimico fisici e tecnologici delle polveri dei principi attivi. Tra questi parametri ricordiamo: la solubilità, l’igroscopicità, la densità la dimensione, la forma, la scorrevolezza e la comprimibilità. - La solubilità è un parametro importante da tener presente. Per solubilità si intende la concentrazione satura di una certa molecola in un solvente. La solubilità è una costante fisica che dipende dalla temperatura. Se aumento la temperatura la solubilità aumenta e viceversa. - Per igroscopicità si intende la capacità di assorbire acqua dall'ambiente da parte di un materiale e soprattutto di adsorbire acqua sotto forma di umidità. L'umidità rimane sulla superficie del materiale solido in forma liquida. Se il principio attivo e l'eccipiente sono delle polveri igroscopiche, queste vanno lavorate in ambiente a umidità relativa bassa e i contenitori non devono rimanere aperti a lungo altrimenti la polvere potrebbe alterarsi. Il materiale può cambiare le sue caratteristiche tecnologiche come la scorrevolezza. La maggior parte dei materiali utilizzati in laboratorio sono igroscopici. Il concetto di umidità è differente da quello di acqua di cristallizzazione. L'umidità è l'acqua esterna mentre l'acqua di cristallizzazione è quando la molecola di soluto, nel ricristallizzare, trascina l’acqua nel reticolo cristallino.
Come faccio a sapere se un solido cristallino? La molecole sono ordinate in una struttura precisa. Mi accorgo che il mio solido è ordinato se riscaldando noto un punto di fusione. Riscaldando faccio acquisire energia termica; il mio materiale cristallino ad una certa temperatura passa in maniera secca dallo stato solido allo stato liquido (passaggio di stato). Tra il sale anidro e quello idrato può quindi cambiare il punto di fusione. Se il punto di fusione è al di sopra di 100 °C l'acqua presente nel reticolo cristallino se ne va creando tantissimi Interruzioni, fondendo il materiale che mi diventerà liquido. Può succedere che mi si ricristallizza in forme anidra e poi fonderà ad un punto di fusione più alto. Le molecole nel solido cristallino sono disposte ad una certa distanza la quale è la risultante dall'equilibrio tra le forze di attrazione tra le stesse. Tra cosa da tener presente nelle caratteristica della polvere e se possono esistere sotto forma di reticoli polimorfi. 2
Per polimorfismo si intende una sostanza chimica che, a seconda di come la facciamo cristallizzare, si può organizzare in una forma ordinata o no. La struttura chimica è la stessa. Fisicamente sono delle strutture diverse. Ogni struttura polimorfa alle sue energie. Se una molecola può esistere in forme diverse esempio solidi in forme cristalline diverse, cosa cambia da un polimorfo all'altro? Cambia la disposizione delle molecole quindi cambia il reticolo cristallino. Tra due reticoli cristallini diversi della stessa molecola cambia l'energia di legame. Due polimorfi sono strutture cristalline diverse; cambia il punto di fusione la velocità di dissoluzione. Come faccio a capire l'entità dell'energia del reticolo cristallino? Il reticolo cristallino che ha il punto di fusione più alto è quello più resistente e viceversa. Il polimorfo che solubilizza prima è quello che in acqua si solubilizza prima. Esempio: ho due polimorfi uno che fonde a 150 °C e l'altro fondi a 180 °C. Se somministro per via orale la polvere dell'uno e dell'altro polimorfo questi avranno una biodisponibilità diversa. Perché? La polvere dissolve nell'acqua dello stomaco e poi c'è l'assorbimento. Una volta passata per diffusione la ritroverò nella concentrazione ematica. Tra il solido del reticolo cristallino che fonde 150 °C o a 180 °C il parametro che cambia sarà la velocità di dissoluzione. Se cambia la velocità di dissoluzione significa che quello che fonde a 150° sarà di dissolto prima quindi lo troverò prima della concentrazione ematica rispetto a quello con punto Di fusione di 180 °C. Conclusione: avere una polvere che fonde a 150 °C o a 180 °C è diverso perché il punto di fusione e la velocità di dissoluzione sono dei parametri importanti. In terapia utilizzerò quella con punto di fusione più basso che è una velocità di risoluzione maggiore e quindi mi raggiungerà prima la concentrazione ematica. La polvere più stabile e quella che è il punto di fusione in 180 °C quella che fondeva 150 °C dopo 2-3 anni fonderà a 180 °C. Se io produco medicinale con il polimorfo del principio attivo che fonde a 150 °C dopo due anni non avrà lo stesso effetto. Se quindi utilizzo il polimorfo più instabile (150 °C) non riesco a garantire al paziente la validità del medicinale. Se invece utilizzo il polimorfo più stabile (180 °C) riesco a garantire al paziente il periodo di validità; se lo somministro dopo due ore o dopo un anno avrò lo stesso effetto.
- Altro parametro del conoscere e la f orma delle particelle. La forma sferica e ideale. Le polveri ci servono e più scorrevoli possibili. Scorrevole significa che, se un piano inclinato, la mia polvere dovrà scivolare lungo il piano inclinato il più velocemente possibile. Le particelle di polvere devono anche scivolare giù le une dalle altre. La formula la forma che rotola meglio è ovviamente quella sferica. La polvere dei principi attivi che ci si ritrova a maneggiare non è quasi mai sferica; nella maggior parte dei casi, abbiamo dei cristalli. Polveri che non sono sferiche non rotolano. Quando le polveri sono degli aghetti, questa viene rotta e quindi l’ aghetto verrà spezzato in frammenti più corti… - Anche la dimensione va impattare sulla scorrevolezza. Le particelle più grandi rotolano meglio, soprattutto se sferiche.
• ANALISI GRANULOMETRICA. Forma: La valuto con il microscopio. Dimensioni: il mezzo utilizzato dipende dalla dimensione della polvere stessa. Se la polvere è molto fine (sotto ai 50 micron) dobbiamo utilizzare dei metodi strumentali. 3
Se le polveri sono più grossolane, possiamo fare un'analisi dimensionale attraverso i setacci (polveri dai 50 micron fino ai 2 mm.) Le polveri che normalmente si usano in ambito farmaceutico hanno delle dimensioni (diametro delle particelle) di circa 100 micron. Quando facciamo un'analisi dimensionale andiamo a determinare un diametro. Se la particella è una sfera il diametro è rappresentativo se la particella non è sferica avremo un numero infinito di diametri che cambia in base al diametro che vado a considerare. Con quest'analisi otteniamo un diametro della sfera equivalente (approssimazione). Il diametro che si ottiene è una stima soprattutto sei una particella è regolare. In una polvere le particelle non hanno tutte la stessa forma irregolare ma anche la dimensione non è la stessa. Il problema è che bisognerebbe avere anche una stima della dispersione granulometrica che c'è è un diametro medio. Con l'analisi dimensionale tengo quindi un diametro medio e la distribuzione granulometrica in un volume medio indipendentemente che siano metodi strumentali o con i setacci. • L'analisi granulometrica con i setacci Un setaccio è un disco di acciaio inossidabile con uno spessore di circa 10 cm e un diametro di circa 25 cm. A metà disco è presente una griglia forata i cui fori sono di dimensioni variabili. I setacci si differenziano gli uni dagli altri dalle aperture delle maglie. Le maglie della griglia vengono indicati con i micron e indicano un lato il quadratino. Un setaccio da 500 micron avrà maglie più grandi di un setaccio da 300 micron. Se ci troviamo in un paese anglosassone il setaccio viene marcato con il Mesh ovvero il numero di maglie che ci sono in un pollice quadrato dove un pollice= 2,54 cm. Con i mesh, un setaccio di 300 mesh è più grande di un setaccio di 800 mesh. Come si esegue l’analisi granulometrica con i setacci? 1. Si impilano i setacci gli uni sugli altri ponendo attenzione nel mettere il setaccio con le maglie più grandi sopra e quello con le maglie più piccole sotto. 2. I setacci vengono posti su un piatto vibrante che è collegato ad una macchina vibrosetacciatrice che causerà dei movimenti ondulatori sussultori. Prendo ad esempio i miei 100 g di polvere e li metto sopra. Avvio la macchina vibrosetacciatrice per 5 minuti. Noterò che la mia polvere scenderà e si fermerà nei vari setacci. Noto che nel primo setaccio mi rimangono 50g (ad esempio) di polvere, nel secondo 30g e così via. Per sapere quanto pesano le mie polveri devo prima fare la tara del setaccio vuoto. Vado poi a ripesare il setaccio con la polvere e, per differenza tra il setaccio “pieno” e quello “vuoto” mi calcolo i grammi di polvere. Il diametro medio che hanno le polveri del primo setaccio lo intuisco facendo il diametro medio tra il setaccio superiore e il setaccio inferiore. 4
Se il primo setaccio a un diametro di 700 micron per il secondo di 500 micron, deduco che il diametro medio di 600 micron. A questo punto introduce un'approssimazione. In questa maniera mi calcolo un diametro medio approssimativo della frazioni granulometriche. La prima frazione ha un diametro medio di 600 micron. Nel primo setaccio abbiamo 50g di polvere, quindi: 600 x 0,5 = 300 La seconda frazione ha un diametro medio di 400 micron. La polvere mi contribuisce del 30%,quindi: 400 x 0,3= 120 La terza frazione ha un diametro medio di 250 micron. La polvere mi contribuisce del 15% ,quindi: 250 x 0,15= 37,5 L’ultima frazione ha un diametro medio di 100 micron e mi contribuisce per il 15%,quindi: 150 x 0,5= 7,5 QUINDI : 300+ 120+37,5+7,5= 465. Ho così calcolato il diametro medio in peso.
A questo punto sommo il tutto e ottengo un diametro medio in peso di 465. Nella stragrande maggioranza dei casi i diametri medi vengono calcolati in base al loro contributo in peso. Si possono anche calcolare sul numero delle particelle. Il diametro medio è calcolato con diverse approssimazioni: 1. teniamo conto che le particelle sono sferiche anche se non lo sono 2. facciamo la media tra le due griglie. Se invece ho delle particelle molto piccole, ben al di sotto dei 50 micron, i setacci non sono più utilizzabili perché le particelle, essendo molto piccole, diventano coesive. La coesività è l'opposto della scorrevolezza; le particelle si impaccano e non scorrono. Se è vero che abbiamo a che fare con particelle che non sono sferiche e che sono piccole , essendo le particelle in contatto tra di esse c'è poca aria. Se uso i setacci con particelle molto piccole ma coesive, succede che queste particelle non passano proprio. Ad esempio se ho una griglia di 100 micron e sopra metto un mucchio di polvere di particelle che hanno una dimensione di 20 micron le particelle non passeranno e la mia griglia di 100 micron se sono irregolari. Non esistono setacci con griglia inferiore 38 micron. Quando ho una polvere con particelle più piccole e 50 micron devo: 1. prendere la polvere fare una sospensione dell'unità. La metto all'interno di una cella di misura 5
2. Lo strumento con cui si esegue l'analisi viene detto light scattering
E’ uno strumento con una sorgente di luce. Nel momento in cui il raggio laser colpisce le particelle, i laser viene diffratto e in questo modo ho un'intensità mi indica il diametro medio della sfera equivalente o della distribuzione granulometrica. - Altro parametro da tenere presente è la d ensità. Per densità si intende grammi/millilitri ( o cm3). Per calcolare la densità basta pesare il materiale e definire i millilitri lo stesso. Prendo quindi il mio materiale lo metto in un matraccio che al limite di 100 mL ,avendo precedentemente fatto la tara del cilindro. Vado a vedere quanto pesano i 100 ml. Se invece di un cilindro graduato prendessi un becher e andassi a leggere il volume di 100 mL non va bene perché il becher è meno preciso perché è troppo largo rispetto al volume che devo leggere. Questa è la densità per quanto riguarda un materiale liquido. Per un solido calcolare la densità è più difficile. Se è un solido con una forma geometrica ben definita ,come ad esempio un cubo, posso applicare le formule matematiche per calcolare la densità. Conoscendo la massa del mio solido la moltiplico per il volume del solido stesso e che mi sono ritrovata con le formule matematiche e vado a calcolarmi la densità. Se invece devo trovarla densità della mia polvere, come abbiamo detto, avendo forme regolare non possiamo calcolare la densità o meglio il volume attraverso formule matematiche. Dobbiamo quindi calcolare una densità differente. Metto la mia polvere in un cilindro graduato e vado a leggere il volume. Questa che mi sono calcolata viene chiamata densità il versamento che non sarà la densità reali del materiale perché in mezzo alle particelle di polvere c'è aria. La densità che abbiamo calcolato e poco precisa e in difetto perché quando andiamo a calcolare il volume includiamo anche il volume delle particelle d'aria e quindi sarà maggiore. Anche se la densità al versamento è imprecisa è estremamente importante perché mi dà un'idea della voluminosità della mia polvere e quindi riesco ad intuire quali contenitori e con quale capienza devo utilizzare. Una normale polvere che viene versata contiene aria e questa viene chiamata letto di polvere. L'aria presente nel letto di polvere mediamente e tra il 50 e il 60%. La densità al versamento mi permette di scegliere anche la taglia del mescolatore. Un test standard per calcolare la densità il versamento consiste nel prendere un cilindro graduato versare all'interno 100 g di materiale e andare a leggere il volume ( più o meno tre 200 e i 250 ml). Prendo il cilindro da 250 mL e leggo, ad esempio, un volume di 220 mL. Vado quindi a calcolare la densità il versamento: 100 g/ 220 mL = 0,45 g/ml
Prendo il cilindro graduato e lo metto al di sopra di una macchina che scuote verticalmente il cilindro per circa 500 volte. Il volume diminuisce perché il letto di polvere viene assestato, cioè le particelle di polveri trovano degli incastri migliori ed è come se il letto di polvere venisse compattato. Non leggerò più un volume di 220 ml, ma ad esempio 180 ml. 6
Considerando questi 180 mL vado a calcolare un'altra densità che viene detta densità allo scuotimento. densità lo scuotimento= 100g / 180 ml =0,5 g7ml. Questa densità è un po' più precisa della densità il versamento ma non è quella esatta. Se io avessi avuto delle particelle sferiche non ci sarebbe nessuna differenza tra la densità di versamento di scuotimento. Se io mettessi relazioni le due densità, potrei avere un'idea di quanto si allontanano le particelle dalla sfericità, andando poi al microscopio. Se io faccio il rapporto tra due densità (0,45 fratto 0,55): =1 : le particelle sono sferiche...