Othello - Sbobinature con traduzione e spiegazione (con figure retoriche) del classico PDF

Title Othello - Sbobinature con traduzione e spiegazione (con figure retoriche) del classico
Course Letteratura spagnola 1
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Sbobinature con traduzione e spiegazione (con figure retoriche) del classico Othello di Shakespeare....


Description

WILLIAM SHAKESPEARE Shakespeare nasce il 23 aprile 1564. Viveva in una periferia, Stratfordupon-Avon, a poche ore da Londra. Appartiene ad una famiglia abbastanza agiata, la madre Mary Arden aveva delle proprietà, il padre era un commerciante di pelli e di guanti che però cominciò a partecipare alla politica del paese in cui vivevano fino a diventare, nell’anno in cui nacque Shakespeare high bailiff che sarebbe il moderno sindaco. Shakespeare era il 3 di 8 figli, fu abbastanza fortunato perché lui frequentò la scuola del posto, la King’s new school, la quale però risultò essere una delle migliori scuole della gran bretagna poiché vi insegnavano dei professori di Oxford esperti di teologia infatti egli conosceva perfettamente la letteratura latina, greca e la storia della bibbia e del vangelo. Erano inoltre esperti in lingua infatti egli conosceva bene il latino e il greco. I professori erano Thomas Jackens. Shakespeare infatti non fece l’università, fece solo la nostra scuola media infatti veniva preso in giro da molti drammaturghi perché invidiosi della sua bravura, primo fra tutti Robert Grill. A 18 anni ebbe una relazioneavventura con Ann Hathaway, quello che si sa è che lei aveva 10 anni più di lui e lei rimase incinta, a queta cosa si dovette riparare con un matrimonio riparatorio. Ebbe da lei 3 figli, la prima si chiama Susanne con cui ha sempre avuto un buon rapporto per tutta la sua vita, e poi una coppia di gemelli, Judith e Hamnet che morì a 10 anni. Dopo questo si perdono le notizie sulla vita di Shakespeare, si passa direttamente al 1592 era già sicuramente a Londra e che doveva esserci già da molto tempo perché, Robert Green testimonia la sua presenza a Londra e del suo successo come drammaturgo in un pamphlet (libello) scritto nel 1592, in cui mostra invidia nei confronti di Shakespeare, si prende gioco di lui andando a parafrasare delle espressioni presenti nell’Enrico VI sia facendo un calco del suo stesso cognome Shakescenes cioè colui che in realtà eccede nei suoi drammi. PAROLE DI GREEN: C’è un corvo venuto dal nulla che abbellitosi con le nostre piume e con il suo cuore di tigre avvolto in una pelle d’attore (ricalca sintatticamente il verso dell’Enrico VI in cui viene dipinta la regina Margherita crudele e si dice cuore di tigre avvolto in una pelle di donna) crede di riuscire a dare fiato a versi sciolti meglio di noi.

LE OPERE Sette anni dopo la sua morte, nel 1623, i suoi colleghi e amici John Heminges e John Condell riordinarono e pubblicarono 36 drammi di William nella versione così detta in folio (descrizione di come era piegato il foglio, in folio ovvero piegato una sola volta quindi 4 pagine, mentre in porto era piegato due volte, 8 pagine). Shakespeare non scrisse solo drammi ma anche sonetti, 2 poemetti (Venus and Adonis e The Rate of Lucres), scrisse un poema allegorico (The Phoenix and the turtle), e vari drammi. La suddivisione classica di questi ultimi è tra le Histories (drammi di matrice storica), comedies e tragedies. Le histories che raccontano le storie dall’inizio della guerra delle due rose fino alla nascita di Elisabetta I. L’ordine cronologico delle histories non corrisponde con quello storico:       

Henry IV (first and second part considerati histories diverse) Henry V Henry VI (considerato come un’unica histories ma diviso in 3 parti) Henry VIII Richard II Richard III King John

Delle tragedie invece, nonostante faccia parte della storia britannica, viene considerata il Tito andronico, unica tragedia senechiana. Le commedie sono 30:             

The comedy of errors (errori/equivoci) The taming of the shrewe (la bisbetica domata) The two gentelmens of Verona Love’s Laibour’s lost (pene d’amor perdute) Midsummer night’s dream (il sogno di una notte di mezz’estate) The merchants of Venice (il mercante di venezia) Much Ado About Nothing (molto amore per nulla) As You Like It (Come ti piace) The Merry Wives of Windsor (le allegre comari di Windsor) All's well that ends well (tutto è bene quel che finisce bene) Mesure for mesure (misura per misura) The Two Noble Kinsmen (i due nobili congiunti) Twelft night (la dodicesima notte)

Le tragedie:          

Romeo and Juliet Giulius Caesar Hamlet, prince of Danemarc Troilus and Criseyde Othello, the moor of Venice (il moro) King Lear Macbeth (accento sulla c) Antony and Cleopatra (Antonio e Cleopatra) Coriolanus Timon of Athens (timone di Atene)

Abbiamo anche i Romances che riprendono le atmosfere del romance:    

The tempest (1611 ultima opera) The Pericles Cymbeline The Winter’s Tale

OTHELLO

Dal novembre del 1604 a febbraio del 1605, secondo le annotazioni del master of the revel’s, i King’s men recitavano nella sala reale (white hole) di Giacomo I ben 12 volte. Secondo le registrazioni del master of revel’s la prima opera messa in scena era The moor of Venice nel 1604. L’opera era già stata composta ma con molta probabilità questa compagnia, che lavorava in modo frenetico, rappresentava le opere man mano che esse erano redatte. Quindi si pensa che l’Otello sia stato composto intorno al 1604 quindi dopo Hamlet (1600-1601) e prima di King Lear e Macbeth (1605-1606). Dal 1549 al 1608 la critica definiva il periodo “the peach of Shakespeare’s accident”. L’apice della sua aspirazione dunque. L’Othello è diviso in 5 parti, in esse non c’è il rispetto delle regole classiche aristoteliche (luogo, tempo, azione) tranne che nel primo atto. L’unico che si svolge nella severissima repubblica di Venezia. Gli altri 4 atti si svolgono nell’isola greca di Cipro, si tratta della guerra tra Venezia e l’impero turco ottomano per la conquista di Cipro, seconda metà del 16 secolo. Il metro usato è prevalentemente il blank verse. L’Othello, come la maggior parte delle tragedie shakspeariane, si apre con un dialogo in medias res tra due personaggi. Inizia a parlare un personaggio secondario Roderigo e Iago che è invece il motore dell’opera. I due cominciano a parlare e dopo un po’ ci rendiamo conto che Iago, che è un militare in particola un alfiere, ci rendiamo conto che prova rancore nei confronti di qualcuno e solo molti versi più avanti scopriremo di chi. È inferocito perché questo personaggio, il moro, gli ha fatto un torto negandogli un alzamento di grado militare (voleva diventare luogo tenente) preferendo ad esso un fiorentino, Michele Cassio. Da questo momento in poi inizia un piano di vendetta da parte di Iago e il primo passo di questa vendetta viene strutturato su una notizia che Iago possiede: il moro di Venezia, generale dell’esercito della severissima (repubblica di Venezia), si è la stessa notte segretamente unito in matrimonio con la bella figlia del senatore Ramantio, Desdemona. Pensa di coinvolgere Roderigo, innamorato della giovane donna, in una vera e propria scena di baldorie notturne, lo convince ad andare sotto casa del senatore ad urlare che sua figlia è fuggita con il moro, non precisano ma si riferiscono con riferimenti metaforici. Il senatore allora pensa di denunciare quella stessa notte che Desdemona non si trova sotto il tetto della casa al doge di Venezia, quest’ultimo convoca Othello per arrestarlo. I due giungono insieme difronte a doge, alla corte di giustizia e a Romantio, nel momento in cui Othello e Desdemona iniziano a dare spiegazioni il doge si rende conto che la fanciulla era consenziente. Dunque non era stato compito alcun rapimento ma che il loro amore fosse sincero, decide di non punire in

alcun modo l’accaduto. Anzi a questo punto il doge, rivolgendo parole di magnificenza al moro, gli dice che deve immediatamente recarsi a Cipro perché assediata dall’attacco della flotta turco ottomana. A questo punto prende la parola Desdemona che supplica il doge di seguire suo marito e lui acconsente. Il secondo atto si apre a Cipro e i personaggi principali sono Otello, Desdemona, Iago e sua moglie Emilia, Cassio (luogo tenente) e Roderigo. Iago non contento di aver rovinato la prima notte di nozze di Otello, continua con il suo piano. Vuole vendicarsi anche di Cassio, grazie all’appoggio di Roderigo, riesce a far ubriacare Cassio e a far scatenare una rissa. A fine della quale C finisce per ferire un abitante di Cipro. Quando giunge Otello, inferocito revoca la nomina di luogo tenente a Cassio in quanto egli avrebbe dovuto mantenere l’ordine. Iago convince, in seguito alla revoca, Cassio che l’unico modo per riottenere i favori del moro è quella di cercare di ottenere inanzitutto i favori di sua moglie. Gli dice dunque di recarsi da Desdemona e chiederle di intercedere con il moro. Dunque si hanno una serie di circostanze in cui Otello vedrà i due parlare in maniera al quanto confidenziale e contestualmente inizierà poi il vero piano diabolico di Iago che sarà tutto verbale. Riesce praticamente a far credere ad Otello, solo con il linguaggio che Desdemona lo stia tradendo con Cassio. Dalla terza scena del terzo atto, detto temptation scene, Otello cade vittima di Iago, diventa preda di una denominage shakesperiana della storia dell’immaginario narrativo occidentale: il mostro dagli occhi verdi (LA GELOSIA). Lui riuscirà ad affrontare una serie di prove come quella del fazzoletto. CONFRONTO TRAMA DI OTHELLO E QUELLA DI ECATOMMITI Shakespeare non inventa quasi mai le sue trame, solo quella di The Tempest e Midsummer night’s dream ha inventato, le altre prendono spunto dalla storia narrativa precedente. Ovviamente si vede l’evoluzione, soprattutto psicologico, una complessità di pensiero che porta a definire Shakespeare come creatore dell’uomo moderno e della modernità. La trama dell’Othello è infatti tratta da un autore italiano Giovan Battista Giraldi Cinzio e dalla sua opera Ecatommiti (1563). Si tratta della settima novella della terza deca degli Ecatommiti. Cinzio con quest’opera voleva effettuare una sorta di riscrittura, usandone temi e valori, del Decameron di Boccaccio. Siamo nell’epoca della controriforma, quindi voleva riscrivere l’opera secondo il nuovo gusto. Nell’opera si parla di un generale, il moro, che è innamorato della bella Disdemona e la sposa contro la volontà della sua famigli. Dopodichè il generale viene inviato a Cipro e la casa di Disdemona è frequentata dal bellissimo Alfiero (in Othello sarebbe Iago e sua moglie.

Alfiero si innamora di Disdemona, questo è un tratto totalmente differente nell’Othello, in quanto l’amore verrà trattato come amore del male per Iago che lo spinge ad agire, come si vedrà in tutta l’opera, con malvagità. Dunque per amore del male e per invidia egli compie azioni che mirano a distruggere la felicità di chi è superiore a lui. Tramite questi ragionamenti Shakespeare viene definito il precursore della psicoanalisi di Freud perché egli cerca di spiegare che non ci sono azioni che scatenano la cattiveria ma essa è insita alle persone. Alfiero, non riuscendo ad ottenere attenzioni da parte di Disdemona diventa geloso di un altro personaggio chiamato il capo squadra (Cassio in Othello). A questo punto per vendicarsi di quest’ultimo Alfiero prova a creare sospetti nel moro. Quest’ultimo si convince, i due collaborano e decidono di uccidere la donna. A farlo sarà Alfiero con un sacco di sabbia, glielo tira intesta e, inoltre, accusa il moro di assassinio. Egli viene dunque esiliato e poi ucciso dai parenti di Disdemona. Nel frattempo anche Alfiero morirà per degli altri intrighi. Solo alla fine dell’opera sua moglie rivela tutta la verità. VERSIONI DELL’OTHELLO Esistono due versioni dell’Otello, in genere a noi non arriva quella del 1623, in folio, ma bensì quella in porto del 1622. La seconda è più diffusa. La differenza tra le due consiste nel fatto che la seconda è piena di parolacce, imprecazioni e bestemmie, quella invece del 1623 è celata da tutte queste blasfemie pronunciate principalmente da Otello e Iago. È chiaro che avvenne una trasformazione perché nel 1606 uscì una legge severissima del master of revel’s: una multa di 10 sterline ad ogni compagnia per ogni imprecazione detta. È chiaro dunque che la versione pubblicata nel 1622 era rappresentata prima de 1606 mentre che quella del 1623 fosse rappresentata dopo il 1606.

ATTO I, SCENA I LINES 1-116

RODERIGO: Uffa, non dire niente, mi sembra molto scortese Che tu, Iago, che hai avuto la mia borsa Come se i lacci fossero tuoi, sapessi di questo Subito conosciamo il nome di Iago e si ha un allusione al fatto che lui prende, infatti ha usato i soldi presi dalla borsa di Roderigo come se fossero suoi. Roderigo si rivolge a Iago con il tu (thou), in modo confidenziale, mentre Iago a Roderigo con il lei (you). Vediamo in questi versi l’utilizzo del termine strings che sarà ricorrente in quanto farà riferimento ai legami. Questi servono a porre le basi per le stratificazioni che si spiegheranno con il procedere dell’opera. I lacci sono intesi come legami positivi tra le persone sia come sudditanza psicologica (un soggetto si sente inferiore all’altro) e sociali tra le persone.

 Visto il suo inizio in medias res si ha molta difficoltà nel comprendere da subito cosa sia successo. L’incipit dell’Otello è stato, infatti, definito il più difficile da comprendere del teatro shakespeariano. A portare Otello alla follia sarà proprio la non chiarezza di Iago, l’indefinitezza del suo linguaggio. Dunque, c’è una difficoltà sia linguistica sia tematica. IAGO: Sangue di Dio, ma tu non mi ascolti. Se mai avessi sognato Qualcosa del genere, detestami. RODERIGO: Tu mi dicesti Che tu lo tenevi nel tuo odio



Ora Iago racconta di come Otello abbia rifiutato di assegnargli la carica ed esprime il suo odio nei confronti di Cassio. Comincia un opposizione binaria pronominale tra se stesso e gli altri, in cui lui viene posto come superiore e gli altri come inferiori. Inizialmente non si capisce a chi fa riferimento ma usa il pronome he.

IAGO: Disprezzami

Se non è così. Tre personalità della città Nell’impegno personale in rendermi suo luogo tenente, si sono tolti il cappello davanti a lui, e sulla fede dell’uomo io conosco il mio valore, io non merito un posto inferiore. Ma lui, l’amore per il suo stesso orgoglio e i propri obiettivi, li ha sviati, con una circolocuzione ampollosa (giro di parole ampolloso) terribilmente infarcito di epiteti di guerra, e in conclusione, non accontenta i miei mediatori. “In realtà”, disse lui, 

Troviamo in questi versi l’utilizzo degli asides, in italiano gli a parte, sono quei momenti in cui uno dei personaggi si apparta su una parte del palcoscenico (abbastanza vicina al pubblico) e parla al pubblico. È un pensiero ad alta voce. Grazie ad essi ci si affaccia nella mente del personaggio, una sorta di stream of consciusness elisabettiano.

“ho già scelto il mio ufficiale”. E chi sarebbe? Per certo, un grande aritmetico (calcolatore), un certo Michele Cassio, un fiorentino, un tizio che quasi si danna per una bella donna che non ha mai schierato in campo il suo squadrone ne tantomeno conosce lo schieramento di una battaglia più di una zitella- se non il retorico libresco, in cui i consoli togadi possono praticare con la stessa maestria. Mera chiacchiera senza pratica 

Usa le capacità positive di Cassio, come il suo parlar bene, contro Cassio stesso.

È tutta la sua esperienza militare- ma lui, signore, ha la noomina Ed io, di cui gli occhi avevano visto la prova A Rodi, a Cipro e su altri suoli, cristiani e pagani, devo essere lasciato senza vento e calmo

da debitori e creditori. Questo contabile 

Qui di un’ascesa di potere che non è meritocratica bensì corrotta da piaceri e favori. Nei versi successivi troveremo anche un confronto con il vecchio sistema, secondo lui migliore. Counter-caster è un neologismo shakespeariano e vuol dire colui che fonde i conti.

Lui, di fatto, deve essere il suo luogotenente (leftenant si legge) Ed io, dio benedica l’insegna, l’alfiere di sua signoria Moro RODERIGO: Per Dio, avrei preferito essere il suo boia. IAGO: perché, non c’è rimedio, è il corso del servizio militare: la promozione va avanti attraverso lettere e amicizie e non attraverso il vecchio avanzamento di grado, in cui il secondo era erede al primo. Adesso signore, sii giudice tu stesso se io in alcun modo sono spinto ad amare il moro. RODERIGO: non lo seguirei allora. 

Ora Iago spiega il motivo per il quale deve seguire il Moro. Non per servirlo ma bensì unicamente per scopi personali, per mettere in atto la sua vendetta.

IAGO: oh signore, calmatevi! Lo seguo per servire il mio tornaconto su di lui. Non possiamo essere tutti padroni, tantomeno tutti i padroni Possono essere seguiti fedelmente. Noterai 

Sta disprezzando la categoria dei servitori fedeli che una volta cresciuti sono stati cacciati via dall’ordine militare. È una critica a se stesso e a ciò che ha fatto fino a quel momento.

Più di un furfante/ canaglia (knave) ossequiosa e che si inginocchia (avanti al padrone)

Che, si riempia della sua ossequiosa schiavitù, consumare il proprio tempo proprio come l’asino del suo padrone 

Figurazione zoomorfica, i servi ossequiosi vengono paragonati agli asini. Queste figurazioni saranno ricorrenti nel teatro shakespeariano.

Per nulla se non semplice sostentamento, e, quando si fa vecchio viene scaricato Che siano frustrati tali canaglie oneste! Ce ne sono altri Che, travestiti in forme e volti di obbedienza, tengono tuttavia i propri cuori al servizio di se stessi e, direzionando solo finzioni di servizio sui loro signori, prosperano bene accanto a loro, e, quando hanno foderato i loro cappotti 

Con quest’espressione si intende diventare ricchi, to line one coat è un modo di dire inglese.

Fanno omaggio a se stessi: questi tizi sì che hanno un’anima E uno di questi io professo di essere. Poiché, signore, è certo come è certo che lei è Roderigo se fossi io il Moro, non sarei stato Iago nel seguire lui io non faccio che seguire me stesso: 

In questi due versi, viene sviscerata la medievale dialettica servo-padrone. Messa in evidenza l’amarezza di Iago nel trovarsi nella condizione di servo. Nel primo verso troviamo l’inversione dei ruoli, la dialettica servo-padrone viene prima invertita e poi nel secondo verso si ha addirittura una sovrapposizione del servo con il padrone. Iago sta già manifestando la sua volontà nell’essere Otello, dunque la sua invidia per non potersi identificare con quell’uomo. E per questo motivo ne consegue una distruzione dell’altro.

Il cielo me ne sia testimone, io non per amore e dovere Ma facendo finta che sia così, per il mio scopo preciso, poiché quando i miei atti esteriori dovessero dimostrare il piano profondo e l’aspetto del mio cuore

in una mostra esterna, non molto tempo dopo io mi porterò il cuore sulla manica per farlo beccare dalle cornacchie: Io non sono quello che sono 

Troviamo in questi versi precedenti una ipostasi. L’ipostasi è la raffigurazione di un sentiment, positivo o negativo che sia. Con la raffigurazione del cuore cacciato dal corpo e beccato dalle cornacchie egli esprime la pena provata da Iago per l’invidia. È un modo per rendere visibile questa sua violenza passionale. Con l’espressione finale del verso qui sopra, è il momento in cui Iago si identifica con il demonio, è una frase che va a ricalcare perfettamente sintatticamente pronunciata da YAWEH (si pronuncia jawè, sarebbe dio in ebraico). Dio nel vecchio testamento, nel libro dell’esodo, si presenta come “I am what I am” per andare a sottolineare la totale purezza divina che si contrappone al demonio che è innanzitutto menzogna e travestimento. Quindi Iago in questa frase si pone come l’anticristo, discepolo del demonio.

RODERIGO: che grande fortuna possiede il labbra grosse (riferimento razziale per la caratteristica somatica) se potrà sopportare tutto ciò che ho in mente. IAGO: chiamate suo padre, svegliatelo, stategli dietro, avvelenate il suo piacere svergognatelo per le strade (riferito ad Othello), aizzate i suoi parenti (Desdemona) e, se lui (Othello) dimora in un clima fertile (prima notte di nozze), infestatelo di...


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