Parafrasi del Mattino di Parini (il Giorno) PDF

Title Parafrasi del Mattino di Parini (il Giorno)
Course Letteratura Italiana II
Institution Università Ca' Foscari Venezia
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versi (vv. 1-7) (vv. 8-15) (vv. 16-23) (vv. 24-32) (vv. 34-52) (vv. 53-60) (vv. 61-76) parafrasi [protasi] Giovane Signore, ascolta me, precettore di amabile rito sia che il sangue (nobile) discenda a te per lunga trafila di nobili progenitori, sia che le ricchezze accumulate in breve tempo coi comm...


Description

versi (vv. 1-7)

(vv. 8-15)

(vv. 16-23)

(vv. 24-32)

(vv. 34-52)

(vv. 53-60)

(vv. 61-76)

parafrasi [protasi] Giovane Signore, ascolta me, precettore di amabile rito sia che il sangue (nobile) discenda a te per lunga trafila di nobili progenitori, sia che le ricchezze accumulate in breve tempo coi commerci dai tuoi genitori avari sopperiscano al fatto che nobile non sei (lett. eliminino il difetto di nobiltà del sangue). Ora io ti insegnerò come trascorrere senza patemi d’animo questi giorni di vita noiosi e lenti (oziosi) i quali accompagnano insopportabile fastidio e grande tedio. Apprenderai quali debbono essere le tue occupazioni al mattino, al pomeriggio e alla sera, se tra i tuoi alti pensieri ti resta ancora un po’ di tempo libero (ozio inteso alla latina) per ascoltare i miei versi. Hai già devotamente visitato le case di piacere le case da gioco in Francia e in Inghilterra e ancora porti i segni conseguenze dei tuoi vizi (zelo): ora è tempo di riposarsi. Invano il dio della guerra ti invita a intraprendere la carriera militare, perché è pazzo colui che si procaccia onore a rischio della vita, e tu naturalmente detesti il sangue. Né odi meno gli studi che rendono tristi: ti resero ostile ad essi le aule, risonanti dei lamenti degli alunni, dove le arti liberali (grammatica, retorica, dialettica, aritmetica, geometria, musica e astronomia) vengono trasformate in mostri e in orrendi fantasmi (cioè vengono insegnate senza senso pratico) e fanno echeggiare le grandi aule delle urla dei ragazzi (per le punizioni). Ora ascolta a quali soavi occupazioni il Mattino (personificato) ti debba guidare con mano abile. [inizio mattino] Sorge il Mattino in compagnia dell’Alba prima del Sole che poi appare grande (la mattina è più grosso) sull’orizzonte più lontano a far felici gli animali, le piante, i campi e fiumi. Allora l’onesto contadino sorge dal caro letto che durante la notte scaldò la fedele sposa e i suoi figlioletti; poi portando sul collo gli attrezzi da lavoro, che per la prima volta furono inventati da Cerere (dea dell’agricoltura) e Pale (della pastorizia), va al campo con davanti a sé il bue lento e passando scuote la rugiada, che come una gemma rifrange i raggi del sole, dai rami ricurvi degli alberi. Allora sorge il fabbro e riapre la rumorosa officina e ritorna ai lavori non terminati il giorno prima, sia che si tratti di rendere sicuri i forzieri dell’inquieto ricco con congegni di ferro con chiavi dalla dentellatura complicata e quindi difficile da duplicare, sia che si tratti di incidere d’oro o d’argento gioielli e vasi per ornamento a nuove spose o a mense. Macché! Tu al suono delle mie parole inorridisci e mostri in testa i capelli all’insù (=terrore nell’epica) come fossi un istrice. Ah, questo non è il tuo mattino Signore. Tu non cenasti al tramonto su una povera tavola e non ti coricasti al lume incerto del crepuscolo ieri sera in un letto scomodo come invece è dannato a fare l’umile popolo. Giove benigno concesse altro a voi, giovani signori e a tutta la classe nobiliare: e a me conviene guidarvi per questa nuova e diversa strada fatta di altre occupazioni e regole. Tu protraesti la notte molto di più tra le conversazioni fino a tarda ora, i teatri lirici e l’appassionante gioco e alla fine stanco in un cocchio dorato disturbasti a lungo la tranquilla aria notturna col rumore della ruote veloci (calde/precipitose) e col calpestio di veloci (volanti) cavalli e (disturbasti anche) le tenebre con superbe fiaccole allo stesso modo in cui la terra di Sicilia tremò dal mar Ionio al Tirreno quando Plutone

spiegazione Amabile rito = si intende la vita nobiliare nel suo aspetto di cerimoniale complesso osservato da giovin signore come un rituale Mattino, pome, sera = tripartizione opera iniziale, poi la Seraverrà divisa in Vespro e Notte

Devotamente = impegno Marte = carriera militare Naturalmente = avverbio ambiguo perchè sembra rifarsi all’ovvio orrore della vista del sangue ma si rifà alla viltà dei nobili Pallade per gli antichi dea della sapienza indica gli studi letterari e scientifici I mesti = ostilità nei confronti degli studi di Pallade Aule scolastiche presentate col termine “queruli ricinti” -> Parini condanna piani di studio e metodi vigenti nelle scuole del suo tempo (soprattutto quelle gesuitiche) Attrezzi da lavoro del contadino descritti come “sacri arnesi” che inventarono Cerere, dea delle messi, e Pale, della pastorizia. Ripetizione del verbo sorge e dell’avverbio allora -> sembra fondere la ripresa vitale della natura e la laboriosità dell’uomo, da cui è esclusa la vita nobiliare

Ironia -> prende in giro il nobile che non gode della natura perchè lui stesso si esclude da essa richiudendosi nel suo lusso



 

(A voi, a voi, a me) = Compare contrapposizione precettore-nobiltà, il poeta con sottile ironia sottolinea il diverso destino terreno dei nobili Giove benigno = propizio naturalmente ai nobili le fiaccole sono simbolo della forte affermazione del nobile

col carro, davanti al quale splendevano le torce delle Furie dai capelli fatti di serpenti (quando rapì Proserpina).

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Così tornasti a casa, ma qui a nuove occupazioni ti aspettava la mensa, ricoperta dagli stuzzicanti cibi e dai vini francesi che danno letizia o dalla bottiglia spagnola, toscana o ungherese alla quale Bacco concedette la corona di edera verde (il Tokai, miglior vino); e disse: “Siedi regina delle mense”. Infine il Sonno (pers.) ti rassettò i morbidi materassi con le sue stesse mani, dove, dopo che fosti accolto, il fedele servitore abbassò le tende di seta del baldacchino: e soavemente ti chiuse gli occhi il canto del gallo che solitamente li apre agli altri. Perciò è giusto che Morfeo non svegli i tuoi stanchi sensi dal sonno profondo prima che il sole già alto tenti di entrare tra gli spiragli delle imposte dorate e (prima che) i raggi del sole, che ti pende sul capo, illuminino appena la parete. Ora qui devono avere inizio le leggiadre occupazioni della tua giornata e da qui io devo salpare con la mia nave (sineddoche= iniziare il canto) e coi miei precetti devo educarti cantando ad alte imprese. [il risveglio] I gentili valletti udirono già come vicino lo squillo del campanello che da lontano la tua mano agitò grazie al propagarsi del suono (mediante un congegno di fili); e accorsero prontamente a spalancare le imposte che proteggono dalla luce e preoccupati fecero attenzione perché il sole (pers. Febo) non osasse ferirti direttamente agli occhi. Alzati ora un poco e così appoggiati ai cuscini i quali disposti l’uno sull’altro a scalare ti fanno da morbido sostegno alle spalle. Poi con l’indice destro scorrendo piano piano sugli occhi dilegua quindi quel che rimane del sonno e inarcando appena le labbra, dolce a vedersi, sbadiglia silenziosamente. Oh se ti vedesse in un atto così gentile il duro capitano che in battaglia dilatando smodatamente le labbra grida lacerando robusti orecchi, con cui impone vari movimenti alle truppe; se in quel momento ti vedesse, certamente avrebbe più vergogna di sé che Minerva il giorno che, suonando il flauto, vide riflesso nell’acqua il brutto aspetto delle guance gonfie. [scelta della bevanda] Ma già vedo entrare di nuovo il tuo valletto ben pettinato; egli ti chiede quale oggi tra le bevande solite ti piaccia di più bere nella preziosa tazza: preziose merci sono tazze e bevande, scegli quella che più desideri. Se oggi ti è utile dare allo stomaco ristori caldi così che esso si riscaldi in modo regolato (temprato) nella giusta misura (con legge) e ti favorisca la digestione, scegli il bruno cioccolato (= cacao) con cui ti rendono omaggio gli abitanti del Guatemala e delle Antille che hanno i capelli avvolti da barbare penne: ma se noiosa depressione ti opprime, o se tendi ad ingrassare, concedi l’onore delle tue labbra alla bevanda divina nella quale, una volta tostato, fuma e arde il legume giunto a te da Aleppo (Siria) e Moca (Yemen) che, popolata da mille navi, è sempre superba. Certo fu necessario che dai propri confini originari (Europa) uscisse un regno (Spagna) che con ardite vele fra tempeste di mari sconosciuti e di fenomeni mai visti prima, fra insidie e rischi e inumane fami superasse i confini (le colonne d’Ercole) per lungo tempo mai oltrepassati: e fu giusto che Cortes (= conq. Messico) e Pizzarro (= conq. Perù) non stimarono umano il sangue che oltre l’oceano scorreva nei corpi di quegli uomini e mediante l’uso di armi da fuoco infine spietatamente spodestarono dai loro troni ereditati dagli avi (aviti) i re messicani (Guatimozino e Montezuma) e i nobili Incas (Huascar e Atahualpa) cosicché nuove delizie arrivarono, o

Mito di Proserpina -> capelli delle furie, fatti di serprenti, è una similitudine mitologica sembra identificare il nobile che con la sua conoscenza classica poteva compiacersi Parini immagina che Bacco premi il Tokai come vino migliore -> dietro ciò si notano le maniere del giovin signore che cerca di vantare le proprie abilità da anfitrione 88-89 enjambement con parola gallo inizio verso -> richiamo realtà allontana il mondo sognante della nobiltà 

Similitudine ingegno poeta-nave può essere di derivazione dantesca (“dietro al mio legno che cantando varca” -> Paradiso II,3)

“ma già” = serve a Parini per segnalare il passaggio da una posizione precedente riassuntiva e programmatica a una più sciolta, descrittiva e narrativa La figura del capitano (nel suo rozzo vitalismo) si contrappone alla mollezza quasi femminile del giovin signore Minerva -> abbozzo neoclassico che, specchiatasi ad una fonte mentre suonava il flauto, si vergognò della sua brutezza

Elemento esotico (= Cacao, Caffè) fanno il giro del mondo per giungere al giovin signore. Il caffè è considerato la bevanda degli dei

fingendo di valutare gli aspetti della scoperta dell’America dal punto di vista del giovin signore (compiacimento conquista e sfruttamento), Parini accorda i suoi principi morali all’umanitarismo del secolo. Ironia per l’inutile e vuota vita nobiliare -> racconta sfruttamento e sofferenze popolazioni indigene che hanno portato solo al commercio di una bevanda.

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gemma degli eroi, al tuo palato. [visite: sarto] Il cielo non voglia però che in quel momento in cui ti accingi a bere la bevanda scelta, un servo inopportuno improvvisamente ti annunci il sarto rozzo e scortese che, non soddisfatto di aver condiviso con te le stoffe preziose, osa ancora con un conto interminabile chiederti il pagamento: ahimè poiché reso quella salutare bevanda aspra e indigesta nelle tue viscere potrebbe farti ruttare in modo villano in casa e fuori, al teatro e al corso per tutto il giorno! [maestro di danza] Ma il dolce maestro, che guida e corregge i movimenti dei tuoi piedi come a lui piace, non attende che qualcun altro lo annunci, gradito sempre anche se giunge all’improvviso. Egli si fermi all’entrata dritto poi, alzando entrambe le spalle come fosse una tartaruga che contrae un po’ il collo, allo stesso tempo abbassi il mento e con la punta estrema del cappello piumato si tocchi il labbro. [maestro di canto/musica] Non meno di costui senza che altri ti annunci accostati al letto del mio Signor, oh tu che insegni a intonare con voce duttile teneri canti e anche te che insegni agli altri come fare vibrare magistralmente con un piccolo arco i fili sul legno cavo (violino). [maestro di francese] Né manchi a terminare lo squisito gruppo eletto intorno al tuo letto l’insegnante dell’armonioso idioma che dalla Senna, madre delle grazie, venne or ora a spargere di divina ambrosia l’Italia, nauseata dalla propria lingua. Al suo apparire le parole italiane interrotte bruscamente cedano il campo al loro tiranno (probabilmente per la pronuncia errata); e grazie alla nuova ineffabile armonia dei sopraumani accenti, ti nasca odio tanto grande per coloro che osano macchiarsi le labbra ancora con quella parlata con la quale in Valchiusa fu lodata e pianta la bella francese (Laura di Petrarca) e con la quale vennero cantati i campi all’orecchio dei Re presso Fontainebleau (cfr a le Coltivazioni di Alamanni). Misere labbra che non sanno mescolare la nostra lingua con le bellezze della lingua francese cosicché meno aspro ai delicati spiriti e meno barbaro suoni alle orecchie! [chiacchiere] Dunque questa squisita schiera ti trattiene all’inizio della giornata, o Signore; occupi i tempi vuoti con piacevoli chiacchiere or con l’uno or con l’altro riguardo le indecisioni sul da farsi, mentre chiedi loro tra i lenti sorsi della bevanda calda a quale cantante lirico verrà data la palma sulle scene nel vicino inverno; e se è vero che tornerà l’astuta Frine che rimandò indietro a Londra ben cento folli nudi o se tornerà il brillante danzatore Narciso a fare ingelosire gli apprensivi mariti italiani. Poiché così a lungo avranno scherzato con te di buon mattino escano costoro di loro decisione o da te congedati, non senza aver prima congedato il falso pudore e quella cosa brutta che le severe nobildonne chiamano modestia. Domani poi, o forse dopodomani, si potrà ascoltare i loro insegnamenti se meno di oggi ti assilleranno con le loro cure. A voi, divina schiera, il cielo vi concesse più che a noi mortali una materia celebrale così ricettiva che un breve lavoro vi basta per imprimervi nuove idee. Inoltre a voi fu data una tale struttura di nervi, sensi e spirito che la vostra anima è in grado di penetrare e capire mille cose allo stesso tempo e non le confonde né le distorce mai ma le ripone ben distinte e chiare nelle sedi adatte. Intanto il popolo, a cui non è dato di sollevare i veli dei misteri (della tua vita), sarà soddisfatto poiché vedrà spesso andare e tornare dal tuo palazzo i maestri delle prime arti (violino, arte e francese) e a bocca aperta berrà (ascolterà) le tue frasi sentenziose. Descrizione della vestizione e della toilette -> oggetti e gesti ricordano grazia rococò [discorso sulle nozze/dama] Hai pensato molto a te; ora rivolgi le tue

Notiamo umanità e sdegno del poeta Sarto villano = può sottolineare origine plebea del sarto

I vv. 158-203 offrono un esempio di soluzione analitica del tema scelto dal poeta, elenco dei primi salutanti intorno al letto del nobile

Ambrosia = ricorda Foscolo (chiome cosparse d’ambrosia)

Con questi maestri non discute delle loro lezioni/mestieri ma sulle novità del mondo, a turno i visitatori riempiono il vuoto con i loro pettegolezzi e il nobile deve scegliere come riempire la sua giornata È giorno inoltrato -> le leggi temporali sono diverse per il nobile Descrizione processo conoscitivo nei termini delle teorie empiriche-sensiste dimostra da un lato interesse di Parini per aspetti filosofici della cultura, dall’altro capacità di ricavare da essi uno spunto per una polemica etico-sociale

Da qui ha inizio il tema della satira vs il

292-312

313-386

preoccupazioni ad un altro obiettivo degno di te. Sai che il cielo destina al giovane Signore una compagna con cui possa dividere il lungo peso di questa vita noiosa. Impallidisci? No, non parlo di nozze: sarei un maestro antico e vecchio se ti dessi un consiglio così folle. Tu non orni così l’animo e il corpo di alte doti perché dovresti sospendere la tua carriera nel suo bel mezzo e uscendo da questo, a ragione detto, Bel Mondo, giaceresti relegato tra i padri severi di famiglia, stretto da un nodo ogni giorno più stretto e ridotto a volgare riproduttore della razza umana. Dall’altra parte c’è il marito, ahi quanto spiace, che nausea i delicati abitanti del vostro Bel Mondo quando osa portare in ridicolo trionfo i severi nomi della Fede dei vostri avi rimbambiti e la pudicizia! E quale ira non suole suscitare in modo incoercibile negli animi delicati e sensibili quando gongolando ricorda i calcoli meschini del fattore, le vendemmie, i raccolti, i pedagoghi di quei così dolci suoi bambini altrui (forse non suoi) e non si vergogna di mischiare queste favole ad argomenti singolari, a neologismi e nuove costruzioni, a idee libere da vincoli di natura morale per mezzo delle quali viene ravvivato il vostro amabile mondo. Perisca dunque chi ti consiglia le nozze. Ma non andrai però senza compagna che sia giovane dama e sposa di un altro, poiché così vuole l’inviolabile rito del Bel Mondo del quale tu sei cittadino. [favola di Amore e Imene] Fu tanto tempo fa che il piccolo Amore (Cupido) era dato in custodia a suo fratello Imene, poiché la loro madre (Venere) temeva che l’incauta divinità bendata correndo rischi andasse misero e solo per vie traverse e che il genere umano, che è nato per dominare la terra, corresse verso una fine troppo immatura in quanto bersaglio di colpi scagliati indistintamente da Amore senza alcuna moderazione. Perciò aveva dato in cura il figlio esposto a rischi all’altro, dicendo loro così: “Andate, figli, insieme. Tu più possente scaglia la freccia e tu più cauto guidalo all’obiettivo giusto”. Così sempre insieme andava la dolce coppia in un solo regno e stringeva le anime in un nodo comune (nozze). Allora successe che il Sole vedeva un pastore e una pastorella stare sempre insieme sui prati, nei boschi, sui colli, alle fonti e sua sorella (la Luna) li vedeva poi uniti ancora nel talamo beato tanto che entrambi gli amici dèi gareggiavano spargendo gigli (purezza) e rose (felicità). Ma cosa non può (succedere) se mai si accende l’ambizione di un regno anche in un divino petto? Crebbero le ali di Amore a poco a poco e la forza con esse; e la forza è l’unica e sola via per regnare (cfr. Machiavelli). Perciò si affidò dapprima a un volo breve, poi sempre più ampio e fiero alla fine entrò nel cielo aperto e, scrollando il grande arco e il capo, fece risuonare con quel movimento il duro acciaio (le frecce) che gli riempie la faretra sulle spalle e gridò: voglio regnare solo! E disse rivolto alla madre: “Amore dunque, il più possente fra gli dei, il primo figlio di Venere riceve leggi, e proprio dal fratello minore riceve leggi, (divenendo così) misero alunno, anzi servo? Ora dunque Amore non potrà osare ferire un’anima più di una volta come questo ritroso (Imene) vorrebbe da me? E non potrò mai, dopo che strinsi un legame amoroso, ancora scioglierlo a mio piacimento e qualora volessi stringerne un altro ancora? E lascerò pure che egli imbratti le mie frecce perché siano meno velenose e meno crudeli per i cuori? Via allora perché non mi togli dalle mani questo arco e queste armi dalle mie spalle e lasci nudo Cupido quasi come un rifiuto degli Dei? O che bel regno sarebbe se tu regnassi da solo al mio posto! Che bello vederti, povero! Ingegnarti a togliere dalle languide anime la stanchezza e il fastidio e spandere gelo invece che fuoco! Ora genitrice ascolta, voglio e vado a regnare solo. Dividi a tuo piacere tra noi due il regno, poiché con te sono già in pace, e che gli esseri umani non mi trovino più in compagnia di Imene”. Qui tacque Amore e in

cicisbeismo che comprende anche la favola di Amore e Imene (fino v 458), uno dei motivi fond del giorno Tetra noia = Motivo psicologico serio Bel mondo = società aristocratica E ridotto....umana = paternità è sentita al nobile come degradante e nuda funzione riproduttiva La fedeltà è cosa da gente rimbambita e oggetto di ridicolo per gli eroi del bel mondo Bile = termine pariniano per indicare giusta indignazione

Inviolabile rito = leggi cicisbeismo Imene = dio delle legittime nozze

Genere umano si estinguesse a causa dei colpi indiscriminati di un arciere non controllato (Amore) e si affrettasse prematuramente verso estinzione...


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