PB Cado dalle Nubi - Bellissimo PDF

Title PB Cado dalle Nubi - Bellissimo
Author Giuseppe Minunni
Course PSICOLOGIA CLINICA
Institution Politecnico di Bari
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Summary

Bellissimo ...


Description

Una produzione TAODUE in collaborazione con MEDUSA FILM Checco Zalone in

con Giulia Michelini Dino Abbrescia Fabio Troiano Ivano Marescotti

Prodotto da Pietro Valsecchi Regia di Gennaro Nunziante

Nelle sale da venerdì 27 novembre 2009 Distribuzione

www.medusa.it Produzione www.taodue.it

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CAST ARTISTICO

Checco

Checco Zalone

Marika

Giulia Michelini

Alfredo

Dino Abbrescia

Manolo

Fabio Troiano

padre di Marika

Ivano Marescotti

madre di Marika

Claudia Penoni

zio di Checco

Gigi Angelillo

zia di Checco

Ludovica Modugno

Roberto

Raul Cremona

Angela

Ivana Lotito

Don Livio

Peppino Mazzotta

Giulio

Stefano Chiodaroli

madre di Checco

Anna Ferruzzo

Luisa

Francesca Chillemi

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CAST TECNICO

Soggetto e Sceneggiatura

Luca Medici Gennaro Nunziante

Musiche Originali di

Luca Medici

Casting

Elisabetta Curcio

Suono in Presa Diretta

Massimo Simonetti

Costumi

Mary Montalto

Aiuto Regia

Simone Spada

Scenografia

Sonia Peng

Direttore della Fotografia

Lorenzo Adorisio

Montaggio

Pietro Morana

Responsabile di Post-Produzione

Claudia Vivenzio

Organizzatore di Produzione

Luciano Lucchi

Organizzatore Taodue

Emanuele Emiliani

Prodotto da

Pietro Valsecchi

Distribuito da

Medusa

Regia

Gennaro Nunziante

Location

Roma Milano Polignano a Mare (BA)

Durata Riprese

maggio-giungo 2009

Ufficio Stampa

Studio Marchese (Sara Abbate) T. 347/9607361 [email protected]

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SINOSSI

Checco (Checco Zalone) è un giovane cantante pugliese che sogna il grande successo nel mondo dello spettacolo e, per mantenersi, lavora come muratore nella ditta dello zio a Polignano a Mare (BA). E’ fidanzato con Angela (Ivana Lotito), parrucchiera, che lo lascia perché desidera avere accanto un uomo con un lavoro più stabile, con il quale costruire una famiglia. Per Checco è una doccia fredda: triste e amareggiato lascia la Puglia per Milano, sperando che la moderna metropoli del nord gli possa spalancare le porte del successo nel mondo discografico. A Milano Checco viene ospitato da suo cugino Alfredo (Dino Abbrescia) che divide l’appartamento con Manolo (Fabio Troiano): i due stanno insieme da dieci anni ma Alfredo non l’ha ancora detto ai genitori che vivono in Puglia e che, ogni volta che lo vanno a trovare, lo trovano accanto a splendide “fidanzate” come Luisa (Francesca Chillemi). La strada che porta al successo è lunga e difficile, ma un incontro inaspettato cambierà la vita di Checco: Marika (Giulia Michelini) una ragazza meravigliosa e piena di qualità, convince Checco a dare lezioni di chitarra ai ragazzi disagiati della parrocchia di Don Livio (Peppino Mazzotta). Il padre di Marika (Ivano Marescotti) però è un leghista convinto e pieno di pregiudizi nei confronti dei meridionali. Checco, affranto da una serie di rifiuti, si convince che non riuscirà mai a sfondare ed è pronto a tornare a Polignano, quando finalmente Roberto (Raul Cremona), un importante discografico, lo trova dopo averlo cercato per tutta Milano, convinto che il talento canoro e quello comico possano trasformare Checco in un vero e proprio fenomeno musicale...

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IL PRODUTTORE

Con “Cado dalle Nubi” Taodue si conferma una società leader nei debutti, nello scoprire talenti. L’incontro con Zalone e Gennaro è stato da subito un’occasione in cui il divertimento si fondeva con il lavoro e la creatività. Non ho pensato per un attimo di compromettere il rapporto simbiotico che c’è tra Luca e Gennaro: uno dietro e uno davanti alla macchina da presa, insieme nella scrittura. Noi abbiamo alimentato la loro unità mettendo a disposizione la nostra esperienza e il nostro impegno. Sono molto contento che oltre ad aver trovato un film in cui credo, ho trovato anche due amici. Pietro Valsecchi

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I PROTAGONISTI

Luca Medici (Checco)

Come è nato questo suo primo film? Per una volta faccio l’attore serio ma voglio tranquillizzare il mio pubblico, Checco Zalone è sempre lui, con il suo spirito irriverente e candido e gli strafalcioni con la lingua italiana, che ovviamente non imparerà mai. Il suo è un modo di essere e di agire particolare che conserverò fin quando mi sarà possibile: se in futuro mi offriranno altri ruoli comici potrei chiamarmi anche in un modo diverso ma la matrice resta sempre quella. Tutto è cominciato quando durante le feste di Natale dell’anno scorso mi ha telefonato il produttore Pietro Valsecchi proponendomi un film da protagonista ed invitandomi a raggiungerlo a Cortina per il Capodanno. Non sapevo chi fosse, il mio amico, autore e principale consigliere, nonché futuro regista, Gennaro Nunziante mi ha spiegato che si trattava di un produttore prestigioso e siamo partiti per la montagna vestiti con i jeans e correndo il rischio di morire assiderati perchè faceva freddissimo. Una volta arrivati, siamo andati a cena con Valsecchi e la sua famiglia, gli abbiamo raccontato la storia che avevamo in mente e lui se ne è innamorato: la sceneggiatura poi è nata piuttosto in fretta, abbiamo cercato una storia che tenesse il pubblico seduto ed attento e lo facesse divertire per un’ora e mezza, senza avere ambizioni sproporzionate. Come si è sviluppato il suo sodalizio con Gennaro Nunziante? Siamo amici e colleghi da tempo, il mio primo lavoro televisivo è stato con lui, mi scelse per un programma di Telenorba.che si chiamava “Il Sottano”. Con Gennaro c’è un’intesa naturale, strada facendo la nostra amicizia si è intensificata e ci ha fatto diventare una specie di “coppia di fatto”. In questa occasione abbiamo collaborato strettamente per la scrittura del copione, ma anche per il casting e la scelta dei ruoli: la parte più bella di questo lavoro è secondo me proprio questo momento creativo che nel cinema è molto più stimolante rispetto alla tv o allo spettacolo live, non hai l’ansia di affrontare il pubblico faccia e faccia e scopri che è una fase esaltante anche nei “fisiologici” momenti difficili. Avete cercato un linguaggio nuovo, evitando di ripetere la gag della tv? Sì, la regia è stata sacrificata a mio favore, quando sono in crediti non contrattuali

scena non ci sono grandi movimenti di macchina e la cinepresa mi sta “addosso” ma il film non è mai lento, ha sempre un taglio giovanilista e veloce perchè ogni scena è stata arricchita sul set con l’improvvisazione del momento, ogni volta ho aggiunto sempre qualcosa di mio in più. Per “Zelig” abitualmente proviamo nel locale in cui poi registriamo ma la differenza fondamentale quando si gira un film è che il tempo comico è qualcosa che può sfuggirti se devi tenerlo ripetendo la stessa scena per dieci volte: quando ero sul set non è stato semplice adeguarmi alla nuova situazione ma poi rivedendomi ho capito che ce l’avevo fatta. E’ stata quindi costruita una storia comica che ha come motivo conduttore il candore del protagonista? Checco riesce a dire cose scorrette e assurde contro chiunque proprio grazie alla sua ingenuità ed alla sua ignoranza. Vestiti da Checco Zalone ci si può permettere di fare e dire (quasi) tutto e lo spettatore perdonerà - speriamo – il mio tipo di satira sociale piuttosto feroce e “scorretto” sull’attualità. Ce n’è per tutti, non si salva nessuno: i leghisti, i gay, ma anche i meridionali.. Ad esempio all’inizio quando Checco lascia il suo paese in Puglia per andare al Nord se ne accomiata dicendo “Terroni di merda!” Quali sono le situazioni che ricorda più volentieri? Checco è un aspirante cantante che all’inizio non può che essere “sfigato”. Arriva a Milano come Alice nel paese delle meraviglie, ottuso e spiazzato, ma non si scompone di fronte a niente, va comunque dritto per la sua strada. Come si è trovato con gli altri interpreti? Quelli sì che sono attori. Credo siano giusti, intonati, capaci, ho avuto modo di apprezzarli uno per uno dopo essermi avvicinato a loro con molta umiltà, da Ivano Marescotti a Giulia Michelini, a Dino Abbrescia a Fabio Troiano, a tutti gli altri: quando abbiamo iniziato a girare, nei primi momenti difficili in cui sul set ero piuttosto ansioso, ognuno di loro mi ha incoraggiato e rassicurato molto, aiutandomi poi col tempo a “sciogliermi”. Il paragone con “Borat” può essere fondato? Con le dovute proporzioni forse sì: in fondo quel personaggio creato dal geniale Sacha Baron Cohen faceva e diceva cose terribili ma proveniva da una cultura diversa da quella occidentale. La mia forza è quella di essere un ignorante sgrammaticato che può fare e dire di tutto e si permette di essere politicamente scorretto, l’operazione che faccio io col crediti non contrattuali

mio modo di fare irriverente somiglia a grandi linee a quella. Certo, sarebbe fantastico avere anche solo un decimo di quel successo, ma posso dire che il tipo di comicità che mi piace di più è sicuramente quello. A chi le piacerebbe somigliare? Fra gli altri miei attori preferiti c’è Mister Bean, alias l’inglese Rowan Atkinson, e tra gli italiani viventi credo che il numero uno sia Carlo Verdone: quando esce un suo film corro sempre a vederlo. Fra tutti però il mio punto di riferimento resta sulla scena e nella vita Massimo Troisi, per la capacità di non tradire mai se stesso, il che significa anche un grande rispetto nei confronti del pubblico. Un comico deve fare ridere senza dover avere sempre e comunque un’opinione su tutto, il mio mestiere è quello di far ridere ma non vorrei essere mai scambiato per un opinionista: che titolo avrei per diventarlo? Mi piace molto però mettermi nella condizione di avere qualche titolo per lanciare un allarme.

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Giulia Michelini (Marika)

Come è nato il suo coinvolgimento in ”Cado dalle nubi”? Quando sono stata contattata per parlare del film ho incontrato prima Luca che mi ha raccontato diversi aneddoti su certi suoi incontri stupendomi e divertendomi moltissimo: ho capito subito che il progetto era interessante e stimolante, soprattutto perché mi permetteva di cimentarmi con qualcosa di diverso dai ruoli seri che abitualmente interpreto nelle fiction tv ed al cinema. Il mio non è un personaggio comico, ma poi quando la realtà irrompe viene meno tutta la presunta serietà o seriosità e le formalità che cerchiamo di mantenere si rivelano una maschera. Anche Gennaro Nunziante, poi, si è dimostrato da subito una persona particolare e speciale che mi ha sorpreso ed affascinato per le sue modalità di approccio agli altri. Quali sono secondo lei le caratteristiche vincenti del suo partner e del suo regista? Di Luca ho adorato l’ironia e l’autoironia continua su tutto, la simpatia, la genialità, intesa anche come estro creativo del momento. Gennaro conosce alla perfezione i tempi della commedia per la sua esperienza di sceneggiatore, è consapevole dei suoi mezzi, è sornione e sereno e ti trasmette a sua volta serenità e fiducia, ma la sua pacatezza nasconde sempre mille idee ed innovazioni. Vi è capitato spesso di improvvisare in scena? “Se reciti con Checco Zalone non esistono battute da ricordare a memoria, il set rappresenta un continuo “work in progress” ed è molto difficile stargli dietro perchè il copione è solo un canovaccio iniziale e quasi sempre le scene vengono ri-modellate in corsa, elaborate e proposte sotto una luce diversa. All’inizio confesso che un minimo di spiazzamento c’è stato ma poi questo tipo di approccio si è rivelato un esercizio salutare, sono stata al gioco volentieri e mi sono resa conto della fortuna di aver potuto lavorare con persone bellissime e stimolanti”. Che cosa l’ha interessata del personaggio di Marika, la fidanzata del protagonista? Mi ha divertito interpretarlo, Checco rappresenta la vita vera che bussa alla sua porta, qualcuno che riesce finalmente a farla sorridere e a farla emancipare: lei era comunque già piuttosto alternativa e contestatrice, aveva sempre tentato di tirarsi fuori ed emanciparsi da un punto di vista sociale per assumere un’identità precisa, ma la ribellione rispetto ai suoi familiari non era compiuta, tanto è vero che vive ancora in crediti non contrattuali

casa con loro. Le maglie strette in cui la sua famiglia tradizionale ed all’antica la tengono prigioniera si allargano con l’arrivo nella sua vita del “ciclone Checco” e lei si lascia travolgere. Lui è un tornado che finisce con lo spazzare via tutto e tutti senza volerlo, un personaggio senza meschinità, senza paura di dire quello che pensa davvero ed è talmente naif e spontaneo da diventare rivoluzionario ed eversivo. Che rapporto ha in genere lei con la commedia? Mi piace molto e mi piacerebbe molto che mi offrissero spesso ruoli di questo genere. All’inizio ho notato che avevo portato con me mio malgrado in questo film anche visivamente un po’ di seriosità fuori luogo ma col tempo, grazie anche ai consigli di Gennaro, spero di avere acquistato in leggerezza. Sono entrata in dinamiche molto forti, Gennaro e Luca sono tra loro come due fratelli, una sorta di famiglia in cui mi sono introdotta in punta di piedi, impiegando comunque un po’ di tempo per capire cosa stessi facendo e per acquistare una certa consapevolezza. Ora sono certa di essere affezionata a questo film in maniera davvero speciale.

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Dino Abbrescia (Alfredo)

Chi è il personaggio che lei interpreta, Alfredo? E’ il cugino di Checco, il figlio della sorella di suo padre, vive a Milano da tempo, lavora in un centro massaggi ed è un omosessuale che convive con il fidanzato Manolo (Fabio Troiano). Quando Checco arriva a Milano va a vivere da lui, che da sempre cerca di nascondere in famiglia il suo segreto, e supplica il suo insofferente compagno perché fingano di essere solo amici. Col tempo Alfredo confiderà a Checco che lui e Manolo stanno insieme e cercherà di aiutarlo nella vita e nel lavoro. Checco non si rende mai conto di niente, non si accorge delle gaffe continue, è un personaggio sempre fuori luogo, ma da sessista convinto qual era finirà inaspettatamente per entrare nelle dinamiche del mio rapporto e diventare un insospettabile paciere. Qual è secondo lei la chiave vincente della comicità di Checco Zalone? E’ una specie di Arlecchino, è un ingenuo ma è anche rivoluzionario, il suo punto forte è nella parodia della canzoni e nello storpiare clamorosamente le parole (per incitare il cugino a rivelare la sua omosessualità anziché invitarlo a fare “outing” gli dice di fare “outlet”..). Credo che la storia che raccontiamo rappresenti anche lo specchio di tanti pugliesi che sono andati a Milano in cerca di fortuna anche se, attraverso precisi luoghi comuni, il Sud viene raccontato in maniera un po’ folkloristica e il Nord come un contesto abitato solo da quelli che lavorano sodo. Quando ci siamo ritrovati sul set, comunque, Luca è stato molto umile e ricettivo nell’ascoltare, soprattutto all’inizio, i consigli di noi colleghi più esperti, che gli abbiamo offerto la massima disponibilità man mano che acquistava familiarità con la macchina-cinema, lui sapeva che aveva tutto da imparare. Che rapporto si è creato con Gennaro Nunziante e con Fabio Troiano? Io e Gennaro nonostante le comuni origini baresi non ci conoscevamo, è stato lui ad insistere per lavorare con me e questo ovviamente mi ha fatto molto piacere. A livello di drammaturgia e di scrittura è stato sempre aperto e disponibile ai suggerimenti ed ai cambiamenti in corsa che potevano arrivare anche dagli attori: si trattava della sua prima regia e lui ha cercato e voluto intorno a sé soprattutto persone amiche, complici e creative che lo proteggessero e lo tranquillizzassero. Conoscevo invece bene Fabio Troiano, avevamo già recitato qualche anno fa insieme, accanto a Luciana Littizzetto, in “Se devo essere sincera” di Davide crediti non contrattuali

Ferrario, e la nostra familiarità ed amicizia ci ha portato a sviluppare in modo più naturale certi meccanismi di divertimento: quando devi interpretare un gay ti viene da pensare ai personaggi più misurati dei film di Ferzan Ozpetek ma altre volte ti sembra di essere più simile a quelli de “Il vizietto”. In questo caso la chiave del divertimento era nella possibilità di esagerare e di andare un po’ sopra le righe ed allora (visto anche il divertimento della troupe) abbiamo pensato che valesse la pena “spingere” senza trattenersi troppo.

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Come si è trovato a recitare un personaggio gay come Manolo? Sono stato al gioco volentieri, mi sono molto divertito. Prima di iniziare le riprese ero piuttosto sereno, ero convinto che fosse semplice ma in realtà non lo era affatto, si tratta di una condizione abbastanza particolare. Quando abbiamo girato i primi ciak mi sono ritrovato un po’ spaesato, dovevo trovare Fabio Troiano la mia parte femminile e non sapevo dove cercarla e dove attingere, ma poi ho preso meglio la mira, aiutato molto in (Manolo) questo da Gennaro Nunziante. Per fortuna avevo un bel feeling con Dino Abbrescia con cui siamo amici da tempo, è stato molto divertente lasciarci andare a poco a poco ed accorgerci che la coppia funzionava, sapevamo di poter esagerare visto che si trattava di una commedia volutamente “eccessiva”. Sul set aleggiava uno spirito allegro, la troupe rideva, noi ci “gasavamo” per il fatto che tutti ridevano e ci esaltavamo a nostra volta. Che opinione si è fatto di Checco Zalone recitando con lui? Ottima. Non è un caso che sia uno dei comici più “gettonati” del momento, ha dei tempi comici pazzeschi, sa cosa bisogna fare per fare ridere. E’stato sempre molto efficace: nonostante questa sua prima esperienza nel cinema potesse creare un certo scetticismo per la sua provenienza da altri mondi (anch’io non sarei capace di andare all’improvviso sul palco di Zelig a fare ridere..) lui ha dimostrato di essere disinvolto e preciso, pronunciava le battute sempre nei modi giusti per poterti relazionare a lui. Una commedia somiglia un po’ ad una partitura, esige un certo ritmo costante e tempi giusti, più di altri contesti, altrimenti non funziona: Checco li aveva e poi è una persona molto divertente, tra un ciak e l’altro prendeva in mano la sua chitarra e si scatenava con le sue canzoni parodistiche costringendo tutti noi prima di poter girare di nuovo a passare di nuovo al trucco ormai disfatto. Lei aveva recitato in passato in altre commedie ma forse nessuna lo era stata in modo così esplicito. Sì, ho girato negli ultimi anni film come “Dopo mezzanotte”, “Il giorno più bello”,“Andata e ritorno” e “Tutta colpa di Giuda” ma certamente in questo caso la vena brillante è ancora più dichiarata: quando pensi ad un tipo come Checco Zalone come protagonista di una storia dichiari comunque una vena surreale e folle e la commedia pur affrontando temi presi dalla realtà non può che essere “spinta”, deve esserlo, altrimenti non funziona. La commedia mi piace molto anche da spettatore e questa volta mi sono trovato particolarmente crediti non contrattuali

a mio agio grazie soprattutto all’abilità ed alla personalità di Gennaro Nunziante che non sembrava affatto un esordiente dietro la macchina da presa. Aveva scritto in passato varie commedie importanti per altri autori e forse grazie a questo ne conosceva benissimo i meccanismi: quando doveva spiegarti una scena te la recitava prima lui con una notevole capacità attoriale, interpretando ogni ruolo in maniera naturale, dando consigli utili e indica...


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