Piccolo viaggio nell\'anima tedesca PDF

Title Piccolo viaggio nell\'anima tedesca
Author Tanja Lo Re
Course Lingue e culture europee euroamericane e orientali
Institution Università degli Studi di Catania
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Summary

Riassunto dei 15 capitoli ...


Description

Tedesco Piccolo viaggio nell’anima tedesca Capitolo 1 Introduzione Il tedesco possiede un gran numero di parole che risultano ‘intraducibili’ nelle altre lingue. Schadenfreude: “gioia per le disgrazie altrui”; sentimento a metà tra l’invidia e la risata, che ci fa gioire quando le disgrazie capitano agli altri. Zweisamkeit: “essere in due”; rappresenta la chiusura della coppia rispetto al resto del mondo. Nelle altre lingue non esistono termini specifici corrispondenti, nonostante esista il concetto. Il tedesco è una lingua che riesce sempre a sorprenderci per la sua precisione: per esempio lo dimostra la differenza tra hinstellen (mettere un libro su uno scaffale) e hinlegen (mettere un libro su un tavolo) e la precisione nell’usare termini diversi sulla base della posizione di un oggetto (senso verticale o orizzontale). Quando si utilizza il verbo ‘andare’ i termini sono molteplici e indicano modi diversi di ‘andare’: Ausgang (uscita a piedi); Ausfahrt (uscita in auto). ‘Ogni cosa ha il suo posto e ogni posto ha la sua cosa: questa massima ha trovato la sua realizzazione nella lingua tedesca.’ Il tedesco ha una sorta di passione per la nomenclatura, pertanto esistono specifiche parole per specifiche situazioni. Nachmieter: persona che prenderà in affitto la casa in cui abitiamo dopo che l’avremo lasciata. Lebensgefährtin: persona presentata come compagna di vita. Lebensabschnittgefährtin: compagna di un pezzo di vita, dato che non si sa cosa preserva il futuro. La stessa accuratezza che troviamo linguisticamente la si può trovare anche nel formulare norme (esempio dei fogli A4 (DIN A3, DIN A4 ecc.)). Inoltre il tedesco ha un’estrema capacità di astrazione in cui le parole acquisiscono minore concretezza. L’identità tedesca è fatta di parole intraducibili che rispecchiano la storia della trasformazione della Germania negli ultimi vent’anni. Weltanschauung : “visione del mondo”; contiene solo una minima parte di ciò che esso esprime. Albert Speer, architetto di Hitler, può essere un ottimo rappresentante della Weltanschauung che era alla base del nazismo. Mitläufer: “uno che va con la folla”; un opportunista, un carrierista, un debole che imita gli altri. Dopo la denazificazione l’assunzione di questo comportamento era quasi una giustificazione per ciò che si aveva fatto. La Germania ha dovuto fare i conti con il proprio passato nazista, coniando un’altra parola difficile, ovvero Vergangenheitsbewältigung: elaborazione del passato e del suo superamento. Molte parole intraducibili sono oggi usate in chiave ironica come Nestbeschmutzer: ‘insozzatore del nido’. Querdenker: pensatori laterali; Quotenfrauen: donne in quota come la Merkel; Rechthaber: coloro che hanno sempre ragione; Männerfreundschaf: amicizia tra uomini, che va oltre la semplice amicizia (esempio: amicizia nata tra i campi di battaglia). La riunificazione della Germania Est e Ovest non è stata facile, si può parlare di un’unione per interesse? (Zweckgemeinschaf). Mentre il termine Gesamtdeutsch prima indicava un mondo pantedesco, successivamente ha assunto il significato di ‘tedesco unito’. Feierabend: ‘riposo della sera’; dopo di esso vi è il tempo libero e di dedicarsi maggiormente alla sfera privata. Il riposo della sera è sacro 1

(non a caso la parola ha un’origine ecclesiastica) ed è legato anche ad un punto di vista economico. Le ragioni della trasformazione della Germania sono in parte dovute all’unificazione. Il popolo tedesco da molta importanza alla parola, alla lettura, alla letteratura. Capitolo 2 Weltanschauung Il significato del termine è molto più ampio della traduzione letterale “visione del mondo”; esso abbraccia la triade Dio-uomo-mondo al tal punto da essere usato quotidianamente dai tedeschi nelle esclamazioni: (über Gott und die Welt) ‘ho parlato di Dio e del mondo’, come noi diremmo ‘ho parlato proprio di tutto’. Per i filosofi ottocenteschi il termine rappresentava un sistema coerente, su una base di convinzioni di fondo, in cui si potevano spiegare il mondo, le leggi dello sviluppo, l’immagine dell’uomo. Per Freud era qualcosa che ci fa sentire sicuri nella vita, che ci dà uno scopo, e ci suggerisce come dobbiamo organizzare emozioni e sentimenti in funzione di esso. Guardare il mondo significa anche essere prigionieri di un punto di osservazione che riesce a guardare le cose in un solo modo, in pratica un’ideologia. Ma i tedeschi non si fidano delle ideologie e per esempio, non definivano i loro partiti politici ideologici ma ‘partiti portatori di una concezione del mondo’ (Weltanschauungspartieren). Con la parola Weltanschauung la Germania nazista prese il sopravvento lasciando il più grande trauma nella storia tedesca e in ogni tedesco. E per essi non fu facile riprendersi nemmeno dopo la Stunde Null, l’ora zero da cui la storia doveva ricominciare. Dopo la guerra molti si accostarono alla Weltanschauung comunista mentre il resto non riusciva a far fronte al trauma. Tutto ciò portò a difficili adattamenti generazionali. Oggi la Weltanschauung dei giovani tedeschi è fondata sul riconoscimento che il passato nazista e comunista influenzano ancora la loro vita, anche se di fatto essi non sono mai stati né nazisti né comunisti. Una Weltanschauung compatta e immutabile non esiste più. L’identità tedesca oggi è più frammentata e flessibile, e per il cancelliere Schroeder si potrebbe parlare di una way of life tedesca più che di una visione del mondo. Albert Speer, aveva 30 anni quando Hitler ‘mise il mondo ai suoi piedi’ e fino all’ultimo gli restò fedele. A Norimberga egli riconobbe il suo fallimento morale: ‘devo riconoscere che, pur senza concordare totalmente con le sue idee, avevo progettato edifici e prodotto armamenti che servivano ai suoi fini’. Durante il processo Norimberga mantenne sempre un autocontrollo e una resistenza interiore che non lo abbandonarono nemmeno nei vent’anni di carcere. Più che testimone, egli parla come uno storico riportando le opinioni di Hitler ma non le proprie, definendole non importanti. Parlava di ciò che aveva fatto con un tono scettico, quasi come se dietro le sue azioni non ci fossero state imperdonabili atrocità. Spiega la differenza tra il nazismo e il fascismo e il perché i tedeschi, rispetto agli italiani, sono dei buoni soldati. Riuscì a farsi dare pieni poteri da Hitler nel controllo della burocrazia neutralizzandola, impedendo così alla Germania di crollare nel ’42. Ammise che Hitler lo appoggiò perché ‘sapeva esserlo capace di grandi successi’. Nonostante fosse consapevole delle proprie azioni, non le ammise mai esplicitamente e nelle sue parole non vi era alcun rammarico o sofferenza. Nei suoi anni di prigione si sentiva come un emigrato, senza una patria. Ma ‘l’architetto per l’eternità’ pur sapendo delle sue opere distrutte, rimane imperturbabile. Weltanschauung: in Hitler egli vide colui che avrebbe salvato i valori del 19esimo secolo contro il 2

mondo orrendo delle metropoli. Heinrich Bӧӧll, amava alla follia la sua patria, la sua lingua. Quando gli venne conferito il premio Nobel disse: ‘sono tedesco e il mio unico passaporto valido che nessuno mi deve rilasciare, e nessuno mi deve rinnovare, è la lingua in cui scrivo’. Nelle sue opere inventava geniali ‘mestieri’ inesistenti: der Wegerfer “colui che butta via”, è la storia di un giovane assunto per buttare la corrispondenza inutile che arriva alle ditte, valutando scientificamente le buste senza aprirle per risparmiare tempo; der Lacher “colui che ride”, si guadagnava la vita producendo risate per le radio e la tv. Per Bӧӧll le parole hanno una forza dirompente e un peso enorme: basti pensare alla parola pane e al fatto che in nome di questa parola sono state fatte guerre, omicidi e così via. afferma che uno “scrittore dovrebbe sapere di quali eredità è portatrice e di quali trasformazioni è capace ogni parola”. I suoi romanzi rappresentano la memoria del tempo tradito, in cui abbiamo fatto cose che non si possono ignorare. Visse in prima persona gli orrori della guerra che ha distrutto l’Europa e assume a riguardo un punto di vista tedesco da cui traspare un rapporto tormentato dalla colpa nei confronti dell’Unione Sovietica, non potendo dimenticare i venti milioni di morti e le duemila città rase al suolo dai tedeschi in Russia. Si schierò da parte di un movimento pacifista che promuoveva la pace formale e manifestava contro gli eventi della Guerra Fredda, trovando inutile la corsa agli armamenti nucleari che avrebbe potuto trasformare la Germania nel campo di battaglia europeo. Mischa Wolf, fino al 1979 era stato la spia più famosa del mondo, l’uomo senza volto, da cui dipendevano almeno ventimila agenti in tutto il mondo. Per 25 anni nessuno riuscì mai a identificarlo e scattargli una foto. Per ben due volte era riuscito a far passare dalla propria parte i capi dei servizi segreti della Germania federale. Era stato lui l’inventore degli ‘agenti dormienti’ e delle ‘spie per amore’. Weltanschauung: il suo segreto era prendere il mondo com’era, non immaginarsene uno diverso. Inoltre per il suo mestiere era fondamentale farsi sentire sempre vicino ai propri collaboratori, specialmente quando in pericolo. Viaggiava sempre all’estero. Un altro dei suoi principi era che il denaro non compra tutto. Il suo successo più clamoroso fu piazzare Günter Guillaume al fianco del cancelliere del paese nemico. Negli ultimi 15 anni visse a Berlino scrivendo di cucina russa, di storie sulla sua famiglia, fiabe, libri di memorie senza svelare mai niente che fosse già noto. Joschka Fischer intitola la sua autobiografia Mein langer Lauf zu mir selbst. Da militante della sinistra ‘spontaneista’ nella Francoforte degli anni Settanta, si trasformò in ministro degli Esteri capace di convincere i pacifisti a sostenere in Kosovo, per ragioni umanistiche, il primo intervento armato tedesco dopo il dopoguerra. È stato sempre affascinato dalle idee controverse, e all’interno del governo era a favore di una politica europeista e integrazionalista; di fatti per lui l’unica strada era una completa integrazione dell’Europa. La sua carriera vacillò nel 2001 quando vennero pubblicate delle foto che lo ritraevano ventenne mentre picchiava un poliziotto. Ma la sua popolarità ebbe la meglio su chi voleva rovinargli la carriera. In una Germania estremamente formale si presentò a giurare in Parlamento in scarpe da tennis e senza cravatta, e fu lui ad occupare quella che era stata la Reichsbank di Hitler. ‘il mio principio è restare fedele a me stesso’.

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Capitolo 3 Nestbeschmutzer Il Nestbeschmutzer è un individuo che insozza il suo nido: famiglia, chiesa, patria, partito… ovvero il nucleo a cui appartiene. Per i tedeschi ciò che danneggia il nido è profanazione, e non merita perdono nemmeno se spinto dal desiderio di far bene. Heine è un classico Nestbeschmutzer: egli ha scritto le poesie più belle sulla Germania; ebreo convertito, che stanco di essere tormentato dalla censura emigrò a Parigi dove scriveva della sua amata patria. Ma per i tedeschi rimase ‘un poeta per commessi viaggiatori’. Di Heine i tedeschi non tolleravano l’ironia, ma allo stesso tempo erano affascinati dall’incanto della sua lingua. I nazisti permisero lo studio delle sue poesie in forma anonima e la critica letteraria tedesca lo definì ‘talentuoso ma senza carattere’. Trent’anni dopo la sua morte un gruppo di cittadini volle costruire un monumento in sua memoria, a D ü sseldorf, nella sua città natale. Solo nel 1926 venne commissionata una statua in bronzo che anni dopo fu tolta per fare cannoni. Successivamente furono realizzati vari monumenti sparsi per la Germania ma non ebbero molta fortuna. Anche l’attrice Marlene Dietrich, negli ultimi anni di vita, ebbe una nostalgia bruciante per la Germania. Aveva 87 anni e viveva semireclusa; nonostante vivesse nella capitale europea del cibo, almeno due volte a settimana telefonava ad un ristorante tedesco pe farsi portare cibo tedesco. Inoltre gli dettò molte ricette che anni dopo furono pubblicate. La Germania però non l’aveva mai trattata bene. I tedeschi non tollerarono che durante la guerra fosse tornata in Europa al fianco degli americani e che subito dopo andò a visitare i campi di sterminio. Volle essere sepolta nella sua Berlino, ma per i suoi funerali l’amministrazione comunale berlinese non autorizzò nemmeno una commemorazione pubblica e la sua tomba fu profanata un paio di volte. Willy Brandt agli occhi dei suoi concittadini è stato un Nestbeschmutzer. Il suo inginocchiamento nel ghetto di Varsavia, che restituì ai tedeschi il rispetto del mondo, in Germania fu vista come una vergogna. Già da quando iniziò la sua carriera politica fu etichettato tale perché da giovane si era impegnato contro il nazismo. Era emigrato in Norvegia e poi in Svezia. Anche dopo la nomina a cancelliere egli rimaneva un outsider. Quando morì nel 1995, il paesino in cui abitava restò a lungo indeciso se dedicargli il nome di una piazza o meno. La sua era stata una vita straordinaria e straordinarie erano le sue contraddizioni. Era un uomo che faticava a vivere senza avventure amorose, fumo e alcol. Proprio le sue debolezze e contraddizioni attirarono le giovani generazioni. Il suo messaggio era: un uomo non può sempre vincere, può essere vulnerabile e contraddittorio. Può subire sconfitte e patirne, senza perdere il cuore proprio e quello della gente. Anche all’interno del suo partito era sempre avanti a tutti (coscienza ecologista, occidentalizzazione, riunificazione). Ma per molti veniva considerato uno straniero in patria. Relazione difficile tra Brandt e Grass. L’identità che Brandt lasciò alla Germania furono l’Ostpolitik da lui condotta contro la resistenza della Democrazia cristiana tedesca; il suo inginocchiamento nel ghetto di Varsavia; la frase: ‘ora deve rimarginarsi ciò che è nato per stare insieme’.

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Capitolo 4 Querdenker È una parola di origine olandese e ‘quer’, che vuol dire traverso, trasversale, storto, non ha mai significato niente di buono in tedesco (in die Quere Kommen, Querkopf). Querdenker sta quindi ad indicare la stortura di pensiero di un soggetto. Nella lingua tedesca ci sono: i Vordenker (coloro che pensano prima); i Nachdenker (coloro che pensano dopo); gli Umdenker (coloro che cambiano radicalmente idea e pensiero); i Mitdenker (coloro che riescono ad immedesimarsi nei pensieri altrui); Denkanstoss (neologismo; ‘incitamento a riflettere che suona come un pugno in faccia, indicando l’idea che sblocca una situazione di stallo). Per un tedesco quindi, colui che pensa per conta proprio senza seguire l’ordine prestabilito per il tedesco medio, potrebbe diventare un Nestbeschmutzer. Per molto tempo i Querdenker sono stati una minoranza di intellettuali scomodi, che dicevano la propria su conformismo e autoritarismo, ovvero quelle caratteristiche che rimasero a lungo nella società tedesca anche dopo la fine del nazismo. La parola fu ignorata dai dizionari fino al 1991: ‘colui che pensa con la propria testa, in modo originale e autonomo’, lasciando intendere che ‘pensare con la propria testa’ sia un valore. Da quel momento quella dei Querdenker non era più qualcosa di esclusivo, ma una moda: l’originalità diventa una passione per i tedeschi, che subito ne fecero un oggetto da istituzionalizzare. Sempre più spesso si organizzavano incontri per imparare a pensare con la propria testa. Addirittura nel ’95 un gruppo di aziende tedesche finanziò una Querdenkerakademie, un’accademia per pensatori di traverso al fine di sbloccare quei comportamenti di inerzia che potevano rendere l’economia tedesca poco competitiva. Ma tutto ciò per un autentico Querdenker è stato un cambiamento non molto positivo, in quanto fino a quarant’anni prima con lo stesso nominativo si faceva riferimento ad una persona da escludere, sbagliata. Hans Magnus Enzensberger dopo la guerra si ritrovò a Norimberga, città delle mega manifestazioni hitleriane. Fin dall’inizio si rifiutò di seguire le masse incarnando la figura del vero Querdenker: nonostante fosse iscritto alla Hitler-Jugend, faceva finta di parteciparvi mentre si rifugiava a studiare inglese nella biblioteca. Quando venne il tempo di arruolarsi, alla vista del primo carro armato scappò e grazie alle sue conoscenze linguistiche riuscì a lavorare come interprete per gli Alleati e svolgeva anche altri lavori per sostenersi. Un pensatore di traverso fin dall’inizio che non ha mai smesso di esserlo. Fondò la rivista più importante del dopo guerra (Kursbuch) e divenne anche editore. Oggi vive a Monaco, ma ammette di essere asincrono rispetto alle mode paragonandosi a Diderot: lo ammira perché a differenza degli altri illuministi non assume toni accusatori ma autoironici. Come Diderot, anche Enzensberger ha sempre combinato ambizioni letterarie e filosofiche, arte e morale, interessi politici e sagacia critica, tenendosi a distanza dalle grandi figure del suo tempo. Esempio delle anticipazioni geniali di Diderot che ai tempi si distingueva dagli altri illuministi per il suo pensiero libero, divagante, sperimentale e sempre pronto a rivedere la sua posizione. Enzensberger rifiuta il ruolo dell’intellettuale che dà pareri su qualsiasi questione d’attualità. Da Querdenker autentico, quando ricevette il premio Bӧӧrne disse che lo avrebbe devoluto ad una oscura giornalista che scriveva di poveri, immigrati, prostitute ecc. che non avrebbe mai abbandonato il dono di pensare con la propria testa affermando che ‘quello che ci manca non è il pensiero ma il carattere’, citando Bӧӧrne. 5

Capitolo 5 Schadenfreude È una parola intraducibile che alla lettera significa la gioia (Freude) delle disgrazie (Schaden) che capitano agli altri. È un sentimento che esiste in molte società, ma che solo in tedesco viene condensato in un concetto ed espresso in una parola. È un atteggiamento sempre più diffuso entrato anche in uso in altre lingue come l’inglese. Per la BBC esprime ‘il sentimento più caratteristico dei nostri tempi’. Esempio dei programmi in cui i protagonisti si trovano in situazioni sfavorevoli e questo provoca risate compiaciute degli spettatori. Vorfreude: attesa che precede la gioia. È come una sorta di premonizione che la delusione verrà e che il momento della gioia non sarà quello che ci siamo immaginati (proverbio: Vorfreude ist die schӧӧnste Freude: l’attesa della gioia è l’attesa più grande) In italiano esiste la parola pregustare ma ha sfumature diverse, riferendosi in principio alla tradizione cristiana. Angst: inafferrabile angoscia mescolata a paura. Il sentimento della Schadenfreude è associato a chi è debole e in passato al piccolo borghese tedesco (Kleinbürger) che si compiaceva delle disgrazie che avvenivano ai più ricchi. Esso era sospettoso della politica, timoroso di coloro che stanno in alto e si sentiva a suo agio solo in casa. La Bild Zeitung deve parte del suo successo al fatto che ogni decennio, basandosi sul sentimento della Schadenfreude, si scagliava contro persone note e le sue disgrazie. Heinrich Bӧӧll aveva anche scritto un libro, raccontando una storia vera, al fine di denunciare quel modo di fare giornalismo. Ma senza il sostegno della Bild la Schadenfreude resterebbe per lo più un sentimento privato, inconfessabile (klamheimliche Freude). La Schadenfreude può essere anche di altro tipo: apocalittica, metafisica, non diretta contro i potenti ma contro la follia umana. È il piacere di avere la conferma dei propri amari convincimenti sull’incompiutezza del mondo e dell’indifferenza di Dio. È il caso di Friedrich Dürrenmat, scrittore svizzero-tedesco la cui Schadenfreude era l’elaborazione in beffa, in scherno, di uno sconfinato pessimismo. Per avvicinare le sue storie al reale s’inventava sempre le soluzioni più cattive. La fine del mondo era il suo tema preferito ed era convinto che essa sarebbe avvenuta per il semplice fatto che gli uomini non sanno prefigurarsela. Paragona gli uomini ai dinosauri, e come loro milioni di anni fa, oggi l’uomo si trova in una stretta. Un altro suo tema preferito era la giustizia: per lui il destino della giustizia è quello di applicare regole imponenti ad una realtà sfuggente. Nel suo pessimismo si prende gioco delle debolezze umane. Edgar Mrugalla pregustava quel sentimento di Schadenfreude. Egli era il falsario d’arte del secolo che durante la sua carriera copiò circa 2500 opere, tramite una tecnica da lui elaborata, di molteplici pitto...


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