P.O. Rossi, Manfredo Tafuri, Ludovico Quaroni e Bruno Zevi. Anatomia di una microstoria in margine al verbale di un Consiglio di Facoltà PDF

Title P.O. Rossi, Manfredo Tafuri, Ludovico Quaroni e Bruno Zevi. Anatomia di una microstoria in margine al verbale di un Consiglio di Facoltà
Author Piero Ostilio Rossi
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Lo storico scellerato Scritti su Manfredo Tafuri a cura di Orazio Carpenzano con Marco Pietrosanto Donatella Scatena Quodlibet Indice 9 Nota introduttiva 11 Lo storico scellerato Orazio Carpenzano 21 L’uomo, l’intellettuale, l’accademico Giusi Maria Letizia Rapisarda Letture e testimonianze Il senso...


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Lo storico scellerato Scritti su Manfredo Tafuri a cura di Orazio Carpenzano con Marco Pietrosanto Donatella Scatena

Quodlibet

Indice

9 11

Nota introduttiva Lo storico scellerato Orazio Carpenzano

21

L’uomo, l’intellettuale, l’accademico Giusi Maria Letizia Rapisarda

Letture e testimonianze Il senso di un progetto storico 37

Manfredo Tafuri Paolo Portoghesi

45

Un’amicizia asimmetrica Franco Purini

55

Il più attivo, il più esposto, il più agguerrito Colloquio con Giorgio Piccinato

67

L’architetto e la memoria. Un frammento su Manfredo Tafuri giovane Lucio Valerio Barbera

83

Architettura e metropoli, le seduzioni della critica Alessandra Muntoni

INDICE

99

L’architettura militante

INDICE

197

107

Austromarxismo e città: dalla “gaia apocalisse” a Vienna Rossa

211

Agli albori delle convenzioni

Progetto e critica della città. I primi anni di attività di Manfredo Tafuri 1959-1968 Federico Rosa

Alfredo Passeri 119

Prima che tutto cominciasse Colloquio con Gianni Accasto

Colloquio con Vieri Quilici

221

Valerio Paolo Mosco

L’anticamera tafuriana. Riflessioni sul metodo e sulla città territorio Luca Porqueddu

127

Boschi fatati Cherubino Gambardella

133

Colloquio con Antonino Saggio 139

Frammenti di una ricerca trasversale

La distanza critica dal contemporaneo 235

Manfredo Tafuri: from Criticism to History. Breaking the Solid Mandala Herman van Bergeijk

Il confronto con la scuola di Warburg. Per cambiare l’idea di Rinascimento come età dell’oro Andri Gerber

245

Manfredo Tafuri e la sostenibile debolezza di via Giulia Luca Montuori

Il giovane Tafuri Sintesi di una ricerca più ampia 149

Manfredo Tafuri, Ludovico Quaroni e Bruno Zevi. Anatomia di una microstoria in margine al verbale di un Consiglio di Facoltà

257

I conti con la storia. Manfredo Tafuri sul Concorso per i nuovi uffici della Camera dei Deputati a Roma Manuela Raitano

271

Piero Ostilio Rossi

Tafuri vs Sacripanti, o della questione ideologica in architettura Alfonso Giancotti

169

Gli anni della formazione Colloquio con Enrico Fattinnanzi

183

Gli esordi romani di Manfredo Tafuri. Dalla didattica del progetto a un diverso approccio alla Storia dell’architettura Antonio Riondino

6

281

Il “progetto” storico oltre confine. Manfredo Tafuri negli Stati Uniti Anna Giovannelli

291

Il disinganno. Manfredo Tafuri e il lavoro immateriale Lina Malfona

7

INDICE

299

Manfredo Tafuri legge Giovan Battista Piranesi Angela Raffaella Bruni

313

Rossi attraverso Tafuri: “Cose che sono solo sé stesse” Cinzia Capalbo

323

Storia e Progetto allo specchio. Il desengaño rossiano negli occhi di Manfredo Tafuri Rocco Murro

335

L’elaborazione della crisi, da “Contropiano” alla Sfera e il labirinto Marco Pietrosanto

349

La de-strutturazione dell’ideologia architettonica. Gli anni di “Contropiano” Donatella Scatena

Documenti 366

La Facoltà di Architettura di Roma nel 1963 Foto di Gabriele Milelli

372

Documenti e foto della mostra Vienna Rossa Foto di Alfredo Passeri

378

Manfredo Tafuri progettista. Attività di sperimentazione progettuale. 1961-1963

402

Attività didattica di Manfredo Tafuri. 1961-1994

408

Manfredo Tafuri. Studi, incontri, opere. 1935-1994

419

Indice dei nomi

8

9

Il giovane Tafuri Sintesi di una ricerca più ampia

Manfredo Tafuri, Ludovico Quaroni e Bruno Zevi. Anatomia di una microstoria in margine al verbale di un Consiglio di Facoltà Piero Ostilio Rossi

Nell’Ordine del Giorno del Consiglio di Facoltà del 29 settembre 1964, tra nomine di direttori di Istituto, di commissioni di concorso e di assistenti volontari, pareri su libere docenze e pratiche degli studenti, era inserito un punto che suonava in maniera piuttosto singolare: “Petizione del prof. Enrico Del Debbio rivolta al Ministero P.I., al Rettore e al Consiglio”. Si trattava di una questione piuttosto delicata. Il 28 luglio 1964 Enrico Del Debbio aveva infatti presentato un esposto che aveva per oggetto “la recente pubblicazione dell’assistente straordinario Manfredo Tafuri su Ludovico Quaroni e lo sviluppo dell’Architettura moderna in Italia e l’articolo di Bruno Zevi apparso nel settimanale ‘L’Espresso’ del 28 giugno 1964”. Nel trasmettere al Consiglio la lettera riservata a lui inviata dal Ministero, il Rettore Giuseppe Ugo Papi pregava il Preside Plinio Marconi “di volersi compiacere di riunire, con possibile urgenza, cotesta Facoltà affinché l’esposto del Prof. Del Debbio venga esaminato con il rigore che la gravità del caso richiede, inviandomi, al più presto, copia dei provvedimenti che verranno adottati in merito”. L’esposto merita di essere riprodotto integralmente. al preside e al consiglio della facoltà di architettura di roma Per conoscere se non si ritenga doveroso manifestare la più netta e decisa riprovazione in merito alla recente pubblicazione di Manfredo Tafuri su “ludovico quaroni e lo sviluppo dell’Architettura moderna in Italia” edizioni di Comunità, e all’articolo di Bruno Zevi del 38 giugno [sic] 1964 n. 26, anno X; nello scritto dei quali vengono denigrati, diffamati e vilipesi con il falso storico uomini insigni rispondenti ai nomi 149

Gabriele Milelli, Scalinata d’ingresso della Facoltà di Architettura a Valle Giulia. Marzo 1963.

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di: Giovannoni, Piacentini, Foschini, Fasolo, Morpurgo, Del Debbio, che furono assertori e fautori, in lunghe lotte, della istituzione della Facoltà di Architettura, ne furono titolari, presidi e maestri di alto ingegno, cultura e probità, generosi verso i discepoli che hanno posto in cattedra e che in diversi ancora vi risiedono ottenendo da loro tutto il possibile riconoscimento ed aiuto in ogni momento e per il quale dovrebbero la loro infinita riconoscenza, anziché lasciarne vituperare la memoria per gli scomparsi e le dignità per i viventi; con scritti come i seguenti: Zevi: (parlando dell’opera di Tafuri) “va riconosciuto che, sotto questo aspetto, la sua fatica è pienamente riuscita nell’intento; bisogna soltanto osservare che il ciclo di cui si tratta non riguarda ‘lo sviluppo dell’architettura moderna italiana’ come si legge nel titolo del libro, ma solo il mondo romano, accademico ed enfatico, ambizioso e immorale. È il mondo dei Piacentini, dei Foschini, dei Morpurgo, quel mare del pressapochismo monumentalistico dove poteva capitare di rivolgersi a Del Debbio come ad un maestro, date le disastrose condizioni culturali per il quale “Le Corbusier”. [omissis] Tafuri: (a pag. 24) “Inoltre non va dimenticata la lotta che a Roma fu particolarmente cruenta, per l’egemonia, non tanto culturale quanto di sottogoverno fra i due opposti gruppi di ‘modernisti’ e ‘conservatori’ che provocò le abili mosse politiche di Piacentini con la conseguente instaurazione di un’atmosfera ancora più ambiziosa ed immorale”. “Va anzi notato, a tale proposito, ed è osservazione che avremo occasione di riprendere in seguito, che proprio la generazione dei Piacentini, dei Foschini, dei Morpurgo, legò per prima professione, scuola e politica in una azione unitaria e organizzata; tenendo bene presente, naturalmente, di quale tipo di azione si trattasse per loro…”. Tafuri: (a pag. 25) “…Giovannoni, Del Debbio, Fasolo, Foschini, Piacentini; un solo sguardo all’elenco dei docenti è illuminante circa le condizioni culturali e didattiche della scuola. Nella didattica essi, infatti, non potevano che tradurre, continuare a diffondere il loro agnosticismo, il loro professionalismo tinto di malintesa onestà: malintesa perché esercitata in un mondo e in un clima che richiedevano all’intellettuale e all’architetto impegni di ben altre dimensioni…”. Per questo che scrive il neo-assistente del Prof. Quaroni alla Cattedra di Composizione architettonica, Manfredo Tafuri, si richiede se sia mai possibile e compatibile con la dignità della Scuola e dei Docenti e per il rispetto che si deve ad uomini del passato, le opere e la vita dei quali stanno a dimostrare l’assurdità e la malafede di coloro che a tutti i costi, con una tesi a catena prefissata che dicono storico-critica, assunta ormai come strumento di denigrazione sistematica, iniziata dallo Zevi e continuata in questi ultimi anni da altri autori impegnati e di consimile formazione culturale, con scritti ed articoli apparsi in pubblicazioni, giornali e riviste varie di ogni tipo: gettare discredito e offesa verso coloro che hanno operato 150

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sì, in parte in un particolare periodo, ma la cui formazione e affermazione precedeva di oltre 20 e 30 anni questo stesso periodo. Per quanto sopra esposto, il sottoscritto desidera impegnare il Consiglio in una dichiarazione di principio di difesa della dignità di tutti i docenti e pertanto chiede che la presente istanza sia posta integralmente a verbale e sia data ad essa una precisa risposta scritta. Nel contempo chiede che per l’assistente straordinario Manfredo Tafuri venga determinata l’incompatibilità della sua permanenza nel corpo degli assistenti della Facoltà con la riserva del sottoscritto di procedere eventualmente secondo la prassi consentita dalle leggi. Roma, 28 luglio 1964 f.to (Enrico Del Debbio)1

Tutto era accaduto in tempi molto brevi e in maniera piuttosto concitata. Il libro di Tafuri su Quaroni2 era stato pubblicato nella primavera di quell’anno (il ”finito di stampare” è del 20 marzo 1964) e alla fine di giugno Bruno Zevi ne aveva scritto una recensione su “L’Espresso”. Quattro mesi dopo l’uscita del libro, Tafuri aveva vinto il concorso di Assistente Ordinario presso la ii Cattedra di Composizione architettonica di Ludovico Quaroni: la commissione giudicatrice era stata nominata dal Consiglio di Facoltà il 22 luglio (ne facevano parte lo stesso Quaroni, Giulio Roisecco e Claudio Dall’Olio)3. Il concorso si era svolto nel giro di pochi giorni, se è vero che nel suo esposto, datato 28 luglio, Del Debbio si riferisce già al neo-assistente e all’assistente straordinario Manfredo Tafuri chiedendone l’espulsione dalla Facoltà. Nel trasmettere a Marconi la lettera ricevuta dal Ministero, il Rettore ricordava che negli scritti di Tafuri e di Zevi verrebbero denigrati, diffamati e vilipesi con il falso storico uomini insigni rispondenti ai nomi di: Giovannoni, Piacentini, Fasolo, Morpurgo, Del Debbio, insegnanti o ex insegnanti della Facoltà di Architettura di Roma. Senza entrare in merito al falso storico – proseguiva il Rettore – sta di fatto che negli scritti in parola si parla di immoralità, di pressapochismo e di malintesa onestà superando i limiti di una onesta critica 1 Verbale del Consiglio di Facoltà del 29 settembre 1964, pp. 4-6; le parole sottolineate sono nel testo originario. 2 M. Tafuri, Ludovico Quaroni e lo sviluppo dell’architettura moderna in Italia, Edizioni di Comunità, Milano 1964. 3 Cfr. verbale del Consiglio di Facoltà del 22 luglio 1964.

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su concezioni culturali contrastanti. Quanto si è, purtroppo, verificato riveste un carattere di gravità, trattandosi di professori universitari che debbono essere tutelati nel loro prestigio di uomini e di docenti, e, pertanto, prego la S.V. di richiamare la particolare attenzione del Consiglio di Facoltà affinché la petizione venga con urgenza esaminata ai fini di adottare tutte quelle decisioni che si rendono necessarie, in modo particolare nei confronti dell’assistente Mario Tafuri [sic], il cui lavoro ha dato origine all’incresciosa vicenda4.

L’incresciosa vicenda ebbe un seguito: il verbale riporta infatti che “il Consiglio inizia la discussione che però non può essere conclusa per l’assenza di alcuni componenti e decide quindi di rinviare la trattazione dell’argomento in una prossima seduta”, che sarà infatti convocata un paio di mesi dopo, il 23 novembre5. Nel 1964 Enrico Del Debbio aveva già 73 anni, era prossimo alla pensione e il suo ruolo all’interno della Facoltà era piuttosto marginale anche perché la sua sistematica opposizione a Zevi, che era al contrario una figura emergente e straordinariamente dinamica, lo poneva in una condizione di sostanziale isolamento. Era evidente che il contenuto del suo esposto al Ministero aveva come obiettivi non solo Tafuri ma lo stesso Zevi e indirettamente Quaroni, che aveva appena nominato suo Assistente Ordinario quel giovane (29 anni) così impegnato e promettente indicandolo quindi, come era implicito a quei tempi, come suo possibile erede accademico. Pensare che il Consiglio, che era in quel momento composto dai 14 Professori Ordinari della Facoltà (Vittorio Ballio Morpurgo, Pasquale Carbonara, Guglielmo De Angelis D’Ossat, Enrico Del Debbio, Mario De Renzi, Saul Greco, Roberto Marino, Plinio Marconi, Gaetano Minnucci, Saverio Muratori, Luigi Piccinato, Ludovico Quaroni, Giulio Roisecco e Bruno Zevi) si schierasse contro Zevi e Quaroni era del tutto impensabile. Il verbale della seduta di Consiglio del 23 novembre riporta infatti un lungo gioco di fioretto dialettico tra Del Debbio e Zevi, nel quale il secondo la fa, ovviamente, da padrone: lo scontro si era ormai radicalizzato e coinvolgeva sostanzialmente loro due; 4 5

Verbale del Consiglio di Facoltà del 29 settembre 1964. Cfr. il verbale del Consiglio di Facoltà del 23 novembre 1964. 152

il primo riteneva opportuno che quando il Consiglio avesse stabilito di discutere nel merito la petizione “non intervenissero gli interessati (io e il prof. Zevi) per ovvie ragioni di obiettività e per non vedermi costretto ad infirmare ogni eventuale decisione”; il secondo argomentò a lungo e in dettaglio sugli aspetti penali e culturali della petizione sottolineando che sarebbe stato disposto ad assentarsi quando si fosse trattato il suo caso personale, ma che intendeva invece essere presente “quando si tratterà il caso dell’arch. Tafuri”. Dall’intervento di Zevi si deduce che Del Debbio aveva nel frattempo sporto querela per diffamazione presso il Tribunale di Cremona, ma non è dato di sapere come la cosa sia andata a finire. Non risulta che in Consiglio di Facoltà ci sia stata un’ulteriore discussione; resta però il fatto che, dopo il suo collocamento a riposo il 1° novembre 1966, nella seduta di Consiglio del 15 maggio 1967, ad Enrico Del Debbio fu conferito, su proposta di Gaetano Minnucci e Saul Greco, il titolo di Professore Emerito e in quella circostanza, con ben calibrato savoir faire accademico, Piccinato, Quaroni e Zevi si astennero6. Questo episodio non richiederebbe ulteriori commenti se non costituisse il nodo di una serie di vicende più complesse che pone Manfredo Tafuri al centro di una microstoria che coinvolge sia Quaroni che Zevi e si sviluppa lungo due anni cruciali per la Facoltà: il 1963 e il 1964. Per costruire una sorta di anatomia di questa microstoria, che ritengo valga la pena di essere indagata, utilizzerò una serie di fonti tra loro diverse: i verbali dei Consigli di Facoltà di quegli anni; il libro di Tafuri su Quaroni; gli articoli di Zevi sul settimanale “L’Espresso”7 e sulla rivista “L’architettura. Cronache e storia”; la raccolta di documenti pubblicata da Mino Mini nel 19678; i libri di Vieri Quilici e di Paolo Melis Cfr. il verbale del Consiglio di Facoltà del 15 maggio 1967. B. Zevi, Ludovico Quaroni architetto. Rifiuta il sostegno dei feticci sociali, “L’Espresso”, 28 giugno 1964, p. 19; ora in B. Zevi, Cronache di architettura. 5, Laterza, Bari 1971, pp. 336-339, con il titolo Tafuri su Quaroni. Groviglio di contraddizioni e stanchezze. 8 M. Mini, Facoltà di Architettura di Roma. Un ventennio di crisi: cronache e documenti, a cura del csf della Facoltà di Architettura di Roma, 1967; in particolare, Cronistoria degli avvenimenti della Facoltà di Architettura dal 1960 al 1967. In quegli anni Mino Mini era il leader dell’agir, un gruppo che riuniva gli studenti di destra, ma che si distingueva fuan Caravella a cui facevano capo gli studenti 6 7

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PIERO OSTILIO ROSSI

su Adalberto Libera (1981 e 2003)9; il saggio di Giorgio Ciucci sugli anni della formazione di Tafuri, pubblicato nel 1995 su “Casabella”10; i contributi di Pietro Barucci pubblicati su “Rassegna di Architettura e Urbanistica” nel 200411 e due conversazioni: con Lucio Barbera e con lo stesso Ciucci12. Credo che il punto di partenza di questa narrazione sia il 17 marzo 1963, il giorno dell’improvvisa morte di Adalberto Libera. Com’è noto, in quell’anno accademico 1962-63, Libera era stato chiamato a Roma da Firenze per ricoprire la ii Cattedra di Composizione architettonica e attivare così lo sdoppiamento della Cattedra di Muratori dopo l’anno di transizione (1961-62) nel quale il corso sdoppiato del v anno – fortemente richiesto dagli studenti con gli scioperi e le proteste dell’anno precedente – era stato affidato a Saul Greco, che aveva riunito intorno a sé un prestigioso gruppo di giovani assistenti: ne facevano parte Carlo Aymonino, Franco Berarducci, Sergio Bracco, Carlo Chiarini, Marinella Milone, Giorgio Piccinato, Vieri Quilici, Alberto Samonà e Manfredo Tafuri. Il Corso aveva avuto un carattere decisamente sperimentale e un notevole successo presso gli studenti (tra di essi c’erano Maria Angelini, Enrico Fattinnanzi, Gianni Nigro, Alessandro Orlandi e Franco Tegolini); l’area di studio era quella dell’aeroporto di Centocelle e il tema riguardava il progetto del nuovo Centro Direzionale13. dichiaratamente fascisti. Mini era un importante punto di riferimento per il gruppo di studenti vicini alle idee e alla didattica di Saverio Muratori. 9 V. Quilici, Adalberto Libera. L’architettura come ideale, Officina, Roma 1981 e P. Melis, Adalberto Libera 1903-1963. I luoghi e le date di una vita. Tracce per una biografia, Nicolodi, Villa Lagarina 2003. 10 G. Ciucci, Gli anni della formazione, “Casabella”, 619-620, 1995, numero monografico Il progetto storico di Manfredo Tafuri, pp. 12-25. 11 P. Barucci, Attraverso la propria storia e Lettera a Ludovico Quaroni, inedito 1963, “Rassegna di Architettura e Urbanistica”, 112-113-114, 2004, pp. 19-27 e 306-308. 12 La conversazione con Barbera si è svolta il 29 marzo 2017, quella con Ciucci il 3 maggio 2017. 13 Cfr. aa.vv., La città territorio. Un esperimento didattico sul Centro direzionale di Centocelle in Roma, Leonardo Da Vinci Editore, Bari 1964; v. anche la recensione di Francesco Tentori pubblicata su “Casabella”, 289, 1964, pp. 50-54. In quel libro Tafuri pubblicò una sua lezione sul tema I problemi dei Centri storici all’interno della nuova dimensione cittadina (pp. 27-30). 154

Al contrario, il corso di Libera non aveva ottenuto l’accoglienza che il Consiglio di Facoltà sperava, anzi era stato fortemente contrastato dagli studenti, come sottolineano sia Quilici che Barucci che in quel corso furono tra i suoi assistenti insieme a molti di coloro che avevano collaborato con Greco (Aymonino, Bracco, Milone, Piccinato, Samonà e Tafuri), ad un piccolo gruppo di fiorentini e ad alcuni nuovi acquisti tra i quali Alberto Gatti, Francesco Palpacelli e Marcello Vittorini. Quilici scrive che “le difficoltà, nella fase di avvio del corso, sono tuttavia più grandi del previsto. I tempi si allungano e quella che doveva essere una piena collaborazione tra stud...


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