Pro Archia 2017-8 - pro archi PDF

Title Pro Archia 2017-8 - pro archi
Course Letteratura latina
Institution Università di Bologna
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pro archi...


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Letteratura Latina, a.a. 2017/8 Seminario sull’orazione Pro Archia di Cicerone Per informazioni, scrivere a [email protected]

Cicerone, Pro Archia 1. Si quid est in me ingeni, iudices, quod sentio quam sit exiguum, aut si qua exercitatio dicendi, in qua me non infitior mediocriter esse versatum, aut si huiusce rei ratio aliqua ab optimarum artium studiis ac disciplina profecta, a qua ego nullum confiteor aetatis meae tempus abhorruisse, earum rerum omnium vel in primis hic A. Licinius fructum a me repetere prope suo iure debet. Nam quoad longissime potest mens mea respicere spatium praeteriti temporis et pueritiae memoriam recordari ultimam, inde usque repetens hunc video mihi principem et ad suscipiendam et ad ingrediendam rationem horum studiorum exstitisse. Quod si haec vox huius hortatu praeceptisque conformata non nullis aliquando saluti fuit, a quo id accepimus quo ceteris opitulari et alios servare possemus, huic profecto ipsi, quantum est situm in nobis, et opem et salutem ferre debemus.

1. Se in me, giudici, c’è un po’ di talento – e ben so quanto sia modesto – o una qualche esperienza dell’eloquenza – nella quale non nego di essermi discretamente esercitato – o qualche competenza in questo campo, derivata dalla pratica e dallo studio delle arti più nobili, alle quali confesso di non aver mai sottratto alcun istante della mia vita, di tutte queste cose Aulo Licinio, forse per primo, deve chiedermi il frutto, quasi per suo diritto. Infatti, fin dove la mia mente può ripercorrere lo spazio del tempo trascorso e richiamare i più lontani ricordi della giovinezza, rievocando quegli anni vedo stagliarsi lui, mia guida nel suscitare e nell’indirizzare l’interesse per questi studi. E se questa voce, plasmata dalle sue indicazioni e dai suoi insegnamenti, è stata un tempo di aiuto a qualcuno, di certo proprio a lui, da cui ho ricevuto i mezzi per soccorrere e difendere altri, devo portare, per quanto mi è possibile, soccorso e aiuto.

Si quid est … ingeni quod sentio quam sit exiguum aut si (est) qua exercitatio dicendi in qua … non infitior me mediocriter esse versatum aut si (est) huiusce … profecta a qua ego ... confiteor nullum ... tempus abhorruisse earum rerum … repetere … debet

protasi p. ipotetico oggettività relativa interrogativa-esclamativa indiretta protasi p. ipotetico oggettività [coord. alla sub. 1°] relativa infinitiva oggettiva protasi p. ipotetico oggettività [coord. alla sub. 1°] relativa infinitiva oggettiva apodosi p. ipotetico oggettività [principale + infinito oggetto]

Nam quoad … potest … respicere … et … recordari inde usque repetens video mihi hunc principem … exstitisse ad suscipiendam et ad ingrediendam …

relativa + infinito oggetto pt. congiunto = sub. implicita [ipotetica] principale infinitiva oggettiva finale implicita finale implicita [coord. alla finale]

quod si … fuit huic … ferre debemus quantum est situm in nobis a quo id accepimus quo … opitulari et … servare possemus

protasi p. ipotetico oggettività apodosi p. ipotetico oggettività [principale + infinito oggetto] relativa limitativa relativa relativa impropria (= finale + inf. oggetto)

L’exordium, spazio tradizionalmente deputato alla captatio benevolentiae, si apre con un serie di tre protasi, ciascuna seguita da una subordinata relativa da cui a sua volta dipende una subordinata di terzo grado (interrogativa indiretta nel primo colon, infinitiva negli altri due). La struttura del tricolon è crescente (con l’ultimo membro più lungo dei primi due), ma scandisce una climax discendente. L’intero periodo, fortemente ipotattico, è retto dall’apodosi del periodo ipotetico, posta in chiusura: la struttura permette di presentare prima la figura di Cicerone e solo successivamente quella dell’imputato, il cui nome è ritardato alla fine del periodo. Nella sua autopresentazione – caratterizzata da un’ostentata modestia – Cicerone focalizza tre caratteristiche

essenziali dell’oratore, disposte come s’è detto, secondo una climax discendente: il talento naturale ( ingenium), l’abilità data da una pratica costante (exercitatio), la competenza frutto dello studio (ratio) ingeni: gen. partitivo. Il termine riveste notevole importanza nella visione estetica ciceroniana, dove designa il talento naturale in relazione alla tecnica, l’ars (cf. orat. 68; 161; Tusc. 3,48; in riferimento all’oratoria cf. de or. 1,113; 2,232; fin. 4,10). Giudizio su Lucrezio: multis luminibus ingenii, multae tamen artis. dicendi: gerundio genitivo di dico. Qui come altrove traduciamo con ‘eloquenza’, in latino appunto ars dicendi. non infitior: litote. Il verbo (infitior, -āris, -ātus sum, -āri) è derivato dal raro sostantivo infitiae (solo nella locuzione infitias ire, ‘negare’), a sua volta deverbativo di fateor (fateor, -ēris, fassus sum, -ēri) con prefisso negativo (in-). Si noti allora il legame etimologico col successivo confiteor (confiteor, -ēris, confessus sum, ēri), composto apofonico di fateor. si … ratio aliqua: in frasi ipotetiche è generalmente impiegato quis, l’indefinito della pura possibilità (vd. i precedenti si quid … ingeni e si qua exercitatio): qui aliquis denota allora «l’interesse ad affermare un minimo di realtà» (Traina, Propedeutica, p. 207: lo stesso avviene quando aliquis è utilizzato in frasi negative, dove solitamente si trova quisquam, che pone in discussione l’esistenza di qualcuno o qualcosa). optimarum artium: qui genericamente le arti che plasmano la cultura (cf. § 2 omnes artem quae ad humanitatem pertinent), contribuendo alla formazione dell’oratore. Il concetto di ‘arti liberali’, i.e. degne di un uomo di condizione libera – come il loro numero di sette e la distinzione in trivio e quadrivio – si stabilirà progressivamente nel corso della tarda antichità, passando poi in eredità al Medioevo. aetatis meae tempus: tempus (iperonimo) indica il tempo in maniera generica, aetas (iponimo) il tempo visto come un insieme ‘organico’, dunque la durata della vita. earum rerum ominium: le tre qualità individuate nelle protasi ( ingenium, exercitatio, ratio). Dai paragrafi successivi risulta però evidente che, su un piano puramente logico, Archia non può essere la causa immediata di tutte queste qualità: il talento è infatti innato, di contro la pratica oratoria manca a lui, che è poeta (cf. § 2); stando alle parole di Cicerone, Archia avrà semmai agito sulla ratio aliqua ab optimarum artium studiis ac disciplina profecta. quoad: congiunzione relativa; come temporale esprime la concomitanza di due azioni verbali (= 2° dum). 1 Dum: concomitanza generica (presente indicativo ‘acronico’) 2 dum; parallelismo cronologico: ‘per tutto il tempo che, finché’: i due processi corrono paralleli 3 dum: successione immediata: ‘fino al momento che, finché’: la subordinata indica il termine finale della sovraordinata. praeteriti tempori: il passato. praeteritus è pt. perfetto di praetereo, composto di eo. pueritiae: l’età giovanile, fino al compimento del diciottesimo anno. recordari: recordor, deponente; rispetto a memini e reminiscor l’accento non è sulla memoria, ma sull’attività dell’animo. Si noti la serie di verbi allitteranti (respicere, recordari, repetens), dove il preverbio sottolinea il recupero del passato. ad suscipiendam et ad ingrediendam rationem: finale implicita, espressa con il gerundivo in caso accusativo. A. Licinius: Aulo Licinio Archia, l’imputato qui difeso da Cicerone. La scelta di presentarlo col nomen e prenomen romano, tacendo il cognomen greco, è funzionale allo scopo della difesa: dimostrare che il poeta ha diritto alla cittadinanza, di cui è già in pieno possesso. Licinius perché accolto nella potente gens Licinia: suo protettore sarà in particolare il generale Lucio Licinio Lucullo. fructum … repetere … suo iure: lessico giuridico. fructum indica propriamente il guadagno, l’utile ricavato da una proprietà. non nullis aliquando saluti fuit: l’allusione, sempre velata di modestia, non rimanda solo alla carriera forense di Cicerone, ma certo anche al suo recente consolato (63 a.C.), durante il quale aveva sventato la congiura di Catilina. Il verbo è costruito col doppio dativo, rispettivamente di termine ( non nullis) e di fine (saluti). a quo … huic … ipsi: prolessi del relativo. ceteris opitulari et alios servare: alius indica un altro indeterminato (vs alter, l’altro tra due), ceterus invece oppone tutti gli altri all’elemento individuato (Archia, che qui deve ancora essere menzionato). opem et salutem: la coppia sinonimica richiama i precedenti opitulari (corradicale) e seruari (allitterante), collegando le due espressioni: difendere Archia è un dovere, perché è stato lui che ha fornito a Cicerone i mezzi per difendere tutti gli altri.

Periodo ipotetico

Distinguiamo tre tipi di periodo ipotetico INDIPENDENTE: – di I tipo, o della oggettività, con apodosi all’indicativo (ma anche all’imperativo o con i congiuntivi indipendenti) e protasi all’indicativo: si hoc dicis, erras «se dici questo, sbagli»; – di II tipo, o della possibilità, con congiuntivo presente (più raramente perfetto) sia nell’apodosi che nella protasi (si hoc dicas, erres «se dicessi questo, sbaglieresti»: è possibile che tu lo dica); – di III tipo o dell’irrealtà, con congiuntivo imperfetto per il presente, piuccheperfetto per il passato, sia nella protasi che nell’apodosi (si hoc diceres, errares, «se dicessi questo, sbaglieresti», ma non lo dici; si hoc dixisses, erravisses, «se avessi detto questo, avresti sbagliato», ma non l’hai detto)

Consecutio temporum del congiuntivo

t. principali nescio t. storici nesciebam

Contemporaneità

Anteriorità

Posteriorità

cong. presente

cong. perfetto

quid agat

quid egerit

cong. presente della perifrastica attiva quid acturus sit

cong. imperfetto

cong. piuccheperfetto

quid ageret

quid egisset

cong. imperfetto della perifrastica attiva quid acturus esset

t. principali: presente, futuro, futuro anteriore, perfetto logico t. storici: imperfetto, perfetto storico, piuccheperfetto

Proposizione finale –

ut (negazione ne) + congiuntivo (segue la consecutio, ma esprime solo la contemporaneità)

– relativa impropria (il congiuntivo si comporta come nelle finali con ut) – quo + congiuntivo, in presenza di un comparativo: legati uenerunt quo aequiorem pacem peterent “gli ambasciatori vennero per chiedere una pace più giusta” – ad + acc. del gerundio / gerundivo – gen. del gerundio / gerundivo + abl. causā o gratiā – supino in -um, in dipendenza da verbi di movimento – gen. del gerundivo (uso postclassico, ma già in Liv. 36,27,2) – dat. del gerundio / gerundivo (già in Cic. de or. 1,199) – pt. futuro (uso postclassico) – pt. presente (a partire da Liv. 21,6,2)

2. Ac ne quis a nobis hoc ita dici forte miretur, quod alia quaedam in hoc facultas sit ingeni neque haec dicendi ratio aut disciplina, ne nos quidem huic uni studio penitus umquam dediti fuimus. Etenim omnes artes quae ad humanitatem pertinent habent quoddam commune vinclum et quasi cognatione quadam inter se continentur. Ac ne quis … mirentur hoc ita dici quod alia quaedam … sit … ne nos quidem … dediti fuimus

2. E perché nessuno si stupisca che io dica questo – che in quest’uomo c’è un altro tipo di talento, ma non un’esperienza e una formazione da oratore – nemmeno io sono mai stato interamente dedito a quest’unico studio. Infatti tutte le arti che riguardano la cultura hanno come un legame comune e sono unite tra loro quasi da una specie di parentela. finale infinitiva oggettiva sostantiva (dichiarativa) epesegetica [+ attrazione modale] principale (pf. logico)

etenim omnes artes … habent quae ad humanitatem pertinent et inter se continentur

principale relativa coord. alla principale

alia quaedam … facultas … ingenii: come chiarito dall’espressione successiva (neque haec dicendi ratio aut disciplina) Archia non ha le competenze oratorie di Cicerone, il che giustifica la necessità di affidare la propria difesa a un avvocato; a caratterizzare l’opposizione si noti il ritorno di ingenium, ratio, disciplina. Il talento di Archia, ora indefinitamente contrassegnato come ‘altro’, è la vis poetica, qui implicitamente distinta dall’abilità oratoria. ne nos quidem: la costruzione di ne … quidem pone l’enfasi sul termine incorniciato. omnem artes quae ad humanitatem pertinent: l’insieme delle arti che costituiscono la cultura. L’astratto humanitas (denominativo da homo, letteralmente la ‘natura umana’) «indica la coscienza culturale frutto dell’incivilimento, capacità di distinguere e apprezzare ciò che è bello e conveniente, in opposizione a barbari e animali» (Conte-Pianezzola-Ranucci, s.v.) quoddam commune vinclum et quasi cognatione quadam: l’uso metaforico è sottolineato dagli indefiniti, che individuano ma non identificano; si noti la struttura chiastica. 3. Sed ne cui vestrum mirum esse videatur, me in quaestione legitima et in iudicio publico, cum res agatur apud praetorem populi Romani, lectissimum virum, et apud severissimos iudices, tanto conventu hominum ac frequentia hoc uti genere dicendi quod non modo a consuetudine iudiciorum verum etiam a forensi sermone abhorreat, quaeso a vobis ut in hac causa mihi detis hanc veniam accommodatam huic reo, vobis, quem ad modum spero, non molestam, ut me pro summo poeta atque eruditissimo homine dicentem hoc concursu hominum litteratissimorum, hac vestra humanitate, hoc denique praetore exercente iudicium, patiamini de studiis humanitatis ac litterarum paulo loqui liberius, et in eius modi persona quae propter otium ac studium minime in iudiciis periculisque tractata est uti prope novo quodam et inusitato genere dicendi.

Sed ne cui vestrum mirum esse videatur cum res agatur me … hoc uti genere dicendi quod … non modo abhorreat quaeso a vobis ut … mihi detis hanc veniam … non molestam quem ad modum spero ut ... patiamini me … dicentem … loqui et in eius modi persona … uti … quae … tractata est

3. Ma perché a qualcuno di voi non sembri strano che io – in un tribunale legalmente costituito e in un processo pubblico, mentre si tratta una causa davanti a un pretore del popolo romano, uomo davvero ragguardevole, e a giudici rigorosissimi, essendo presente un tale folla di uomini – impieghi questo genere di eloquenza che è estranea non solo alla consuetudine dei processi ma anche al linguaggio forense, chiedo a voi di concedermi in questa causa questa licenza adatta a questo imputato e a voi, come spero, non fastidiosa: che a me – che parlo in nome di un sommo poeta e di un uomo coltissimo, alla presenza di questa assemblea di uomini molto eruditi, di questa vostra cultura e infine di questo pretore che presiede il processo – permettiate di parlare un po’ più liberamente dell’amore per la cultura e le lettere e di ricorrere, per un personaggio di questo tipo, che per attività e formazione non è mai stato trascinato in giudizio o in processo, a un genere di eloquenza in qualche modo nuovo e inedito. finale + infinito cum + cong. (= causale) infinitiva soggettiva relativa impropria (= consecutiva) principale sostantiva volitiva relativa limitativa sostantiva volitiva infinitiva oggettiva infinitiva oggettiva (coord. alla precedente) relativa

vestrum: genitivo partitivo. lectissimum virum: apposizione di praetorem. Il presidente del tribunale è Quinto, fratello di Cicerone, pretore nel 62 a.C. tanto conventu hominum ac frequentia: doppio ablativo assoluto, con aggettivo in funzione predicativa in luogo del participio. veniam accommodatam huic reo, vobis ... non molestam: costruzione chiastica. hoc concursu … hac vestra humanitate … hoc praetore: l’anafora del dimostrativo marca il tricolon, che riprende il precedente apud praetorem populi Romani, lectissimum virum, et apud severissimos iudices, tanto conventu hominum ac frequentia: uno stretto parallelismo è però evitato dall’inversione nell’ordine dei membri e dalla variazione della costruzione. uti prope novo quodam et inusitato genere dicendi: riprende il precedente uti genere dicendi quod non modo a consuetudine iudiciorum verum etiam a forensi sermone abhorreat. La struttura ad anello ribadisce il punto

chiave, la natura ‘inconsueta’, dell’orazione.

4 Quod si mihi a vobis tribui concedique sentiam, perficiam profecto ut hunc A. Licinium non modo non segregandum, cum sit civis, a numero civium verum etiam, si non esset, putetis asciscendum fuisse. Nam ut primum ex pueris excessit Archias atque ab eis artibus quibus aetas puerilis ad humanitatem informari solet, se ad scribendi studium contulit, primum Antiochiae – nam ibi natus est loco nobili – celebri quondam urbe et copiosa atque eruditissimis hominibus liberalissimisque studiis adfluenti, celeriter antecellere omnibus ingeni gloria coepit. Post in ceteris Asiae partibus cunctaque Graecia sic eius adventus celebrabantur ut famam ingeni exspectatio hominis, exspectationem ipsius adventus admiratioque superaret. Quod si mihi … tribui concedique sentiam perficiam profecto ut … putetis hunc … non modo segregandum [esse] cum sit civis verum etiam … asciscendum fuisse si non esset Nam ut primum ... excessit … atque ab eis artibus

4. E se capirò che voi mi permettete e concedete questo, di certo riuscirò a convincervi che questo Aulo Licinio non solo non va escluso dal numero dei cittadini, essendo egli cittadino, ma anche che sarebbe stato da accogliere, qualora non lo fosse. Infatti non appena uscì dalla fanciullezza e da quegli studi con cui l’età giovanile è solita prepararsi alla cultura, si rivolse all’attività della scrittura e cominciò rapidamente a superare tutti per la gloria del talento, dapprima ad Antiochia – infatti lì è nato da nobile famiglia –, città un tempo celebre e ricca e piena di uomini eruditissimi e studi nobilissimi. Poi nelle altre regioni dell’Asia e in tutta la Grecia il suo arrivo era festeggiato al punto che l’attesa dell’uomo superava la fama del talento, mentre il suo arrivo, e l’ammirazione, superava l’attesa. protasi p. ipotetico oggettività apodosi p. ipotetico oggettività (= principale) sostantiva di fatto infinitiva oggettiva cum + cong. (= causale) infinitiva oggettiva protasi p. ipotetico irrealtà (inalterata, anche se p.i. dipendente) temporale (= coincidenza / precedenza immediata)

quibus aetas … solet se ad scribendi studium contulit primum Antiochiae … antecellere … coepit – nam ibi natus est loco nobili –

relativa principale coord. alla principale (per asindeto) incidentale

Post … sic eius adventus celebrabantur ut famam … superaret

principale consecutiva

cum sit civis: ambiguità semantica della costruzione. Il parallelismo strutturale sovrappone al rapporto causale quello ipotetico (esplicito nel successivo si non esset). Nam ut primum: comincia la narratio, in cui viene tracciata la biografia di Archia. Antiochiae: locativo, esprime lo stato in luogo. Oltre alle forme domi e ruri, si impiega solo con nomi di città o piccola isola della I e II declinazione singolari (per i nomi di città o piccola isola plurali o della III si usa invece l’abl. semplice). loco nobili: c. di origine. Andrà verosimilmente inteso come ‘da nobile famiglia’, piuttosto che ‘da nobile città’. gloria: abl. di limitazione. 5. Erat Italia tum plena Graecarum artium ac disciplinarum, studiaque haec et in Latio vehementius tum colebantur quam nunc isdem in oppidis, et hic Romae propter tranquillitatem rei publicae non neglegebantur. Itaque hunc et Tarentini et Regini et Neapolitani civitate ceterisque praemiis donarunt, et omnes qui aliquid de ingeniis poterant iudicare cognitione atque hospitio dignum existimarunt. Hac tanta celebritate famae cum esset iam absentibus notus, Romam venit Mario consule et Catulo.

5. A quel tempo l’Italia era piena delle arti e delle discipline greche e questi studi si coltivavano anche nel Lazio con maggior impegno di quanto non si faccia ora nelle stesse città; e anche qui a Roma, grazie al momento di tranquillità politica, non erano trascurati. ...


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