Psicologia dell\'intervento educativo PDF

Title Psicologia dell\'intervento educativo
Author Giuseppe Scordamaglia
Course Psicologia
Institution Università Pontificia Salesiana
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Riassunto completo - Psicologia dell'intervento educativo a cura di S.G., G.A. e M.C....


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ESAME COMPLETO – PSICOLOGIA DELL’INTERVENTO EDUCATIVO CAPITOLO 1 1. Che cos’è la Psicologia dell’Intervento educativo? Da cosa è composta? La psicologia dell’intervento educativo è una disciplina il cui oggetto di studio si compone di una triplice accezione nella quale si integrano la scienza psicologica, la prassi dell’intervento e la prospettiva educativa: -

La psicologia è una scienza empirica e obiettiva che indaga l’attività psichica e il comportamento umano per definirne le leggi; possiede come oggetto di studio privilegiato la mente. La psicologia dell’educazione trova la sua specificità nell’ intervenire sull’azione educativa che è intesa come percorso finalizzato allo sviluppo e alla trasformazione di ogni soggetto; l’intervento psicologico consta di alcune fasi di attuazione: o Definizione del problema: in questa fase occorre definire il concreto funzionamento del problema tenendo presente le mappe soggettive degli attori coinvolti (punti di vista degli attori coinvolti). o Definizione degli obiettivi: significa portare avanti un’azione educativa avendo presente l’esito finale; trattandosi di individui in crescita è preferibile mantenere obiettivi minimi rispetto a quelli a lungo termine. Instillando un processo che porta i micro cambiamenti a influenzare il processo di macro cambiamento. o Definizione delle soluzioni tentate: rappresentano il contributo alla formulazione del problema così come si presenta. Una difficoltà diviene un problema quando viene affrontata in modo non adeguato e quando viene applicata sempre la stessa soluzione (Es. ragazzi difficili nella scuola)

Definizione delle strategie: strategie e le tecniche devono adattarsi al problema e alla persona che presenta difficoltà, occorre dunque flessibilità e capacità di analisi delle specifiche situazioni. Davanti ha scarsi risultati si deve cambiare strategia; la scelta dell'intervento deve mirare a piccoli cambiamenti e la soluzione finale deve mirare a un miglioramento L’educazione: è collegato al verbo educare e presenta diversi significati a seconda dei contesti nei quali viene utilizzato. La differenza tra la parola educazione ed educare si ha nel passaggio all'azione educativa; si intende sottolineare con questa distinzione l'importanza sia di un agire programmato, uno scopo da parte dell'educatore verso l'educando, sia un processo di crescita educativa che avviene in maniera spontanea del ragazzo. Il processo si articola attraverso tre dimensioni: o Lo sviluppo o L'influenza educativa o La comunicazione o

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I quattro elementi del concetto di educazione sono: o o o o

La persona che agisce (educatore) Le azioni con uno scopo e una meta programmati Cambiamenti attesi Educando

Una delle correnti più popolari sul concetto di educazione sottolinea l’influenza dell’educatore sull’educando: la critica a questa visione è che l’influenza permette il dominio sull’educando. Una soluzione ottimale si riconosce nella teoria pratica, nella quale i rappresentanti della pratica e della teoria riconoscendosi reciprocamente e con rispetto riconoscono la propria autonomia e procedono nel dialogo: le soluzioni offerte dall’intervento educativo rappresentano il punto d’incontro

2. Qual è la differenza tra psicologia clinica e psicologia dell’educazione? La differenza sostanziale tra psicologia clinica e psicologia dell’educazione sta nell’oggetto d’intervento, nelle figure coinvolte, nell’ambito, nelle modalità d’intervento, nello scopo e definizione della figura stessa: - L’oggetto d’intervento della psicologia clinica riguarda i disturbi indagati in una prospettiva olistica. Nell’approccio psico-educativo riguarda le difficoltà educative nell’ottica preventivo promozionale. - Le figure coinvolte nella psicologia clinica sono il neuropsichiatra infantile, psicologo, pedagogista clinico. Nell’ approccio psico-educativo sono coinvolte i genitori, gli insegnanti, gli educatori e gli psicologi. - L’ottica d’intervento della psicologia clinica riguarda il caso singolo mentre quella della psicologia dell’educazione riguarda scuola, famiglia e gruppo di pari - Le modalità d’intervento nella psicologia clinica si basa sulla diagnosi e valutazione dei risultati di test, questionari e interviste mentre nella psicologia dell’educazione le modalità si basano su colloqui di supporto finalizzato al superamento di una difficoltà - Lo scopo della psicologia dell’educazione è quello di favorire il fronteggiamento delle difficoltà, sanare la situazione di disagio e sostenere sia il ragazzo che l’ambiente a percorrere una strada di apprendimento e sviluppo. Lo scopo della psicologia clinica è quello di agire sul disturbo modificando alcune variabili e incidere al fine di migliorare lo stato della persona - Lo psicologo viene definito clinico quando si prevedono competenze e collaborazioni con altre figure che integrino aspetti biologici, fisiologici, medici, neurobiologici, ecc. Lo psicologo dell’educazione, invece, approfondisce materie quali la pedagogia, la sociologia, la didattica e gli si chiede di lavorare, in particolar modo, in un contesto familiare, scolastico, sociale. 3. Quali sono le dimensioni della relazione nell’intervento educativo? Le tre dimensione della relazione nell’intervento educativo: - Controllo, in cui abbiamo tre differenti livelli di realizzazione (stile autoritario, lassista, autorevole, in cui gli interventi sono volti a promuovere la crescita integrale dell’educando). - Emozionale, fa riferimento agli atteggiamenti socioffettivi dell’educatore (accettazione incodizionata, stima e rispetto reciproci, gentilezza e cordialità, ottimismo, bontà). Importante è il concetto di amore pedagogico, ovvero l’amore spirituale, in quanto si ha a cuore anche lo sviluppo spirituale dell’educando

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Trasparenza, congruenza, autenticità che riguarda la coerenza tra quello che l’educatore pensa, dice e quello che fa.

4. Differenza tra difficoltà educative e disturbo Il processo di insorgenza di un problema educativo nasce tramite una difficoltà (non affrontata in tempo e con soluzioni adeguate); successivamente tramite le soluzioni tentate, si può insorgere in un problema (non riuscendo a risolvere difficoltà non si fa altro che applicare di più la stessa soluzione). La difficoltà educativa nasce in dinamiche individuali e/o ambientali e in base a come si affronta può diventare un problema. Nel caso in cui insorgesse un comportamento problema, si può arrivare alla diagnosi di un disturbo/malattia (nel campo psicoeducativo, non nei casi di patologie dalla nascita). Il problema si riconosce nelle manifestazioni pubbliche non accettate, chi non lo manifesta, spesso non viene preso in considerazione. Cause e tipologie: le difficoltò educative sono comportamenti negativi nella dimensione socioemozionale, visti come violazioni di norme sociali comunemente condivise. Nella valutazione della disfunzionalità educativa dei comportamenti socialmente difficili da accettare si devono prendere in considerazione: o o

Le analisi statistiche: si fa riferimento alla maggioranza statistica del comportamento dei bambini e dei giovani Le valutazioni normativo valoriali: si riferisce ai comportamenti socialmente accettati.

Le cause delle difficoltà educative possono essere: -

L’ambiente familiare; Le problematiche scolastiche; Gruppo dei pari; Condizionamenti biologici nello sviluppo; i mass media; influenza negativa dell’ambiente locale.

La famiglia è la causa principale (disgregazione, conflitti, eventi stressanti, abuso, maltrattamento...). Per effettuare un intervento sul disagio di un soggetto in età evolutiva bisognerebbe conoscere anche i processi di sviluppo della famiglia, oltre le tappe di sviluppo del bambino. Difficoltà educative secondo: -

Lovell: condizionamenti biologici (atteggiamenti distruttivi, paura del buio, immotivati timori, testardaggine); Lobocki: condizionamenti biologici- 1.eccessivamente passivi (fobie, solitudine); 2. Eccessivamente attivi (movimenti scoordinati, tic nervosi, aggressività); 3. Entrambe (paura, bugie, rubare). Mischalowski: condizionamenti sociofamiliari (bugie, assenza a scuola, fumo, alcol).

DISAGIO PSICOLOGICO: rappresenta uno stato soggettivo e generico di sofferenza psichica, espressione e risultato di interazione tra variabili relative al soggetto e al contesto in cui è inserito. Il disagio scolastico è uno stato emotivo non correlato significamene con i disturbi di tipo psicopatologico, linguistico, o cognitivo; si manifesta una serie di comportamenti di rifiuto delle attività scolastiche, tali da impedire l’utilizzo di proprie capacità cognitive, affettive e relazionali. Le sue caratteristiche dipendono dall’età del ragazzo, dalla sua storia e dal suo contesto:

Le problematiche inerenti i disturbi specifici dell’apprendimento, non si risolvono con la crescita, anche se certamente, le difficoltà stesse evolvono congiuntamente alle sfide che pone la vita; in sintesi: da una parte i DSA, dall’altra le difficoltà bio-psico-sociali varie:

Difficoltà nell’autoregolazione del comportamento: in parte innata e in parte formata, comportamenti fuori norme, convinzioni e modelli socialmente accettati e condivisi sia nella sfera psichica e sociale che riguarda l’individuo. Categorie: Deficit di attenzione/iperattività; comportamento oppositivo provocatorio; mutismo selettivo; evitamento; conflitto/ostilità; liti con i coetanei. Per ogni categoria è necessaria: una chiara definizione del problema, un’analisi del sistema dell’interazione e delle soluzioni tentate dall’educatore, una ben specificata definizione degli obiettivi e la creazione di strategie comportamentali e comunicative per la soluzione del problema tentato.

SECONDO CAPITOLO 5. Cornice teorica di riferimento della psicologia dell’intervento educativo È la teoria ecologia di Brofenbrenner, in quanto considera l’individuo in un rapporto di interdipendenza con l’ambiente: intervenendo sulla persona viene modificato indirettamente l’ambiente e viceversa. All’interno del sistema si individuano le seguenti proprietà: totalità (le parti si influenzano reciprocamente), la retroazione (il comportamento di una parte2 influenza il comportamento delle altre), equifinalità (l’esito è collegato all’intero processo). L’ecologia fa riferimento allo studio delle relazioni funzionali tra gli organismi e i loro ambienti naturali e sociali. Le prospettive di riferimento sono: prospettiva della causalità diretta (causa-conseguenza diretta), causalità multifattoriale (è impossibile individuare direttamente una causa), studio di processi (esiste un modo soggettivo di

affrontare i passaggi e le difficoltà); dalla multifattorialità si arriva al concetto di transizione ecologica, ovvero i processi mediante i quali si attuano gli adattamenti tra l’individuo e l’ambiente. Da qui si arriva ai livelli di azione dell’ambiente sullo sviluppo umano (sistemi): -

-

Microsistema: a questi livelli sono compresi gli oggetti, persone o cose con cui l’individuo quotidianamente interagisce (famiglia, scuola e gruppo di pari) Mesosistema: un sistema composto dall’interazione tra due o più sistemi di micro livello (casa, scuola) Esosistema: una o più situazioni ambientali di cui l’individuo non è partecipante attivo ma che determinano o influenzano la situazione ambientale che comprende l’individuo stesso (collegio docenti influenza la scuola che comprende l’individuo stesso) Macrosistema: rappresenta tutto ciò che accumuna i livelli più bassi di sistema e si configura come una subcultura (sistema di credenze e di ideologie) Cronosistema: è trasversale a tutti gli altri sistemi e contestualizza le caratteristiche epocali; consente di individuare l’impatto di eventi culturali di portata generale a esperienze di vita personale rilevanti su aspetti dello sviluppo

A partire da questo approccio di osservazione della realtà la principale preoccupazione della psicologia dell’educazione è quella di individuare gli interventi educativi che possono contribuire a rendere comprensibile il soggetto stesso, le proprie azioni e a metterle in rapporto con il contesto. L’ecologia dello sviluppo umano è un indirizzo di studio e ricerca che indaga l’interazione individuo-ambiente; i sistemi interdipendenti contribuiscono al processo di socializzazione del soggetto e sono persona, società, cultura, ambiente. Queste variabili intervengono nello sviluppo e nella vita dell’individuo applicate alla teoria ecologica di Brofenbrenner: -

La persona è vista come attiva e dinamica all’interno di un ambiente con il quale interagisce reciprocamente. Stern individua quattro differenti sensi del sé (schema stabile di consapevolezza), ognuno dei quali definisce un campo differente di esperienza di sé e di relazione con l’ambiente: o Senso di sé emergente (dalla nascita ai 2 mesi) o Senso di sé nucleare (dai 2 ai 6 mesi) o Senso di sé soggettivo (dai 7 ai 15 mesi) o Senso di sé verbale Questi si sviluppano e si mantengono contemporaneamente.

Nel senso di sé emergente sono implicati i seguenti processi: -

Percezione amodale: capacità innata di tradurre un’informazione sensoriale in un’altra modalità Percezione fisognomica: percezione amodale che rientra nella categoria degli affetti Affetti vitali: immersione nei sentimenti vitali

Nel senso di sé nucleare sono presenti quattro costanti fondamentali del sé: -

Sé agente: si riferisce all’esperienza che il bambino fa di essere l’autore delle proprie azioni e di non essere l’autore delle azioni altrui Sé coeso: è la sensazione di essere un’entità fisica intera con confini e una sede di azione integrata Sé storico: si intende il senso di durata e di continuità con il proprio passato pur cambiando Sé affettivo: rudimentale controllo dell’esperienza emotiva

All’interno della cerchia della persona l’intervento educativo deve mirare alla personalizzazione che rappresenta un’attenzione alle capacità di gestione dell’evoluzione (crisi evolutive e di discontinuità dello sviluppo), all’incentivazione delle potenzialità, al favoreggiamento nel soggetto di un senso di protagonismo nella propria storia

-

La società: si fa riferimento ai modelli socio-culturali da cui l’individuo e la famglia sono influenzati sia direttamente che indirettamente (fattori socio-demografici). La società fa riferimento alla serie di caratteristiche che riguardano le modalità con cui una società alleva un bambino. Partecipando alla vita di una comunità con determinate pratiche sociali noi cambiamo. La nostra identità si sviluppa nella pratica dal momento che non siamo persone sole ma in attività. Nell’ambito dell’intervento educativo si mira ai processi di educazione e di socializzazione (Zeanah). Gli ambiti educativi nella cerchia della microsocietà sono: o Famiglia: è la forma sociale primaria, la prima rete sociale nella quale ogni individuo si inserisce; le esperienze che il bambino fa all’interno della famiglia lo condizioneranno fortemente in quella che sarà la condizione di sé stesso, dell’altro e del mondo. La psicologia dell’educazione rintraccia rispetto alla famiglia un nucleo di riferimento portante che deve essere identificato con il ruolo centrale che questo sistema ha rispetto al benessere psicologico dei suoi membri e al fattore di promozione che rappresenta per lo sviluppo di ogni componente. In particolare, all’interno del nucleo familiare possiamo incontrare:  Psicopatologia genitoriale  Cure parentali inefficaci  Problemi nella coppia  Esperienza di perdita genitoriale  Esperienza di maltrattamento o abuso È bene ribadire però che nessun intervento può sostituire la famiglia bensì appoggiarla, sostenerla e aiutarla. o

o

Gruppo dei pari: (formale o informale) ha importanti funzioni evolutive: base sicura per mettersi alla prova, orientamento dei valori, promozione dello sviluppo e di differenziazione, promotore di rapporti esclusivi e rapporti d’intimità con il sesso opposto Il progetto educativo deve focalizzare l’attenzione nella gestione del rapporto tra bisogno di socializzazione e bisogno di affermazione, orientamento valoriale, promozione ai rapporti d’intimità e ridefinizione culturale. Nel contesto scolastico esistono diversi fattori di rischio:  Affiliazione al gruppo dei pari devianti  Scarso rendimento scolastico  Rifiuto da parte del gruppo dei pari Mass media: riveste importanza e influenza a livello sociale

La comunità è lo spazio in cui si stabiliscono regole, si sperimenta sicurezza fisica, emotiva ed economica. Si forma un sistema di valori, si costruisce un senso di fiducia. Le funzioni svolte dalla comunità sono:

-

 Sostegno emotivo  Sostegno informativo  Sostegno materiale  Sostegno di stima o valutativo La cerchia ecologica della cultura definisce il rapporto tra i soggetti e i modelli culturali di riferimento; rappresenta la dimensione macrosociale delle dinamiche di sviluppo e apprendimento. La cultura è innanzitutto esperienza. Risulta essere costituita da diverse dimensioni: o L’ambiente incide notevolmente sulla nascita di specifiche forme culturali (clima) o I membri di una stessa cultura condividono conoscenze, significati, segni (condivisione) o Trasmissione culturale

I fattori che incidono negativamente a livello socio-culturale sono:    

Status socio-economico basso Basso livello di controllo sociale Disorganizzazione Alta mobilità residenziale

In questo ambito la psicologia dell’intervento educativo interviene attraverso la prevenzione cioè promuovere lo sviluppo di competenze al fine di attraversare la condizione di rischio con meno traumi possibili; aiutare a superare una situazione negativa impedendo l’attivarsi di fenomeni disfunzionali. Dunque, rimuovere le cause che determinano condizione di malessere creando condizioni di benessere sociale e trasformando la vulnerabilità delle situazioni e promuovendo un cambiamento della condotta dei singoli, di gruppi, di contesti. Il modello IRF (Intervento-Ricerca-Formazione): -

L’intervento corrisponde all’attivazione di una specifica esperienza educativa concordata e seguita da uno psicologo A partire dai modelli proposti la ricerca mira a costituire altri possibilità di percorso La formazione è la verifica di tali modelli basata sulla riflessione delle difficoltà, insicurezze, emozioni e relazioni

La cultura rappresenta, dunque, lo spazio nel quale si può attingere il significato consolidato del comportamento del singolo individuo

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Nello studio delle condizioni di vita offerte dalla cultura d’appartenenza è interessante il concetto operativo di rischio ovvero una condizione complessa individuale e sociale che rappresenta il fenomeno di

riferimento con cui confrontarsi; pertanto, ci si muove a garantire le condizioni di sviluppo più funzionali. Dal punto di vista pedagogico nei confronti del rischio bisogna intervenire per cambiare in quanto il rischio è una condizione inevitabile: non si può non rischiare. Il rischio può essere considerato un fenomeno a più livelli: o Caratteristiche interne dell’individuo (temperamento, umore, autostima) o Fattori relativi al sistema familiare (storia familiare, grado di coesione) o Presenza e utilizzo di sistemi esterni (assimilazione di norme, valori e modelli, qualità delle esperienze scolastiche) Le forme di rischio, oggetto di studio della Psicologia dell’educazione, danno vita a categorie deboli, la cui debolezza deve essere considerata in termini di potere relazionale predittivo e progettuale. Non solo la modalità con cui conosciamo noi stessi è un fatto intrinsecamente legato al sociale ma anche chi siamo è il prodotto di una costante interazione tra noi e l’ambiente.

TERZO CAPITOLO 6. Cos’è il comportamento problema? Prima di analizzare un comportamento problema bisogna ricordare che: o o o o

Ogni comportamento è comunicazione Ogni comportamento è una funzione delle interazioni tra la persona e l’ambiente L’eventuale intervento deve affrontare le variabili che manten...


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