Psicologia dello sviluppo- prima parte PDF

Title Psicologia dello sviluppo- prima parte
Author Manuela Liò
Course Psicologia dello sviluppo e dell'educazione
Institution Università degli Studi di Palermo
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PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO PARTE PRIMA A – LO SVILUPPO 1° Capitolo – EPISTEMOLOGIA DELLO SVILUPPO 1.1 Dalla psicologia dell’età evolutiva alla prospettiva del ciclo di vita La Psicologia dello Sviluppo nasce dall’esigenza di pervenire ad uno specifico frame teorico e metodologico che consentisse uno studio dei processi evolutivi nell’infanzia e nell’adolescenza. In Italia i primi contributi sulla Psicologia dello Sviluppo risalgono al 1950; questo percorso ha attraversato diverse fasi di concettualizzazione dando vita ad approcci differenti allo studio dello sviluppo: 1. La prima fase di questa concettualizzazione è individuata nella Psicologia dell’età evolutiva, la quale va dal concepimento alla maturità, in cui tutte le dimensioni evolutive, all’interno di stadi, fasi e tempi specifici, si sviluppano attraverso la stabilizzazione, il potenziamento e il cambiamento che assumono i diversi processi evolutivi. È un percorso di sviluppo che si conclude con il raggiungimento della maturità e quindi dell’età adulta. Tra le teorie dello sviluppo che si iscrivono all’interno della Psicologia dell’età evolutiva vi sono la teoria psicosessuale di Freud e la teoria cognitivista di Piaget. 2. Alla Psicologia dell’età evolutiva è subentrato il modello dell’arco di vita, ovvero una prospettiva che si sviluppa da un presupposto di fondo “i cambiamenti che intervengono nel corso di tutta la vita nel comportamento degli individui non sono casuali e molti di questi cambiamenti possono essere intesi alla luce di principi evolutivi”. Questa prospettiva vede come esiti evolutivi lo sviluppo del:  Individuo: come processo complesso rappresentabile attraverso un insieme di traiettorie che sono un riflesso delle molteplici risposte fornite dall’individuo agli eventi biologici, collettivi e individuali, sia prevedibili che imprevedibili. Tale processo appare scandito da “eventi critici”, che l’individuo deve affrontare nel suo percorso e che rappresentano aspetti di discontinuità nella vita, che ne implicano una ristrutturazione;  Personalità: essa è una costruzione che si dispiega lungo tutto il corso della vita, un’organizzazione di disposizioni, di capacità e stati soggettivi in continua trasformazione. Essa è il prodotto del flusso continuo di processi di crescita e processi di declino, degli scambi tra l’organismo e l’ambiente. Il modello individua specifiche influenze sullo sviluppo nell’arco di vita, verso cui l’individuo attiva risposte comportamentali; queste influenze vengono classificate come:  Influenze scalate per età: definite da tutte quelle determinanti biologiche e ambientali correlate con l’età cronologica, le quali sono prevedibili e similari per la maggior parte degli individui; ad esempio vita scolastica e professionale, scopi della socializzazione, compiti evolutivi;  Influenze storiche: che sono quelle determinanti, meno prevedibili, legate al tempo storico e che definiscono il contesto in cui gli individui si sviluppano; ad esempio sono eventi economici, guerra, epidemia, cambiamenti nel mercato del lavoro o nella composizione della famiglia;  Influenze individuali non normative: sono tutti gli eventi biologici e ambientali, del tutto imprevedibili, che costituiscono la maggior fonte di unicità individuale; ad esempio borse di studio, morte di un familiare, incidente, malattia, difetto congenito, periodo di disoccupazione.

Tale prospettiva sul piano epistemologico si fonda su alcuni principi di orientamento intesi come “convinzioni prototipiche”, che si possono riassumere nella considerazione di:  Sviluppo ontogenetico: come processo che dura tutta la vita e al cui interno operano processi sia continui sia discontinui; un processo che include una serie di adattamenti e trasformazioni dei periodi precedenti. In tal senso lo sviluppo non è una caratteristica specifica di una fase o stadio, ma abbraccia la totalità della vita;  Sviluppo come sistema plurimo di forme di cambiamento: costituito da schemi di cambiamento caratterizzati da pluralità; il processo di sviluppo ha come fattori codeterminanti fattori sia interni sia esterni all’individuo;  Plasticità intra-individuale: per cui il processo di sviluppo è una realtà complessa e in quanto tale, soggetta a variabilità intraindividuale; ciò porta ad una forte accentuazione delle differenze individuali;  Rapporto ontogenesi/filogenesi: per cui le condizioni socio-culturali possono influenzare lo sviluppo ontogenetico;  Impegno interdisciplinare: nel senso che le spiegazioni dei cambiamento sono pluralistiche e pertanto l’approccio di ricerca deve essere interdisciplinare, attento agli aspetti di processo e alle interazioni dei fattori oggetto di studio. 3. La Psicologia dello Sviluppo, secondo la prospettiva del ciclo di vita, ha raggiunto la sua autonomi negli ultimi decenni e affonda le sue radici nel lavoro di studiosi come Jung, Erikson. Essa viene definita come una disciplina che si occupa della descrizione, della spiegazione, della modificazione sia del cambiamento intrapersonale, sia della stabilità dello sviluppo dalla nascita alla morte. Lo sviluppo, realizzato attraverso il cambiamento e l’adattamento, continua durante tutta la vita ed è caratterizzato sia dal cambiamento sia dalla continuità, consentendo obiettivi di trasformazione. Si deve, allora, parlare di un processo che avviene lungo tutto il tempo della vita consentendo che le esperienze del passato si leghino a quelle del presente, nel senso che situazioni si ripresentino nei tempi dello sviluppo che seguono, anche se con caratteristiche diverse da come si sono presentate nei tempi dello sviluppo precedenti. Questo modello orienta l’idea che:  Il percorso di sviluppo sia scandito da eventi critici che concorrono a definire le “traiettorie individuali”;  C’è un intreccio tra fattori di rischio e fattori di protezione;  Le crisi evolutive possono essere considerate come “sfida”, opportunità di sviluppo e di crescita;  Ogni crisi implica compiti evolutivi specifici;  La resilienza, come resistenza al trauma, al disagio, biologicamente predisposta, può svilupparsi ed essere integrata da nuove possibilità nel qui ed ora di specifiche condizioni critiche.

1.2 Lo studio dello Sviluppo Parlare di epistemologia dello Sviluppo vuol dire sottolineare la prospettiva psicobiologica che ci porta a considerare rilevante il modo in cui natura e cultura interagiscono tra loro orientando un percorso evolutivo individuale; si tratta di definire lo Sviluppo come fenomeno inevitabilmente costituito dal rapporto tra fattori innati e esperienze che si vanno realizzando nell’interazione tra livelli, stati e modalità di funzionamento dell’organismo e modelli, apprendimenti promossi dall’ambiente, all’interno dei tempi e degli spazi della vita. Lo Sviluppo quindi può essere inteso come processo dinamico orientato alla trasformazione, attraverso un processo inclusivo progressivo e fondato su alcuni specifici fattori, quali:  La trasversalità rispetto al percorso della vita, che rifiuta l’idea che l’infanzia sia l’unico periodo di crescita e di sviluppo. Esiste nel corso della vita di ognuno un “potenziale” capace di favorire sia la crescita continua sul piano incrementale, cumulativo, quantitativo, sia lo sviluppo discontinuo in termini di rapidità, innovatività, sostanzialità e qualità;  La multidimensionalità (sviluppo cognitivo, sociale, ecc.);  La multidirezionalità, nel senso che all’interno delle diverse dimensioni i percorsi evolutivi possono assumere direzioni di sviluppo diverse in funzione di stimoli, esperienze diversificate;  La plasticità, come possibile disomogeneità dei livelli e stati evolutivi intraindividuali;  La contestualizzazione nella realtà storica e culturale; per cui in funzione delle diverse realtà storiche e culturali i percorsi evolutivi e la velocità con cui procedono variano, secondo le culture e i periodi storici;  L’interazione tra l’individuo e l’ambiente, da considerare come processo trasversale al ciclo di vita;  Il rapporto tra conquiste e perdite, per cui lo sviluppo non è un semplice processo di accumulo di capacità e caratteristiche, ma è l’espressione congiunta della crescita (conquista) e del declino (perdita) in tutti i momenti della vita. Ogni percorso di sviluppo può essere rappresentato secondo una configurazione che si sviluppa secondo una linearità temporale che vede il: Tempo passato  nelle influenze biologiche e nelle esperienze passate; Tempo presente  nello stato attuale dell’organismo, nel comportamento e nei contesti attuali; Tempo futuro  in quelli che saranno gli esiti dello sviluppo. Lo studio dello Sviluppo è sempre orientato da specifici modelli: 1. Modelli deterministici unicausali: ovvero quei modelli di spiegazione che fanno risalire ad una o poche cause, in modo obbligato e deterministico, la spiegazione del cambiamento evolutivo e delle relative condotte; esempi di tali modelli possono essere rintracciati nel comportamentismo e nella Psicoanalisi; 2. Modelli probabilistici multicausali: si fa riferimento una prospettiva che sposta l’attenzione alle reciproche modificazioni ed interazioni delle variabili lungo il tempo, ogni variabile è allo stesso tempo causa ed effetto di altre. 3. Modelli probabilistici olistici: ovvero la prospettiva che prende in carico la complessità del comportamento e dello sviluppo umano lungo tutto il ciclo di vita, in relazione la contesto. L’individuo e il suo ambiente sono in relazione reciproca e formano un sistema integrato e dinamico, di cui sia l’individuo che l’ambiente sono elementi inseparabili che si influenzano reciprocamente.

Nello studio dello Sviluppo, oltre alla focalizzazione del rapporto tra fattori innati e fattori ambientali, va inserito il contributo delle neuroscienze orientate a comprende quali e come le aggregazioni di neuroni interagiscono per dare vita, orientare il comportamento, sottolineando il rapporto cervello-mente e come si possa parlare di plasticità del cervello. Tale plasticità va ad individuare come si possano modificare strutture e funzioni del cervello sulla base delle esperienze dell’individuo, e della variabilità individuale di tali modifiche. Il riconoscimento di questa plasticità consente di non riferirsi allo sviluppo cerebrale in chiave deterministica, ma piuttosto considerando anche variabili e peculiarità di ogni soggetto. La nostra corteccia, infatti, sede di ogni percezione, pensiero e azione consapevole, è dotata di una sorprendente plasticità e quindi, di una grande capacità di cambiare adattandosi, soprattutto, durante l’infanzia e la fanciullezza. È un’idea sbagliata quella che sostiene che quanto più estese sono le connessioni neurali, tanto maggiori saranno le abilità intellettive. In realtà, la perdita di connessioni neurali è un fenomeno cruciale per lo sviluppo del cervello, il cosiddetto fenomeno del pruning; infatti, dopo una fase iniziale di abbondantissima produzione di sinapsi, ogni regione della corteccia va incontro ad una riduzione/morte di cellule neurali. Si tratta di una perdita organizzata di strutture neurali che riflette l’evoluzione delle abilitò intellettive. Così l’eliminazione di neuroni e connessioni sinaptiche non necessari è fondamentale per il pieno sviluppo di strutture di cui abbiamo realmente bisogno. Dunque, lo sviluppo del cervello del cervello che continua per tutta la vita, segue tappe ben specifiche programmate geneticamente e nello stesso tempo la stimolazione esterna ne “modella” e ne orienta lo sviluppo strutturale-funzionale. Le neuroscienze, quindi, studiando i circuiti neurali, il loro sviluppo e le loro modificazioni nel corso dell’esistenza sottolineano le basi biologiche della vita emotiva, comportamentale e cognitiva dell’individuo. In tal senso i dati sullo sviluppo cerebrale e sulle funzioni neurali sono la fonte primaria circa l’ontogenesi dei processi cognitivi. Le neuroscienze trovano un nuovo orizzonte nel neurocostruttivismo che, riprende la concezione costruttivista dell’individuo come attivo protagonista nella costruzione della propria conoscenza, nella misura in cui selettivamente questi si orienta verso determinate categorie di stimoli sulla base di alcune predisposizioni innate e modula il comportamento in funzione dei feedback ambientali. Per capire la natura umana è indispensabile un riferimento alla prospettiva biologica e questo perché i cambiamenti biologici accompagnano gli esseri viventi in ogni fase di crescita. Seppure la mente sia neurobiologicamente preparata per il funzionamento, sono le modificazioni indotte dall’esperienza quelle che l’attivano, ne determinano la strutturazione definitiva, permettono la nascita della funzione mentale. A tal proposito, si parla di comportamenti istintivi, legati al funzionale neuro-biologico, e di comportamenti appresi e, in questo modo, si concepisce l’inizio dell’attività mentale come legata alla razionalizzazione, alla simbolizzazione, all’astrazione e alle capacità linguistiche.

1.3 Questioni e nodi epistemologici Nel fare riferimento alle questioni/nodi epistemologici s’intendono sottolineare gli interrogativi che teorie e modelli dello Sviluppo pongono in merito alla possibilità di definire il processo evolutivo attraverso il riconoscimento della rilevanza di una tendenza evolutiva innata all’interno di singolo rapporti tra tendenze contrapposte. In tal senso vengono poste alcune bipolarità che definiscono la tendenza e nello specifico la:  Visione meccanicistica: s’intende rappresentare l’individuo e il suo processo di sviluppo come macchina, un insieme di parti che operano in uno spazio e in un tempo, secondo una modalità predittiva. Così viene promossa l’attenzione alle cause antecedenti del comportamento;  Visione organistica: si rappresenta l’individuo e il suo sviluppo come un’unità attiva, organizzata, in continuo mutamento, che si autoregola dando forma e costruendo la sua esperienza e il suo ambiente. Si sottolinea, così, l’attenzione al processo, al presente. Tra gli interrogativi e le indicazioni relative alle tendenze evolutive contrapposte va individuata la considerazione dello sviluppo in termini:  Quantitativi: quindi in termini di quantità, di frequenza, di grado per cui il cambiamento risulta graduale, veloce, avviene poco per volta, attraverso livelli evolutivi diversi all’interno delle diverse dimensioni evolutive e attraverso lo sviluppo di specifiche abilità;  Qualitativi: i cambiamenti vanno considerati nel senso di un’organizzazione globale e di una struttura, e non di una sua area. Vi è anche l’individuazione di due tipologie di tendenze dello sviluppo:  Continuità/discontinuità: s’individua una tendenza che definisce lo sviluppo come una costruzione progressiva, continua, mentre per quanto attiene alla discontinuità, si fa riferimento ad un procedere dello sviluppo per passaggi rapidi o improvvisi, che creano condizioni di discontinuità e che impongono una riorganizzazione funzionale a ristabilire una condizione di continuità a partire da uno stato di sviluppo più evoluto.  Natura/cultura: ci si pone la domanda se è più influente l’eredità biologica o l’esperienza nel determinare lo sviluppo. E ancora:  Predominanza dell’influenza di fattori genetici: ovvero predominanza del patrimonio genetico e quindi della maturazione biologica come base della crescita;  Predominanza dell’influenza di fattori ambientali: quindi dell’esperienza del mondo che l’individuo fa in termini del ruolo della società, delle esperienze condivise e non, dei meccanismi di protezione o di rischio ambientali, delle caratteristiche individuali. Inoltre, vi è un’ulteriore contrapposizione che si riferisce alla visione dell’architettura della mente:  Visione dominio-generale: fanno riferimento all’idea di domini generali, come ad esempio la teoria di Piaget;  Visione dominio-specifica: pur riconoscendo l’esistenza dei domini generali, sottolineano l’esistenza di specifici domini altamente specializzati che si sviluppano in tempi diversi e con modalità diverse. Questa visione è stata portata avanti dall’approccio dell’HIP (Human Information Processing). Quindi, si parla di nodi epistemologici quando si legge lo sviluppo guardando la contrapposizione di tali tendenze come una ricchezza per una lettura interpretativa dello sviluppo. Tutte le questioni diventano nodi, perché al momento della lettura dello sviluppo non possiamo prescinderle come due polarità separate, ma bisogna intendere lo sviluppo come un processo continuo e discontinuo, influenzato sia dalla natura che dalla cultura. Il nodo guarda la complessità dello sviluppo.

1.4 Le traiettorie evolutive La traiettoria evolutiva si definisce come trend dello sviluppo individuale orientato da fattori genetici, fattori culturali e fattori naturalizzati, intesi come particolari interiorizzazioni di processi orientati dalla cultura. Il trend dello sviluppo si definisce e si caratterizza attraverso l’interazione tra andamento e direzione, laddove l’andamento è costituito dall’interiorizzazione e dalla mentalizzazione delle esperienze di appartenenza, degli stili genitoriali, delle fragilità psicosociali, della vulnerabilità sociale, delle aspettative di traguardi, delle crisi evolutive normative e non; mentre le direzioni vanno identificate nelle dimensioni dello sviluppo con il loro stato evolutivo. Questo trend, quindi, procede per step temporali/fasi, ciascuna delle quali articolata in specifici stadi. Ma distinguiamo: FASI STADI È un momento transitorio legato al fattore Esso rappresenta un segmento temporale della cronologico. Non si può decretare un inizio o fase, che si definisce come passaggio, inteso in una fine, è più ampia e complessa. Le fasi termini di trasformazioni di processi, schemi, rappresentano specifici periodi di tempo del modelli. Tali trasformazioni, a loro volta, ciclo di vita storicizzati, che si susseguono in trovano espressione in turning point, e quindi in modo sequenziale, e che assumono un profilo, condotte e comportamenti visibili. Gli stadi si una caratterizzazione ben precisa a seconda dei identificano con le diverse tipologie di cambiamenti che si sviluppano negli stadi. cambiamenti e si susseguono in una logica cumulativa e progressiva, risultando sempre più caratterizzanti culturalmente a partire dalla fase dell’adolescenza. Questo trend assume specifiche configurazioni individualizzate e personalizzate, che caratterizzano le fasi dello sviluppo e gli stadi al cui interno si attivano delle transizioni, ovvero passaggi significativi all’interno del ciclo di vita. FASI E STADI DEL CICLO DI VITA:

STADI

Prenatalità Germinale (prime due settimane dopo il concepimento ) Embrionale (dalla 3° all’8° settimana) Fetale (dal 3° mese di gestazione al parto)

Infanzia Neonatalità (primo mese di vita) Prima infanzia (primi due anni di vita) Seconda infanzia (2-6 anni) Fanciullezza (6-10 anni)

FASI Adolescenza Preadolescenz a (11-14 anni) Media adolescenza (14-16 anni) Tarda adolescenza (dai 16 ai 18 anni circa)

Maturità Giovane adulto (dai 19 ai 30 anni circa) Adultità (dai 30/35 ai 60 anni circa)

Senilità Giovane anziano (dai 60 ai 65 anni circa) Anzianità/Vecchiai a (oltre i 75 anni)

Il modello delle traiettorie evolutive ci consente di promuovere la conoscenza del funzionamento della crescita come sintesi di maturazione e sviluppo. Possiamo fare una distinzione tra: 1. Crescita come sviluppo: ovvero fare riferimento ad un progetto flessibile, all’integrazione tra fattori biologici e contesti di appartenenza, ad un percorso complesso, non ripetibile, non generalizzabile, relativamente prevedibile, fatto di alternanza di processi continui e discontinui, vuol dire considerare ogni soggetto norma a se stesso, e considerare l’ambiente coprotagonista di ogni cambiamento evolutivo. 2. Crescita come maturazione: vuol dire considerare la rigidità di un progetto fatto di specifici tempi, accrescimenti e cambiamenti prevedibili, riconducibile a standard, norme e parametri generalizzabili; considerare l’ambiente uno sfondo, o una variabile del processo di crescita. Il modello delle traiettorie evolutive comporta una classificazione tra tipicità e atipicità dei percorsi di sviluppo: TIPICITA’ ATIPICITA’ Lo sviluppo tipico è lo sviluppo che Lo sviluppo atipico è legato alla presenza di una procede senza...


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