Capitolo 3-4 tattoo - psicologia dello sviluppo PDF

Title Capitolo 3-4 tattoo - psicologia dello sviluppo
Course SCIENZE DELL'EDUCAZIONE E DELLA FORMAZIONE
Institution Università degli Studi di Firenze
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psicologia dello sviluppo...


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IL RINASCIMENTO DEL TATUAGGIO CAPITOLO 3 il significato Il rinascimento del tatuaggio non si caratterizza per un atteggiamento materialista, per quanto riconosca nel corpo il centro di gravità dell’essere al mondo, è incline a declinarsi verso una forma di spiritualità. La vocazione spirituale del tatuaggio era già presente nel cristianesimo anche se la pratica era vietata dall’antico testamento. La pratica era molto diffusa poiché vi erano numerosi divieti emanati dall’imperatore Costantino nel 325 d.C. e da Papa Adriano I nel 787. Per un fedele il sentire la ferita e il dolore del tatuaggio è come incontro e ritrovamento del divino e compartecipazione simbolica alla passione di Cristo  Questo valore spirituale ha fatto sì che esso venisse tollerato nel medioevo cristiano. Il tatuaggio implica un cambiamento del corpo che può essere il risultato e la testimonianza di un percorso interiore. Questa idea ha caratterizzato da attuatori come Jamie Summers e Don Ed Hardy. Il primo qualificava la tatuazione come un rito metamorfico che lei realizzava secondo modalità tribali e sciamaniche. Il secondo afferma che l’arte del tatuatore sta nella capacità dell’interazione umana col cliente, nel porsi come un tramite per lui a fine di realizzare se stesso. Il ruolo del tatuatore come colui che coglie l’anima di chi si rivolge a lui è ben presente nella concezione del tatuaggio siberiano. L’obiettivo è realizzare i tatuaggi unici che rispecchiano l’originalità della singola persona. Chi desidera un tatuaggio secondo la tradizione siberiana, deve raccontare la propria storia personale al tatuatore, instaurando con lui un rapporto intimo paragonabile a quello che si stabilisce con un confessore. Come il pellegrinaggio anche ogni cammino di ricerca e riscoperta di sé è una fatica è un’incertezza  c’è sempre rischio di perdersi. 2. Il se tatuato La persona arriva a sentire e riconoscere se stessa attraverso meccanismi di rispecchiamento, prendendo in esempio il vampiro con la caratteristica di non riflettersi nello specchio, esso non può contare su uno specchio che gli permette di coltivare il sentimento di avvertire di essere se stesso in modo stabile e continuo. La perdita di questo sentimento è una condizione psicologica tipica dell’età post moderna, tale perdita trova soluzioni nei tatuaggi. Il corpo tatuato può diventare la superficie su cui si fissa il riflesso della propria identità. Negli attuali scenari della frammentazione del sé il corpo si offre come la cosa più certa, come lo scoglio a cui ancorare il sentimento della propria entità personale. Un contesto di vita in cui c’è l’esigenza di marcare il corpo con la propria identità e quello bellico: dove c’è un alto rischio di morire ma anche di morire e avere un corpo così dilaniato che non permette il riconoscimento. Per consolidare il sentimento del sè è essenziale sentirsi forti e in grado di reggere i colpi della vita. L’espressione di queste qualità costituisce l’asse portante dei tatuaggi marinai, tipici dell’old style della prima metà del 900. Il mare: lo scenario che esalta la capacità di affrontare la vita e di resistere alle avversità. L’ancora: simbolo di sicurezza, della possibilità di rimanere fermi. Il veliero: procede a vele spiegate esprime la sicurezza sia di poter reggere alla forza del mare e ritornare a galla, sia di poter contare su quell’energia vitale che gonfia le vele e fa proseguire lungo la rotta. La Rosa dei vent: simbolo della sicurezza di avere sempre una direzione da seguire, fra le tante possibile, di poter dare un senso al viaggio della vita.

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Il momento della disfatta e della caduta è anche quello in cui maggiormente si pone in risalto la chances di contare su di un sé. Araba fenice: capacità di risorgere dalle proprie ceneri. Connessi alla propria storia personale sono anche i tatuaggi che segnano il raggiungimento di obiettivi:  esempio tatuaggio di Marco Materazzi coppa del mondo 2006. Insieme ai tatuaggi che segnano il successo nel contrasto con forze avverse, si pongono quelli che segnano momenti distensivi e ricreativi come l’aver fatto un viaggio che si desidera da tempo. In molti casi il tatuaggio da corpo all’idea dell’io, a ciò che la persona vorrebbe essere. Una via privilegiata per dare forma a questo è l’uso metamorfico di piante e animali. Farfalla: esprime l’idea di una femminilità fatta di grazia e bellezza. Rosa: nel contrasto tra la morbidezza dei petali e la durezza delle spine esprime la coesistenza in una stessa persona di qualità tendenzialmente opposte. Aquila: animo libero, assertivo, forte e virile. Insieme a loro spicca l’uso dei personaggi famosi che si offrono come modelli ideali per rispecchiare il proprio sé. Vengono utilizzati anche personaggi letterari e cinematografici e dei cartoons e dei fumetti. L’uso di questi personaggi partoriti dall’immaginazione si offre bene alla citazione di modelli identitari segnati dalla formazione e della estremizzazione con toni a volte inquietanti, come nel caso dei vampiri altre volte carnevaleschi come Paperino. Uno dei volti più inquietanti della modernità è quello che sta mostrò la psichiatria ottocentesca, pronta a sostenere la lobotomia. Ad essere rubata è una funzione psichica della volontà. Questa pratica è stata circoscritta agli orribili scenari dei manicomi, l’idea che la modernità posso rendere l’umano simile a un burattino si è variamente riproposta nelle diverse critiche rivolte ad essa. In molti casi il tatuaggio pare costruire proprio un’estensione sulla pelle, dei lobi frontali del cervello, schierandosi a favore del Rinascimento della persona, in contrasto con una modernità che preme come un macigno sulla fronte tipicamente alta e spaziosa dell’essere umano. (film di riferimento: 1975 qualcuno volò sul nido del cuculo). il film del 1973 papillon cioè la farfalla: la volontà di papillon di voler volare via libero come una farfalla è radicata indelebilmente anche nella memoria e nella volontà della pelle tramite il tatuaggio. Si può sentire il bisogno di supportare la propria mente con il tatuaggio anche quando, come nelle condizioni di disturbo psichico, una parte di sé vorrebbe una certa cosa, mentre un’altra dirige il comportamento in una condizione del tutto svincolata da quella stessa volontà. Nel 2015 su Internet sono stati condivisi i tatuaggi connessi alla malattia mentale che potevano aiutare a ristabilire l’equilibrio psicologico. Uno di questi riproduce una molecola di serotonina: il trasmettitore che regola il senso del benessere e della felicità. Il detentore di questo tatuaggio spiega di soffrire di depressione per la mancanza di serotonina, il tatuaggio adesso è sul suo corpo in maniera permanente così come la depressione sarà sempre parte della sua persona. Yantra Sri : è una figura geometrica composta da 49 triangoli contrapponendosi ed equilibrandosi fra loro: questo è il tatuaggio scelto da una donna affetta da un disturbo di personalità bipolare. Un altro caso e di una donna che si è tatuata le parole take care: abbi cura  per salvaguardare la propria integrità mentale per riprendersi da un recente disturbo alimentare e dalla condizione di depressione e ansia.

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Un’altra donna sul polso sinistro si è tatuata la scritta passato mentre sul destro futuro. Quello del futuro se l’è fatta per il suo 18º anno, non pensava di arrivarci a causa di disturbi alimentari, depressivi e ansia. Il tatuaggio passato se l’è fatto per festeggiare il primo anno di libertà dall autolesionismo. Una moda attuale è quella del tatuaggio testuale consiste nel riportarsi sulla pelle vera e propria citazione di cantanti, poeti personaggi famosi o pensatori. L’anima delle persone che hanno lasciato e lasciano un segno, qualcosa da insegnare, per buona parte rimane nelle parole, quelle stesse parole che possono a loro volta essere ereditati da chiunque desideri accoglierle e farle proprie. Il mondo dei filosofi è forse un po’ meno rappresentato fatto ad eccezione di Nietzsche che rappresenta con buona probabilità la fonte più utilizzata in assoluto nel tatuaggio testuale. È significativo che il tatuaggio contemporaneo incontri proprio Nietzsche cioè colui che prima e meglio di ogni altro ha parlato della perdita delle certezze e delle centralità del corpo come ancoraggio dell’anima e del sé. Esempi: Angelina Jolie e Megan Fox con tatuaggi di Nietzsche. Angelina Jolie si è tatuata una croce latina con scritto quello che mi nutre mi distrugge, nel senso che accogliere la vita significa in contemporanea accogliere la morte Una possibile lettura della condizione post-moderna è che la tensione vitale verso l’autenticità è anche ciò che fa collassare la persona. Così quanto più si nutre il sé autentico, tanto più si uccide il sé sociale. Megan Fox si è tatuata quelli che erano visti danzare venivano considerati pazzi da coloro che non potevano udire la musica: qui la musica e il flauto di pan e di Dionisio, è la meta dell’Olimpo barbarica. Si parla quindi della possibilità di non essere sempre compresi da una modernità, “Ad una dimensione“, che coltiva il solo sogno dell’ordine e dell’astrazione, e non ha orecchie per il ritmo primitivo della vita, legato al corpo proprio come un tatuaggio. Per quanto il filosofo fosse estraneo al mondo del tatuaggio è ancora un suo aforisma che sembra proprio parlare della forza del tatuaggio come di un tramite per recuperare il valore del linguaggio al fine di ritrovare ed esprimere se stessi e dare un senso alla vita: “di tutto ciò che è scritto, amo solo quello che una persona ha scritto col suo proprio sangue”. La solidità del sé è intimamente intrecciata con la solidità delle relazioni interpersonali. Il sentimento di sicurezza di base del se si impianta nelle relazioni intime, prima fra tutte quelle con la madre, poi nella famiglia, poi negli amici. L’attore scozzese Connery quando si arruolò nella Royal Navy all’età di 16 anni si fece due tatuaggi che costituivano I due estremi di questo continuum: dalle relazioni primarie al sentimento patriottico. Uno dei due è un tatuaggio di un uccellino old style che tiene con il becco un nastro con cui è scritto mamma e papà, nell’altro sempre in old style ritarda un pugnale con scritto Scozia per sempre. Il repertorio iconografico dei tatuaggi old style tra fine dell’ottocento e la conclusione della seconda guerra mondiale è saturo di immagini che celebrano il legame con i genitori, con il partner, con la famiglia e la patria. Nella contemporaneità sembra caduta in disuso la pratica di segnare il proprio legame con la patria attraverso bandiere, emblemi, simboli nazionali e motti. Quel che emerge è un senso di appartenenza a comunità più ristrette, come le tifoserie calcistiche. La modalità tramite cui i legami vengono segnati sulla pelle sono le più varie, si ricorre all’uso di nomi o di iniziali accompagnati da simboli classici come il cuore con la combinazione di lucchetto e chiave. Nell’old style il tatuaggio tipico era quello di due cuori uniti da una freccia che li trafiggeva oppure di due mani unite in una stretta. Nella rappresentazione della famiglia è frequente il ricorso a metafore botaniche come quella dell’albero. Oggi sempre più persone fanno affidamento su rapporto con gli animali 3

Uno degli eventi che in maniera consistente e diffusa motivano il tatuaggio e la nascita di figli e nipoti: di solito è la data di nascita o il nome o qualcosa che sboccia che viene rappresentato oppure un sole o una stella. Dalla gioia per la nascita altrettanto forte è la motivazione che parte dal dolore per la perdita di una persona cara. La pratica di segnare il corpo in segno di lutto doveva essere molto antica poiché nell’antico testamento c’era il divieto di tatuarsi e si specifica come divieto di tatuarsi per i defunti. Nell’old style è ricorrente questa pratica: ricchissimo di croce e lapidi, ghirlande con nastri su cui apporre epigrafi un rose rosse con targhe dove indicare nomi e date. È una pratica molto diffusa non solo tra le popolazioni più anziani ma anche giovanili: da una ricerca su studenti universitari circa il 18% si è fatto un tatuaggio per un lutto. La pratica di tatuarsi per la perdita di persone care può essere vista come una risposta all’attuale immaturità culturale nell’affrontare il tema della morte. A questa inclinazione si accompagna l’incapacità di mantenere, attorno adesso il sentimento del lutto e della perdita nelle sue manifestazioni intime e private, silenziose e depressive. I sentimenti esistenziali dell’insicurezza si fanno ancora più acuti quando si attraversa la perdita delle persone care che hanno costituito punti di riferimento. Anche nell’esperienza del lutto, il proprio corpo appare la cosa più certa a cui ancorarsi e da cui ripartire. Il tatuaggio secondo il suo schema fondamentale di ferita, cura della ferita e guarigione, si offre come un percorso utile a riconoscimento e al contenimento del dolore per la perdita. La facoltà dell’incorporare nella pelle un simbolo che richiama emozionalmente la persona perduta e il legame con lei può costituire un aiuto significativo per mantenere viva nella memoria e nel dialogo interiore, la presenza del trapassato. 3. l’universo sulla pelle Quando il tatuaggio è una risposta a un sentimento di fragilità del sé, questa risposta può diventare così convincente da cullare l’illusione di rispecchiare sul corpo: l’universo, fino a possederlo. Il tatuaggio può contribuire a riproporre il sogno tipico del Rinascimento 400/500 di sentire il corpo umano come la misura di tutte le cose. Una testimonianza è data dall’alchimista inglese Simone Forman che nel 1609 si tatua sul braccio sinistro e sulla parte destra del torace rappresentazioni simboliche dei pianeti di Venere e di Giove e della costellazione del cancro. Nell’illusione mossa dalla magia del tatuaggio, riportando la propria carta del cielo sulla pelle egli avrebbe potuto dominare le influenze astrali, allo stesso modo in cui poteva controllare il suo stesso corpo, che arrivava così ad indossare l’universo. Tatuaggi più diffusi: costellazione dello scorpione o del sagittario oppure corpi celesti come il sole e la luna. La stella a cinque punte detta pentagramma richiama qualcosa di infinitamente grande, il pentagramma è anche simbolo dell’armonia e della bellezza degli esseri viventi del creato, il pentagono stellato racchiude in sé una proporzione magica cioè la sezione aurea detta anche costante di Fidia o proporzione divina. La sezione aurea è una costante recuperabile nelle proporzioni del corpo e del volto umani, essa racchiuderebbe il segreto della bellezza e della natura cosmica della donna e dell’uomo. Questa idea trova la sua più chiara espressione nell’antica rappresentazione dell’uomo vitruviano iscritto nel pentagramma. Se tatuarsi un pentagramma significa rispecchiarsi nell’ordine dell’universo e partecipare allo stesso ordine, rovesciare la stella significherebbe devastarlo il pentagramma diventerebbe simbolo di Satana. Un altro simbolo è quello dell’infinito: i due cerchi che lo compongono che tendono ad evocare due mondi separati, qui si succedono l’uno all’altro dando via ad un percorso chi mai potrà avere fine: il mito dell’eterno ritorno. Altri simboli assai tatuati che esprimono l’idea della totalità dell’universo sono i simboli dello Yin e Yang e quello dell’om. 4

Om: esprime l’aspirazione a sintetizzare in unità globale l’intera articolazione degli stati sia del sé, dati dalla veglia, dal sogno e dal sonno profondo, sia della realtà, dati dalla terra, dall’atmosfera e dal cielo. Il simbolo di derivazione orientale è il fiore di loto che lo rende simile ad un mandala. Il fiore di loto: evoca l’idea dell’eterno ritorno, della continua successione della vita e della morte, instillando in questo modo l’illusione dell’immortalità e della stabilità delle cose, esso nasce dal fango della palude, ma sboccia in una forma armoniosa e candida qualcosa di puro ed incorruttibile. In base ad un ciclo che non avrà mai fine, i suoi semi torneranno nella melma dalla quale risorgerà ancora la vita. La rappresentazione più stilizzata del fiore di loto torna a parlare di un universo stabile e ordinato, i petali sono rigorosamente otto, a intervalli regolari gli uni dagli altri e tali da iscriversi in un cerchio, i petali, a 4 a 4 sono visti come iscritti in due quadrati. Come sostenuto dalla cosmologia dell’antica Cina il cielo è rotondo e la terra è quadrata. Il cerchio esprime una perfetta continuità ma è meno misurabile come l’universo celeste ma anche lo spirito dell’anima, diversamente il quadrato è qualcosa di maggiormente definito come la terra e il corpo. Se limitiamo il pensiero al mondo del tatuaggio, l’associazione visiva più immediata è con la rosa dei venti. La preoccupazione è trovare una corrispondenza tra le forze plastiche che si muovono nel cielo e nello spirito e l’entità concrete e immateriali che stanno in terra, come il corpo e il veliero: se questa corrispondenza non si trova o viene a mancare sarà il disastro poiché il corpo che non si orienta e non è in sintonia con le forze dell’anima andrà alla deriva, seguirà una rotta senza senso. I grandi pittori della prima metà del 900 hanno giocato con la regolarità delle forme geometriche del cerchio e del quadrato fino a mettere sotto sopra l’universo, a porre in crisi quegli archetipi della psiche che hanno animato l’universo simbolico di tutte le culture umane. Secondo la psicanalisi questi artisti hanno sentito prima e con maggiore intensità i grandi sconvolgimenti in corso nel 900, che configuravano la condizione post moderna, caratterizzata da insicurezza esistenziale e senso di frammentazione. Il tatuaggio contemporaneo, figlio di questa condizione, sembra proprio esprimere una tensione orientata a rimettere in sesto l’universo e insieme a riscattare la centralità del se. 4. Spiegarsi tramite il tatuaggio: le tattoo narratives Il tatuaggio contemporaneo è un discorso sul sè, è parte di un dialogo interiore con l’obiettivo di svelare e spiegare se stessi agli altri. Uno degli elementi fondamentali del tatuaggio contemporaneo atti ad introdurre un elemento di novità rispetto al passato sono le tattoo narratves cioè narrazioni che le persone producono e sviluppano per parlare di se stesse parlando del proprio tatuaggio. Tali narrative costituiscono un vero e proprio genere espressivo: si esplicita come si è arrivati a decidere di tatuarsi e a scegliere quel disegno specifico, quanto a lungo si è pensato, il significato di disegno, i vissuti legati all’essere tatuati. Queste sono rivolte a spiegare il motivo per il quale si è sentito il bisogno di tatuarsi. Se il tatuaggio costituisce sempre una rottura con la normalità, le tattoo narratives mirano a riparare questa stessa rottura. Queste narrazioni sono il risultato di un dialogo tra la persona che si è tatuata e le domande esplicite o implicite di coloro che vedono il tatuaggio o comunque ne conoscono l’esistenza. Quando ci si tatua sia consapevole di trovarsi a passare al vaglio dei giudizi e dei pregiudizi degli altri perciò è necessario spiegarsi. Le tattoo narratives permettono di stabilire un ponte tra sé e gli altri. L’uso mediatico di queste trova la sua espressione più completa in veri e propri reality televisivi come Miami ink, New York ink.. In molti casi il significato del tatuaggio diventa comprensibile solo a seguito della narrazione. 5. Chi interpreta un simbolo lo fa a suo rischio e pericolo Questa tecnica è la via privilegiata per parlare di aspetti di sé soggettivi intimi, questa sua vocazione personalistica rischia tuttavia di confliggere con la sua impressionante e via via crescente diffusione attuale, 5

che lo rende sempre più simile a merce da supermarket. La ricerca di qualcosa di speciale può portare a rivolgere l’attenzione verso repertori simbolici non tipici della cultura di appartenenza. Di per sé questa strada non sembra portare a granché, a causa della globalizzazione di ogni cosa e di ogni messaggio. Dall’altra parte la tentazione di un’apertura cosmopolita deve fare i conti col fatto che ciascuno di noi nasce in una data cultura che si connota come materno. L’uso di simboli di colture “altre” ripropone il rischio di ritrovarci addosso etichette convenzionali e superficiali, povere di emozioni. Per esempio nella tradizione culturale giapponese la capra evoca l’idea della virilità ma ...


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