Riassunto armi acciaio malattie PDF

Title Riassunto armi acciaio malattie
Course Geografia dell’ambiente e del paesaggio
Institution Università degli Studi di Milano
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ARMI, ACCIAIO E MALATTIE Jared Diamond PROLOGO – LA DOMANDA DI YALI Estate 1972: Diamond cammina su una spiaggia della Nuova Guinea, dove si trova in qualità di ornitologo. È insieme a Yali, un politico locale molto carismatico ed energico, che inizia a chiedergli molte domande. La più incisiva fu: come mai voi bianchi avete tutto questo cargo e lo portate qui in Nuova Guinea, mentre noi neri ne abbiamo così poco? (cargo = beni materiali) La domanda era semplice: i discendenti degli euroasiatici dominano il mondo con il loro potere e la loro ricchezza; molti popoli si sono liberati dal colonialismo europeo, ma restano poveri; molti altri ancora non sono nemmeno padroni della loro terra. Perché il potere e la ricchezza sono distribuiti in questo modo? Tornando indietro nel tempo, Diamond afferma che attorno all’11.000 a.C. tutta l’umanità era costituita da cacciatoriraccoglitori. È da quella data che sono iniziate le differenze tra i popoli. La vera domanda, quindi, è perché l’umanità ha conosciuto tassi di sviluppo così diversi nei vari continenti? Prima di iniziare: 1) La domanda di Yali è legittima? Molti pensano di no, per tre motivi: a. Spiegando le cause della dominazione di un popolo su un altro, non si fa altro che dare una giustificazione ai dominatori, affermando che tutto è stato inevitabile e che quindi è inutile cercare di cambiare le cose oggi. Ma questa obiezione confonde la spiegazione con la giustificazione: capire un fenomeno permette di porre rimedio alle sue eventuali conseguenze negative. b. La domanda è eurocentrica, implicando la glorificazione dell’Europa e dell’America e un’accettazione della supremazia occidentale. Ma non è così: il nostro primato potrebbe essere effimero, e abbiamo indizi di tutto ciò dai successi del Giappone e del Sudest asiatico. c. L’uso di espressioni come “nascita della civiltà” implicano che la civiltà sia qualcosa di positivo, legato al progresso. Ma i doni della civiltà, per Diamond, sono un’arma a doppio taglio, e comunque il suo studio delle differenze tra le società non vuol dimostrare come una sia migliore dell’altra, ma come esse si siano formate nel corso della storia. 2) Conosciamo già una possibile risposta alla domanda di Yali: i popoli hanno capacità innate diverse; la teoria darwiniana della selezione naturale e, successivamente, gli studi di genetica, affermarono che gli europei si erano adattati meglio alla sopravvivenza, ed erano geneticamente più dotati degli africani e degli aborigeni australiani. Molti occidentali continuano ad accettare le teorie razziste, magari in privato, o a livello inconscio. Il fatto è che queste teorie non sono solo odiose, ma soprattutto sono sbagliate! Non esiste una sola prova

convincente del fatto che esistano differenze intellettuali innate tra le popolazioni umane. Sono stati effettuati molti studi per scoprire differenze innate nel quoziente intellettivo di persone provenienti da diverse aree geografiche, ma i tipici test intellettivi tendono a misurare le abilità culturali, non l’intelligenza innata. Nella sua esperienza diretta, Diamond ha notato come i guineani fossero in media più intelligenti, attenti, espressivi e interessati a cose e persone di un europeo o di un americano tipo. Ci possono essere due spiegazioni per questo: a. Gli europei hanno vissuto in società affollate, in cui la principale causa di morte era a carattere epidemico: chi sopravviveva alle epidemie riusciva a trasmettere i propri geni alla prole. In Nuova Guinea, invece, le società erano scarsamente popolate, le epidemie non si diffondevano, e la causa principale di morte era data da omicidi, guerre tribali continue, scarsità di cibo e incidenti. In un ambiente simile, solo i più intelligenti e astuti sopravvivono e si riproducono. La selezione naturale in favore dei geni dell’intelligenza deve essere stata assai più severa in Nuova Guinea che nelle nostre società, dove contava soprattutto la chimica. b. Un secondo motivo è di natura sociale: almeno oggi, i bambini occidentali passano molto tempo in passiva contemplazione di tv, radio e cinema; i bambini guineani passano molto a tempo a fare. Questi stimoli li rendono molto più intelligenti dei nostri bambini. 3) Altre teorie hanno tirato in ballo l’influenza del clima sull’energia e la creatività, oppure la presenza di grandi fiumi vicino alle prime civiltà. Ma anche queste ultime non reggono alle ultime analisi. In definitiva, abbiamo un vuoto intellettuale alla domanda di Yali.

PARTE PRIMA DALL’EDEN A CAJAMARCA Sulla linea di partenza La storia dell’uomo come specie separata iniziò in Africa, circa 7 milioni di anni fa. Qui, un gruppo di scimmie antropomorfe africane si suddivise in vari sottogruppi, tra cui quello che avrebbe dato origine all’uomo. Ordine: Australopithecus africanus, Homo abilis, Homo erectus . Quest’ultimo fu il primo a uscire dall’Africa, (prima di 4 milioni di anni fa) dato che sono stati trovati reperti fossili in Indonesia, attribuiti al cosiddetto “uomo di Giava”. Due milioni e mezzo di anni fa si ebbe un aumento della massa corporea e delle dimensioni del cervello; l’ Homo erectus si era evoluto in Homo sapiens . I primi Homo sapiens erano arretrati nel comportamento e nell’uso di attrezzi, ma scoprirono il fuoco. L’Australia e le Americhe erano ancora disabitate. I gruppi umani insediati in Africa e in Eurasia cominciarono a divergere in alcuni particolari scheletrici. In Europa e in Asia occidentale si trovarono numerosi resti di una sottospecie separata, l’Homo sapiens neanderthalensis; questo aveva in realtà un cervello più grande del nostro, e fu il primo a mostrare segni di rispetto per i morti e di

cure per i malati. Ma gli artefatti erano sempre rozzi e non si presentavano in forme standardizzate o differenziate nell’uso. Circa 50.000 anni fa, la storia dell’umanità subì un’improvvisa accelerazione: il Grande balzo in avanti:  Attrezzi in forma standardizzata e ornamenti di conchiglie in Asia orientale, nel Vicino oriente e nell’Europa del sudest, poi del sudovest  Uomini di Cro Magnon, che hanno lasciato alcune pitture rupestri, statuine e strumenti musicali, grotta di Lascaux. La causa scatenante del Grande balzo in avanti fu la nascita del linguaggio, causata da cambiamenti anatomici delle corde vocali o da alcune modificazioni della struttura (non della massa) del cervello. Non è ancora chiaro se il Grande balzo fu opera di un solo gruppo o un fenomeno diffuso. In Europa sembra più probabile un’origine localizzata seguita da espansione: i CroMagnon, con i loro scheletri moderni, le loro armi superiori e la loro complessità culturale, in poche migliaia di anni rimpiazzarono i neandertaliani. In questa epoca avvenne anche la prima espansione certa dell’uomo, con l’occupazione dell’Australia e della Nuova Guinea, che allora formavano un solo continente. Questa occupazione fu un’impresa memorabile, che per la prima volta nella storia richiese l’uso di imbarcazioni, anche se durante le glaciazioni il livello medio del mare era più basso di decine di metri. In Australia-Nuova Guinea l’uomo dette prova per la prima volta della sua capacità di sterminio di massa: la megafauna australiana infatti sparì totalmente dopo l’arrivo dell’uomo. Anche se l’ipotesi dello sterminio di massa non è accettata da tutti, Diamond continua a ritenerla la spiegazione più plausibile, data la coincidenza dell’estinzione degli animali con l’arrivo dell’uomo. Questo fenomeno fu importante, perché vennero spazzati via tutti quegli animali che avrebbero potuto essere addomesticati. Subito dopo, il genere umano andò a colonizzare la Siberia (20.000 anni fa). L’America fu colonizzata per ultima, tra i 14.000 e i 35.000 anni fa. I proto siberiani infatti attraversarono lo stretto di Bering, in barca o a piedi durante una glaciazione, quando lo stretto non era coperto dalle acque. Arrivati oltre l’Alaska, nelle Grandi Pianure, i gruppi umani prosperarono grazie all’abbondanza di selvaggina, la popolazione crebbe molto rapidamente e si spinse sempre più a sud. Anche le Americhe un tempo erano piene di mammiferi di grossa taglia, ma con l’arrivo dell’uomo si estinsero. Le popolazioni americane sono note con il nome “cultura Clovis”, dal nome della località del Nuovo Messico dove furono trovate per la prima volta le punte di freccia di questo popolo. Negli ultimi 700 anni, le uniche terre disabitate disponibili per gli esploratori europei sono state in realtà le isole più remote degli oceani Atlantico e Indiano e l’Antartide. Supponiamo che un archeologo sia trasportato da una macchina del tempo all’11.000 a.C. e che gli venga fatto fare un rapido giro del mondo: sarebbe in grado di predire, sulla base di ciò che vede, l’evoluzione dei vari gruppi umani e quindi lo stato attuale del pianeta? NO! Ciascuna area del pianeta ha buoni motivi per farcela.

CAP. 2 Un esperimento naturale di evoluzione storica Diamond usa un episodio avvenuto nel 1835 in Nuova Zelanda per spiegare a cosa possono portare due destini opposti. Nel 1835 i moriori delle isole Chatman, a est della Nuova Zelanda, persero la loro indipendenza che durava da secoli; nell’inverno, infatti, arrivarono 900 maori armati nei villaggi, annunciando che da quel momento in poi i moriori sarebbero stati loro schiavi. La cultura moriori era tradizionalmente pacifica, e non fu possibile organizzare una resistenza. La tragedia dei moriori ricorda tante altre tragedie analoghe, determinate dalla lotta dei forti e numerosi contro i deboli e pochi. È possibile trasferire questo modello dall’ambito locale al problema più generale della disparità tra i continenti? La storia dei maori e dei moriori è un vero e proprio esperimento naturale, rapido e su piccola scala, di evoluzione storica. La Polinesia è formata da migliaia di isole sparse nel Pacifico, ognuna delle quali è diversa per estensione, localizzazione, orografia, geologia, clima, fertilità dei suoli e risorse naturali; la colonizzazione di questo arcipelago è avvenuta intorno al 1200 a.C., quando un popolo di agricoltori, pescatori e marinai riuscì a espandersi in tutte le isole. Una sola stirpe ha colonizzato diverse isole: oggi possiamo facilmente ricostruire il ruolo del diverso ambiente naturale nel decidere i destini dei vari popoli. Le isole Chatman hanno un clima più freddo rispetto a quello dell’Isola del Nord (Nuova Zelanda), e le culture tipicamente maori non crescevano: i moriori dovettero quindi ritornare a fare i cacciatori-raccoglitori, rinunciando a produrre eccedenze alimentare. Questo significò anche lo smantellamento della struttura sociale di partenza, con artigiani, burocrati, governanti e soldati non impegnati nella produzione di cibo. Le isole Chatman sono piccole e isolate, e ciò costrinse i moriori ad adattarsi alle condizioni locali e a imparare a convivere, rinunciando alla guerra ed evitando la sovrappopolazione. In poco tempo si sviluppò una piccola società pacifica, priva di tecnologie e di armi avanzate e di una organizzazione sociale forte. L’isola del Nord della Nuova Zelanda, l’isola più grande della Polinesia, aveva un clima ideale per l’agricoltura maori, che crebbero rapidamente; si divisero in zone separate e densamente popolate e iniziarono a farsi la guerra. La sovrapproduzione alimentare permise loro di mantenere gruppi improduttivi di artigiani, burocrati e militari, e fu possibile lo sviluppo artistico e tecnologico. Le due società persero i contatti per 500 anni, e quando i maori vennero a sapere da una nave australiana di cacciatori di foche che le isole Chatham erano un paradiso naturale, 900 maori si convinsero a conquistarle. L’intera colonizzazione della Polinesia è un esempio ancora più ampio: la varietà ambientale di tutte le isole era ancora maggiore, e portò a differenze economiche e sociali. Sei gruppi di cause che spiegano la diversità: 1) Il clima Varia dal tropicale al subtropicale, dal temperato al freddo.

2) La geologia Gli atolli piatti e gli ex atolli sollevati dal corrugamento terrestre sono due tipi di isole problematiche per l’insediamento umano, perché sono costituite solo da calcari, hanno una copertura di suolo molto sottile e non hanno fonti permanenti di acqua dolce. 3) L’orografia La presenza di montagne elevate comporta una maggiore quantità di pioggia, che rende i terreni più profondi e forma riserve permanenti di acqua dolce. Es. Hawaii 4) Le risorse marine La maggioranza delle isole è circondata da acque poco profonde e da barriere coralline, molte presentano lagune interne, ricche di pesci e molluschi. Le isole con coste rocciose sono meno adatte alla pesca. 5) L’estensione La più piccola è Anuta, la più grande è la Nuova Zelanda; la porzione abitabile delle isole può poi essere ridotta dalla presenza di catene di monti e valli. 6) L’isolamento Alcune isole si sono evolute in totale separatezza dal resto del mondo, mentre altre hanno mantenuto comunicazione e contatti con le altre isole Per quanto riguarda il sostentamento dei vari gruppi umani, c’è da dire che i polinesiani dipendevano soprattutto dalla pesca e dalla caccia di uccelli, oltre che dall’agricoltura. I loro antenati avevano portato nei loro viaggi maiali, polli e cani, ma non sopravvissero a lungo e non poterono più essere rimpiazzati: così in Nuova Zelanda restarono solo i cani, e nell’isola di Pasqua restarono solo i polli. Le diverse possibilità di sussistenza portarono a diverse densità abitative, frammentate in territori politicamente indipendenti. Le isole piccole e isolate, prive di ostacoli naturali alla comunicazione, formavano di solito un’entità politica unica e autonoma. Molte tra le isole più grandi, invece, non furono mai unificate sotto un’unica autorità, per la dispersione della popolazione e per le difficoltà a comunicare. Le dimensioni e le densità dei singoli gruppi furono fattori chiave nel determinare il loro sviluppo tecnico e l’organizzazione sociale, economica e politica. Generalmente, a popolazioni numerose e affollate corrispondeva un livello più complesso e raffinato di civiltà. 

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Nelle isole meno popolate (isole Chatman, piccoli atolli) l’economia rimase a livelli di sussistenza. Man mano che le società diventavano più numerose, cresceva il grado di evoluzione economica, che raggiunse il suo massimo alle Tonga e alle Hawaii. La complessità delle strutture sociali procedeva di pari passo: le isole Chatman erano una società egualitaria, mentre alle Hawaii esisteva una casta regale divisa in 8 sottocaste organizzate gerarchicamente. Anche l’organizzazione politica è una conseguenza: nelle Chatman ogni decisone veniva presa di comune accordo, e la proprietà della terra era collettiva. Alle Hawaii un capo diventava tale per diritto ereditario e aveva un controllo assoluto sulla terra, con una burocrazia da lui scelta e nominata. Furono possibili grandi opere di costruzione.

Un ultimo fattore importante è stata la disponibilità locale di materiale grezzo, che poteva favorire o ostacolare lo sviluppo tecnologico. I maori della Nuova Zelanda avevano a disposizione molte materie prime; le isole vulcaniche erano una via di mezzo, mentre le isole Chatman avevano bisogno di poco per sopravvivere: clave e bastoni, capanne. I prodotti più impressionanti della civiltà polinesiana sono le immense strutture in pietra dell’Isola di Pasqua, le tombe dei re tongani, gli edifici cerimoniali delle Marchesi, i templi delle Hawaii e delle Isole della Società. L’architettura monumentale polinesiana si avviava nella direzione di quella egizia, mesopotamica, inca e maya. La Polinesia ci offre uno spaccato limitato sulla diversità umana, è un esempio dell’importanza delle diversità ambientali nello sviluppo delle società umane.

CAP. 3 Lo scontro di Cajamarca Lo scontro tra l’Europa e l’America avvenne nel 1492, quando Cristoforo Colombo “scoprì” le isole caribiche. Uno dei momenti più emblematici della storia dei rapporti tra Europa e America fu l’incontro tra l’imperatore inca Atahualpa e il conquistador spagnolo Francisco Pizarro nella città andina di Cajamarca, il 16 novembre 1532. Atahualpa era il monarca assoluto del più grande e progredito stato del Nuovo Mondo, difeso da un esercito di 80.000 uomini recentemente vittorioso in una guerra civile. Pizarro rappresentava Carlo V, sovrano del SRI, a capo di 168 soldati. Pizarro chiese a un messaggero di Atahualpa di venire quando volesse, l’avrebbe ricevuto come amico fraterno, senza fargli alcun danno. Nascose le truppe e aspettò l’imperatore. Questo arrivò scortato da talmente tante truppe di indiani da riempire la valle; il governatore Pizarro mandò Fra’ Vincente de Valverde per chiedere ad Atahualpa che in nome di Dio e del Re di Spagna si sottomettesse alla legge del nostro Signore Gesù Cristo e si ponesse al servizio di Sua Maestà il Re. Vista la Bibbia, Atahualpa la gettò via, colpendo il frate. Quest’ultimo allora urlò alle truppe di uscire dal nascondiglio e di massacrare gli indiani. In poche ore, gli spagnoli avevano trucidato e spaventato gli indiani, e fatto prigioniero Atahualpa. Lo convinsero poi a dare un riscatto spropositato con la promessa di rilasciarlo, ma non mantennero la parola e lo uccisero. Perché fu Pizarro a sconfiggere Atahualpa e non viceversa? 1) La tecnologia bellica spagnola era più avanzata di quella inca: spade e armature di acciaio, fucili e cavalli contro bastoni, mazze e asce, fatte di pietra, legno o bronzo, fionde e armature intessute. I soli indiani che riuscirono a respingere a lungo gli assalti europei furono quelli del West, che però avevano acquistato e assimilato l’uso delle armi e dei loro cavalli dagli europei. 2) Nonostante l’immensa disparità numerica a sfavore dei conquistadores spagnoli, ci sono altri elementi a loro favore: a. L’aiuto di alleati indigeni

b. La sorpresa psicologica dovuta ad armi mai visti c. Il fatto che gli inca credessero che gli spagnoli rappresentassero il dio Viracocha di ritorno alle loro terre d. Il fattore più importante: l’uso dei cavalli! Gli indigeni non avevano animali da guerra, e subirono lo shock di una carica di cavalleria, con una superiore capacità di manovra, una velocità e una posizione elevata dei cavalieri che rendevano gli indigeni del tutto inermi. La domesticazione dei cavalli iniziò attorno al 4.000 a.C. nelle steppe a nord del Mar Nero. Perché Atahualpa si trovava a Cajamarca? L’imperatore e il suo esercito avevano appena combattuto e vinto alcune battaglie decisive in una guerra civile che aveva lasciato gli inca divisi e invulnerabili. La guerra civile era scoppiata perché l’imperatore precedente, Capac, era morto con il suo erede e quasi tutta la sua corte per un’epidemia di vaiolo: ne era nata una lotta per la successione. Senza quell’epidemia, gli spagnoli si sarebbero trovati di fronte un impero unito. La malattie sono state uno dei grandi agenti della storia mondiale: morbillo, vaiolo, influenza, tifo, peste e altre malattie degli europei si diffusero rapidamente in America da tribù a tribù, fino a sterminare probabilmente il 95% della popolazione indigena precolombiana. È vero però anche il contrario: malaria, febbre gialla e altre malattie tropicali tipiche dell’Africa sub sahariana, dell’India, del sudest asiatico e della Nuova Guinea furono il principale ostacolo alla conquista di queste zone. Perché non era stato Atahualpa a sbarcare alla conquista della Spagna? 1) Tecnologia navale europea che permise la costruzione delle navi per la traversata oceanica, che mancava invece agli inca; 2) Gli apparati dello stato spagnolo permisero il finanziamento dell’impresa, quindi la costruzione e l’equipaggiamento delle navi. Il governo centrale degli inca si identificava con la figura dell’imperatore: una volta morto quest’ultimo, l’organizzazione statale si sgretolò. 3) La scrittura: un’informazione si trasmette più velocemente e con maggiore precisione se viene scritta, piuttosto che se viene comunicata da un messaggero. Perché Atahualpa cadde in trappola? L’imperatore non sapeva quasi nulla degli spagnoli, della loro forza e delle loro intenzioni; un suo emissario aveva passato due giorni con la banda di Pizarro, cogliendoli nel massimo della confusione, e ne aveva dedotto che non erano uomini di guerra. Atahualpa non aveva idea della forza e della volontà di attaccare per primi dei suoi nemici. Non conoscendo l’uso della scritt...


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