Riassunto Capitolo 2 Miti d\'amore: Il fascino dello specchio. Eco e Narciso PDF

Title Riassunto Capitolo 2 Miti d\'amore: Il fascino dello specchio. Eco e Narciso
Course Letterature comparate
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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CAPITOLO SECONDO 1. Tiresia vd libro 2. Dioniso 

Nelle Dionisiache del poeta Nonno: Dioniso vuole sedurre Aura e per questo la attrae presso una fontana magica circondata da narcisi, i quale eserciterebbero il loro potere narcotico sulla ninfa.



Nel quando La nascita di Bacco di Nicolas Poussin: compaiono insieme Dioniso circondato dalle ninfe incaricate di nutrirlo e Narciso morente sul bordo della fonte.



Somiglianza tra morte e torpore (narké) indotto dal fiore  uso del narciso per la decorazione di tompe e composizione di corone funebri  collegamento con le divinità ctonie Demetra e Persefone, il cui culto era al centro dei misteri eleusini, alle cui spalle sta appunto Dioniso. Se ne parla già in Edipo a Colono: vengono menzionati i narcisi, l’olivo di Demetra e l’edera consacrata a Dioniso, i quali nascono nella stessa regione.



“Il riferimento alla figura di Dioniso e decisivo per comprendere la personalita di Narciso e le vicende che lo condurranno ad una morte prematura. Gia in una laminetta risalente alla fine del IV secolo a. C. , ritrovata a Turi, e contenuta un’esplicita connessione del “dio che muore”, dell’immortale-mortale, allo specchio, vale a dire a cio che segnera il destino tragico del giovane protagonista del mito.”



Lo specchio- eisopatron- e annoverato fra i “giocattoli fanciulleschi” (l’astragalo, la palla, la trottolo, le mele, il giocattolo tonante e rombante, lo specchio, il vello), con i quali Dioniso si trastulla. Lo stesso Dioniso gioca con lo specchio. Con Clemente Alessandrino, una delle fonti antiche piu attendibile, lo specchio ricompare come suggello della morte di dio, sul quale i Titani infieriscono con l’atroce supplizio del pragmatismo (sbranamento) proprio mentre egli e intento a rimirare fissamente la sua immagine riflessa “nello specchio straniante”.

3. Le origini del mito La versione di Pausania: Narciso avrebbe avuto una sorella gemella della quali egli si era innamorato. Dopo la morte prematura della ragazza, il giovane riconosce nella propria immagine riflessa gli stessi tratti della sorella amata e perciò non riesce ad allontanarsi da quel luogo, dove finisce per morire di consunzione.  Pausania elimina i temi dell’amor sui e dell’ingallo, mantenendo solo quello del riflesso, in modo da rendere la vicenda più credibile. Versione di Conone: Insieme al poema ovidiano, la versione del prosatore greco Conone è la più antica. Secondo tale versione Narciso era un ragazzo che disdegnava Eros e i suoi amanti, tant’è che tutti quelli che l’amavano finivano per rassegnarsi, ad eccezione di Aminia che si ostinava a corteggiarlo, finché capì che Narciso non avrebbe mai ceduto alle sue preghiere e così si uccise. Il disprezzo per Eros e il rifiuto dell’amore di Aminia rappresentano la colpa che conduce Narciso alla punizione dell’autoinnamoramento e quindi alla morte. (vide il suo riflesso e se ne innamorò, dopo di che spinto dalla disperazione e avendo compreso la sua colpa, si uccise. Nelle Metamorfosi di Ovidio si intrecciano le due principali varianti del mito originario: - quella nella quale la sorte infelice di Narciso è dovuta alla convinzione che l’immagine riflessa dalla fonte corrisponda a un “oggetto del desiderio” che resta irraggiungibile - quella nella quale Narciso riconosce come propria quell’imamgine e conseguentemente muore per l’impossibilità di separarsi dal suo corpo.

4. Metamorfosi La metamorfosi non è un semplice passaggio da una forma all’altra, essa è la manifestazione di un’identità che si può esprimere in due forme distinte, ma non opposte. La metamorfosi e la realizzazione perfetta della propria identità.  IDENTITA’ / ALTERITA’ 5. Contrappasso Alterità = opposto di identità, ciò che non è soggettività, il mondo esterno, il “non-io” La relazione identità/alterità è all’origine dei mali della stirpe di Edipo e dell’atroce morte di Bacco, e che è sottesa alla nozione stessa di metamorfosi. In Dioniso  Identità / alterità=riflesso che viene da lui fissato e in questo modo reso autonomo, divenendo appunto un’alternità completamente distinta dall’identità. In Edipo  ? In Narciso e Eco  Narciso – identità / Eco – alterità La parte del terzo libro delle Metamorfosi nella quale viene narrato l’episodio di Narciso, è ambientata interamente in Beozia, terra di Edipo e Dioniso, e il suo filo conduttore è costituito dal binomio colpa-punizione: il castigo dei personaggi delle saghe tebane rilette da Ovidio, infatti, è una generica punizione corrispondente alla colpa ammessa, una sorta di riequilibrio dell’ordine turbato. La colpa consiste nel voler vedere le cose nella loro “verità”, non accontentarsi delle loro immagini fittizie, ma osare contemplarli come immagini autentiche everaci. (sia per Narciso che per Dioniso) Un altro esempio riguarda Eco: poiché la sua voce era stata causa di un inganno fatto ai danni della dea, di quella voce ella avrebbe fatto brevissimo uso. Eco è l’espressione della pura alterità, in quanto ritrova a fondamento della propria identità una natura non autonoma (la sua voce), capace di “re-agire”, ma non di agire. La forma che ella assumerà dopo la metamorfosi (quella di un sasso) non è altro che il più esplicito compimento della sua natura. Allo stesso tempo ella è espressione della pura identità o meglio di una natura incapace di cogliere fuori di sé altro se non se stesso (non ha un proprio sé da poter condividere con gli altri, ma solo la voce) e quindi impossibilitata a concepire l’alterità, se non come proiezione della propria identità. Narciso è preso dalla pura identità, è toccato soltanto dal suo riflesso privo di sostanza, è troppo posseduto dal suo proprio io per poterlo dividere con gli altri. (La piena compiuta, totale identità, incapace di aprirsi all’alterità) Eco invece è la mera alterità ed è ella stessa soltanto un riflesso privo di sostanza, lei non ha un proprio sé da poter condividere. (La totale alterità, priva di ogni autonoma identità) Una compiuta affermazione del sé non si ha eliminando l’identità oppure l’alterità, ma anzi, riconoscendo uno si afferma l’altro e viceversa. Tant’è vero che sia Eco che Narciso nella scissione muoiono entrambi, ridotti una a riflesso sonoro, e l’altro a un riflesso nello specchio, un’immagine fittizia. 8. Un duplice inganno Narciso è vittima di un duplice inganno: da un lato egli scambia per reale quella che è soltanto un’immagine riflessa, dall’altro non soltanto esso è un riflesso, ma ciò che vede di fronte a sé è la sua stessa immagine e lui non lo sa. 9. “Ma questo sono io!” e 10. Ombra di un’ombra “Iste ego sum” rappresenta un punto di svolta, il momento in cui l’inganno è risolto e Narciso si riconosce, il quale ci si aspettava fosse un tramite per uno scioglimento lieto dell’intreccio, ma che in realtà si rivela essere una svolta catastrofica. La profezia di Tiresia viene, infatti, confermata: Narciso muore non perché vittima di un inganno, bensì per “aver conosciuto se stesso”. L’ignoranza, o l’inganno, salvano tanto quanto la conoscenza condanna. 11. L’interpretazione di Plotino Nelle Enneadi Plotino fa un riferimento alla figura di Narciso e al contrasto tra il suo atteggiamento e quello

di Ulisse. A differenza di Ulisse, il quale, come Narciso è destinato a traformarsi in fiore, si imbatte in inganni e sortilegi, Narciso non riesce a fare della conoscenza di sé uno strumento di redenzione, un modo per ritornare alla “cara patria” dalla quale proveniamo. Secondo Plotino, quindi, Narciso e Ulisse rappresentano due modalità opposte di intendere il rapporto con la realtà: l’uno si allontana da essa, per inseguire il suo riflesso e compiacersi vanamente, mentre l’altro resiste alle lusinghe dell’apparenza, agli incatenamenti di Circe, al richiamo ingannevole delle Sirene, pur di non abbandonare la strada che lo ricondurrà a casa. 12. Conoscenza e dolore Scoprire che la propria essenza non è altro che un riflesso può significare 2 cose: 1)  realtà più autentica, vera, secondo la quale siamo semplici “copie”  conoscenza della nostra natura imperfetta  ciò cancella ogni speranza di salvezza. 2)  conoscendo noi stessi  conosciamo che non vi è alcuna realtà della quale siamo riflesso  siamo semplici ombre, riglessi di nulla. Una risposta alla ricerca dell’altro del mito dell’androgino Riferita al tema dell’amore in generale, la vicenda di Eco e Narciso sembra rispondere all’interrogativo del mito dell’androgino, la loro storia sembra infatti alludere a un tentativo di ricostituire “quell’uno che eravamo”. Tutta via la risposta è totalmente negativa: non torneremo mai a essere rotondi, quell’uno che non siamo mai stati, non riusciremo mai a trovare l’altra metà, poiché dalla parzialità (dalla parzialità di essere pura identità, come Narciso, o pura alterità, come Eco) neppure possiamo uscire. Ciò che emerge dal dramma che accomuna Eco e Narciso è il carattere fondamentalmente intransitivo dell’amore, e cioè il fatto che né l’uno né l’altro, sono in condizioni di raggiungere la persona amata....


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