Riassunto Decisioni intuitive. Quando si sceglie senza pensarci troppo. PDF

Title Riassunto Decisioni intuitive. Quando si sceglie senza pensarci troppo.
Course Filosofia della mente e scienze cognitive
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Long and detailed summary of the book in Italian with chapters subdivision....


Description

Gerd Gigerenzer – Decisioni intuitive. 1. Sensazioni viscerali. - Noi concepiamo l’intelligenza come un’attività intenzionale e cosciente guidata dalle leggi della logica; eppure gran parte della nostra vita mentale è inconscia e si bassa su processi estranei alla logica. Da decenni i libri sulle decisioni razionali invitano alla prudenza, alla riflessione ed al calcolo analitico tramite un elenco sistematico di pro e contro, un esame attraverso un calcolo accurato delle utilità moltiplicate per le probabilità. Questo modello, oggi è chiaro, non descrive il modo di ragionare degli individui reali. In moltissimi sono pronti ad ammette che il modello ideale di un essere perfetto con conoscenze illimitate e tutta l’eternità a disposizione sia irrealistico, ma tuttavia sostengono che senza questi limiti e attraverso la logica si compirebbero scelte migliori. A nostro avviso, quelli che sembrano essere i limiti della mente sono invece i suoi reali punti di forza. - La mente si adatta ed economizza i suoi sforzi affidandosi all’inconscio, alle regole del pollice, a capacità acquisite evolutivamente. C’è una differenza enorme tra le leggi del mondo reale e quelle di un mondo logico idealizzato. Il ragionamento può entrare in conflitto con ciò che chiamiamo intuizione: le parti inconsce della nostra mente possono prendere una decisione senza che noi, l’io cosciente, sappiamo perché, o senza che nemmeno ci rendiamo conto che una decisione è già stata presa. - Nella vita l'intuizione è un timone affidabile, l'intelligenza funziona anche senza pensiero cosciente. In realtà, la corteccia cerebrale in cui si accende la fiamma della coscienza, è zeppa di processi inconsci al pari delle parti più antiche del nostro cervello, e sarebbe un errore supporre che l'intelligenza sia necessariamente consapevole e intenzionale. Sappiamo più cose di quelle che sappiamo dire. Un'intuizione, o sensazione viscerale, è un giudizio che: 1. affiora rapidamente alla coscienza, 2. il cui fondamento e ragione non siano pienamente consapevoli, 3. che ha una forza sufficiente per indurci ad agire. Se ci possiamo fidare dell'intuizioni è una domanda che divide gli esseri umani da sempre. La tradizione ha visto l'intuizione come irrimediabilmente carente dal momento che: ignora l'informazione, viola le leggi della logica ed è fonte di errori disastrosi. I test sperimentali dicono altro: possiamo fidarci delle nostre sensazioni ed il nostro compito è scoprire quand'è che possiamo farlo. La persona che ha un'intuizione non ha per definizione idea del perché: tuttavia l'intuizione non è un puro impulso, ma ha una sua razionalità. - Spesso in confronto all'intuizione il ragionamento deliberato porta risultati inferiori. Una sensazione viscerale si basa su due motivazioni: 1. regole del pollice semplici che sfruttano 2. capacità acquisite dal cervello emotivamente. Il termine regola del pollice è sinonimo del termine scientifico euristica. Queste regole del pollice permettono di agire rapidamente e sfruttano capacità acquisite evolutivamente dal cervello. Le abilità acquisite evolutivamente non vengono né dalla sola natura né dalla sola educazione, ma è la natura a fornire una potenzialità e l’educazione a trasformarla in capacità effettiva. Senza le capacità acquisite evolutivamente la regola, da sola non servirebbe a niente, ma nemmeno la prima potrebbe risolvere il problema senza la seconda. - Ci sono due modi di intendere la natura della sensazione viscerale. Uno è derivato dai principi della logica e presuppone che l'intuizione risolve un problema complesso con una strategia complicata, l'altro mette in campo dei principi psicologici che puntano sulla semplicità e sfruttano le capacità acquisite evolutivamente dal nostro cervello. Da una parte la massimizzazione dell'utilità attesa che presuppone che la mente funzioni come una macchina calcolatrice che ignora le nostre capacità acquisite evolutivamente, comprese quelle cognitive, dall'altra le regole del pollice nascoste alla base dell'intuizione, un'intelligenza dell'inconscio che consiste nel sapere senza pensare su quale regola abbia buone probabilità di funzionare in una situazione. - La logica e la teoria del pensiero intenzionale hanno dominato la filosofia occidentale per troppo tempo. Tuttavia la logica è solo uno degli strumenti che la mente è in grado di acquisire. Secondo noi la nostra mente può essere vista come una cassetta degli attrezzi evolutiva piena di regole del pollice create e trasmesse geneticamente, culturalmente ed evolutivamente.  - Facciamo un esempio: calcolare la traiettoria della palla non è cosa semplice, le palle hanno traiettorie paraboliche e per prevedere la parabola giusta, il cervello di un giocatore dovrebbe stimare la distanza iniziale, la velocità iniziale e l'angolo di lancio della palla. Inoltre gioca un ruolo la resistenza dell'aria e la direzione del vento. Il cervello dovrebbe così stimare la velocità e direzione del vento in ogni punto del volo nonché il punto di caduta al suolo, e tutto questo in pochi secondi da quando la palla è stata lanciata. La mente risolverebbe così un problema complesso con un processo complicato: questa è la teoria corrente. - Tuttavia all'esame dei fatti i giocatori non erano bravi a stimare dove sarebbe caduta la palla. Potrebbero anche non sapere che cosa siano le equazioni differenziali necessarie a calcolare il punto di arrivo eppure riescono a prendere la palla al volo: è chiaro che a livello subconscio sono succedendo cose che equivalgono a calcoli matematici. C'è una regola del pollice semplice, l'euristica dello sguardo che funziona nei casi in cui la palla è già in volo: “fissa lo sguardo sulla palla, mettiti a correre e regola la tua velocità in modo da tener costante l'angolo dello sguardo”: per angolo dello sguardo si intende l'angolo fra l'occhio e la palla rispetto al suolo. Un giocatore che usa questa regola non ha bisogno di misurare né il vento, né la resistenza dell'aria, nell'effetto di rotazione o altre variabili causali. Un giocatore che usa tale euristica non è in grado di calcolare dove la palla tocca terra, ma l’euristica lo porterà proprio lì. L'euristica dello sguardo funziona per una classe di problemi legati all'intercettamento di oggetti in volo, aiuta a produrre collisioni o evitarle in svariati ambiti della nostra. È chiaro che l'intercettamento di oggetti in moto ha avuto un valore di adattamento importante nella storia dell'uomo, ed è facile estendere l'euristica dello sguardo alle sue origini evolutive; si pensi solo alla caccia. Ma le tecniche intercettamento valicano i confini tra specie, molti organismi hanno la capacità innata di seguire il moto di un oggetto in volo nello spazio tridimensionale che è una precondizione biologica dell’euristica dello sguardo.

2. Come funziona l’intuizione. - L'evoluzione delle facoltà cognitive può venire intesa a partire da una cassetta degli attrezzi evolutiva di istinti che chiamiamo regole del pollice o euristiche. Gran parte del comportamento intuitivo è descrivibile attraverso questi semplici meccanismi, adattati evolutivamente al mondo in cui viviamo, che ci aiutano a vincere quella che per l'intelligenza umana è la prima sfida: andare oltre l'informazione ricevuta. Il cervello non può non fare inferenze sul mondo, costruisce ipotesi più probabili in base all'informazione circostante.  Prendiamo l'esempio del sistema percettivo: il nostro occhio si comporta come una macchina da presa creando sulla retina un'immagine del mondo. Il sottile strato di fotorecettori retinici ha un buco attraverso il quale il nervo ottica lascia la retina per trasferire l'informazione al cervello. Poiché questo buco non ha fotorecettori, gli oggetti che dovrebbero essere analizzati nella regione corrispondente sono invisibili. Quando ci si guarda intorno con un occhio chiuso, dunque ci si dovrebbe aspettare di vedere un vuoto laddove c'è questo punto cieco. In realtà il cervello riempie questo punto cieco con qualche buona ipotesi. E’ ovvio che queste inferenze intelligenti sono inconsce, ma senza tali vedremmo dettagli e non strutture. Se si potrebbe affermare che l’evoluzione avrebbe dovuto creare un modello migliore, in cui il nervo ottico uscisse da dietro e non dalla superficie della retina, (il caso del polipo) il punto essenziale non cambierebbe, un buon sistema percettivo deve andare oltre l’informazione ricevuta, deve supporre. Il cervello vede più degli occhi, intelligenza significa fare scommesse, correre dei rischi. - Crediamo che i giudizi intuitivi funzionino proprio come queste scommesse percettive. Quando ricevo un'informazione insufficiente, il cervello aggiusta le cose basandosi su certe assunzioni intorno al mondo. Ma la differenza è che l'intuizione è più flessibile della percezione. Nel sistema percettivo il cervello non si lascia paralizzare dall'incertezza, ma fa una scommessa basata sulla struttura dell'ambiente.  Nell'esempio dei cerchi concavi e convessi, supponendo che il mondo sia tridimensionale, il cervello postula una luce proveniente dall'alto, la presenza di una sola fonte luminosa e sfrutta l'ombreggiatura per inferire dove i cerchi si estendono nella terza dimensione. Queste due supposizioni sono tipiche della storia umana, in cui le so le fonti di luce sono state il sole la luna. - Queste inferenze sono inconsapevoli, inconsce, integrano i dati dei sensi usando la conoscenza del mondo già esistente. Le inferenze percettive sono abbastanza sicure da servire come base dell'azione, ma non sono flessibili. Sono innescate dagli stimoli esterni in maniera automatica, un processo che non può essere modificato né dalla riflessione, né dà un'informazione ad esso esterno. Anche se sappiamo come funziona la percezione intuitiva, non possiamo cambiare ciò che vediamo. - Il genere umano non sarebbe tale se tutte le inferenze fossero come i riflessi. Anche altre regole del pollice hanno tutti i vantaggi delle scommesse percettive, sono veloci, economiche, e adattate evolutivamente all'ambiente, ma il loro uso non è completamente automatico, e, sebbene di norme abbiano natura inconscia, possono essere oggetto di un intervento cosciente.  Si pensi ad un'euristica alla base della lettura della mente: “Se una persona guarda un'alternativa (più lungo degli altri) probabilmente è quella che desidera”. Questa euristica della lettura della mente è automatica, non costa nessuno sforzo e fa parte della psicologia ingenua. La capacità di inferire le intenzioni dello sguardo, localizzata nel solco temporale superiore, non si sviluppa nei bambini autistici. A differenza delle inferenze inconsce alla base della percezione, seppur entrambe probabilmente abbiano un fondamento genetico e non richiedono apprendimento, il passaggio dallo sguardo al desiderio non è automatico. Possiamo pensare e.g. che il soggetto ci stia ingannando ed inibire l'euristica della teoria della mente. Forse allora abbiamo una regola del pollice codificata geneticamente inconscia, ma soggetta comunque ad un controllo volontario. - Le regole del pollice, normalmente inconsce ma che possono essere portate a livello cosciente, sono legate sia al cervello prodotto dall'evoluzione, sia all'ambiente. Utilizzando tanto le capacità e volute dal nostro cervello, quanto le strutture ambientali, le regole del pollice ed il loro prodotto, cioè le sensazioni viscerali, possono funzionare egregiamente. 1. Le sensazioni viscerali sono cose di cui abbiamo esperienza, affiorano alla coscienza d'un colpo, non capiamo bene perché ce l'abbiamo, ma siamo disposti ad agire in base ad esse. 2. Le sensazioni viscerali sono prodotte da regole del pollice. 3. Le capacità acquisite evolutivamente sono i prezzi con i quali costruire le regole del pollice. 4. Le condizioni ambientali sono la chiave del funzionamento buono o cattivo delle regole del pollice. Una sensazione viscerale non è buono/cattiva, razionale/irrazionale, ma il valore dipende dal contesto in cui è usata la regola. - Sia le regole automatiche, come quelle percettive, sia quelle flessibili come l'e. del riconoscimento e dello sguardo, funzionano secondo questo schema, ma con una differenza importante:  Una regola automatica è adattata al nostro ambiente passato, senza una valutazione attuale della sua correttezza. Viene semplicemente messa in moto dalla presenza di uno stimolo e sopravvive da tempo immemorabile in questa forma.  Le regole flessibili implicano invece una rapida valutazione di quale si debba usare, e se una non funziona se ne può applicare un'altra. L'espressione intelligenza dell'inconscio si riferisce a questa valutazione rapida. Le sensazioni viscerali possono apparire semplicistiche, ma l'intelligenza che le sorregge a livello profondo, consiste nello scegliere la regola del pollice giusta per la situazione giusta. - Al pari delle scienze sociali, la scienza dell'intuizione cerca di spiegare e prevedere il comportamento umano. La differenza decisiva tra i due approcci è che le regole del pollice non sono legate solo al cervello ma anche all'ambiente. Non si servono come le scienze sociali di tratti caratteriali, preferenze o atteggiamenti costanti. Ma è un approccio adattivo, cioè postula che il comportamento degli esseri umani si sviluppi in modo flessibile man mano che essi interagiscono con l'ambiente. Non è la mente al primo piano ma la relazione fra questa e l'ambiente.

3. Il cervello dell’evoluzione. - Per comprendere il comportamento umano dobbiamo capire anzitutto che abbiamo un cervello prodotto dall'evoluzione che ci permette di risolvere i problemi in un modo specie-specifico, diverso dalle altre specie e dalle macchine artificiali. Sui nostri processi decisionali influisce in modo determinante il cervello che l’evoluzione ci ha fornito, grazie al quale possediamo delle capacità, sviluppatesi nel corso dei millenni, ignorate nei manuali di teoria della decisione. Anche la cultura, che si evolve molto più rapidamente dei geni, interferisce nei nostri processi decisionali. Le capacità prodotte dall’evoluzione sono indispensabili nelle decisioni importanti e possono impedirci di commettere errori grossolani in questioni cruciali, comprendendo la capacità di fidarsi di qualcuno, di imitare e di vivere emozioni. - Le capacità acquisite evolutivamente, come il linguaggio, la memoria di riconoscimento, il seguire il moto di un oggetto, l'imitazione, e le emozioni, sono state prodotte dalla selezione naturale, la trasmissione culturale ed altri meccanismi. Usiamo la definizione di capacità acquisite evolutivamente in senso ampio, dal momento che le prestazioni del nostro cervello sono sempre funzione tanto dei nostri geni, quanto dall'ambiente in cui apprendiamo; storicamente si sono evolute di pari passo con l'ambiente in cui vivono i nostri antenati, e oggi vengono plasmate da un altro ambiente, quello in cui cresciamo.  La capacità umana di imitare il comportamento altrui, per esempio è precondizione dell'evoluzione della cultura. Uno dei pochi errori che Darwin commise, fu quello di credere che la capacità di imitare fosse un tratto adattivo diffuso tra le specie animali. Tuttavia in nessun’altra specie gli singoli imitano in modo così universale, preciso e spontaneo come l'essere umano, rendendo possibile una crescita cumulativa di quelle capacità e conoscenze che chiamiamo cultura. Tuttavia se ci basassimo solo sull'imitazione, il nostro comportamento sarebbe indipendente dall'ambiente; sono delle regole del pollice flessibili a consentirci di usare l’imitazione con una buona sensibilità ambientale. “Imita se il mondo cambia solo a poco a poco, altrimenti impara dalla tua esperienza personale”. - Dal momento che molte delle nostre capacità acquisite evolutivamente le capiamo male, non possiamo nemmeno insegnarle alle macchine. Il riconoscimento del viso e della voce, prestazioni emotive, speranze e desideri sono ben lungi dall'appartenere all'intelligenza meccanica. Ovviamente è vero anche il contrario: si può parlare di capacità volute dai computer attuali, quale l'immensa potenza combinatoria, che non hanno un corrispettivo nella mente umana. - L'analogia che usiamo è quella di una cassetta degli attrezzi con strumenti adattati evolutivamente alla gamma dei problemi che il genere umano deve affrontare. La cassetta degli attrezzi ha tre strati: 1. Capacità acquisite evolutivamente, 2. Mattoni semplici che utilizzano tali capacità, 3. Regole del pollice composte da tali mattoni. La cassetta degli attrezzi adattativa è così formata da capacità acquisite evolutivamente, comprese quelli di apprendimento, che sono alla base di mattoni in grado, allora volta, di produrre regole del pollice efficienti. Si può utilizzare una capacità prodotta dall'evoluzione per risolvere un ampio spettro di problemi di adattamento. Ma se è vero che le capacità acquisite evolutivamente sono necessarie per risolvere i problemi adattive, da sole non sono sufficienti. Sono le regole del pollice ad andare oltre l'informazione data per dar forma alle nostre intuizioni. E le regole del pollice si formano adattate sull’ambiente.

4. Le buone intuizioni non devono essere logiche. - Inizialmente a fondamento dell'analisi psicologica dei processi di pensiero erano poste le leggi del pensiero logico così formulate dalla scienza della logica. Queste norme tuttavia si applicano solo ad una piccola parte dei processi di pensiero. Qualsiasi tentativo di spiegare a partire da essa il pensiero nel senso psicologico della parola può portare solo snaturare i fatti reali imprigionandoli in riflessioni logiche e fallaci tentativi. In molti hanno trattato la logica come calcolo universale della conoscenza e dell'azione razionale. Piaget, trattando la crescita della conoscenza e lo sviluppo intellettuale individuale ontogenetico, afferma che la crescita del bambino è essenzialmente sviluppo di strutture logiche, dal pensiero logico al ragionamento formale astratto. Quest'ideale della logica è radicato nella nostra cultura. - Tuttavia le norme logiche sono ceche al contenuto e alla cultura ignorando le capacità acquisite grazie all'evoluzione e alle strutture ambientali. Spesso ciò che da un punto di vista puramente logico appare un errore di ragionamento, si rivela un giudizio sociale estremamente intelligente nel mondo reale. Le buone intuizioni devo andare oltre le informazioni che ci sono fornite, e perciò oltre la logica. - Prendiamo ad esempio il problema di Linda. Il 90% dei soggetti viola nel rispondere una norma logica: una congiunzione di due eventi non può essere più probabile di uno solo dei due; un sottoinsieme non può essere più grande dell'insieme di cui è parte. È questo l'errore che Kanehman e Tversky hanno battezzato “fallacia della congiunzione”. Chiamiamo cieche al contenuto queste norme logiche, perché ignorano il contenuto degli scopi del pensiero. Nella loro rigidezza, le norme logiche dimenticano che l'intelligenza deve operare in un mondo vago, non nella precisione artificiosa di un sistema logico, e deve andare oltre l'informazione ricevuta. Se il problema di Linda è stato citato per sostenere che gli esseri umani sono fondamentalmente illogici, e i suoi ideatori sostengono che la nostra mente non è fatta per funzionare in base alle regole della probabilità, non ne possiamo trarre che il comportamento dei soggetti sia irrazionale. - Uno dei modi per risolvere il problema di Linda concerne la pragmatica linguistica. Una delle regole inconsce che la nostra mente sembra impiegare per comprendere il significato del linguaggio è la massima della pertinenza, per cui il destinatario assume che il mittente sia stato pertinente nello scegliere l'indizio migliore per veicolare la sua intenzione comunicativa. L'inferenza inconscia in atto nel problema di Linda concerne sia il fatto che lo sperimentatore egge una descrizione precedente alla domanda, per cui ci si aspetta che tale informazione sia pertinente ai fini della risposta, d'altra parte le stesse parole usate nella domanda (“probabile”) spingono ad interpretare il problema non da un punto di vista logico matematico, ma di ambiente concreto e quotidiano. A dimostrarlo È il fatto che sostituendo il termine “probabile” con un "quante", trasformando il compito in

formato frequentista, un formato che può essersi evoluto adattativamente, i soggetti non cadono più in errore. Se la gente non capisse che un insieme non può...


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