Riassunto di costruzione della realtà sociale PDF

Title Riassunto di costruzione della realtà sociale
Author Mariasole Viaro
Course Filosofia della mente e teoria degli affetti
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
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Riassunto dettagliato di ogni capitolo. ...


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Riassunto di costruzione della realtà sociale Introduzione L’esistenza di fenomeni mentali in un mondo costituito da particelle fisiche può generare delle perplessità. Com’è possibile conciliare ciò che ha una natura fisica con ciò che invece è solo un prodotto della mente? Realtà oggettive come il matrimonio, la proprietà o lo sport come possono esistere in un mondo caratterizzato dalla fisicità? La descrizione di come sono costruite le realtà sociali oggettive costituisce l’argomentazione principale di questa relazione. S’illustrerà, poi, come le teorie del realismo esterno e della verità come corrispondenza siano presupposti fondamentali per ogni filosofia sana.

CAPITOLO 1 I COMPONENTI ELEMENTARI DELLA REALTA’ SOCIALE I componenti elementari della realtà sociale Ci sono cose che esistono soltanto perché noi crediamo che esistano; penso a cose come il denaro la proprietà, i governi e i matrimoni. Tuttavia molti fatti che riguardano queste cose sono “oggettivi” nel senso che non sono una questione connessa alle vostre o alle mie preferenze valutazioni o atteggiamenti morali. La prima importante distinzione da fare per distinguere i fenomeni che caratterizzano la realtà è tra:  I fatti istituzionali: fatti generati solo dall’accordo fra gli esseri umani e che richiedono la presenza di istituzioni per poter esistere (il matrimonio, il denaro, ecc.); vengono così chiamati perché richiedono per la loro esistenza istituzione umane; affinché questo pezzo di carta sia una banconota da 5 Dollari, per esempio, è necessaria l'istituzione umana del denaro;  I fatti brutti: fatti che per la loro esistenza non richiedono la presenza di particolari istituzioni e che sono indipendenti da ogni tipo di rappresentazione umana (il monte Bianco, il mare Ionio). Quindi per la loro esistenza non richiedono nessuna istituzione umana. Molte persone hanno sostenuto che l'intera realtà è in qualche modo una creazione umana, che non ci sono fatti bruti, ma soltanto fatti che dipendono dalla mente umana. Come è possibile l’oggettività di un fatto istituzionale come il valore del denaro? Che rapporto possiedono tali fatti con il linguaggio? Questi problemi derivano da un’evidente complessità nella metafisica di ogni situazione sociale; complessità che tenteremo di esplicare nei paragrafi successivi. La struttura invisibile della realtà sociale La struttura complessa della realtà sociale è, per così dire, senza peso e invisibile; perciò chi s’intenta in una sua analisi non può fare a meno che imbattersi contro svariate difficoltà. Il bambino allevato in una cultura dove da semplicemente per scontata la realtà sociale. L'ontologia complessa sembra semplice; l'ontologia semplice sembra difficile. Ciò accade perché la realtà sociale è creata da noi per i nostri scopi e le assegniamo determinate funzioni. L'invisibilità della struttura della realtà sociale crea inoltre un problema per chi voglia analizzarla. In genere, ci risulta alquanto complicato estricare le funzioni assegnate dai fenomeni sulle quali si

fondono. L’ontologia della realtà sociale, a causa anche dell’educazione impostaci dalla nostra cultura, ci sfugge e il più delle volte la diamo semplicemente per scontata. Ontologia fondamentale Dal momento che la nostra indagine è ontologica, e riguarda cioè il modo in cui fatti sociali esistono, abbiamo bisogno di riuscire a capire come la realtà sociale si accordi con la nostra ontologia complessa, cioè come l'esistenza dei fatti sociali entri in relazione con le altre cose esistenti. Il mondo consiste interamente di entità che troviamo comodo descrivere, benché non sia del tutto corretto, come particelle; queste particelle esistono in campo di forza e sono organizzate all'interno di sistemi. I limiti di tali sistemi sono stabiliti da relazioni causali (montagne pianeti, fiumi, i cristalli e i bambini). Alcuni di questi sistemi sono viventi e questi contengono una gran quantità di molecole a base di carbonio e fanno un uso massiccio di idrogeno azoto e ossigeno. La coscienza è una caratteristica biologica e perciò fisica, benché naturalmente anche mentali, dei sistemi nervosi di più alto livello, come il cervello umano e altri diversi tipi di cervelli animali. Con la coscienza sopraggiunge l'intenzionalità, la capacità della mente di rappresentare oggetti e stati di cose del mondo altro da te. Non tutta la coscienza è intenzionale; ci sono molte forme di intenzionalità inconscia, come la mia credenza, che Bill Clinton sia presidente. Riassumendo ontologia sociale  ontologia complessiva sistemi  coscienza  intenzionalità. L’oggettività e la nostra attuale visione del mondo La nostra visione del mondo dipende dal nostro concetto di oggettività e dal contratto tra oggettivo e il soggettivo. Un’ulteriore distinzione da compiere, per quanto riguarda la realtà, è tra ciò che è “oggettivo” e ciò che è “soggettivo”. - In senso epistemico, i due termini sono principalmente predicati di giudizi: a giudizi oggettivamente veri corrispondono fatti oggettivi. - In senso ontologico, “oggettivo” e “soggettivo” sono predicati di entità ed attribuiscono forme di esistenza diverse. Le entità soggettive sono provate da soggetti, mentre le entità oggettive sono indipendenti da ogni individuo che percepisce o da ogni stato mentale. La distinzione tra caratteristiche del mondo intrinseche e relative all’osservatore Distinzione fondamentale tra caratteristiche INTRINSECHE alla natura (massa, peso), che esistono indipendentemente da noi, e quelle che esistono RELATIVAMENTE ALL’INTENZIONALITA’ DEGLI OSSERVATORI, UTILIZZATORI (costruttori, progettisti, proprietari). 1. Mera esistenza dell’oggetto fisico davanti a me. Questo non dipende da nessun atteggiamento che noi adottiamo verso di esso. 2. Esso ha molte caratteristiche intrinseche, nel senso che non dipendono da nessuno atteggiamento degli osservatori o degli utilizzatori, es. massa, composizione chimica. 3. Esso ha certe caratteristiche che esistono solo relativamente all’intenzionalità degli agenti, es. cacciavite. Caratteristiche relative all’osservatore sono Ontologicamente soggettive.

4. Alcune di queste caratteristiche ontologicamente soggettive sono epistemicamente oggettive, es. non è soltanto mia opinione ma è un fatto oggettivamente accertabile che sia un cacciavite. OGGETTO FISICO (che esiste indipendentemente da noi) Caratteristiche intrinseche VS Caratteristiche relative all’osservatore (ontologicamente soggettive) Alcune di caratteristiche relative all’osservatore sono epistemicamente oggettive (es, non è solo una mia opinione ma è un fatto; oggettivamente accertabile che quello davanti a me sia un cacciavite) Non sempre è immediatamente ovvio se una caratteristica sia intrinseca o relativa all’osservatore,es i colori. Un ottimo metodo approssimativo per scoprirlo è chiedersi: la caratteristica potrebbe esistere se non ci fossero stati mai esseri umani o altre forme di esseri senzienti? Alle caratteristiche intrinseche non importa nulla degli osservatori. Esse esistono indipendentemente da loro. Le caratteristiche intrinseche della realtà sono quelle che esistono indipendentemente da tutti gli stati mentali, fatta eccezione per gli stati mentali stessi, che sono anch’essi caratteristiche intrinseche della realtà. Le caratteristiche relative all’osservatore sono sempre create da fenomeni mentali intrinseci degli osservatori, utilizzatori ecc.. degli oggetti in questione. Esempio di coppie in cui la prima asserzione stabilisce un fatto intrinseco riguardo a un oggetto, e la seconda che stabilisce un fatto relativo all’osservatore: 1a intrinseco  quell’oggetto è una pietra 1b relativo all’osservatore  quell’oggetto è un fermacarte Assegnazione di una funzione Per rendere conto della realtà sociale nell’ambito della nostra ontologia scientifica globale abbiamo bisogno di tre elementi: • ASSEGNAZIONE DI FUNZIONE • INTENZIONALITA’ COLLETTIVA • REGOLE COSTITUTIVE 1 Assegnazione di funzione È la straordinaria capacità che gli esseri umani e alcuni altri animali hanno di imporre funzioni agli oggetti, che siano esistenti già in natura o che siano creati in modo particolare per svolgere le funzioni assegnate. Noi esperiamo un mondo di sedie, di tavoli, di strade e di sale da pranzo; anche ai fenomeni naturali (alberi, fiumi) possono essere assegnate funzioni e così possono essere valutati come buoni o cattivi se assolvono tali funzioni. Nel caso degli artefatti (sedie, vasche e computer), costruiamo l’oggetto per assolvere a una funzione. Le funzioni non sono mai intrinseche alla fisica, assegnate al di fuori da utilizzatori e osservatori coscienti. In breve si può dire che le funzioni non sono mai intrinseche ma sono sempre RELATIVE ALL’OSSERVATORE.

La natura non sa niente di funzioni, è intrinseco a lei che ad esempio il cuore pompi sangue. Quando in aggiunta al dire “Il cuore pompa sangue” diciamo “La funzione del cuore è quella di pompare sangue”, stiamo situando questi fatti relativamente ad un sistema di valori che possediamo. Noi “scopriamo” funzioni della natura, ma la scoperta di una funzione naturale può avere luogo solo all’interno di un insieme di assegnazioni antecedenti di valore. Ad esempio in biologia noi diamo per scontato che la vita e la sopravvivenza sono valori ed è per questo che possiamo scoprire che la funzione del cuore è di pompare sangue. Se pensassimo che il valore più importante nel mondo fosse quello di glorificare Dio facendo rumori martellanti, allora la funzione del cuore sarebbe quella di fare un rumore martellante e il cuore più rumoroso sarebbe quello migliore. In base alla spiegazione darwiniana l’evoluzione avviene grazie a forze naturali, brute, cieche. Non vi è nessuno scopo intrinseco per l’origine e la sopravvivenza delle specie biologiche. Larry Wright definisce la funzione di X è Z: -

X è qui perché compie Z Z è una conseguenza o un risultato dell’essere qui di X

Per riassumere, gli agenti sono capaci di creare fatti sociali in base al fatto che riescono ad attribuire funzioni a oggetti e altri fenomeni. Le funzioni non sono mai intrinseche e sono assegnate relativamente agli interessi di utilizzatori ed osservatori. Ulteriore distinzione tra funzioni agentive e funzioni non agentive. -

FUNZIONI AGENTIVE (mettere o rimuovere viti): talvolta l’assegnazione di funzione riguarda i nostri scopi immediati, gli agenti intenzionalmente collocano gli oggetti. All’interno di questo gruppo troviamo una classe speciale di funzioni. Dato che sono esempi di usi (questo oggetto è un cacciavite, questa è una sedia) in cui agenti intenzionalmente collocano gli oggetti, li chiamerò funzioni agentive.

Talvolta la funzione agentiva assegnata ad un oggetto è di stare per o di rappresentare qualcos’altro (es, liguaggio). -

FUNZIONI NON-AGENTIVE (Es. cuore; processi causali che avvengono naturalmente): “Il cuore ha la funzione di pompare sangue”. Sono funzioni che avvengono in natura indipendentemente dalle intenzioni pratiche e dalle attività degli agenti umani. E’sorprendente che le funzioni possano essere imposte del tutto inconsciamente e quelle poste una volta diventino invisibili. Tuttavia, per tutti i casi di funzione agentiva, qualcuno deve essere in grado di comprendere a che serve la cosa, o altrimenti la funzione non potrebbe essere assegnata affatto.

Per riassumere, sono 3 le categorie di assegnazione di funzione: non agentive, agentive e all’interno di queste c’è la funzione che sta per, rappresenta, simboleggia, significa. 2 Intenzionalità collettiva La nostra specie non solo si impegna in un comportamento cooperativo ma condivide stati intenzionali come credenze, desideri, intenzioni. Oltre all’intenzionalità individuale vi è

un’intenzionalità collettiva  se sono un violinista nella banda in un’orchestra io suono la mia parte nella nostra esecuzione della sinfonia. L’idea è che se noi intendiamo fare qualcosa insieme, allora ciò consiste nel fatto che intendo farlo con la credenza che anche tu intenda farlo; e tu intendi farlo con la credenza che io intenda farlo.  io credo che tu creda che io credo che tu creda e cosi via. L’intenzionalità collettiva è un fenomeno biologicamente primitivo (innato) e non può essere ridotto in favore di qualcos’altro. Non può essere ridotta ad intenzionalità individuale: io ho veramente un’intenzione singolare ma ce l’ho solo come parte della nostra intenzione collettiva. E’ sicuramente vero che tutta la mia vita mentale è nel mio cervello e tutta la tua vita mentale è nel tuo, ma da ciò non segue che tutta la mia vita mentale debba essere espressa nella sola forma che si riferisce a me. L’intenzionalità che esiste in ogni singolo individuo ha la forma di “NOI INTENDIAMO”. Per convenzione userò l’espressione “fatto sociale” che è ogni fatto riguardante l’intenzionalità collettiva (es, il fatto che due persone stiano facendo una passeggiata). Una sottoclasse dei fatti sociali sono i fatti istituzionali che riguardano le istituzioni umane. 3 Le regole costitutive Distinzione fondamentale: -

-

Fatti bruti: “il Sole dista 93 milioni di miglia dalla Terra”. Fatti che esistono indipendentemente da ogni istituzione umana. Richiedono l’istituzione del linguaggio affinché si possano stabilire i fatti ma essi stessi esistono indipendentemente dal linguaggio o da ogni altra istituzione. Fatti istituzionali: “Clinton è presidente degli USA”. Fatti che esistono solo all’interno delle istituzioni umane.

COSA SONO LE ISTITUZIONI? -

Ulteriore distinzioni tra: Regole regolative: regolano attività esistenti in precedenza (ad esempio “guidare sulla parte destra della strada” regola la guida). Regole costitutive: regolano la possibilità di certa attività; es. regole degli scacchi che creano la possibilità stessa di giocare a scacchi. Le regole sono costitutive nel senso che giocare a scacchi è costituito in parte dall’agire in accordo con le regole.

Le regole si articolano in sistemi e si articolano in: X conta come Y in un contesto C. I fatti istituzionali esistono soltanto all’interno di sistemi di regole costitutive  alcuni esempi specifici di fatti istituzionali sono creati dall’applicazione di regole specifiche, regole per lo scacco matto o per l’elezione del presidente; le convenzioni implicano arbitrarietà mentre le regole costitutive di norma non lo sono.

CAPITOLO 2 LA CREAZIONE DEI FATTI ISTITUZIONALI Costruzione elementare dei fatti sociali e la struttura logica dello sviluppo dei fatti istituzionali a partire dalle forme più semplici di fatti sociali.

Caratteristiche evidenti della realtà sociale 1 Autoreferenzialità di molti concetti sociali: se ciascuno smette di credere che sia denaro, essa cessa di funzionare come denaro, e infine cessa di essere tale; quindi affinché un tipo di cosa soddisfi la definizione, bisogna che questa sia creduta di essere o sia usata come, o considerata. Se tutti pensano che questo sia denaro e lo usano come denaro e lo trattano come denaro, allora è denaro. E ciò che vale per il denaro vale per le elezioni, i matrimoni, le compravendite ecc. Per chiarire questo aspetto dobbiamo distinguere tra tipi (TYPE) e unità (TOKEN). Riguardo a particolari unità è possibile che la gente sia sistematicamente in errore. Dove però è in questione il tipo di cosa, la credenza che quello è un tipo ad esempio di denaro, è costitutiva del suo essere denaro. Parte dell’essere un tipo di cosa è l’essere pensato come quel tipo di cosa. Per i fatti fisici non vi è nulla di analogo. Ma se parte della definizione ad esempio di “denaro” è “essere pensato come, o considerato come, o creduto denaro”, ciò non condurrà ad una circolarità all’infinito in ogni tentativo di definire la parola? La parola “denaro” funziona come segnaposto. Per credere che qualcosa sia denaro non si ha infatti bisogno della parola nello specifico. Si può così evitare una circolarità immediata. Se l’istituzione è codificata in una forma ufficiale come nelle leggi concernenti il denaro, allora l’autoreferenzialità in questione è una caratteristica del tipo. Se è informale, non codificata, allora l’autoreferenzialità si applica ad ogni unità e in tal caso possiamo ricavare la descrizione nei termini dell’insieme di pratiche in cui il fenomeno è inserito. 2. Uso degli enunciati performativi nella creazione dei fatti sociali : un numero molto grande di fatti istituzionali può essere creato da enunciati performativi espliciti, ad esempio “La seduta è aggiornata” oppure “Lascio tutti i miei averi a mio nipote”. Questi enunciati creano proprio lo stato di cose che rappresentano. Il semplice compimento di un atto linguistico in circostanze appropriate può costituire l’imposizione di una funzione in particolare e costituirà un nuovo fatto istituzionale. La possibilità di creare fatti istituzionali in base ad una dichiarazione non vale per tutti i fatti istituzionali. Non potete per esempio fare meta a football semplicemente dicendo che la state facendo. I performativi fanno parte delle “dichiarazioni”. 3. Priorità logica dei fatti bruti rispetto ai fatti istituzionali: per ogni fatto istituzionale ci deve essere una realizzazione fisica. Esempio del denaro  non ha importanza in quale forma sia fino a quando esso può funzionare come denaro, ma il denaro deve realizzarsi in qualche forma fisica (pezzi di metallo, conchiglie). Laddove c’è una funzione di status imposta su qualcosa, ci deve essere qualcosa su cui imporla. Si deve raggiungere una base solida costituita da qualcosa che non sia essa stessa una forma di funzione di status. Non ci sono fatti istituzionali senza fatti bruti. 4. Relazioni sistematiche tra fatti istituzionali: un fatto istituzionale non può esistere in isolamento ma solo in un insieme di relazioni sistematiche con altri fatti. In ogni situazione della vita reale ci si trova in un complesso di realtà istituzionali intrecciate (esempio del ristorante: un cittadino, un proprietario di denaro, un cliente e uno che ha a che fare con la proprietà, un ristorante, un conto, un cameriere).

5. Primato degli atti sociali sugli oggetti sociali, dei processi sui prodotti: oggetti sociali sempre costituiti da atti sociali. Oggetto, possibilità che l’attività continui (biglietto da venti dollari, possibilità di pagare qualcosa). Oggetti, pensati realmente per servire a funzioni agentive. Sarebbero altrimenti per noi di poco interesse. Ciò che noi pensiamo come oggetti sociali (governi, denaro, università), sono soltanto segnaposti per percorsi di attività. Il nostro interesse non è verso l’oggetto ma verso i processi e gli eventi in cui le funzioni si manifestano. La priorità del processo sul prodotto spiega anche perché le istituzioni non sono logorate dall’uso continuo ma anzi, ogni uso dell’istituzione funge da suo rinnovamento. 6. Componente linguistica di molti fatti istituzionali: linguaggio, essenziale per rappresentare fatti a noi stessi e inoltre in parte costitutivo dei fatti. Dall’intenzionalità collettiva ai fatti istituzionali: l’esempio del denaro La capacità per il comportamento collettivo è biologicamente innata (non ci vuole nessun apparato culturale, nessuna convenzione perché gli animali si muovano in branco o cacciano insieme). Ogni fatto riguardante l’intenzionalità collettiva è un fatto sociale. Introduzione di funzioni agentive di tipo collettivo. L’intenzionalità collettiva può generare funzioni agentive con la stessa semplicità dell’intenzionalità individuale. Gli animali possono imporre funzioni sui fenomeni naturali, abitualmente si sottolinea la capacità umana di creare utensili. Ma la frattura radicale con altre forme di vita si raggiunge quando gli umani, attraverso l’intenzionalità collettiva, impongono funzioni su fenomeni (esempio costruzione del muro di tribù) in cui la funzione non può essere svolta solamente in virtù della fisica e della chimica, ma richiede una cooperazione umana continua nelle forme specifiche dell’identificazione, dell’accettazione e del riconoscimento di un nuovo status a cui è assegnata una funzione. Tutte le forme istituzionali di cultura umana hanno struttura: ”X conta come Y in C”. Obiettivo, assimilare la realtà sociale alla nostra ontologia fondamentale della fisica, della chimica e della biologia. Il ponte che va dal...


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