Riassunto Gesù Cristo, Figlio Del Dio Vivente PDF

Title Riassunto Gesù Cristo, Figlio Del Dio Vivente
Author laura bianchi
Course Questioni di teologia
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Riassunto del libro Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente...


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“Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente” – F. Ardusso

Cap. 1 = “Cosa dicono di Gesù di Nazareth?” Si ha a volte l’ impressione che, sotto l’ etichetta recante il nome di Gesù Cristo, sia stato messo un po’ di tutto. La parola “cristiano” finisce per essere oggi una parola sfuocata e depotenziata, troppe cose pretendono di essere “cristiane”: scuole, partiti, chiese, associazioni … Molti, dal credente all’ ateo, pensano di avere Gesù dalla loro parte. Il problema di Dio è considerato privo di interessi da parte di alcuni scienziati, filosofi, ricercatori. Ci sono anche certi scienziati che ai nostri giorni si pongono il problema di Dio, ma l’ atmosfera dominante è però di indifferenza, di un modo di vivere come se Dio non ci fosse. Religione, Dio, Chiesa, sono sotto processo. Gesù ha oggi molti volti i quali sono contradditori e non complementari. Molti ritengono Gesù come il “Gesù con cui tutti vogliono essere d’ accordo” e “che tutti vogliono dalla loro parte”: questa non è forse una creazione a immagine e somiglianza di chi si dichiara dalla sua parte? Si vuole avere così una figura di Gesù addomesticato, rimpicciolito. Bisogna dire che il Gesù che ai nostri giorni continua a avere un alto indice di gradimento è in realtà molto spesso il Gesù uomo, il “Gesù di Nazareth allo stato puro, spogliato degli attributi solenni di cui l’ ha circondato la fede della Chiesa, che vede in lui il Figlio di Dio”. Rispondere alla domanda: “Chi è Gesù?” è innanzitutto una questione di fede e la fede non è il prodotto di un ragionamento scientifico, è dono di Dio. E’ Dio che, nella fede, apre i nostri occhi perché vedano, e tocca il nostro cuore perché comprenda.

Cap. 2 = “I mille volti di Gesù” Per la gente oggi Gesù ha molti volti e molti gli sono stati attribuiti nel corso di questi duemila anni di storia. Il cristianesimo dipende essenzialmente dalla concezione che si ha di Cristo. Al presente circolerebbero queste immagini di Gesù. Abbiamo l’ immagine ebrea: nella tradizione ebraica Gesù ha un risonanza abbastanza negativa, durante la sua vita terrena era visto come un amico dei repubblicani e dei peccatori, un bestemmiatore, un impostore, ecc. Questo atteggiamento di ostilità nei confronti di Gesù è profondamente mutato negli ultimi tempi e molti studiosi ebrei ritengono degne di fede gran parte delle notizie che il Nuovo Testamento ci fornisce. Oggi si guarda generalmente a Gesù come a uno dei più grandi personaggi della storia ebraica anche se non esiste ancora una risposta unanime alla domanda su Gesù all’ intero dell’ ambiente ebraico contemporaneo. Secondo gli studiosi ebrei Gesù non è Figlio di Dio, non è il Salvatore dell’ umanità, ma semplicemente un grande maestro ebraico, un grande guaritore e la personificazione del martirio del suo popolo. L’ immagine laico – umanistica di Gesù: secondo gli umanistici laici Gesù è solo un uomo, ma un uomo unico e incomparabile, che indica il cammino attraverso il quale ognuno di noi può ritrovare se stesso. Secondo costoro i cristiani, divinizzando e 1

adorando Gesù, avrebbero proprio fatto di lui ciò che egli non voleva. Il maggiore esponente di questa concezione è il filosofo Kaspers, il quale evidenzia la difficoltà di accettare che un uomo possa essere Dio. L’ immagine marxista di Gesù: questi pensatori neomarxisti ritengono Gesù un uomo coerente, portatore di un messaggio di alto potenziale rivoluzionario, che ha molto da dire anche oggi, un grande modello di libertà, un esempio di coraggio senza compromessi, colui che con le sue azioni ci mostra che l’ uomo può fare miracoli. Non interessa loro tanto la persona di Gesù, ma il suo programma, le sue idee e la causa che portava avanti, questa causa è la totale dedizione di Gesù al prossimo, soprattutto ai sofferenti, ai deboli e agli oppressi. Gesù è visto come l’ uomo libero, il profeta del regno utopico della libertà. In un certo senso Gesù è un ateo perché depone dal trono l’ autoritario Dio dei cieli e mette al suo posto se stesso quale uomo nuovo che si è liberato di dio e di tutti gli altri padroni. Gesù è visto anche come un rivoluzionario non violento, con tendenze anarchiche, che vuole trasformare la società del suo tempo liberandola dall’ assoggettamento al tempio di Gerusalemme e al dominio romano. L’ immagine antiborghese di Gesù: col termine “antiborghese” si designano i vari tentativi di leggere la storia di Gesù in chiave anticonformista, scandalistica e provocatrice rispetto al sistema costituito. Gesù è l’ uomo libero dai bisogni, agli antipodi della società dei consumi e dell’ efficienza, il suo insegnamento è: semplifichiamo la vita! Secondo la “cristologia propagandistica” Gesù è presentato come un ribelle, un rivoluzionario in campo religioso e morale, come un uomo dal comportamento deviante rispetto alla normativa familiare, sociale e religiosa del suo tempo. Il Gesù degli psicologi: per alcuni psicologi la religione può costituire un potenziale rimedio nei confronti delle nevrosi esistenziali. Si registra oggi un certo interesse psicologico per la figura di Gesù che è ravvisato come l’ insuperabile modello di equilibrio psichico. Gesù conosceva a fondo l’ animo umano, tanto che gli si potrebbe attribuire il titolo di “terapeuta” e si è parlato anche di “cristoterapia”. Lo si definisce un terapeuta perché avrebbe mobilitato nelle persone che incontrava delle forze latenti capaci di guarirli (ogni terapeuta può mobilitare nei malati solo quelle forze di guarigione che egli stesso ha). Gesù ha fiducia nella forza curativa dell’ amore, sa che ciò che impedisce alla testa di funzionare bene è spesso un cuore indurito e pietrificato, ha invitato a cercare il regno di Dio in se stessi. Per Franz Alt Gesù è il migliore uomo normativo in assoluto e l’ attribuzione a Gesù della divinità lo avrebbe rovinato, allontanandolo dalla storia degli uomini. Il Gesù della nuova religiosità: con l’ espressione “nuova religiosità” lo studioso francese Vernette indica le molteplici forme di ricerca religiosa del nostro tempo: sette quasi mistiche, credenze occultistiche, con strani miscugli tra Oriente e Occidente. Anche Gesù è presente in questo universo religioso con tratti singolari, talora fantasiosi e dissacratori. Si possono individuare due (ai quali se ne aggiunge un terzo, tipico degli esoterici) principali modi di vedere la figura di Gesù. Un primo gruppo che auspicano un ritorno alla chiesa primitiva, in un atteggiamento di rifiuto di una Chiesa troppo compromessa. Il secondo gruppo considera Gesù come una delle tante possibili incarnazioni del divino (prospettiva cosmica). Secondo gli esoterici Gesù è assimilato in tutto e per tutto a uno stregone. 2

L’ immagine di Gesù trasmessa dalla Chiesa: non c’ è un’ unica immagine di Gesù neppure nella Chiesa, ne fanno fede i vari scritti del Nuovo Testamento che evidenziano aspetti diversi e complementari della vita, del messaggio e del significato salvifico di Gesù. Ci sono però due elementi di fondo, presenti in tutta la tradizione della Chiesa su Gesù. Innanzitutto Gesù è veramente un uomo, un uomo pienamente inserito nella storia, inoltre, in Gesù, Dio si è manifestato in pienezza e per mezzo suo ha agito in modo definitivo per la salvezza di ogni uomo. Gesù, quindi, è vero dio e vero uomo e possiede entrambe le nature: quella umana e quella divina.

Cap. 3 = “I limiti delle immagini di Gesù” L’ immagine ebrea di Gesù indica la matrice del suo pensiero e a essa si può contestare l’ atteggiamento di ostilità che essa ha sempre nutrito nei confronti di Gesù e perché i racconti sulla sua persona terminano con la sua morte, senza fare alcun riferimento alla sua risurrezione. Gli umanisti laici colgono gli aspetti umanamente rilevanti del messaggio di Gesù, la sua personalità singolare e a loro si potrebbe domandare se in Gesù non potrebbe esserci stato qualcosa in più rispetto all’ essere soltanto un uomo. L’ immagine marxista porta l’ attenzione sulla prassi di Gesù e a loro si potrebbe chiedere se la causa di Gesù non comporta anche un essenziale riferimento a Dio. L’ immagine antiborghese avanza la pretesa di ritrovare un Gesù semplice, solidale con gli uomini declassati, incurante dei pregiudizi, a cui si può domandare se Gesù è contro ogni ordine stabilito, oppure solo contro quell’ ordinamento che contraddice all’ amore senza limiti? Il Gesù degli psicologi è visto come un terapeuta, un medico dei corpi e delle anime e per la nuova religiosità sembra che Gesù non abbia molto da dire. Oggi si vuole scindere la persona umana di Gesù dalla sua natura umana in quanto Figlio di Dio.

Cap. 4 = “Il Gesù storico” Le fonti non cristiane su Gesù sono poche di numero e scarse di contenuto, mentre se vogliamo saperne di più su Gesù dobbiamo ricorrere ai vangeli e ai restanti scritti del Nuovo Testamento. La cosiddetta “Third Quest”, un movimento che ha inizio verso gli anni ’60, diede nuovo impulso alla ricerca del Gesù storico, essa dispone di nuove fonti extracanoniche. Da tutte queste fonti non ricaviamo nessuna informazione nuova e diretta su Gesù, ma ci permettono di ricostruire con sufficiente precisione l’ ambiente sociale, economico , politico e culturale in cui visse e operò Gesù. A conclusione di due secoli di investigazione storico-critica dei Vangeli si potrebbero riassumere i risultati di tale ricerca dicendo che la “Old Quest” stimò di essere approdata al Gesù storico ritenendolo discordante dal Cristo della fede e dal dogma della Chiesa, la “New Quest” contrappone il Gesù storico ritenendolo discordante dal Cristo della fede e dal dogma della Chiesa, la “New Quest” contrappone il Gesù storico all’ ambiente giudaico, facendo della dissomiglianza da questo ambiente uno dei criteri della storicità dei Vangeli. Ai nostri giorni la “Third Quest”, con l’ intento di non fare di Gesù un isolato, rispetto al suo ambiente di origine, tende a identificarlo col mondo 3

giudaico ricercando i parallelismi esistenti fra tale mondo e i nostri Vangeli. Che Gesù sia Figlio di Dio non può essere provato con una dimostrazione storica, altrimenti la fede non sarebbe più fede, ma scienza. Nel ricercare la fondatezza di quanto i vangeli riferiscono, gli studiosi si servono oggi principalmente di tre criteri. Il primo è il criterio della differenza: cioè va attribuito al Gesù storico ciò che non è spiegabile con altre provenienze. Questo criterio ha i suoi limiti: esso dipende dal nostro grado di conoscenza del giudaismo del 1 secolo e questo criterio tende a isolare Gesù dal suo naturale ambiente giudaico, e la Chiesa primitiva da colui che ne è la sua origine. E’ perciò necessario il ricorso a un secondo criterio, il criterio della coerenza: ciò che è stato provato come storicamente autentico può assicurare il valore storico di altre tradizioni che manifestino analoghe tendenze. Il terzo criterio è quello della molteplice testimonianza: ciò che viene attestato unanimemente nei vari filoni della tradizione del Nuovo Testamento può essere considerato come storicamente attendibile e il miracolo è attestato non solo da fonti diverse, ma anche in forme letterarie assai diverse tra loro. Qualche autore rammenta anche il criterio dell’ imbarazzo, secondo il quale è da ritenersi molto improbabile che la Chiesa abbia creato ciò che le poteva causare qualche imbarazzo.

Cap. 5 = “Il regno di Dio” Molte teorie sono circolate sul messaggio che Gesù annunciava, ma il messaggio autentico di Gesù può essere individuato soltanto ricercando il cuore pulsante e il centro vitale di tutto il suo annuncio e di tutta la sua attività. L’ argomento centrale e abituale della predicazione di Gesù era il regno di Dio. Gesù ha un suo modo originale di concepire il regno di Dio che non si lascia inquadrare negli schemi del suo tempo, si può dire che Gesù concepisce il regno sullo sfondo di una certa apocalittica profetica che pensa a un cambiamento già nella storia, e non a una fine violenta del mondo e della storia, come sostenevano altre correnti apocalittiche. Il regno di Dio era sinonimo di giustizia, speranza, salvezza e pace, è a questa concezione del regno di Dio che Gesù si riferisce nel suo annuncio. Egli però imprime al suo messaggio sul regno alcune caratteristiche. Centralità del regno di Dio: innanzitutto Gesù fa del regno di Dio il motivo dominante del suo messaggio e della sua azione, le stesse azioni che Gesù compie, quali le guarigioni, il perdono dei peccati, il suo rivolgersi alle persone che non contano, sono manifestazioni del regno di Dio che già irrompe nella storia. Inoltre, ponendo al centro del suo messaggio il regno di Dio, Gesù ha mostrato che in ultima analisi il centro di tutto per lui era Dio stesso. Significativamente nei vangeli sinottici Gesù parla poco di sé, il centro dell’ attenzione è Dio e la sua causa. Gesù annuncia il regno di Dio escatologico: nella predicazione di Gesù il regno di dio non indicala signoria di Dio sul mondo a partire dalla creazione e neppure la signoria di Dio su Israele a partire dalla elezione. Indica, invece, la sovranità universale di Dio alla fine dei tempi, quando avrà luogo la sua vittoria su tutte le potenze del male, la riconciliazione perfetta tra Dio e gli uomini, la salvezza piena che deve raggiungere l’ uomo nell’ aspetto spirituale e corporale, personale e sociale. Il regno di Dio è già presente e operante in Gesù: Gesù lascia intendere che il regno di dio è già presente nelle sue parole e nelle sue azioni come vero inizio, sebbene 4

parziale, della salvezza futura. Gesù usa sempre nuove immagini per dire che adesso il tempo della salvezza ha inizio e che l’ aurora del regno di Dio è già spuntata. Gesù non solo annuncia il regno di Dio che viene, ma lo annuncia presente e legato alla sua persona e alla sua attuale missione, egli quindi è insieme annunciatore e portatore del regno di Dio. Il regno di Dio è offerta di salvezza: offerta di salvezza che si indirizza in particolare ai poveri e ai peccatori, Gesù non annuncia solo il perdono dei peccati, egli stesso lo concede. Il regno di Dio è motivo di scandalo: i contemporanei di Gesù si scandalizzano del fatto che Dio riversi il suo amore verso i peccatori, il significato scandaloso dell’ annuncio del regno di Dio da parte di Gesù può essere colto soprattutto nelle beatitudini. Infine, il regno di Gesù non è una grandezza politica, ma neppure un regno di tipo spiritualistico.

Cap. 6 = “Le esigenze del regno di Dio” Annunciando il regno di Dio, Gesù pose gli uomini di fronte a ben precise richieste: bisognava riconoscere in Gesù la chiamata che Dio Padre rivolge agli uomini in vista della loro salvezza, bisognava riconoscersi peccatori e disporsi a compiere la volontà di Dio in modo radicale, occorreva essere pronti a lasciar tutto per seguire Gesù. In altre parole: bisognava “convertirsi e credere al vangelo” (Mc 1,15). La conversione è motivo di gioia non solo da parte dell’ uomo che si converte, ma anche da parte di Dio stesso, il quale si rallegra come il pastore che ha ritrovato la pecora smarrita. Credere vuol dire attendere con fiducia ogni cosa da Dio, confidare nella potenza del suo amore, quale si manifesta nelle parole e nelle azioni di Gesù. E’importante notare che sia la conversione che la fede sono urgenti perché bisogna decidere adesso, di fronte alla chiamata e alla persona di Gesù, senza rimandare la conversione a un futuro indeterminato. Per colui che si converte e crede di fronte a Gesù comincia già adesso una nuova vita che si esprime in un nuovo rapporto con Dio e in nuovo rapporto con gli uomini. L’ amore diventa il criterio della religiosità autentica e la norma suprema del comportamento umano. E’ chiaro che per Gesù l’ amore di Dio e del prossimo, pur non dovendo mai camminare separati, non sono la stessa cosa perché per Gesù Dio ha il primato assoluto. Gesù lascia intendere che lui in persona è l’ inizio del regno di Dio che viene. Le sue azioni pongono nella storia segni inequivocabili del mondo nuovo, in cui non ci sarà più né lutto, né pianto, né morte o sofferenza o ingiustizia alcuna.

Cap. 7 = “I miracoli di Gesù” I vangeli riportano dettagliatamente più di trenta miracoli operati da Gesù (tre risurrezioni, sei miracoli sulla natura, ventiquattro guarigioni) e anche altre guarigioni, seppur in modo sommario. Gesù non sembra entusiasta dei miracoli: egli non asseconda le folle che chiedono miracoli. Gesù vuole una fede pura, una fiducia 5

incondizionata nella sua persona e nella sua missione. Storicità dei miracoli evangelici: i miracoli compiuti da Gesù ebbero spesso un carattere pubblico e, a quanto ne sappiamo, nessuno dei contemporanei di Gesù ne contestò l’ attività miracolosa. Le narrazioni evangeliche dei miracoli posseggono un’ intrinseca forza di credibilità: Gesù compie miracoli con estrema sobrietà e semplicità, non ricorre a formule magiche, ma molto spesso il miracolo è operato da una parola di comando accompagnata da un sobrio gesto simbolico. Anche ai miracoli possiamo applicare i criteri di differenza, coerenza e molteplice testimonianza. Tutto quanto è stato sin qui detto permette di concludere che la tradizione evangelica che attribuisce a Gesù miracoli riposa su basi molto solide, almeno nella sua globalità. Significato dei miracoli compiuti da Gesù: i miracoli di Gesù sono soprattutto azioni pregnanti, cariche di significato salvifico. Per questo motivo il Vangelo di Giovanni chiama quasi sempre questi miracoli col nome di “segni”. I miracoli di Gesù non hanno in primo luogo un significato terapeutico – assistenziale, sono la manifestazione concreta e tangibile del regno di Dio che è penetrato nella storia umana, con al sua attività miracolosa Gesù manda in rovina il regno di Satana. I miracoli di Gesù sono inoltre il segno anticipatore della salvezza totale, della salvezza del regno escatologico, in quanto prefigurano e preannunciano anche la trasformazione finale del mondo. Infine, i miracoli di Gesù sono eventi rivelatori della sua persona e del suo mistero, essi legittimano la persona che li compie e il messaggio che essa propone (funzione di rivelazione “cristologica”).

Cap. 8 = “Chi è Gesù di Nazareth?” Gesù è piuttosto restio a parlare di sé, egli esita a definire se stesso. Desidera che siano gli altri a scoprirlo e ad esprimere il risultato di questa loro scoperta. Lo si avverte in particolar modo nel vangelo di Marco, chiamato appunto il “vangelo del segreto messianico”. In esso, a chi ha in qualche modo intuito chi sia Gesù di Nazareth, viene imposto di tacere, di non dirlo a nessuno. Il “segreto” di Gesù si rivela solo alla fine, a chi lo ha seguito pienamente nel cammino. La reticenza di Gesù a parlare di se stesso viene spiegata dagli studiosi dei vangeli ricorrendo ad alcune considerazioni. Innanzitutto, a Gesù interessava in primo luogo il regno di Dio. Gesù è il Messia, ma sotto molti aspetti diverso da come la gente l’ aspettava, non è il Messia nazionalistico che punta al successo popolare, non è il liberatore dal giogo dei romani come volevano gli zeloti. Gesù intende essere il Messia umile, che percorre la strada poco popolare della croce, che siede a mensa coi peccatori e coi pubblicani, che non cerca il successo mediante azioni strepitose. Gesù, inoltre, è più che Messia, è figlio stesso di Dio. Quest’ ultima idea doveva riuscire particolarmente inaccettabile a un popolo rigidamente monoteista, al quale Mosè e i profeti avevano vietato persino qualsiasi raffigurazione di Dio. Per noi si tratterà di individuare quelle discrete manifestazioni “indirette” della persona di Gesù che possono essere sintetizzate in tre proposizioni. Gesù accampò pretese straordinarie nel proporre il suo messaggio a nome di Dio: Gesù colloca accanto alla parola di Dio dell’ Antico Testamento la sua parola, alla quale attribuisce la stessa autorità. i suoi uditori erano stupiti perché egli insegnava 6

loro come uno che ha autorità e non come i rabbini. L’ autorità di Gesù si esprime in modo singolare nel ricorso, da parte di Gesù, a quello che è stato definito l’ “io enfatico”, attestato in tutti e quattro i vangeli. Questo “io” di Gesù contiene una profondissima “cristologia implicita” e lascia intendere che Gesù è certo di annunciare in maniera definitiva la volontà di Dio. Questo “io” è unito all’ “amen” e perciò afferma di parlare nella...


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