Il figlio cambiato - Pirandello PDF

Title Il figlio cambiato - Pirandello
Course Letteratura Italiana
Institution Università degli Studi di Siena
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Appunti di letteratura italiana contemporanea...


Description

20 Novembre Francoforte sul meno, opere di Marchino di Bartolomeo, pittore senese, primi del Quattrocento, dipinse questa pala d’altare composta da otto pannelli in legno che rappresenta le scene capitali della vita di Santo Stefano a partire dalla nascita fino alla morte, al martirio. Di questo ciclo ci interessano un paio di scene. - prima scena: carattere piuttosto realistico per la pittura senese del tempo che rispetto a quella fiorentina conservava tratti gotici, medioevali, tendenti all’astrazione. Scena carica di elementi simbolici, scena di nascita, madre, puerpera che ha appena partorito il proprio figlio all’interno della sua casa di prestigio, accanto a lei c’è un’altra donna, probabilmente la madre che le tiene la mano e la conforta. Sulla soglia di casa abbiamo un’altra figura femminile, una domestica che sta ricevendo da un’altra serva il bucato, le lenzuola per la donna. In questo gioco di relazioni, madre, figlia, nutrice e della serva, c’è come una sorta di distrazione nei confronti di ciò che accade in primo piano: un demonio che sta facendo qualcosa. Due figure: una dentro la culla. Figura di infante caratterizzate da due piccole corna, l’altra figura gemella ha un’aureola. Il demonio sta scambiando in culla il figlio legittimo della donna, cioè santo Stefano con un piccolo diavolo che somiglia molto al figlio vero. Ha prelevato l’infante e lo ha sostituito, scambiato con il suo sosia demoniaco. Se allarghiamo l’inquadratura, secondo un procedimento medioevale della pittura abbiamo un frammento, una sequenza successiva in cui il diavolo sta portando via il bambino buono. Lo porta via, lontano, senza che i genitori si accorgano dello scambio avvenuto e santo Stefano viene esposto molto lontano da casa, ma fortunatamente una cerva bianca lo trova, lo allatta e lo porta nei pressi di un monastero dove i monaci e il vescovo Giuliano lo accolgono con loro. - altra scena: santo Stefano cresce nel convento, compie i primi miracoli, distrugge gli idoli e nel quinto pannello fa ritorno nella sua casa natale. Si reca dal padre e dalla madre, gli racconta la storia e come è andata, indica il figlio impostore, un demonio, figlio del demonio. Martino di Bartolomeo rappresenta efficacemente lo stupore della madre, le mani quasi sconsolata. Il sosia demoniaco è ancora in culla ( dopo 24 anni ), appare come un bambino malato, infermo, con un probabile handicap fisico, con impossibilità a camminare e muoversi. I due si lasciano convincere e ordinano ai servi di dare fuoco al sosia demoniaco. Il manoscritto di fine decimo secolo e inizio undicesimo secolo che tramanda questa leggenda di Santo Stefano, ci racconta anche altre cose, dettagli che non sono riproducibili in un dipinto. Ci dice che mentre il diavolo brucia nel rogo dei servitori, si sentono i grugniti di Satana che imita la voce degli animali. Ciclo che prosegue fino alla lapidazione del santo ( identificato spesso con una pietra) e così come conta per immagini questa storia, nello stesso arco di tempo o poco dopo noi abbiamo testimonianza anche di altre raffigurazioni pittoriche della stessa leggenda: - Duomo di Prato: ciclo di affreschi di Lippi.

Versione pittorica che ha a che fare con la novella di Pirandello del Figlio cambiato, matrice comune che va cercata in antichissime credenze, miti antropologici che risalgono a secoli, millenni fa. Mito antropologico del changeling: un changeling è una qualsiasi persona, un oggetto con fattezze umane che viene sostituita, di solito con l’inganno, con un’altra persona o oggetto. Definizione che comprende anche persona con grave menomazione delle proprie facoltà intellettuali e fisiche, spesso sinonimo di idiota, anche persona estremamente mutevole, incostante, che cambia pelle continuamente. Ai tempi di Spenser, autore della Fairy Queen e di Shakespeare, un changeling era un bambino segretamente sostituito ad un altro bambino in culla ad opera di esseri fatati. A partire dall’uso che ne fanno, gli studiosi di antropologia hanno adottato questo termine per indicare entrambi i soggetti dello scambio, tanto santo Stefano quanto il suo sosia demoniaco. Usi e costumi di Pitrè: troviamo capitolo dedicato all’operato delle donne di fuora, e all’uso di queste donne, spiriti dell’aria, di sostituire in culla i bambini, operando quindi degli scambi magici. Non si dice che questi sostituti siano degli esseri demoniaci. Anche quella di santo Stefano è una rilettura in chiave cristiana di un mito pagano antichissimo ( succede anche per altri miti: cristianizzazione). Mito folklorico che è molto più antico ( dal mondo celtico, nelle favole dei fratelli Grimm –> Wechselbard, mondo britannico, scambio necessario per consentire alla progenie dei folletti di nutrirsi del latte materno, si servono come balie inconsapevoli delle madri terrestri per far crescere più forte la loro progenie). In altri casi la giustificazione non esiste, a volte è una punizione per un comportamento non corretto della donna che ha appena partorito e non ha seguito alcuni precetti, a volte per l’imprevedibilità di questi esseri fatati. Si tratta di un mito folklorico presente in tutta Europa, curiosamente non lo si trova nel folklore dell’Italia continentale. La Sicilia è un’eccezione: canciatetti, piccoli bambini scambiati, ricalca la parola changeling. Il mito folklorico presente in tutta Europa lascia un dubbio che ancora non è stato risolto sui motivi della presenza di questo mito popolare in Sicilia. Sappiamo che sin dal 500 la credenza era ben viva nella cultura popolare siciliana. Ne abbiamo certezza grazie a degli studi sui processi alle streghe. Credenza molto attiva anche ai tempi di Pitrè che si sofferma a lungo sulle donne di fuora e sulle relative testimonianze e insiste in modo particolare sulla assoluta gratuità dello scambio, sull’assenza di vere motivazioni dello scambio, attribuendo questa operazione dalle conseguenze molto devastanti per la famiglia ad una natura capricciosa, non prevedibile di coloro che operano questi scambi. Non si sa bene perché la Sicilia costituisca un’eccezione, testimoniando questa credenza. Non si spiega la diffusione endemica nell’intera Sicilia attraverso l’influsso grecario. Forse origine normanna, ma difficile che una credenza così diffusa sia stata importata da minoranza di nobili guerrieri. Resta ipotesi secondo cui la Sicilia, regione periferica e lontana dal centro, abbia mantenuto caratteri antropologici antichissimi. Resta il fatto che il mito del changeling ha affascinato moltissimi scrittori.

Nel 1888 W. B. Yeats pubblica un libro di Racconti di fiabe popolari del popolo irlandese, intera sezione del libro dedicata ai changeling. Ritorna il motivo dello smascheramento del changeling, una delle prove più terribili era quella di bruciarlo, se il sosia brucia allora è sicuramente un demonio, altrimenti si salverà. Modo infallibile di smascherare un changeling: mettere a bollire dei gusci d’uovo. Il piccolo elfo, caratterizzato da curiosità, verrà attirato e incuriosito da questa strana operazione e dimenticando la propria identità contraffatta, si metterà a parlare. Questa improvvisa parola del folletto che fingendo di essere un neonato, non dovrebbe invece parlare, lo smaschererà. Ci sono anche altri metodi crudeli: estirpare il naso con delle tenaglie per costringere a restituire il figlio cambiato. La fata rapisce sì i bambini, ma normalmente per cibarsene, per succhiare il loro sangue, per estrarre ogni possibile fluido vitale o utile alle loro attività magiche. Folklore anglosassone: una volta ucciso il bambino e fatto arrosto quest’ultimo, è necessario estrarne il grasso, il liquido per ungere il bastone della scopa e rendere possibile in questo modo il volo. Particolarità del changeling: la strega non uccide in questo caso, ma lo sostituisce; il figlio vero rapito rimane da qualche parte incolume, sano e salvo, almeno fino a quando la stessa incolumità non sarà garantita anche al piccolo essere fatato che è stato sostituito. Il figlio cambiato Pirandello conosceva direttamente questo mito, forse l’aveva sentita raccontare dalla sua balia, nutrice ( Biografia del figlio cambiato- Camilleri). Camilleri fa risalire il senso di estraneità dell’autore verso il mondo all’idea secondo cui Pirandello avrebbe segretamente concepito se stesso come un canciatetto, come il figlio di qualcun altro. Novella di Pirandello attinge in modo evidente a questa credenza ben praticata e diffusa in Sicilia. Scrive la novella le Nonne nel 1902, la riscrive nel 23 che ridiventa il figlio cambiato. Nel passaggio Pirandello attua un cambiamento della struttura diegetica del racconto, mentre Le nonne era raccontato da un narratore eterodiegetico, estraneo ed esterno all’azione, Il figlio cambiato riscrive l’intera novella, senza cambiare il piano dei contenuti, ma la riscrive scegliendo una modalità omodiegetica, è uno dei personaggi della novella stessa a narrare la novella. Narratore personale, non impersonale. Il testo letterario rivela in modo plateale i propri contenuti anche e soprattutto con la forma. Il narratore racconta di essere stato svegliato la notte da delle urla quasi bestiale solo la mattina dopo viene a sapere il votivo di questo trambusto notturno. Dualismo maschile- femminile sempre presente nelle novelle di Pirandello ( anche in Male di Luna). Sono le donne le depositarie di un sapere folklorico, ad essere estremamente convinte della verità, di qualcosa che allo scetticismo razionale del narratore appare incredibile. Sara longo, una giovane madre che ha appena partorito il

figlio, nella notte si è accorta che il figlio è stato scambiato, sostituito con il figlio di qualcun’altra. Le donne additano il colpevole nelle Donne, spiriti dell’aria. A testimonianza della verità le comari raccontano di averlo visto il bambino cambiato, quella stessa mattina e sono pronte a giurare che le fattezze non sono le stesse. Il canciato appare nero come il fegato e brutto. Tanto deforme e mostruoso che la madre non era riuscita nemmeno a toccarlo. Si moltiplicano le spiegazioni a favore delle donne di fuora. Motivazione: farle dispetto, per capriccio. Spiegazioni di malformazioni: soprattutto del piede torto, attribuito ad un principio soprannaturale, così come lo strabismo. Anche i trizzi di donna, le trecce, codino di capelli attorcigliati, nodo di capelli che bisogna assolutamente tagliare o districare, opera delle Donne, modo con cui hanno sancito la loro autorità e la proprietà nei confronti dei bambini. Il narratore, portavoce di un punto di vista scettico e razionale. Paralisi infantile: uno dei tanti morbi, malattie che possono interessare il bambino. Questo canciatetto avrà difficoltà di movimento e mostrerà evidenti segni di deficit mentali. Parte interessante della novella: ingresso in scena della Maciara, della strega, Vanna Scoma che conosce le arti magiche e che è in fama di essere in contatto con le donne. Si alza in volo insieme alle donne di fuora. Le dice che ha visto il bambino che stava bene dove stava, ma doveva trattare bene la creatura che le era toccata. Questo elemento non è un’invenzione di pirandello: mito folklorico del changeling. Si viene a stabilire un patto, per cui non facendo del male al sostituto non verrà fatto neanche del male al figlio vero che si trova in un mondo altro. La reazione del narratore è di stupore e ammirazione, perché l’espediente escogitato dalla strega permette di non togliere del tutto la speranza alla madre di riavere un giorno il proprio bambino, produce in Sara longo l’illusione di vedersi restituito un giorno il figlio vero ed impedirà a questa di cadere nello sconforto e d’altro canto questo consiglio, suggerimento di trattarlo bene permette al bambino di sopravvivere nonostante tutto, di ottenere le cure di Sara. Le vere motivazioni di questa saggezza sfuggono al narratore, c’è ovviamente anche un tornaconto personale della strega, riconosce la verità morale di questo espediente. Problema della struttura: sceglie una struttura omodiegetica per sottolineare il fatto che quello del narratore è solo un punto di vista fra gli altri, non è privilegiato. La verità espressa dall’io narrante, è un caso di paralisi scientifica, questa verità scientifica a cui noi lettori siamo portati a credere, non è l’unica possibile, esistono altre verità, più utili al contesto in cui si applicano. È più utile a Sara longo che le cose siano così, non ha le categorie culturali per accettare tale malattia. Due saperi, due verità, l’una la verità razionale del narratore, dall’altra abbiamo personaggi femminili. Hanno diritto di esistere entrambe le verità. Due verità sullo stesso livello. Anche la scelta di un narratore omodiegetico permette un bilanciamento dei due punti di vista e consente di esprimere a Pirandello quel relativismo culturale che sta alla base della sua poetica.

Pitrè tenuto presente, ma non viene tenuto l’atteggiamento positivista di Pitrè, la sua ironia e il suo atteggiamento superiore. Senza saperlo Pirandello sta prendendo la stessa via che l’antropologia di primo Novecento percorse, si afferma un concetto fondamentale: relativismo culturale, prendere le distanze definitivamente dalla prima antropologia culturale per iniziare ad indicare le culture secondo i loro stessi sistemi di riferimenti, senza quell’etnocentrismo che contraddistingueva la vecchia antropologia....


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